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Sonno, sogno e sonno-sogno
12 gennaio 2001
Nel mio precedente articolo
Omaggio a Freud neurologo, ho sottolineato come luso
del microscopio e la messa a punto di tecniche istologiche hanno
reso possibili la maggior parte delle scoperte della neurologia
di fine ottocento. Le ricerche neurofisiologiche che seguirono,
di cui il sonno è stato ed è loggetto, e
le relative scoperte si avvalsero invece delluso dellelettroencefalografo.
Nel 1929 uno psichiatra bavarese, H. Berger, parlò per
la prima volta dellelettroencefalogramma (EEG) nelluomo,
ottenuto introducendo due fili dargento sotto il cuoio
capelluto e rinforzandoli successivamente con lapplicazione
di piccole lamine dargento, fissate alla cute da una banda
elastica. Le deboli correnti elettriche ottenute da questo circuito
venivano raccolte e amplificate da un galvanometro a corda:
la curva sinusoidale così ottenuta presentava un ritmo
oscillante intorno ai 10 c/s, frequenza in seguito attribuita
al ritmo alfa, detto anche di Berger.
Nel 1937, A. Loomis, E. Harvey e G. Hobart fecero la prima descrizione
elettroencefalografica del sonno. Misero in evidenza cinque
tipi particolari di treni donde, che li portarono a dividere
la notte cerebrale in cicli di cinque stadi designati dalle
prime lettere dellalfabeto: A (sonnolenza), B (sonno leggero),
C (sonno mediamente profondo), D ed E (sonno profondo). Lo stesso
anno A. Klaue scoprì nel gatto il sonno leggero con tracciato
corticale lento ed il sonno profondo con tracciato corticale
rapido.
Furono E. Aserinsky e N. Kleitman che nel 1953, studiando la
motilità oculare durante il sonno, giunsero alle seguenti
conclusioni:
-
da quattro a cinque volte per notte,
dietro le palpebre abbassate, i globi oculari hanno dei
movimenti rapidi, coniugati, orizzontali e verticali,
isolati o a scariche di qualche secondo;
-
i soggetti svegliati in quei momenti
sono spesso in grado di raccontare un sogno. 1
È la scoperta
del sonno REM, che si differenzia dal sonno con onde EEG sincrone
o non-REM per la presenza di un tracciato elettrico corticale
fortemente desincronizzato come la veglia (da cui il termine
di sonno paradossale proposto da M. Jouvet), atonia dei muscoli
posturali, movimenti oculari rapidi (da cui la sigla REM, rapid
eye movements), comparsa di onde monofasiche nel sistema visivo
(chiamate onde PGO, ponto-genicolo-occipitali) e burrasche neurovegetative
caratterizzate da aritmia respiratoria e cardiaca con variazioni
della pressione arteriosa sistemica.
Queste ultime scoperte si devono alla messa a punto, tra il
1953 al 1957, della registrazione poligrafica del sonno, cioè
la registrazione continua e simultanea delle differenti variabili
fisiologiche durante il sonno, di cui si avvalgono i moderni
centri di medicina del sonno.
Per analizzare lorganizzazione del sonno la polisonnografia
deve comprendere
elettroencefalogramma (EEG), elettrooculogramma (EOG) ed elettromiogramma
(EMG). LEMG è la registrazione delle attività
elettriche muscolari spontanee, raccolte mediante elettrodi
di superficie. LEOG è la registrazione delle differenze
di potenziale indotte dagli spostamenti dei globi oculari, registrate
mediante elettrodi di superficie posti nella regione periorbitaria.
Vengono in genere poi associati lelettrocardiogramma (ECG)
e la registrazione delle variabili respiratorie (flusso aereo
oro-nasale, SaO2, movimenti toraco-addominali). Possono inoltre
venire effettuati: lEMG dei muscoli delle gambe, la pletismografia
peniena, la pHmetria. La misurazione della pressione esofagea,
ecc.
