Relazioni tra stasi, movimento
e rappresentazione onirica
12 aprile 2004
Tutti coloro che si occupano
dell’argomento sono al corrente che i sogni infantili
abbondano di presenze animali. A volte sono così angoscianti
per il bambino da creare veri e propri traumi. Una delle ragioni
è che il bambino distingue la differenza tra il sogno
e la realtà in modo diffettoso, e quindi, per esempio,
il lupo nero di un sogno, quando il bambino si sveglia, non
scompare, ma “è di la in sala”. Mi riferisco
all’osservazione (personale) di un bambino di quattro
anni. Gli elefanti, i leoni, i lupi ed i draghi popolano il
mondo onirico dei bambini e sempre con intenzioni pericolose;
in genere “ti mangiano”. In riferimento all’esempio
del “lupo nella sala” ed equivalenti, si crea per
il piccolo una mappa dei luoghi pericolosi, quei posti nella
casa che fanno paura, da evitare; luoghi misteriosi che attirano
e respingono e che si ripresentano nei sogni, nelle superstizioni
e nelle fobie dell’adulto. Ecco perché, nella tecnica
micropsicoanalitica, l’analizzato passa un certo tempo
a studiare, assieme all’analista, le mappe delle abitazioni
di famiglia che ha ricostruito e disegnato.
Anche il mondo dei primitivi attuali è popolato di presenze
animali sia oniriche che fantastiche, e sono le presenze animali
che sovente vengono utilizzate per risolvere complessi problemi
cosmogonici, cosmologici ed epistemologici come materiali per
le complicate architetture del pensiero prelogico della astrologia
e della mitologia in generale.
Il tema del serpente che incarna la tentazione è un classico,
codificato nelle Sacre Scritture e si presenta, si dovrebbe
dire striscia, anche nei sogni delle persone “di oggi”.
Ecco una piccola serie onirica di un analizzato abbastanza giovane
che, in passato, ha avuto problemi di tossicodipendenza e che
vive momenti difficili per varie ragioni:
1° sogno: Un serpente mi insegue e io fuggo;
2° sogno: Due persone, tossicodipendenti, mi inseguono e
io fuggo”.
Sono due piccoli quadri onirici molto semplici che possono servire,
ottimamente, come esemplificazione di moltissimi altri sogni,
di altri soggetti alle prese con gli stessi problemi. Il sogno
cerca di esaurire la tensione, presentando un tipo di soluzione
già usato in passato, cioè l’assunzione
di sostanze calmanti. E’ una soluzione-tentazione, vissuta
con senso di colpa dal soggetto che cerca di sottrarvisi.
E a proposito di animali che strisciano ecco un altro sogno
di un uomo di una certa età: “sogno che un verme
bianco, lucido e viscido sfugge dalle mani di chi cerca di prenderlo.
Un piccolo animale, quasi un peluche-robot cerca di prenderlo.
Mi sveglio e faccio in tempo a provare nei piedi un sensazione
di movimento e crampo“. Il movimento, nota il sognatore,
ha lo stesso andamento del verme.
E’ il dispiacere del crampo, risolto con il movimento,
che ha costruito la rappresentazione del verme.
Quindi non esiste solo una percezione dell’esterno del
fenomeno ma anche una percezione dell’interno del fenomeno
stesso. Le variazioni dell’omeostasi corporea interna
sono percepite dall’apparato psichico che se le rappresenta
e le antropomorfizza. Le raffigura oniricamente (come già
sottolineava Freud) e, in stato di veglia, anche graficamente.
Penso sia questa l’origine mentale degli psicogrammi che
E. Anati descrive nella sua Opera. E attraverso il confronto
con le opere attuali di artisti dediti all’uso di sostanze
alcooliche o stupefacenti è giustificato pensare che
molti tra questi psicogrammi siano stati prodotti durante uno
stato di omeostasi psicobiologica alterata da sostanze psicotomimetiche.
Ancora oggi ne fanno uso gli aborigeni durante particolari cerimonie
lo scopo delle quali è di raggiungere il “mondo
di la”, cioè di varcare le porte del sogno per
accedere alla fonte della vita. Penso sia lo stesso tentativo
per cui anche i gruppi di adolescenti occidentali acculturati,
primitivi di ritorno, si sconvolgono.
Bisogna anche dire che i sogni sono la rievocazione di un’epoca
(appunto l’epoca dei sogni) . Per esempio un tale in seduta
dice: “ho fatto un sogno in cui C. ( una sua amante del
passato) mi faceva soffrire. La cercavo, sapevo che lei non
era più interessata a me ma facevo finta di illudermi
che ci sarebbe stata.”
Per quale ragione quel signore dovrebbe produrre un sogno spiacevole
se non per attenuare una sofferenza attuale, che già
esiste. Il sogno salva comunque il principio del piacere rievocando
un’epoca in cui il signor Tale frequentava la donna amata.
Si tratta di un movimento mentale di ritorno che cerca di soddisfare
un desiderio oramai anacronistico, in definitiva di rendere
reversibile la direzione del tempo.
