Il bambino
e il sogno
10 ottobre
2001
Ho sempre amato Jean Piaget,
grande epistemologo, basò le sue ricerche su un genuino spirito epistemofilico,
stimolando quello dei suoi piccoli intervistati.
Ancora adesso le batterie
piagettiane, ricavate dai suoi studi, permettono meglio dei test standardizzati
di indagare sulle modalità di pensiero del singolo bambino: la sua personale
appercezione del problema, lapproccio ad esso, le strategie di risoluzione,
non avulsi in sé stessi ma in stretta relazione con la struttura cognitiva
globale del bambino, la sua personalità intellettiva.
Ci
si può chiedere se nel mondo attuale, in cui quotidianamente il bambino
è a contatto con realtà virtuali (televisione, videocassette, videogame),
quanto delle ipotesi di Piaget sulla rappresentazione del mondo del bambino sia
ancora attuale. Vale a dire: il bambino quale statuto di realtà dà
alla realtà virtuale? E quindi: in un mondo in cui fin dalla più
tenera età il bambino è immerso in spettacoli virtuali e, a volte,
interattivi, che statuto di realtà dà alle immagini oniriche?
Piaget studiando le credenze infantili sul fenomeno del sogno individua tre stadi
di comprensione e spiegazione, nel primo (5/6 anni) il sogno è considerato
un dato esterno ed oggettivo: è unimmagine o una voce che viene a
collocarsi, dal di fuori, davanti ai nostri occhi. Questimmagine
non è vera, nel senso che non rappresenta fatti reali, ma esiste obbiettivamente
in quanto immagine: è esterna al fanciullo e non ha nulla delloggetto
mentale.
1
Prima di questa età
il ricordo del sogno non è completamente distinto dai ricordi di veglia
e, benché il bambino sia capace semanticamente di attuare una distinzione,
dà ad entrambi uno statuto di realtà avvenuta.
È ancora
valido questo nel 2000?
Un bambino di tre anni e mezzo, spaventato dal cattivo
di turno di un cartone animato chiede: Cornelius, è vero che non
esiste? Rassicurato dai genitori replica: Certo perché esiste
(nel senso: vive) solo lì dentro, indicando la videocassetta. Cornelius
esiste, è reale, per il bambino, è solo confinato in un luogo. Lo
stesso bambino, qualche tempo dopo, piange per un incubo, il padre lo rassicura
dicendo che le tigri che ha sognato non esistono; il bambino replica Si,
però loro mi parlano!. Sembra fare una distinzione tra i personaggi
che non esistono della videocassetta e i personaggi dellincubo.
Lo statuto di non realtà (ma abbiamo visto cosa significa questa non esistenza)
viene dato a quelle realtà su cui si può incidere (la televisione
si può spegnere); ma le tigri continuano a parlargli (cioè
a manifestarsi), anche se lui non vuole: è una realtà diversa, levidenza
percettiva prevale sulle spiegazioni e le rassicurazioni delladulto e il
bimbo considera levento reale.
Nel 1992 seguii le tesi di laurea di
Anna Astesana e Valeria Marchisio riguardanti una ricerca sperimentale sui sogni
in età evolutiva.
2 Benchè datata,
i risultati della ricerca hanno ancora un loro intesse. Il lavoro si basa sulla
raccolta sistematica delle serie oniriche (per la durata di un anno scolastico)
di bambini dai 5/6 anni (ultima classe della scuola materna) ai 10/11 anni (quinta
elementare) per un totale di 74 bambini.
Prima della raccolta settimanale
dei sogni è stata attuata unintervista semistrutturata volta ad indagare
la comprensione cognitiva del fenomeno sogno nelle varie fasce di età.
Da questa emerge come per i piccoli della scuola materna sia difficile la distinzione
tra sogno e realtà. In prima elementare il sogno comincia ad essere considerato
un fenomeno di origine interna, ma continua a mantenere alcune caratteristiche
di naturalità, è unimmagine ma è unimmagine tangibile,
con caratteristiche ancora esterne (come un film od una fotografia): il sogno
è di origine interna ma si svolge allesterno. Solo in terza elementare
cominciano a comparire risposte relative al terzo stadio ipotizzato da Piaget:
il sogno è interno e di origine interna. Solo in quinta però emerge
il concetto di casualità dei sogni contrapposto alla credenza del sogno
inviato come punizione o premio, credenza espressa dai bambini più piccoli.
Che tipo di sogni fanno i bambini?
Sono stati raccolti, in totale, 692 sogni,
differenziati secondo il tono emotivo dominante. Il primo dato significativo riguarda
la percentuale dei sogni a contenuto penoso: i sogni di angoscia e di paura sono
il 45%. Se poi consideriamo i dati secondo le fasce di età si riscontra
che la percentuale sale al 53% sia nei bimbi di 5/6 anni che nei ragazzini di
10/11 anni.