La figura seguente rappresenta schematicamente le derivazioni
poligrafìche più usate per l'identificazione degli
stadi di sonno. 2
Per quanto riguarda
l'EEG, le derivazioni C3-A2 e C4-A1 e 01-A2 o O2-A1 permettono
di registrare i diversi stadi di sonno e di valutare la continuità
e larchitettura del sonno. L'EMG dei muscoli mentonieri
è necessario per evidenziare l'atonia muscolare del sonno
REM. L'EOG è indispensabile per riconoscere i movimenti
oculari rapidi del sonno REM.
Grazie
allo studio di queste serie poligrafiche, nel 1957 W. Dement
e N. Kleitman rivedono la precedente classificazione di Loomis
et al. e stabiliscono lo schema neurofisiologico ormai classico,
che Fanti riassume così:
un essere umano dorme circa otto ore al giorno di
un sonno che si può dividere in quattro/cinque cicli,
inframezzati da un brevissimo risveglio di cui non conserva
alcun ricordo. Ognuno di questi cicli comprende due fasi:
-
sonno lento
sonno a tracciato elettroencefalografico lento
che dura 90-110 minuti
ed è composto da quattro stadi
di cui gli ultimi due sono chiamati sonno profondo
-
sonno rapido:
sonno
a tracciato elettroencefalografico rapido,
che dura da 5 a 40 minuti
ma che forma invariabilmente
il 20-25 per cento del sonno totale
chiamato anche, in seguito ai lavori
rivoluzionari di Michel Jouvet,
sonno paradossale:
sonno
in cui il rilassamento corporeo
contrasta con la rapidità dei movimenti oculari
e delle onde corticali,
nonché con la prolissità onirica.
Basandosi su questa prolissità che si
distingue nettamente dallapparente mutismo onirico del
sonno lento, i neurofisiologi sono giunti a confondere sonno
paradossale e sogno. La micropsicoanalisi invalida sperimentalmente
lequazione neurofisiologica: sonno paradossale = sogno
(daltronde inesatta dal punto di vista epistemologico)
e afferma che luomo passa la notte e perfino il giorno
a sognare. 3
Istogramma che mostra
l'alternanza e la durata relativa delle varie fasi del sonno
all'interno di una normale notte di sonno.
Fin qui, molto sinteticamente e per
definizioni, la descrizione che Fanti fa del sonno, alla quale
segue quella del sogno e dellattività sonno-sogno.
Mauro Mancia, neurofisiologo e psicoanalista didatta, ha riaperto
il dibattito sul sogno confrontando le scoperte recenti delle
neuroscienze (in cui include la neurofisiologia, la neurochimica,
la neuropsicologia e la psicofisiologia) con il ruolo della
psicoanalisi.
La psicoanalisi sostiene Mancia - è
interessata al significato del sogno e alla possibilità
di contestualizzarlo nella relazione analitica, collegandolo
alla storia affettiva del sognatore e al transfert. Pertanto
il contributo della psicoanalisi al sogno si differenzia da
quello portato dalle neuroscienze, interessate a conoscere
quali strutture sono coinvolte nella produzione del sogno
e come questo evento può organizzarsi ed essere narrato.
Le neuroscienze continua Mancia - si sono interessate
al sogno a partire dagli anni 50, dopo la scoperta del
sonno REM e dopo losservazione che i risvegli in fase
REM permettevano al soggetto di ricordare e narrare un sogno.
Date le caratteristiche fisiologiche e lattivazione,
ottenuta con la PET, di specifiche strutture in sonno REM
(tegmento pontino, amigdala, ippocampo, giro paraippocampale,
corteccia del cingolo e opercolo parietale di destra) sono
state avanzate ipotesi sulla partecipazione di queste strutture
ai processi della memoria, costruzione spaziale, organizzazione
semantica, partecipazione emozionale e narrazione del sogno.
