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Gestazione in vitro :
riflessioni epistemologiche
19
dicembre 2000
In questi giorni è
stata comunicata la notizia che presto sarà possibile procedere
alla gestazione dei bambini all'interno di un utero di materiale
non biologico (vetro od altro). Cioè l'ovulo fecondato
si svilupperà fin dall'inizio in un contenitore non umano.
Una scoperta inevitabile come inevitabile prima o poi sarà
la scoperta del controllo dei processi che presiedono al ricambio
cellulare con le conseguenze che tutti si possono immaginare:
per esempio l'eliminazione di quella malattia che noi chiamiamo
morte. Le conseguenze sono difficilmente immaginabili. Non è
però impensabile che quello sarà il momento in cui
l'essere umano si rivolgerà alle grandi migrazioni spaziali.
Certo, e mi riferisco alla notizia che riguarda la gestazione,
l'interazione con un contenitore non umano, metterà a dura
prova le nostre ipotesi psicologiche. Dal punto di vista delle
fantasie inconsce mi sembra sia uno sviluppo estremo dell'idea
che porta l'essere umano a stabilire l'origine di se stesso in
un atto creativo compiuto da un essere esterno quindi divino che
crea l'uomo a sua immagine e somiglianza (meno l'attributo dell'eternità)
e crea poi dall'uomo la donna che in seguito avrà il compito
del contenitore all'interno del quale si sviluppa il frutto del
concepimento.
Se si elimina la funzione femminile di contenitore si mina alle
radici l'imprinting uterino e quindi la funzione della donna come
protonucleo psicobiologico di tutti i rapporti umani successivi.
Tanto più che prima o poi non sarà impossibile produrre
un intero essere umano a partire da una qualsiasi cellula che
contenga del DNA umano.
Questo ragionamento che sembra astratto di fatto apre una serie
di problemi così ampi che se non fosse per l'ipotesi micropsicoanalitica
(di cui farò cenno fra poco) il concetto stesso di psiche
sarebbe messo in dubbio; e ci troveremmo a dover perdere non solo
la psicologia ma la maggior parte delle scienze umane. Per fortuna
anche la scienza, se la si studia in una prospettiva epistemologica
nella sua genesi, contiene una buona parte di fantasia ed è
per questo che io posso permettermi di continuare il lavoro di
ricerca micropsicoanalitica senza cedere a certi sottopensieri
autocritici iper-cartesiani che mi dicono: i tuoi ragionamenti
sono simili a quelli degli sciamani di tutti i paesi. D'altra
parte se migliaia di individui ed io fra questi si occupano di
scienze della psiche, in un senso particolare, e di scienze umane,
in una prospettiva più generale, ci sarà bene una
ragione?
Si potrebbe dire che la ragione è solo quella che ci si
pone il problema e poi si tenta di risolverlo, il fatto è
che non siamo noi a porci il problema ma è esso che si
presenta. Esempio tipico: "perché io non posso volare
e lui (un uccello qualsiasi) può?".
Anzi non è nemmeno così che il problema si pone
poiché esso accade nel campo molto più semplice
dei tentativi di imitazione. Il signor Uccello apre le ali le
batte e vola, il signor Antropoide salta batte le braccia e se
non è a un altezza modesta cade e rischia di aver dei danni
irreparabili. Uccello fa una cosa che Antropoide vorrebbe fare
ma non ci riesce per semplice imitazione. Tuttavia il signor Antropoide
ha in se un gruppo di funzioni che gli permettono di proseguire
il tentativo anzi di tramandare tutti i tentativi (o quasi) che
altri fanno, fino a rendersi conto che per soddisfare il desiderio
di volare egli deve amplificare le sue possibilità naturali
e costruirsi delle protesi. Delle ali artificiali sempre più
complicate che tuttavia non saranno sufficienti sino a che non
avrà inventato un sistema di propulsione che amplifichi
le energie naturali che egli possiede : ha così inventato
l'aereo.
Ha quindi realizzato un desiderio e nel contempo si è costituito
come residuo un mondo fantastico in cui questo tema del volo è
diventato il punto centrale e che tuttavia è messo in un
deposito seminascosto, per non essere troppo ingombrante per gli
altri tentativi.
