Il perverso imbarbarimento dell’Italia
21 maggio 2007
Lo psicoanalista, in ragione del suo lavoro, è in contatto continuo con la sofferenza umana e l’osservatorio privilegiato costituito dalla necessaria sincerità alla base della comunicazione analitica (tanto più profonda quanto più protratto è il tempo di seduta) gli consente di raccogliere ciò che di più intimo e vero alberga nell’animo umano. Nel corso di venticinque anni di lavoro in cui ho ascoltato persone di ogni età, sesso e ceto sociale, oltre al complesso gioco dei conflitti profondi individuali, ho potuto cogliere un progressivo grido di dolore provenire dal corpo sociale.
La gente assiste impotente, stordita e ferita, alla disgregazione del suo amato paese, un nuovo Medio Evo incombe.
Chi fa della parola e della realtà il suo strumento di lavoro non può girare attorno ai concetti: le perifrasi fanno perdere forza e verità alle idee. Esporrò semplicemente quello che ogni italiano onesto vede ogni giorno dinanzi ai suoi occhi.
In quest’epoca storica la maggioranza degli italiani è purtroppo costituita da delinquenti. Esiste uno zoccolo duro di autentici delinquenti, strutture di personalità che sarebbero tali in qualsiasi sistema sociale ed in qualsiasi congiuntura storica. Un largo numero di persone sono costrette, loro malgrado, a delinquere, a vari livelli, per la sostanziale inesistenza dello stato, l’inesistenza della giustizia, l’assenza della tutela dei diritti, il clima di giungla che si respira nel nostro paese. Delinquono per legittima difesa e per sopravvivere.
Un paese in cui siedono nel suo parlamento decine di delinquenti con sentenze definitive non può definirsi un paese civile.
Una minoranza consistente di italiani rimane onesta: la loro sofferenza in questa epoca storica è altissima. Vivono in un mondo che aborrono, dove i valori a cui si sono temprati, l’onestà, la competenza, la meritocrazia, la serietà, la precisione, la pulizia, il rispetto, non hanno alcun peso: vengono anzi visti come poveri illusi da deridere.
I politici sono, salvo una ininfluente, seppur consistente minoranza di galantuomini, tutti uguali: uomini di ventura giunti ai vertici dell’amministrazione del paese per farsi gli affari propri e quelli dei loro familiari. Le differenze ideologiche sono una cortina fumogena dietro cui si muovono lobbies trasversali che si scambiano favori. L’Italia ha smesso dagli anni 90 di essere un paese industriale. I Potenti d’Italia sono un gruppo ristretto di uomini della grande Finanza (si fa per dire!) che siedono nei consigli di amministrazione delle grandi imprese e dei gruppi bancari italiani, in un fiume vorticoso di denaro che non deriva dalla produzione di beni, bensì da colossali speculazioni finanziarie.
In Italia vige, al di là delle apparenze, un sistema sociale di tipo sovietico: tutti sono uguali, al di là delle competenze e del valore, i meno dotati sono salvaguardati e protetti (dato che i potenti hanno necessità di circondarsi di mediocri yesman che eseguano senza criticare le varie nefandezze che abbiamo davanti agli occhi ogni mattina in cui sfogliamo un giornale), le persone di valore sistematicamente distrutte poiché rappresentano la pietra dello scandalo.
I consumatori non hanno alcuna tutela: i servizi che contano sono in regime di monopolio e nessuno dei governanti, al di là dei falsi proclami di liberalismo sbandierati, ha mai pensato di liberalizzare realmente il mercato. Quello che è certo, però, è che i potenti del paese, non girano in quartieri in mano a feroci delinquenti, non vanno in spiagge ridotte a cumuli di immondizia, non mandano i figli in scuole dove insegnanti capaci vengono intimiditi da genitori di barbari sub-urbani e pseudoinsegnanti ignoranti fanno carriera, non sono costretti a servirsi di ospedali ridotti a lazzaretti, gestiti da medici demotivati inchiodati a budget finanziari decisi a tavolino mentre immensi fiumi di denaro vengono sperperati in acquisti di facciata che servono unicamente ad alimentare prebende di fornitori, non prendono puzzolenti treni sempre in ritardo, non hanno problemi di connessione telefonica o di internet, etc.