Tuttavia, la ricerca psicofisiologica più recente ha
fatto lipotesi di un comune generatore del sogno indipendente
dalle fasi REM e non-REM, ed ha dimostrato la presenza di
attività onirica in tutte le fasi di sonno; quindi,
non cè momento che la nostra mente non lavora,
non riusciamo mai a stare a riposo: questa è la nostra
condanna o la nostra fortuna
4
Il progresso nelle neuroscienze si deve al notevole affinamento
delle metodologie dedicate allo studio del cervello con tecniche
di analisi morfologica quali la tomografia assiale computerizzata
(TAC) e la risonanza magnetica nucleare (RMN), la cui alta
risoluzione spaziale è associata a immagini statiche
delle strutture anatomiche, ma soprattutto alluso di
tecniche che permettono di ricavare informazioni funzionali,
quali lo stato di perfusione ematica e il consumo di glucosio
e ossigeno da parte del tessuto cerebrale (tomografia ad emissione
di positroni e tomografia ad emissione di un singolo fotone).
Alcune tecniche di immagine funzionale, come la tomografia
ad emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica funzionale
(f RMN), offrono uneccellente risoluzione spaziale,
e vengono affiancate da tecniche neurofisiologiche quali lelettroencefalografia
(EEG) ad alta risoluzione e la magnetoelettroencefalografia
(MEG), che consentono di ottenere informazioni dirette sulle
variazioni nel tempo dei flussi di corrente prodotti in specifiche
regioni cerebrali. 5
Tale progresso ha portato molti ricercatori a confidare nel
fatto che le neuroscienze nei prossimi anni, con le moderne
metodiche di esplorazione del SNC, colmeranno i vuoti di conoscenza
che ancora distaccano la parte neurologica dalla parte psicoanalitica.
È questo un errore che Mancia chiama isomorfico:
considerare le funzioni neurologiche equivalenti alle funzioni
mentali, ignorando che il passaggio dallattività
neurologica allattività mentale implica una quantità
di stazioni intermedie che noi non conosciamo.
Il problema del rapporto tra psicoanalisi e neuroscienze riguardo
allattività mentale in genere e nello specifico
riguardo al sonno si riconduce al problema di base: che relazione
esiste tra mente e cervello. È ovvio che per Mancia
il sogno rimane un fatto mentale e non un fatto organico.
Il sogno ha acquisito in questi ultimi venti anni
unimportanza che né con Freud né con la
Klein aveva acquisito insiste Mancia, e sottolinea
alcune scoperte di enorme interesse.
La Klein incomincia ad analizzare i bambini e si
accorge che il linguaggio del gioco è identico al linguaggio
del sogno. Grandissima scoperta, perché significa che
il gioco del bambino non può venire che da una serie
di rappresentazioni interne che il bimbo si è costruito
nel primo periodo della sua vita, nella sua relazione con
i genitori. Dunque, i genitori che stanno insieme, i genitori
che litigano, sono significazioni di un processo rappresentazionale
fortemente affettivo. Ecco perché il sogno diventa
rivelatore di questo processo trasformativo dai sistemi di
rappresentazione ai sistemi di significazione, fino ad arrivare
al linguaggio. Il bambino che non parla significa il suo mondo
relazionale attraverso il suo gioco.
Un altro concetto importante della psicoanalisi per Mancia
è la riattribuzione di significato di unesperienza
antica rivissuta attraverso una ritrascrizione nella memoria:
intanto, non è affatto vero che il sogno
sia sempre una soddisfazione allucinatoria di un desiderio
represso. La memoria opera moltissimo nella relazione analitica,
ma nel sogno opera particolarmente. Che tipo di memoria noi
possiamo ricuperare nel sogno? Due tipi di memoria, su cui
stiamo lavorando in parecchi in questi anni: una memoria dichiarativa
o esplicita, e una memoria implicita, o procedurale, che non
può essere portata alla coscienza, non può essere
verbalizzata, che può essere soltanto rappresentata,
a cui il sogno in particolare o qualche agito o qualche comportamento
ci permette di risalire. E questo ci consente di capire tanti
sogni che hanno a che fare con contenitori uterini, con esperienze
prenatali, con esperienze subito postnatali, a cui non sappiamo
dare una spiegazione. Fa parte di unesperienza emozionale
del soggetto che risale attraverso il sogno e attraverso il
transfert a quelle fasi antiche che aveva dimenticato completamente.
