La falsa presenza
La micropsicoanalisi
definisce con falsa presenza un tipo di relazione madre
lattante nella quale la presenza fisica della madre non è
accompagnata da una presenza psichica: la madre non appare capace
di immedesimarsi nei bisogni del bambino, le cure fisiche non
sono accompagnate da holding mentale.
M. Dassano afferma: Da ciò derivano disattenzioni,
sbagli di valutazione, ecc., di cui fa le spese non solo il
bambino ma anche la madre che si vive come inadeguata ad assumere
il suo ruolo, costantemente in balia di tristi fatalità
di cui in realtà è lei stessa la causa inconsapevole.1
Lautrice sottolinea come il parto comporti un brusco passaggio
dallinvestimento libidico narcisistico sul feto ad un
investimento libidico oggettuale, questo passaggio è
facilitato dalla capacità della donna di identificarsi
con il figlio. Nella falsa presenza questa identificazione non
avviene, il processo di separazione ne risulta inficiato.
Secondo Fanti latteggiamento psichicamente assente della
madre è una difesa, uninibizione al contatto, rispetto
a desideri inconsci aggressivi di rivalità e gelosia.
Limpossibilità di identificazione con il figlio
inficia la possibilità della madre di elaborare il lutto
per la perdita fantasmatica del bambino pene uterino.
Il piccolo diventa la testimonianza di tale perdita, loggetto
attuale reale su cui vengono vincolati fantasmi inconsci di
castrazione di origine edipica e pre-edipica: un oggetto persecutorio
ambivalente. Di qui lincapacità di avere con il
bambino un contatto affettivo profondo, linibizione alla
manipolazione del corpo del bambino, le intense angosce di morte
che la donna vive, spesso consciamente, nei riguardi del suo
nuovo nato.
La mancanza di contatto fisico, di grasping fisico e di sguardi,
è ben testimoniata dal materiale fotografico di analizzati
nei quali si riscontrano problematiche relative a queste prime
fasi della vita. Nelle foto madre e figlio appaiono discosti
luno dallaltra, il bimbo è contratto, scostato
dal corpo della madre, labbraccio della donna è
impacciato, sostiene ma non contiene, manca spesso il contatto
oculare. La Dassano commenta: Si tratta di due entità
giustapposte, ognuna presa nei propri problemi e nella propria
solitudine.2
Codoni e Lysek considerano la falsa presenza una formazione
psichica ereditaria, nei soggetti questa immagine filogenetica
si riattualizzerà predominando luno o laltro
aspetto: lattitudine allassenza (prevalenza dellinibizione),
la rivalità possessiva o la gelosia.3
Vorrei ora rivedere alla luce del concetto di falsa presenza
un caso clinico magistralmente esposto da Leon Kreisler in Clinica
psicosomatica del lattante.
È la tragica storia di una madre e delle sue due
figlie entrambe affette da anoressia mentale del lattante ed
entrambe decedute, una dopo laltra, verso i venti mesi.
Lanalisi di Kreisler si incentra sulla secondogenita,
Mélanie, ricoverata a Parigi in condizioni fisiche gravi
alletà di 14 mesi (peso 6 Kg. e 550 g.). Le due
sorelle sono morte a meno di un anno e mezzo di distanza luna
dallaltra, la prima 4 mesi dopo la nascita della seconda,
Mélanie una settimana dopo la nascita di una terzogenita.
I disturbi insorgono in entrambe nel secondo semestre di vita
dopo la ripresa del lavoro della madre e laffido ad altri
delle piccole.
Il lavoro di Kreisler si basa su colloqui con i genitori avvenuti
dopo la morte delle bimbe ( i genitori erano andati in consultazione
preoccupati per la sorte della terzogenita), dallanalisi
dei protocolli medici relativi al ricovero di Mélanie
e da colloqui con gli operatori che se ne erano occupati.
