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Psicoanalisi e Scienza
1 novembre 2000
Nei primi anni della mia
carriera di micropsicoanalista, un giorno, una collega ordinaria
di psicologia, mi chiese: ma lei Peluffo ci crede proprio
nella psicoanalisi?. Io Le risposi che ne avevo fatto lesperienza
su di me e con gli altri, la praticavo, e quindi era ovvio ne
apprezzassi la scientificità: si, ci credevo.
Lei mi disse: ma sa molti psicoanalisti dicono che è
un buon metodo terapeutico, ma si mostrano scettici quando si
chiedano loro ulteriori informazioni sui criteri di scientificità
della materia.
Devo dire che se per criterio di scientificità si intende
quello che si riconosce in psicologia cognitiva, per esempio,
al metodo clinico di Piaget, che ha permesso di studiare le tappe
dello sviluppo del linguaggio e dellintelligenza umana,
allora non esiste dubbio che la psicoanalisi sia scientifica.
Gli stadi di sviluppo dellenergia aggressivo-sessuale, scoperti
da S. Freud e dai suoi allievi, analizzando soggetti adulti, sono
verificabili durante la loro formazione, su soggetti in sviluppo
psicobiologico.
Per spiegarmi meglio: osservando bambini durante i primi sei-sette
anni di vita, si verifica sperimentalmente ciò che Freud
ha scritto sullo sviluppo della sessualità. I vari stadi
esistono realmente, si intersecano, si impastano fino a dare come
risultante la personalità delladolescente e delladulto.
Il vero problema è che una buona parte di coloro che si
occupano di scienze psicologiche e mediche pur verificando, o
avendo la possibilità di verificare tale dato, lo negano
oppure scindono la relazione tra i nessi; cioè fanno come
se la relazione tra i due fenomeni non esistesse.
Dal punto di vista clinico, così come, nel campo cognitivo,
il non raggiungimento dello stadio delle operazioni formali, implica,
per un adulto, un certo grado di ritardo mentale, allo stesso
modo un nucleo solido di fissazioni pregenitali implica un certo
grado di difficoltà nell'adattamento alla vita di relazione
e quindi la necessità di instaurare un equilibrio precario,
definito nevrotico.
Il problema è che le due linee di sviluppo non sono interdipendenti
ma presentano degli intrecci che diventano evidenti per ciò
che riguarda le fasi di fissazione.
Un bebè dello stadio orale ha una sua modalità di
esplorazione del mondo, che usa strumenti e tecniche specifiche
per affrontare i problemi, e propone soluzioni oscillanti di una
data qualità affettiva. Soluzioni valide per abbassare
la tensione che ha costretto il soggetto a compiere i tentativi
di operare sul proprio universo per cercare di ristabilire una
omeostasi turbata. Il bambino che apre e chiude gli occhi per
cercare di agire sullinterruttore (o comunque di accendere
la luce) non è diverso dalladulto ossessivo, fissato
allo stadio anale, che cerca con i suoi rituali di agire sul reale.
Lessere umano è orgoglioso e non ammette quindi che
una parte della sua personalità sia regolata da un io costellato
di fissazioni infantili e ne rifiuta lesistenza, oppure
considera tale parte un residuo patologico e ricorre (giustamente)
al medico che sovente lo invia dallo psicoanalista.
Alcuni non lhanno fatto e hanno costruito un progetto di
ricerca e di vita sulle elaborazioni di tali fissazioni infantili,
cioè hanno lasciato che il loro intelletto fosse guidato
da una mente infantile che aveva preso possesso di un corpo adulto,
aveva messo i pantaloni lunghi e faceva finta di essere
grande. Due esempi tra le centinaia che si potrebbero trovare
tra le menti famose: Sade e Hitler.
Come sarebbe stata la vita di quei due se avessero fatto una psicoanalisi?
Sade, le sue fantasie sessuali più o meno perverse le avrebbe
analizzate ed elaborate in seduta. Avrebbe potuto essere un filosofo
esistenzialista ante litteram e un buon romanziere.
Hitler avrebbe, forse, dissolto il suo nucleo persecutorio e tutta
la sua vicenda edipica personale che lo spingeva alla distruzione
dellebreo, si sarebbe risolta; avrebbe forse soddisfatta
la sua creatività costruendo automobili e autostrade, o
forse anche facendo una normale guerra che avendo a disposizione
gli scienziati che invece aveva costretto a lasciare la Germania
avrebbe avuto un altro destino. Certamente sarebbe stato unaltra
persona.