È una memoria implicita che comunque non può
essere verbalizzata. Lanalista la può verbalizzare
nellambito di una interpretazione, ma il paziente la
può solo rappresentare. Io oggi non credo che la ricostruzione
avvenga essenzialmente attraverso la memoria esplicita, questa
partecipa e certamente aiuta, ma credo che la ricostruzione
più profonda sia possibile quando il paziente attraverso
il sogno ricupera quella memoria implicita che ci permette
di avere unidea e potergliela comunicare. È probabile
che questo mio concetto vi trovi un po impreparati,
e magari un po diffidenti, ma io penso che in ambito
analitico, questo sia molto importante, anche se ci sono molti
analisti che assolutamente non pensano a questo, e se ne guardano
bene di usarla, io ritengo invece che sia profondamente importante
fare attenzione ad esperienze che sono state dimenticate e
che non possono che essere rappresentate attraverso il sogno.
La memoria implicita diventa centrale nella relazione analitica
e fondamentale per poter accedere a unesperienza realmente
trasformativa.
Ma limportanza della memoria implicita riguardo
alla provenienza delle immagini nei sogni viene segnalata
anche dalla ricerca psicofisiologica, interessata alla correlazione
tra eventi fisiologici ed eventi mentali nelle diverse fasi
del sonno, con un recente studio di Robert Stickgold, della
Harvard Medical School. 6
Nelle affermazioni di Mancia vi sono inoltre molte analogie
con le idee che Silvio Fanti difendeva con determinazione
ed entusiasmo.
In sintonia con le ricerche di Fanti, fin dal lontano 1972
Nicola Peluffo suppose lesistenza di una complessa vita
protopsichica intrauterina.
7
Tale ipotesi comincia finalmente ad essere unanimamente accettata
ed a trovare conferme sperimentali, ma allora ricorda
Quirino Zangrilli - provocò una violenta alzata di
scudi nel mondo accademico.
8
Per quanto riguarda lo sviluppo del contenuto manifesto
del sogno, l'ipotesi di Peluffo è che valgano le stesse
leggi che si verificano per lo sviluppo del pensiero e del
linguaggio, e cioè che i nuclei di base in utero siano
sensorio-motori e che le forme successive non siano altro
che trasformazioni di codici che da cinetici diventano figurali
e verbali. Movimento, sonno e sogno, probabilmente nello stadio
iniziatico (stadio
di sviluppo fetale) coincidono od almeno funzionano in strettissima
sinergia.
Si tratterebbe di un fenomeno funzionale in cui psiche e soma
hanno una completa sinergia cinetica (Peluffo direbbe ideomotoria),
regolato dalles che fa il suo apprendimento ontogenetico
come cerniera prepsichica e presomatica tra lenergia
ideica e la motricità pulsionale, allo scopo di mantenere
un certo equilibrio delle oscillazioni della tensione neutra.
9
Tale stato individuato dalla micropsicoanalisi, sulla
base delle verifiche sperimentali del neurofisiologi e degli
studiosi di onirologia molecolare e delle verifiche permesse
dalle sedute di molte ore, nel sonno sismico, è caratterizzato
da un dinamismo cellulare a bioelettricità diffusa
che non dipende da nessun centro preciso. 10
Durante il sonno sismico quindi certe tracce motorie
cellulari di movimenti distensivi fissate in una protomemoria
cellulare si organizzerebbero; si strutturerebbero in schemi
sensorio-motori traducibili, probabilmente dopo la nascita,
in espressioni figurali e linguistiche. Daltronde
ricorda Peluffo il linguaggio non è altro che
la traduzione in un codice espressivo verbale di azioni non
compiute o in compiendo, come direbbero i latini.
Descriviamo unazione invece di compierla. Troviamo le
parole che descrivono lagire. Per questo la psicoanalisi
ha una sua utilità nella verbalizzazione. Se fossero
solo parole avulse da un contesto che va a toccare lazione,
quindi lesaurimento della spinta energetico-pulsionale
nellazione, nella trasformazione, la parola in sé
non avrebbe nessun senso.