Nel frattempo il nostro signor Antropoide ha costituito un'interpretazione
del mondo in cui ci sono esseri che stanno in cielo ed altri che
stanno in terra. Quelli che stanno in cielo non sono raggiungibili,
e chi cerca di farlo, per esempio Icaro, cade e muore perché
la creatura che stà, naturalmente, in cielo e quindi è
dio, il dio Sole, gli scioglie la cera delle ali. La cera, linvenzione
principale che trasforma le braccia in ali modificando una disattenzione
della natura e creando così un tipo di essere umano manipolato.
Un problema che oggi, forse potrebbe essere risolto con un piccolo
intervento di ingegneria genetica. La qualità della soluzione
sarebbe diversa ma il problema che risolve, corrispondente al
desiderio di essere uno che sta in cielo, cioé vola come
gli dei-uccelli, è sempre lo stesso.
Un magnifico esempio di commistione tra pensiero mitologico e
pensiero scientifico che poi è lessenza interna di
ogni teorizzazione metapsicologica. Un esempio di persistenza
di un desiderio umano che continua ancora oggi cioé nel
tempo in cui il problema tecnico del volo è stato risolto.
Lo scienziato credente e anche il non credente quando pensa o
parla di "angeli" se li raffigura con le ali; siano
essi angeli protettori oppure pericolosi come i vampiri.
Il fatto è che da qualche parte nell'essere umano è
registrata l'esperienza onirica che soddisfa in modo illusorio
il desiderio del volo : come tutti sanno in sogno si vola. L
ectoplasma vola, e per le religioni più difuse continua
a volare anche quando il corpo è morto. Se fosse vero i
nostri sogni sarebbero il luogo dellincontro tra i vivi
ed i morti come del resto sostiene la psicologia popolare, e sia
pur in modo epistemologicamente aggiornato anche la psicoanalisi
quando sostiene (a ragione) che quando lelaborazione del
lutto inizia i vivi iniziano ad incontrare in sogno i propri morti.
E poi anche nella realtà esiste l'esperienza del movimento
nel contenitore acquatico uterino che si può fissare in
un'informazione sensorio-motoria che tradotta nei codici più
complessi dei vari linguaggi produce le rappresentazioni oniriche
dell'esperienza della fluttuazione in un mezzo simile a quello
in cui avviene l'azione di volare.
Ora dato che tutti siamo d'accordo nel dire che quando tali pensieri
ai vari livelli di formazione e di cognizione (inconscio, preconscio,
conscio) si raggruppano in complessi che entrano in conflitto
sono fonti di sofferenza, non vedo perché non dovremmo
più occuparcene dal momento in cui il problema tecnico
del volo è stato risolto. La curiosità di sapere
come si svolge la vicenda della relazione tra i sentimenti espressi
nei sogni di volo e quelli espressi nella costruzione delle macchine
volanti ci rimane.
Io penso che questa curiosità di sapere, cioè questo
istinto epistemologico, sia la psiche e che le variazioni della
qualità delle spiegazioni sia la sua epistemologia. Tale
epistemologia in cui si prende atto dei mutamenti della qualità
delle spiegazioni si scontra con un'altra che è quella
espressa in sogno in cui nulla muta.
Ecco perché anche se i bambini nasceranno in un contenitore
di vetro, clonati da cellule qualsiasi, vale ancora la pena di
occuparsi del mondo fantastico che ora si presenta alle verifiche
micropsicoanalitiche sui temi delle esperienze e fantasie su base
uterina. E' probabile che quando la mamma sarà di vetro
e cioè gli scienziati avranno realizzato almeno in parte
le fantasie di autoriproduzione che provengono dalle loro cellule
(che si autoriproducono) ve ne saranno delle altre in cui l'ontogenesi
e la filogenesi saranno ancora più in contrasto di quanto
siano oggi. Cioè l'esperienza filogenetica della mamma
di carne entrerà in conflitto con quello ontogenetico della
mamma di vetro: staremo a vedere.
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