I sogni sono stati elaborati e catalogati con lo strumento dellanalisi
strutturale, lipotesi era che tutti i sogni raccontati da un soggetto formassero
una serie onirica, costituissero cioè un insieme di tentativi di elaborazione,
preconscia ed inconscia, di un conflitto psichico o di una fantasia.
Lanalisi
delle serie oniriche ha fornito dati interessanti riguardo le situazioni emotive
interne relative alle varie fasce detà, in particolare rispetto alle
due estreme (5/6 anni e 10/11 anni), dati che paiono confermare sperimentalmente
quanto è stato ipotizzato rispetto al conflitto edipico ed al suo risorgere
in fase puberale.
Nella prima fascia detà il tono emotivo predominante
e langoscia e/o laggressività. Langoscia è raffigurata,
in genere, dallessere coinvolti in situazioni pericolose o nel trovarsi
di fronte a soggetti pericolosi (ladri, mostri, fantasmi, animali feroci). Alcuni
bambini reagiscono con atti violenti (azioni quali punire, distruggere, uccidere,
picchiare). I sogni di aggressività agita sono il 18%, percentuale molto
più alta rispetto alle altre fasce detà. I sogni di aggressività
agita diminuiscono bruscamente in latenza, bisogna arrivare ai 10/11 anni perché
la percentuale si elevi non raggiungendo però il dato dei piccoli.
Tipici sono i sogni in cui uno dei genitori è in pericolo, sogni dangoscia
che celano lagire di impulsi aggressivi edipici. Molti sogni lasciano trasparire
situazioni chiaramente aggressive nei confronti di fratelli o sorelle minori.
La situazione tipo è la seguente: vedere il proprio fratello in pericolo,
intervenire in suo aiuto per salvarlo e punire i colpevoli. Questi sogni sembrano
mettere in scena il conflitto vissuto dal bambino tra il desiderio di far sparire
il rivale ed il senso di colpa per limpulso aggressivo, senso di colpa che
è allorigine dellazione compensatrice.
Nelle bambine il
sentimento di rivalità verso il fratello è spesso sostituito dal
desiderio di impossessarsi di lui, sostituendosi alla madre.
In
molti sogni compare il tema dellintrusione (ladri, fantasmi, streghe che
entrano in casa), sogni penosi nei quali il desiderio di intrudere viene proiettato
allesterno su un oggetto che ha caratteristiche persecutorie.
Anche
nei ragazzini di 10/11 anni la maggioranza dei sogni è a carattere penoso
(53%).
Uno dei temi ricorrenti è quello della trasformazione: tentativo
di elaborazione delle trasformazioni psichiche e somatiche che, a questa età,
cominciano a manifestarsi, soprattutto nelle ragazze.
Frequentemente ritornano
situazioni come: trovarsi in luoghi sconosciuti o paurosi, manipolare oggetti
anormali, indossare maschere, assistere a trasformazioni. Il tema della stranezza
(trovarsi in posti strani, assistere a scene curiose o a cose bizzarre) sembra
essere un tentativo visualizzare allesterno le sensazioni perturbanti di
un cambiamento interno.
Nei sogni si assiste anche al recupero e alla messa
in scena di primitive fantasie infantile riguardanti la sessualità (sogni
che, a livello simbolico, mettono in scena parti orali od anali).
Nelle bambine
compaiono sogni in cui vengono assalite da animaletti fastidiosi che pizzicano
e pungono, trasformazione ansiosa dello stesso desiderio, colpito dal divieto
super-egoico, agente nei sogni delle bimbe di 5 anni riguardanti limpossessarsi
del bebè della mamma: il fratellino.
La ricerca, come ho già
detto, è datata, ma, che io sappia, attualmente le ricerche sul sogno,
tranne quelle neuropsicologiche, sono considerate fuori moda, così come
la modalità di ricerca di Piaget. Sempre più si cerca di catalogare
i fenomeni segmentandoli, disinteressandosi, di fatto, della globalità
dellessere e dellesperienza.
Il sogno è sempre più
relegato nella stanza dello psicoanalista e anche lì spesso non è
più considerato la via regia per linconscio"
3
Ma se quasi il
50% dei sogni di bambini normali sono sogni angosciosi, è lecito ritornare
a relegare il sogno ad un epifenomeno? Se è cosi, saremo buoni studiosi,
discreti ricercatori ma avremo perso il nostro spirito epistemofilico.
©
Daniela Marenco
NOTE:
1
J. Piaget (1926), La rappresentazione del mondo nel fanciullo,
Pag.101, Boringhieri, Torino 1966. back
2
Colgo loccasione per ringraziare entrambe le studentesse, fu una
ricerca molto laboriosa ed interessante e ricca di suggestioni. Quello che segue,
per esigenze di spazio, è solo un sunto schematico. back
3 Uneccezione
è la micropsicoanalisi con le sue interessanti teorizzazioni sul sonno-sogno.
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