Rispetto alla bambina Kreisler parla di una relazione dattaccamento
forte ma incrinata, scavata da un buco nellattaccamento
con una madre presente assente. Difetto primario
che potrebbe ben essere la ragione profonda ed essenziale dellevoluzione
irrimediabile.4
La madre è descritta come una donna fragile: in adolescenza
e nella prima gravidanza aveva sofferto di episodi di scompenso
psichico (bouffèe di tipo psicoisterico), entrambe le
volte si trattava di situazioni in cui la donna era entrata
in contatto con bambini. In entrambi gli scompensi si erano
prodotte allucinazioni, reiterate in incubi in cui limmagine
della madre e la propria erano fuse ed assimilate ad unimmagine
di morte. La donna, in occasione del ricovero della secondogenita,
era stata tormentata più volte dalla paura di soffocare
la figlia mentre la nutriva.
Lentourage familiare era altrettanto problematico, tutta
la famiglia allargata paterna e materna (i coniugi erano lontanamente
imparentati tra loro) era affetta da importanti fobie ed idiosincrasie
alimentari, i rapporti con le parenti che si occupavano delle
figlie (la madre e la prozia materna) erano freddi, le donne
della famiglia non sostenevano la madre ma tendevano a svalorizzarla
cercando di accaparrarsi le bambine.
La descrizione riportata da Kreisler della relazione tra la
madre e Mélanie in ospedale è emblematica.
La madre inibita e depressa, aveva un contatto molto distante
e freddo con la figlia, malgrado tutte le preoccupazioni che
provava. Le infermiere notarono questa assenza di contatto tra
la bambina e la madre, anche quando questa la teneva tra le
braccia. Notarono anche lesacerbazione dei vomiti in occasione
delle visite materne. (
) Durante il mese di gennaio un
buon matérnage da parte di unallieva infermiera
e, contemporaneamente, larrivo del padre hanno permesso
un miglioramento del comportamento, una relazione più
ricca, unimportante diminuzione dei vomiti (
) Verso
la metà di febbraio il padre ripartì e lallieva
infermiera cambiò reparto. La gravidanza della madre
era sempre più avanzata. Assistemmo allora ad un aggravamento
molto rapido della sintomatologia somatica con vomiti e perdita
di peso e del comportamento: la bambina era molto triste, totalmente
ripiegata si sé stessa, con episodi di vero merecismo,
ruminazione ed espressione assente, senza contatto con lambiente.5
Linibizione al contatto, le angosce ossessive della madre
ben si accordano con lipotesi di una relazione madre
figlia in cui laggressività non può essere
sublimata o deviata ma solo inibita attraverso il blocco di
qualsiasi contatto. Essa ritorna negli incubi , nelle angosce
ossessive nella madre e , nella bambina, in una destrutturazione
somatica progressiva che la porterà alla morte.
Kreisler commenta il caso parlando di istinto di morte e di
come i movimenti di vita e di morte, la tendenza alla strutturazione
e alla destrutturazione debbano essere considerati fondamentali
nellapproccio alleconomia psicosomatica. Un altro
concetto che utilizza per spiegare la morte delle bambine, presente
dapprima nella vita fantasmatica della madre e poi tragicamente
attualizzata, è la tendenza alla ripetizione: la coazione
a ripetere.
Lautore scrive negli anni 80, parla di coazione
a ripetere ontogenetica. Rileggendo la storia della madre, lanalisi
della famiglia allargata, forse alcuni psicoanalisti attuali
( Kaez, Faimberg) parlerebbero di coazione a ripetere transgenerazionale.
La micropsicoanalisi, con il concetto di Immagine filogenetica,
ipotizza la ripetizione e la riattualizzazione di traumi filogenetici
attraverso le generazioni. La tragica storia di Mélanie
e di sua madre, ripetizione della vicenda tra la madre e la
sorella maggiore, potrebbe essere una ripetizione di un trauma
trasmesso da generazioni che ha trovato nella madre e le sue
due figlie le inconsapevoli attualizzatrici del dramma.
© Daniela Marenco
NOTE:
1
M. Dassano Marconi, La falsa presenza della madre in
Bollettino dellIstituto Italiano di Micropsicoanalisi,
N. 5, 1987,pag. 6 back
2
IDEM, pag.6 back
3
P. Codoni , D. Lysek, Leredità psichica,
in Bollettino dellIstituto Italiano di Micropsicoanalisi,
N. 4, 1986 back
4
L.Kreisler, Clinica psicosomatica del bambino, Cortina,
Milano 1986, pag.123 back
5
IDEM, pag.129 back