11
In un contesto informatico concludo sempre con Peluffo
12 acquisterebbe
un nuovo senso la vecchia definizione di rimozione di cui
S. Freud scriveva a W. Fliess il 6 dicembre 1896. Si riferiva
alla formazione e trasformazione di tracce, di una trascrizione
e traduzione di codici mnestici, ad un teoria della memoria
quindi per stratificazioni e ritrascrizioni successive:
noi infatti ci atteniamo alla tendenza verso lequilibrio.
Ogni ulteriore trascrizione inibisce la precedente e deriva
da essa il processo eccitativo. Dove manca la nuova trascrizione
leccitamento si verificherà secondo le leggi
psicologiche valide per il precedente periodo psichico e lungo
le vie allora disponibili. Ci troviamo così di fronte
ad un anacronismo: in una particolare provincia vigono ancora
i fueros, siamo cioè in presenza di sopravvivenze del
passato.
Limpostazione di Peluffo è come egli stesso
afferma 13
- prima di tutto freudiana e, in secondo luogo, molto vicina
alle idee dellepistemologia genetica di Jean Piaget
e alle basi elementari della teorizzazione micropsicoanalitica
di Silvio Fanti.
Una teoria energetico-pulsionale del sonno in genere e della
sua relazione con il sogno che conferma la sua validità
nellapplicazione clinica.
© Luigi Baldari
NOTE:
1
S. Fanti, La micropsicoanalisi, Borla, Roma,1983. back
2
S. H. Onen, F. F. Onen, Dictionnaire de Médecine du
Sommeil, édition marketing S.A., 1998 back
3
S. Fanti, Dizionario di psicoanalisi e di micropsicoanalisi,
Borla, Roma, 1989. back
4
M. Mancia, Psicoanalisi e neuroscienze: un dibattito attuale
sul sogno, convegno interdisciplinare SOGNO & PSICOPATOLOGIA,
Capo dOrlando, 17-18 novembre 2000. back
5
M. M. Filippi, F. Vernieri, F. Pauri, P. M. Rossini, Plasticità
cerebrale: aspetto metodologici e funzionali, Fact, News
& Views n.2, organo ufficiale della Società italiana
di Neuropsicofarmacologia, Masson, Milano, dicembre 2000. back
6
R. Torlaschi, Da dove provengono le immagini dei sogni,
on line: http://www.lescienze.it
17/10/2000. back
7
N. Peluffo, Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione,
Books Store, Torino, 1976. back
8
Q. Zangrilli, Vita fetale e destino psicobiologico, on
line:
http://www.psicoanalisi.it back
9
N. Peluffo, Elaborazioni oniriche dei derivati di fissazioni
utero-infantili, Bollettino dellIstituto Italiano
di Micropsicoanalisi n.19, Tirrenia Stampatori, Torino, 1995.
back
10
Il sonno sismico innesta a partire dal settimo mese fetale il
sonno paradossale, quindi il sonno lento e, quattro mesi dopo
la nascita, la loro alternanza ciclica che finisce col mascherare
la bioelettricità sismica. Ma recenti ricerche tendono
a mostrare che, soggiacente al ciclo sonno lento-sonno paradossale,
il sonno sismico persiste con la sua autonomia bioelettrica.
La sua scoperta fu effettuata da D. Jouvet Mounier nel 1968
sui cuccioli di gatto e di topo, verificata da L. Garma nel1969
in altri mammiferi, e confermata da C. Dreyfus Brisac nel 1970
nel prematuro e nel neonato umano. back
11 N. Peluffo, discussione al convegno interdisciplinare
SOGNO & PSICOPATOLOGIA, Capo dOrlando, 17-18
novembre 2000. back
12
N. Peluffo, IL CONVEGNO SUL SONNO-SOGNO, Torino, 20-21 ottobre
1994, Bollettino IIM n.17, Tirrenia Stampatori, Torino, 1994.
back
13
N. Peluffo, La presenza di vestigia elementari nelle attività
associativa ed onirica, convegno SOGNO & PSICOPATOLOGIA. back
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