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Anni di guerra
1 febbraio 2003
La presa di coscienza dell’ormai
inevitabile scontro bellico avvenne per Freud e per altri collaboratori,
in modo graduale. Freud, come del resto altri colleghi, erano
all’epoca totalmente assorbiti dal proposito di organizzare
un congresso internazionale che avrebbe affrontato l’annoso
problema relativo alla posizione dei membri svizzeri all’interno
della Società. Gli avvenimenti però cominciarono
a rendere evidente quel che poi sarebbe diventato esplicito. Infatti,
il 27 luglio 1914, Ferenczi prese atto dell’impossibilità
a poter lasciare l’Ungheria per potersi recare in Inghilterra
in quanto idoneo al servizio militare. Lo stesso Abraham, che
il 29 luglio contava ancora sulla possibilità di organizzare
il congresso, confidando sull’improbabilità che una
grande potenza potesse dichiarare guerra ad un’altra, dovette
ricredersi: la Germania dichiarò guerra, e la sua famiglia
rimase bloccata in un villaggio della costa baltica. Jones riuscì
a mantenersi in contatto con Freud, per tutta la durata della
guerra, inviando lettere ad amici olandesi, svedesi, svizzeri
ed italiani che le inoltravano a Vienna. Dopo due settimane dall’inizio
della guerra il figlio maggiore di Freud, Martin partì
volontario combattendo in Galizia e in Russia, Oliver il secondogenito
che non era stato accettato alla visita di leva, per poter contribuire
alle finanze della famiglia, interruppe gli studi di ingegneria,
occupandosi dell’ampliamento di un ospedale di Vienna. Nel
1915 ottenne un altro lavoro per la costruzione di un campo a
Purgstall, ma Freud riuscì a convincere il figlio affinché
riprendesse gli studi. Seguendo i consigli del padre, Oliver superò
brillantemente gli esami, per poi essere impegnato nella costruzione
di una galleria di grande importanza militare nei Carpazi. Nel
1916 si arruolò nell’esercito e vi rimase fino all’ottobre
del 1918. Anche il figlio minore Ernest si arruolò nell’ottobre
del 1914, e per il suo coraggio fu decorato essendo stato l’unico
sopravvissuto del suo plotone. Trascorse altri 24 mesi al fronte
dove contrasse la tubercolosi e dove fu colpito da un’ulcera
duodenale.
Freud
per suo conto, fece degli sforzi disperati per salvare le riviste
psicoanalitiche: vi riuscì con la “Zeitschrift”
e con “Imago” , occupandosi quasi completamente della
parte editoriale, non potendo contare sulla collaborazione di
Abraham e Ferenczi che non furono più raggiungibili, né
su quella di Rank richiamato alle armi, e né su Sachs anch’egli
richiamato, seppur congedato dopo dodici giorni di addestramento.
Con l’inizio della guerra la Società di Vienna interruppe
le riunioni, per poi riprenderle durante l’inverno ogni
tre settimane. Il 15 marzo 1915, Freud cominciò a scrivere
una serie di saggi facendone partecipe Abraham. Nell’arco
di tre settimane ultimò i primi due saggi: “Gli istinti
e la loro evoluzione” e “La rimozione”. Per
l’altro su “L'inconscio” che preferiva, gli
occorsero altri quindici giorni, mentre per gli ultimi due: “Supplemento
metapsicologico alla teoria dei sogni” e “ Lutto e
melanconia” occorsero ulteriori undici giorni.
Ma nelle sei settimane successive scrisse altri cinque saggi,
anche se due di essi, quello sulla “Coscienza” e ”L’Ansia”
richiesero successivamente una revisione. Mise al corrente Ferenczi
di aver ultimato il saggio sull’ ”Isterismo di conversione”
e che stava scrivendone uno sulle “Nevrosi ossessive”
al quale doveva seguire una “Sintesi generale delle nevrosi
transferenziali”. Nel mese di agosto il lavoro fu portato
a termine ma nessuno dei sette saggi fu mai pubblicato.
Alla lontananza di Abraham, che dirigeva un ospedale di 75 posti
letto, e quella di Ferenczi, a sua volta trasferito da Pápa
a Budapest, dove ricevette l’incarico di dirigere una clinica
neurologica, si aggiunse il trasferimento di Otto Rank avvenuto
nel 1916. Quest’ultimo allontanamento, visto che riceveva
da quest’ultimo un valido aiuto nelle attività editoriali,
determinò in Freud un’ulteriore frustrazione. La
maggiore preoccupazione di Freud in quell’epoca era quella
di continuare a pubblicare almeno due o tre periodici di psicoanalisi.