Le cattedre universitarie italiane, dove dovrebbero sedere i saggi del paese, cioè coloro che custodiscono, curano ed incrementano il bene più grande dell’umanità, cioè il sapere, vengono progressivamente occupate da amici degli amici, personaggi senza titoli che hanno l’unico merito di essere “figlio di”, “fratello di”. Al contempo questi baroni ignoranti si servono dello sfruttamento di migliaia di brillanti ricercatori, pagati meno di un netturbino, che poi saranno costretti ad abbandonare la Ricerca per poter sopravvivere, accettando lavori sottopagati che nulla o poco hanno a che vedere con il Sogno per cui hanno sacrificato la loro giovinezza.
I veri Scienziati sono costretti ad impiegare la maggior parte del loro tempo e delle loro energie a pietire disperatamente finanziamenti sempre più difficili per le loro ricerche, quando l'ingaggio di un imbonitore televisivo, quasi sempre semianalfabeta, basterebbe a pagare gli stipendi di interi dipartimenti.
I potenti d’Italia hanno capito che l’insicurezza sociale è la tutela del loro trono: se il cittadino spende il 90% delle sue energie per cercare di sopravvivere non potrà nemmeno pensare che può esistere un mondo diverso.
Se dunque la maggioranza degli italiani è costretta per sopravvivere a delinquere non meraviglierà il fatto che i mass media siano diventati la culla del Delinquente. Il primo impulso dei commentatori televisivi è quello di presentare le attenuanti e le giustificazioni più improbabili per il delinquente. Identificandosi a colui che delinque non possono non provare una netta simpatia inconscia per ladri, truffatori, balordi, stupratori, assassini. L’Onesto, al contrario, diviene antipatico poiché costituisce la scomoda e fastidiosa pietra di paragone.
La televisione di stato è laida: il livello della programmazione è scientemente livellato verso il basso per mantenere l’enorme ignoranza dell’italiano medio e per inculcare nello spettatore il consumismo di prodotti inutili, pseudo-affermazione di status symbol. La TV pubblica, che dovrebbe promuovere e tutelare la cultura, la conoscenza, la scienza, l’intrattenimento intelligente, le arti, è un volgare contenitore di squallidi personaggi, di perversi, di abissali ignoranti che hanno la funzione di far passare come normali comportamenti devianti.
Le vere stars mediatiche sono feroci assassini e truffatori; il lavoratore onesto, la casalinga pulita, la madre affettuosa, il giovane studioso, il ricercatore che sacrifica la sua esistenza al sapere, l’artista vero, virtuoso e profondo, non fanno audience. Sono scomparsi dal mondo dei media e dato che il mondo è sempre più quello virtuale i loro valori si perderanno: il crepuscolo corre verso le tenebre dell’irrazionalismo, dell’animismo, della superstizione.
Come sottolineava in un profondo editoriale de “Le Scienze” il Direttore, Prof. Bellone:
<<…I modelli di comportamento di massa che i canali televisivi prediligono sono centrati su forme populista di arrivismo spicciolo, di minuscole furberie, di incultura e pressappochismo: l’esatto contrario di ciò che un popolo dovrebbe possedere per avviarsi verso “la società della conoscenza”>>.
Non credo che si possa avere la speranza di poter cambiare questa situazione: l’imbarbarimento del corpo sociale ha oltrepassato uno stato limite e ritengo che per coazione a ripetere, le prospettive siano sostanzialmente due: o la disgregazione totale del corpus sociale e lo scivolamento in una situazione sudamericana, o il crearsi di una situazione pre-colpo di stato: la prima personalità paranoide di spicco che si affaccerà sulla scena potrebbe avere clamorosi consensi.
Forse una speranza può essere quella di creare una catena degli onesti (intendo per onesto l’essere umano che abbia la consapevolezza che inconsciamente siamo tutti potenzialmente disonesti, ma che sia dotato degli strumenti egoici che gli consentono costantemente di fronteggiare la sua pulsionalità animale e sia animato da una spinta alla conoscenza).
Cercarsi, parlare, scambiare informazioni e conforto tra le persone che ancora, pervicacemente, rimangono ancorate ai valori della Civiltà, costruire Eremi di comunicazione in cui attraverso le tenebre del Nuovo Medio Evo risplenda ancora la luce della scienza, dell’onestà, della solidarietà.
© Quirino Zangrilli
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