Il pensiero astratto dell’adulto acculturato, totalmente
reversibile, mal si adatta ai fenomeni la cui reversibilità
non sia realizzabile se non in fantasia.
Una persona anziana, può desiderare di riprendere i giochi
dell’amore di quando aveva venti anni ma se desidera metterli
in atto con lo stesso oggetto (sempre che sia possibile) dovrà
sapere che quella persona avrà una settantina d’anni;
nella fantasia tuttavia sarà sempre la preziosa e sensuale
giovinetta o giovinetto. Un sogno, che è una fantasia
di desiderio, potrà realizzare il prodigio senza dover
ricorrere all’opera di Mefistofele e il vecchio Faust,
tornato giovane, potrà avere la sua Margherita per completare
l’opera di seduzione, non terminata, quando bimbo cercava
di sedurre la “vecchia” mamma.
In definitiva il concetto di sogno come realizzazione mascherata
di un desiderio inconscio di origine infantile a base filogenetica
si fonda su questo tentativo di ritorno. Il sogno è un
tentativo di ripercorrere a ritroso le tappe di un cammino e
di realizzare le occasioni perdute o impossibili da cogliere.
Quasi tutto il tema edipico-incestuoso del desiderio non realizzato
(se non in sogno) svolge il tema del ritorno e le soluzioni
che nel sogno, il sognatore, cerca di applicare, sono ripetizioni
di adattamenti già tentati e non completamente riusciti
né falliti. Prendiamo in considerazione un sogno di un
soggetto di terza età. Riprendo le sue frasi: “A
tavola mio figlio ha parlato dei miei disturbi e del fatto che
un nostro amico operato di un tumore, ora fa la chemio e deve
essere rioperato. Dopo il pranzo, mi addormento in poltrona,
profondamente, e sogno:
“Sono in campagna, nella vecchia casa, seduto. Un poco
più dietro c’è un uomo seduto. Vedo mia
madre (morta da anni), molto tirata in viso, che corre via con
una grossa urna di vetro in mano, dietro c’è mia
zia ed altre donne. Mi dice che stanno per bombardarci con l’atomica.
Vedo in lontananza delle nuvole atomiche. Le dico: “è
inutile che andiate in cantina quella spazza via tutto”.
Il signore in questione, che conosce bene la psicoanalisi, produce
poi i commenti interpretativi che seguono: “e’ un
sogno collegato al mio stato di salute e all’impressione
che i miei cari stiano aspettando che io muoia.
Ciò che mi interessa di più è il grande
movimento della scena e dei personaggi. Tutti corrono, meno
due: il sottoscritto e l’ uomo seduto dietro. E’
un sogno che mi ricorda il mio psicoanalista-me stesso. L’analista
imperturbabile che risponde al mondo cercando di farlo ragionare.
“E’ inutile affannarsi e scappare” la morte
ti spazza via lo stesso. Un tentativo di accettare l'ineluttabilità
della morte, mentre le donne scappano (irrazionali) e cercano
di salvare un’urna-utero. Una “burnia” ( termine
piemontese) di vetro da antica bottega; quella da drogheria
in cui ci sono le caramelle, i residuati dell’infanzia.
Di fatto era un barattolo grande, forse esagonale in vetro.
Però vuoto. Mentalmente penso ad un contenitore in cui
si mettono i feti in formalina, però vuoto. Un pensiero
del tipo “e se mi facessi mettere in formalina?”.
Un tentativo di scappare alla morte.
L’insistenza sul vuoto, come stato dell’urna, ci
permetterebbe di fare molti altri ragionamenti e, se si trattasse
di una seduta, sarebbe un tema associativo da percorrere; nel
caso presente, mi serve per sottolineare il tema stasi-movimento.
Se si considera l’insieme dei sogni come materiale di
un unico Soggetto-Sognatore, si possono fare le considerazioni
che seguono.
C’è il movimento del serpente che insegue l’uomo
che fugge e quello del crampo che assume l’aspetto di
un verme che scappa inseguito da uno strano animaletto-giocattolo
e il movimento di ricerca della donna amata che non c’è
più, e infine la fuga delle donne, guidate dalla madre,
che cerca di salvare dalla disintegrazione atomica un utero
fragile, trasparente e vuoto; un agitarsi che è evidente
poiché è confrontato con l’uomo seduto che
dice alle donne “è inutile che scappiate tanto
l’atomica spazza tutto”. Però! Però
nell’interpretazione “se mi facessi mettere in formalina”
c’è anche il pensiero “se entrassi in quell’utero
vuoto“ quindi un tentativo di soluzione ancora una volta
basato su un movimento di ritorno in cui un elemento maschile
sviluppa la fantasia di entrare in uno femminile -materno cioè
di occupare un utero vuoto e morto : una fantasia di fecondare
la morte. Un ulteriore esempio della dinamica della pulsione
di morte-di vita in cui la stasi attira la vita che fugge. Il
sogno è la manifestazione evidente di tale dinamica e
si regge sull’energia della pulsione di morte che organizza
il ritorno, la forma dell’organizzazione (cioè
tutta la fabula del sogno), in quanto organizzazione, è
l’aspetto sensibile della pulsione di vita.
© Nicola Peluffo