Intanto nel 1917 la sorella prediletta di Freud, Rosa, perse in
guerra il suo unico figlio ventenne: quella fu l’unica perdita
che la famiglia subì nel terribile conflitto. Certo le
condizioni di vita furono molto difficili: nelle sue lettere Freud
si lamentò più volte per il freddo e per l’impossibilità
di procurarsi del cibo. Di tanto in tanto Ferenczi e Freund riuscivano
a portare di contrabbando dall’Ungheria, farina, pane ed
altre derrate alimentari.
Durante l’anno la professione privata di Freud fu altalenante
tanto che i suoi guadagni non poterono far fronte all'allarmante
aumento dei prezzi.
Nel mese di maggio di quell’anno Freud apprese della morte
di Johann Stärcke, analista dal futuro molto promettente.
In tale contesto risultarono molto preziose le tre nuove adesioni:
quella di Anton von Freund ricco dottore in filosofia di Budapest,
quella di Groddeck ed Otto Pötzl. Quest'ultimo tenne presso
l’Università una conferenza dove espose alcuni lavori
sperimentali sui sogni tali da confermare le teorie di Freud,
e circa dieci anni dopo, succedette a Wagner-Jauregg nella cattedra
di psichiatria di Vienna.
Nel 1918 le condizioni finanziarie di Freud non migliorarono.
Ma in quell’anno il dottore in filosofia Anton von Freund,
avendo subito un intervento chirurgico per un sarcoma del testicolo
e temendo una recidiva, volle contattare Freud in ragione della
nevrosi che aveva strutturato dopo la malattia. Avendo ottenuto
dei benefici dal trattamento psicoanalitico, decise di investire
la sua cospicua fortuna sullo sviluppo della psicoanalisi. Freud,
che continuava ad incontrare ostacoli da parte dell’editore
Heller, per la pubblicazione dei suoi libri o riviste, decise
di fondare una propria casa editrice dal nome Verlag. Con l’aiuto
di Ferenczi e di Rank Il primo passo fu quello di stabilire la
sede a Budapest, dove si trovavano i fondi, ma dopo la guerra
Freud insistette perché fosse trasferita a Vienna. Fu reso
però possibile lo spostamento di sole 250.000 corone sul
conto di Freud, poiché successivamente le autorità
ungheresi non consentirono il trasferimento del capitale in altro
paese.
L’avvenimento che ebbe maggior rilievo nel 1918 fu quello
relativo al V Congresso Internazionale di Psicoanalisi, che vide
in Abraham un energico sostenitore. Inizialmente si pensò
di tenerlo a Breslavia ma successivamente si optò per Budapest,
poiché Freud la considerava come “il centro del movimento
psicoanalitico“. Il Congresso fu tenuto nell’aula
dell’Accademia Ungherese di Scienze, il 28 e 29 settembre
1918. Vi parteciparono 42 persone, tra analisti e simpatizzanti,
e per la prima volta furono presenti la moglie di Freud e il figlio
Ernest. Il sindaco e le autorità di Budapest si mostrarono
molto accoglienti. Ai congressisti venne riservato l’Hotel
delle Terme Gellért-fürdö, venne messo a disposizione
un battello sul Danubio, e vennero offerti alcuni pranzi e ricevimenti.
In sede di Congresso Ferenczi venne nominato Presidente della
Società Internazionale.
Intanto in Austria la situazione divenne sempre più critica
tanto che fu consigliato a Freud di emigrare in un altro paese.
Malgrado la penuria di carta e la persistenza di una situazione
tutt’altro che tranquilla, Freud non si perse d’animo
tanto da riuscire a pubblicare nel 1918 il IV volume della sua”
Sammlung kleiner Schriften”, che conteneva due lavori inediti:
uno di questi era la “Storia di una nevrosi infantile”
che rientrava nei casi clinici, e l’altro “Il tabù
della verginità”, una continuazione degli studi antropologici
iniziati con “Totem e Tabù”.
Anche in quegli anni bui, segnati dalla morte e dalle mille difficoltà,
Freud riuscì a tenere vivo il movimento psicoanalitico
internazionale
© Rossana Ceccarelli
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