Forse anche i profeti, dopo aver eliminato il loro delirio di
onnipotenza compresi i nuclei masochistici, sarebbero diventati
semplici, buoni, padri di famiglia? Non credo perché la
loro spinta energetico-pulsionale canalizzata su un gruppo di
idee era troppo forte; avrebbero sofferto meno.
Daltra parte non è così difficile pensare
che un adulto intelligente, allepoca di Cristo si proclamasse
figlio di dio, quindi dio? Gli imperatori romani si proclamavano
dèi continuamente ed esisteva il precedente fondamentale
del Faraone-dio.
Il fatto che oggi milioni di persone (scienziati compresi) si
proclamino seguaci di Cristo, figlio di dio, e quindi fratelli
in Cristo e quindi dèi, è veramente inspiegabile
con un ragionamento di senso comune.
Si potrebbe spiegare, forse, con lipotesi di una avvenuta
acquisizione di completa autocoscienza, cioè gli esseri
umani la pensano così perché sono tutti degli io
sono come lEterno proclama a Mosè e Cristo
ripete: francamente non mi sembra il caso. Lessere umano
è ben lontano dalla sua autocoscienza di stato:
cioè di essere unentità psicobiologica, dinamica,
intelligente, deperibile e trasformabile. Con ununica immortalità,
quella espressa dalla legge di Lavoisier che gli assicura una
sorta di persistenza delle sue particelle.
Mi sembra che neanche la logica della così detta scienza
esatta, sperimentale, possa spiegare la dicotomia di qualità
di ragionamento tra scienza e fede religiosa, se non ricorrendo
al tipo di spiegazione psicologica che ho esposto prima, e che
secondo la scienza esatta non è scientifica. Bisogna anche
dire che secondo la scienza esatta lo stesso concetto di psiche
non è scientifico se spiegato in modo diverso dalla giustificazione
cerebrale.
Lipotesi che si potrebbe fare è che lumanità
sia in uno stadio evolutivo ancora molto giovane e primitivo in
cui le scorie sono una parte preponderante della materia psicobiologica
che la compone. Unumanità che non è ancora
arrivata al vertice delle possibilità psicofisiche raggiungibili.
Un vertice senza malattie, senza morte, e in cui lintelligenza
sarà totalmente operatoria e concettuale. Unumanità
in cui i residuati filogenetici ed ontogenetici dellevoluzione
siano completamente eliminati quando il nuovo essere perviene
alletà adulta. Sono tutte situazioni che si possono
immaginare ed anche ipotizzare ma sono lontane. Fatto sta che
per il momento dobbiamo constatare che nellessere umano
esiste una dicotomia di pensiero tale che vicino a spiegazioni
ragionevoli basate su legami di causa ed effetto verificabili
ve ne sono altre che si svolgono su linee meno chiare, più
misteriose e affascinanti .
Ecco che fior di scienziati si preoccupano delle profezie di Nostradamus,
e si sono lasciati pervadere da persistenti inquietudini rispetto
agli eventuali disastri dellanno duemila. Implicitamente
credono che dio abbia stabilito che il tempo sia lineare e quindi
finibile. Non tengono conto che secondo il calendario ebraico
siamo nel 5759, per quello mussulmano nel 1420, per quello cinese
nel 4697 (ciclico), e che in base alla nascita vera di Cristo
(durante il regno di Erode il grande, morto nel 4 a. c.) siamo
già oltre il 2004. Lultima trasformazione, colta,
della fine del mondo era quella del marasma dei computer allo
scoccare del 2000, la fine del mondo informatica, che come tutti
hanno constatato, non cè stata. La psicoanalisi,
a detta di molti non scientifica è lunico
sistema di spiegazione che renda conto di tali fantasie.
II
Siamo quindi al classico bivio: usiamo una spiegazione clinica
e consideriamo la grande maggioranza degli esseri umani malati
di mente oppure ci rassegniamo che vicino ad una scienza A
ve ne deve essere unaltra B che cerca di spiegare
perché i seguaci di A sovente neghino ciò
che i principi di A affermano.
Potremmo definirla la scienza che studia gli effetti delle vestigia
epistemologiche collettive ed individuali. Tali vestigia hanno
una loro base rimossa, esistono, nei loro contenuti manifesti
come elaborazioni codificate e si raggruppano a formare una scienza
spontanea che sta vicina a quella esatta. Gli enunciati
di tale scienza guidano i pensieri ed i comportamenti della maggior
parte degli esseri umani, anche di coloro che aderiscono alla
scienza A, e negano e deridono laltra.
