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Matrone e patriarchi
dei miti d'origine
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6 dicembre 2001
Donne nude e grasse, con
cinture o fasce attorno alla vita, e uomini dai corpi slanciati,
con un corto gonnellino, sono rappresentati per lo più
in sequenze ripetitive, in allineamenti, accompagnati da ideogrammi
e oggetti che presumibilmente li contraddistinguono. Alcune di
queste figure hanno in mano un caratteristico oggetto, probabilmente
un utensile o un emblema.
Dall'analisi delle superfici rocciose si è potuto constatare
che questo primo orizzonte di Djafarsade ha almeno cinque fasi
distinte con caratteristiche specifiche e sovrapposizioni che
ci aiutano nello stabilire una loro cronologia relativa. Djafarsade
attribuisce ai millenni VIII-VI a.C. questi complessi, alcuni
dei quali hanno dimensioni in grandezza pressoché naturale
(R. Djafargulu, 1994). In termini semplificati le varie fasi dell'orizzonte
I hanno le seguenti caratteristiche:
I/A.
Figure femminili in profilo di dimensioni modeste, con marcata
steatopigia e seni esagerati.
I/B. Figure antropomorfe schematiche di profilo di cospicue dimensioni.
Possono anche superare un metro di altezza.
I/C. Grandi figure frontali. Le più grandi raggiungono
due metri di altezza.
Questi personaggi, maschili e femminili, hanno sovente un oggetto
sulla spalla. Vi sono anche figure di imbarcazioni che probabilmente
sono altrettanto antiche: esse sembrano indicare una sorta di
epica traversata del mare o di un grande corso d'acqua.
I/D. Figure umane con l'arco e la freccia e aggiunta di arco e
freccia in mano alle figure precedenti. Questo nuovo strumento
di caccia appare come un'acquisizione che diventa un attributo
determinante. Le immagini precedenti, prive di un simile elemento,
dovevano essere considerate incomplete dai loro fruitori e furono
perciò "perfezionate" mediante la sua aggiunta.
Lo stile si fa più schematico, inciso più superficialmente,
e meno curato. Le figure sono solitamente più piccole della
fase precedente.
I/E. Figure in prevalenza femminili con decorazioni, tatuaggi
ed elementi di abbigliamento. Spesso di grande eleganza, ritratte
in una attualizzazione ermetica, sono a volte accompagnate da
immagini di imbarcazioni: ciò farebbe pensare alla persistenza
dello stesso mito dì origine delle fasi precedenti e quindi
ad una continuità della tradizione.
Lorizzonte I è quindi caratterizzato dalle figure
femminili, che appaiono prevalentemente all'inizio e alla fine,
mentre nelle fasi intermedie uomini e donne appaiono egualmente
rappresentati.
Le imbarcazioni potrebbero comparire fin dall'inizio, ma tale
ipotesi deve essere ancora comprovata. Quello che è stato
considerato come un singolo orizzonte appare piuttosto come una
successione di stili che copre più periodi. Le figure antropomorfe
costituiscono il tema dominante, mentre le imbarcazioni sembrano
raccontare la "storia" di antenati mitici, protagonisti
di un'epica traversata del mare.
Analisi comparative di stile e di tipologia sono consistenti nel
darci un orientamento cronologico: esse sembrano indicare una
straordinaria multi-millenaria persistenza del tema della figura
femminile steatopigica, una sorta di madre primordiale che accompagna
il genere umano dal pieno Paleolitico superiore al Neolitico.
Le fasi più antiche hanno chiari raffronti con le figurine
del Paleolitico superiore europeo ed asiatico, in particolare
con le cosiddette "veneri" attribuite alla cultura aurignaziana,
alcune delle quali hanno oltre 30.000 anni (Z. A. Abramova, 1990).