Alcuni parlano di pensiero mitologico, io, per mia ignoranza,
non saprei come chiamarla, questaltra Scienza: non è
la filosofia, forse, neanche la mitologia e, certamente, neanche
la religione. Potrei definirla una scienza senza codici scritti
i cui adepti partecipano direttamente delle leggi della natura
e cercano di drammatizzarle in atti coordinati: per esempio seppelliscono
i cadaveri e li dipingono di ocra rossa dicendoci implicitamente
che la vita è nel sangue.
E un po tutto, e inserendo anche la storia, larte,
e le vestigia del pensiero fisico-matematico soggettivo (quello
in cui qualità e quantità si mescolano), è
la summa spontanea del sapere umano, così come si è,
in gran parte, sviluppata prima della scoperta della scrittura.
Frutto di osservazioni, esperienze, ed elaborazioni interne, impastate
con le intuizioni esplicative sorte dai tentativi dellintelligenza
intuitiva. Secondo me la funzione di questa intelligenza intuitiva
è simile a quella che M. Jouvet assegna al sogno: una riprogrammazione
spontanea delle esperienze interne ed esterne là dove le
cellule non possono più rigenerarsi e modificarsi.
Io non so dove classificare il pensiero psicoanalitico in generale,
se nella scienza A o in quella B. Certamente il pensiero freudiano
pur con gli inevitabili errori nelluso delle spiegazioni
di appoggio (neurologiche, evoluzionistiche, etc.) si piazza piuttosto
nel campo della scienza A e il suo campo di studio è la
scienza B, così come si presenta nelle esteriorizzazioni
di seduta di coloro che fanno lanalisi. E però
lerede della scienza B. La micropsicoanalisi segue lo stesso
destino; la differenza è che la metodologia e la tecnica
micropsicoanalitica permette di ampliare il campo di studio dilatando
lanalisi del dettaglio e dei particolari microscopici e
accoglie certi supporti tecnici inquadrabili nel metodo sperimentale.
III
Penso che la Bibbia scritta mille anni prima dellera volgare
sia, per noi occidentali giudeo-cristiano-islamici, lesempio
più grandioso di questo tipo di intelligenza. Mi sembra
che essa si sia costruita in un modo simile a quello che Freud
indica rispetto alla formazione del sogno (unelaborazione
di resti diurni e resti notturni). Non per niente il primo libro
fondamentale del Maestro è LInterpretazione
dei sogni, e lultimo non meno fondamentale e
ancora più libero è Luomo
Mosè e la religione monoteistica in cui Freud
applica senza remore la tecnica del Midrash.
In quelle due opere è contenuta lessenza del suo
pensiero, ma per adeguarsi alle esigenze della Scienza (positivistica)
del suo e nostro tempo, (la scienza esatta per cui, per esempio,
la chimica non è alchimia), è costretto a sostenere
che Mosè non fosse ebreo bensì egiziano. Come dire
che lui per quanto riguardava il rigore con cui procedeva alla
stesura dei documenti in cui trascriveva le sue osservazioni e
riflessioni cliniche era austriaco-egizio, ma che il luogo della
creazione da cui esse procedevano e in cui esse maturavano, il
suo Monte Sinai-Har Karcom energetico-pulsionale personale, era
ebraico. Un motore ebraico che muove una macchina egizia. In campo
religioso un esempio della combinazione di tali elementi è
Paolo, linventore della religione cristiana. La macchina
in quel caso era sempre ebraica ma con una carrozzeria greco-latina.
Durante questi anni di esperienze psicologiche, psicoanalitiche
e micropsicoanalitiche più volte mi sono chiesto per quale
ragione Freud, che aveva dato il meglio di sé nello studio
dei sogni e dei desideri latenti nascosti nei sintomi nevrotici,
nelle paraprassie, e che non aveva certo bisogno di dimostrare
le sue capacità di osservazione e riflessione, avesse sentito
il bisogno di scrivere Il progetto per una psicologia scientifica
poi abbandonato? Mi sono risposto che probabilmente entrando in
un campo di scienze non esatte, che egli stesso aveva
difficoltà a ritenere esatte, cercava di dare loro una
veste scientifica moderna. In realtà tale veste,
ha la funzione di un abito adatto ai tempi, ma che potrebbe sminuire
lopera piuttosto che valorizzarla. Infatti coloro che hanno
preso in considerazione solo la macchina neurologica lhanno
criticato e denigrato. Non hanno capito che il suo punto di vista
neurologico era una metafora utile per ciò che gli serviva
e il più esatta possibile per il momento in cui operava.
Daltra parte anchegli, al momento in cui scriveva
il Progetto, era influenzato, per identificazione a Fliess, dal
fatto che egli considerava i lavori del suo amico e interlocutore
molto più scientifici dei suoi. In realtà
alcuni dei lavori di Fliess erano delle proprie fantasie scientifico-falliche,
interpretabili solo con la psicoanalisi.