Ma non tutto questo orizzonte sembra riferibile al Paleolitico:
le fasi più tarde mostrano similitudini con le figure antropomorfe
epipaleolitiche del Totes Gebirge in Austria, (E. Anati, 1979,
pp. 148-149), e con gli affreschi di Çatal Hüyük
in Anatolia, riferibili al proto-Neolitico e al Neolitico antico
(J. Mellaart, 1967, figg. 56, 61, 62; tav. XIII), le cui datazioni
al C14 non calibrato vanno dal 6.200 al 5.800 a.C. Alcune figure
mostrano anche qualche coincidenza stilistica con l'orizzonte
III dell'arte rupestre in Anatolia (E. Anati, 1972a, p. 46). Sorprendenti
paragoni, di eguale livello stilistico, archeologico e concettuale,
sono presenti nel periodo Hunting-and-Pastoral della Penisola
Arabica (E. Anati, 1972b, p. 46; 1974a, p. 157). Concetti figurativi
analoghi, in complessi di soggetti simili, si riscontrano in varie
località più lontane, ad esempio in una fase delle
pitture rupestri del Levante spagnolo (A. Beltrán, 1968,
pp. 41-segg.), o, in formule e dimensioni diverse, in Alto Egitto,
in quello che Winkler chiama complesso degli Early Oasis Dwellers
(H. A. Winkler, 1939, II, pp. 27-30). Questi vari casi menzionati
non hanno necessariamente relazioni dirette tra loro, ma sono
espressioni di gruppi umani in condizioni economiche e culturali
simili e mostrano la presenza di modelli diffusi nello spazio
e nel tempo. In molti casi tali immagini sembrano riferirsi ad
esseri mitici, patriarchi e matrone, connessi con le mitostorie
tribali. La matrice concettuale del mito di origine e della grande
migrazione ha la diffusione di un archetipo.
Il primo orizzonte stilistico di Djafarsade, sembra dunque comprendere
una gamma di fasi diverse, le più antiche delle quali trovano
paragoni in espressioni dell'arte delle fasi più antiche
del Paleolitico superiore. Il modello primario è riferibile
ai Cacciatori-Raccoglitori Arcaici, continua nella transizione
tra Cacciatori-Raccoglitori Arcaici ed Evoluti, e nelle fasi dei
Cacciatori-Raccoglitori Evoluti, fino all'inizio di un'economia
di produzione, quando ancora la caccia e la raccolta occupavano
una parte fondamentale delle risorse di sussistenza.
Uno dei problemi fondamentali da risolvere concerne la data d'inizio:
a quando risalgono le più antiche figure del Gobustan?
E chi erano i loro autori, da dove venivano? Pur avendo qualche
indizio dai paragoni menzionati, allo stato attuale delle ricerche
non è ancora possibile trovare una risposta. Essa potrebbe
essere nei numerosi giacimenti non ancora indagati nei ripari
sotto roccia. Quali che siano le risposte, s'intravedono gli elementi
di una grande avventura umana pertinente alle origini dell'Europa.
Lanalisi archeologica accurata del Gobustan, con scavi ai
piedi delle rocce istoriate, rilevamenti sistematici e analisi
tecniche delle stesse incisioni rupestri, potrebbe permettere
precisazioni cronologiche e culturali di ampia portata.
Per il momento, in base alle attuali conoscenze, la datazione
proposta da Djafarsade per questo orizzonte sembra restrittiva.
La durata appare assai più prolungata nel tempo e l'inizio
assai più antico di quanto finora ipotizzato.
L'orizzonte seguente, caratterizzato dalle grandi figure zoomorfe,
potrebbe intercalarsi tra le prime fasi di questo complesso. L'apparizione
di imbarcazioni, come pure dell'arco e della freccia, potrebbe
rivelarsi più antica di quanto finora ritenuto. Se si confermassero
paleolitiche, come sembra, sarebbero tra le prime figure conosciute
con simili soggetti.
Indubbiamente l'Azerbaijan ha giocato un ruolo fondamentale come
luogo di passaggio alle porte d'Europa. Questo primo orizzonte
della sequenza stratigrafica dell'arte rupestre del Gobustan è
enigmatico anche per le sue singolari caratteristiche stilistiche
e tematiche. Esso costituisce un capitolo nuovo per lo studio
dell'arte rupestre. Si direbbe trattarsi di un prototipo concettuale
dal quale si sono sviluppati altri tipi di arte preistorica, sia
mobiliare, sia immobiliare. L'ipotesi che possano esservi relazioni
concettuali e cronologiche con le statuette delle "veneri"
pone quesiti sulla eventuale dinamica delle associazioni.
Cosa ha originato cosa? E perché?
© Emmanuel Anati
Note:
1
(tratto da:GOBUSTAN Azerbaijan di
Emmanuel Anati, Edizioni del Centro 2001). back
Per saperne di più:
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Centro
Camuno
di Studi Preistorici
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Il Centro Camuno di
Studi Preistorici è il più autorevole istituto di
ricerca italiano, e probabilmente internazionale, di paletnologia.
Il sito è una monumentale opera di documentazione delle
più avanzate ricerche in campo paletnologico.
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