E qui ho pronunciato la parola chiave per cercare di chiarire
il duplice aspetto della scienza psicoanalitica: l interpretazione.
Quando si analizza, cioè si scompone un composto nelle
sue componenti per verificarne la qualità, la quantità,
e le proporzioni di combinazione, si usano determinati parametri
di riferimento. Una volta stabilito lo standard che definisce
la norma del composto, si cercherà di spiegare le eventuali
anomalie tentando di definire certi criteri rispetto alla genesi
del composto. Cioè si cercherà di interpretare lanomalia
in base a criteri genetici definiti. Linterpretazione richiede
quindi un modello e l'analista si darà da fare per applicare
le formulazioni di tale modello in modo corretto. Verrà
quindi, per render oggettiva lapplicazione, studiata unapposita
tecnica che avrà lo scopo di eliminare loscillazione
soggettiva di applicazione, nella fattispecie di parare gli scherzi
della proiezione-identificazione.
In questo senso la psicoanalisi è scientifica: dati certi
stimoli associativi per mezzo delle interpretazioni si verificherà
che le risposte verbali e comportamentali sono statisticamente
omogenee. La psicoanalisi però non è solo questo.
Infatti essa cammina su due binari che sono poi gli stessi che
usa Freud quando la inventa. Potremmo dire pensiero associativo,
cioè creatività e fantasia, e pensiero logico, la
costruzione della macchina interpretativa.
Anche durante le sedute, nella produzione del materiale e nellinterazione
analista-analizzato, la duplice veste della psicoanalisi è
verificabile: la dicotomia è presente.
Lanalizzato, quando riesce ad adeguarsi alla regola fondamentale
(parte della macchina), inventa e, ricostruisce e rinnova la sua
storia, conscia, preconscia e a tratti inconscia. Lo fa per associazione,
passaggio alla coscienza, elaborazione ricostruttiva, ed infine
presa di coscienza. Lanalista fa la sua parte, anchegli
per associazione e ricostruzione analogica; a volte usa la macchina
interpretativa, ed entra, in una prospettiva di inferenze logiche
ed ipotetico-deduttive corrette rispetto alle definizioni formulate
nellinsieme del modello che usa.
IV
In lUomo Mosè e la religione monoteistica, Freud,
sempre così preciso, sembra non curare più lobbiettività
del dato storico e quando ha qualche dubbio usa, e lo enuncia,
la soluzione che più gli è utile per continuare
il discorso anche se non è basata su dati assolutamente
certi. E non risparmia certo luso della fantasia creativa
. Questa sua posizione mi è stata molto più chiara
dopo aver letto una serie di pubblicazioni sul rapporto tra il
Maestro e lebraismo e specialmente rispetto alla Bibbia,
e aver meditato su come si formano i concetti. Sovente un
idea sognata, quasi una fantasia, arriva ad una formulazione così
probabile che diventa oggetto di discussione e di ulteriore ricerca.
Oggi esiste una corrente di pensiero che tende a confermare le
ipotesi di Freud e a sostenere che effettivamente Mosè
fosse egiziano. Daltra parte ne esiste anche unaltra
che sposta lEsodo indietro nel tempo di almeno 1000 anni
e stabilisce che il monte Sinai si trova ad Har-Karkom e non a
Santa Caterina. Har-Karkom un luogo di religiosità preistorica
dove dal paleolitico in poi si sono incontrate periodicamente
le popolazioni nomadi.
Io direi che Freud come Mosè è il testimone di un
luogo dincontro tra una spinta epistemologica primaria,
una scienza umana di base non specialistica e gli inevitabili
sviluppi della coazione allanalisi (scomposizione) che la
pulsione di morte induce nellessere umano. La coazione alla
scomposizione crea, a causa dellimpulso a riunirsi degli
elementi dello scomposto (pulsione di vita), gli insiemi concettuali
che sono le scienze specialistiche; quelle del tipo A, per intenderci,
che criticano la scienza B. Il Maestro è pertanto il creatore
di unepistemologia che rende conto di tutte le scienze sia
quelle positivistiche che quelle umane poiché costruisce
una Metapsicologia verificabile con lesperimento (la seduta
di psicoanalisi) ed applicabile, come criterio di analisi ed interpretazione
ai sistemi di spiegazione che la criticano. Vorrei ricordare ancora
una cosa: il conflitto dellessere umano è derivato
dalla presenza contemporanea in esso di B e di A. Passa la vita
a cercare di risolverlo. il Maestro gli ha dato lo strumento di
base: la psicoanalisi.
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