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Scienza e Psicoanalisi
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Osservatorio di Psicoanalisi applicata
Articolo di Pier Luigi Bolmida  
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La religione del figlio

18 settembre 2009

L’ipotesi

Non sono uno studioso di Storia delle Religioni, le poche nozioni che possiedo in materia le ho ricavate da letture sporadiche e non organizzate, tuttavia in questo lavoro mi prefiggo di dimostrare nel modo più concreto possibile, come gli insiemi di fantasie inconsce che compongono quelle che comunemente vengono definite come “religioni del figlio”, siano in realtà dei derivati di una fissazione intra-uterina a forte connotazione masochistica. Tramite una riflessione sicuramente poco scientifica ma molto suggestiva, vorrei dire che l’energia bloccata e accumulata in epoca tardo-neolitica nel braccio di Abramo dalla proibizione divina, che gli impedì di auto-castrarsi della testa di Isacco, dapprima si scaricò nel gesto compulsivo-ripetitivo della circoncisione ritualizzata, per poi sfociare alla fine del calcolitico-inizio dell’età del ferro, in un susseguirsi di miti e leggende a sfondo religioso, basate sul tema dell’auto-mutilazione e dell’auto-eliminazione. In altre parole, affermo quanto già ampiamente noto a tutti, ossia che i nuclei inconsci originali che costituiscono il Nuovo Testamento sono già ben presenti e funzionanti in quello Antico. In ogni caso, per un micropsicoanalista, la base per concepire e sviluppare qualsiasi ipotesi che riguardi le fantasie inconsce che alimentano le credenze religiose, resta l’elaborazione freudiana; a questo proposito, riporto un brano estremamente significativo tratto da «Il Rito Religioso», opera fondamentale di uno degli allievi prediletti di S. Freud, Theodor Reik, di cui Freud stesso scrisse la prefazione.
« La repressione vittoriosa, ma sempre esposta a continue tentazioni da parte degli impulsi che sono stati rimossi dalla concezione morale della tribù, è continuata dal vecchio al nuovo patto. Il rafforzamento della pressione morale attraverso le epoche non è riuscito a impedire le esplosioni di tendenze proibite. Altri fattori devono essere intervenuti a rafforzare il figlio nella sua persistente disfida, poiché gli dèi-padri vengono sostituiti dagli dèi-figli. Il cristianesimo è culturalmente l’esempio più significativo di una sostituzione così radicale. Freud ha indicato le trasformazioni nella vita mentale del genere umano che portarono a sostituire le religioni dei padri con le religioni dei figli. La parte avuta da un senso oppressivo di colpa così come dalla sfida del figlio si vede chiaramente in queste forme più tardive di religione. Presso gli antichi gli dèi-figli hanno certe tipiche caratteristiche comuni, concernenti la loro natura e il loro destino. Essi sono, come Tammuz, Adone, Atti e Osiride, amanti delle grandi dee-madri dell’Occidente; muoiono di morte violenta e scontano così l’incesto commesso. Adone, l’amato di Afrodite, è ucciso da un cinghiale; Atti, l’amante della madre degli dèi, Cibele, si castra; Osiride, il favorito di Iside, viene ucciso da Tifone e Dionisio Zagreo è smembrato dai Titani. Le morti violente di questi giovani dèi non sono affatto la fine delle loro vicissitudini: essi vengono pianti dalle loro amanti e madri – per esempio Osiride da Iside, ecc.- e la loro resurrezione è salutata e celebrata con grande giubilo. La morte, il lutto della madre e di altre donne, e la resurrezione del dio ucciso sono stati assunti nel rituale della religione mondiale del cristianesimo: Freud ha dimostrato che l’autosacrificio di Cristo fu l’espiazione di un tentato assassinio – un parricidio – poiché il peccato originale fu un peccato contro il Dio Padre. La morte sacrificale del Figlio di Dio è un tentativo di espiazione; essa ha il carattere di un compromesso, giacché assicura il raggiungimento del più ardente desiderio del figlio, vale a dire la sua incoronazione a fianco del padre. »
Appare chiaro quindi come all’interno del modello di spiegazione freudiano, sussista una concatenazione di fatti molto evidente, che mostra come si anticipi la rappresaglia paterna tramite cerimoniali di espiazione auto-inferta in modo più o meno drammatico e cruento, e proprio attraverso questa penitenza auto-mutilante si raggiri il sentimento di colpa, ci si riscatti dal peccato commesso e si ottenga il diritto di assurgere alla destra del Padre. Sia Freud che Reik sono molto metodici nel sottolineare il gesto di “sedersi al fianco del padre”: in effetti, dal punto di vista della psicomotricità volontaria organizzata, l’accomodarsi a lato di qualcuno non ha alcun senso e basta osservare il comportamento di un bimbetto di un paio d’anni per capire come egli, o si siede “sopra”l’adulto e lo usa come trono, o lo spinge via.
Ora, come ogni cultore della scienza psicoanalitica ben sa, il modello freudiano, per quanto sperimentalmente dimostrato e coerentemente strutturato, lascia completamente irrisolto il “Problema economico del masochismo” e del disimpasto pulsionale ad esso strettamente correlato. Questo mio contributo costituisce un tentativo di risolvere il sopra menzionato problema, mediante l’applicazione delle conoscenze micropsicoanalitiche che negli ultimi quarant’anni sono venute a completare ed a integrarsi armonicamente con la teoria freudiana.

La tesi

Per dimostrare il mio enunciato utilizzo un sogno e il relativo materiale associativo prodotto dal Signor G., in una fase molto avanzata della sua micropsicoanalisi. Il Signor G. è reduce da un ricovero in ospedale causato da una grave patologia intestinale, che lo ha fortemente debilitato. Ha da poco ripreso a lavorare nella sua ditta, dove ricopre un importante ruolo, sia commerciale che tecnico, legato all’invenzione e scoperta di nuovi prodotti aziendali. Il processo onirico che uso come riferimento è molto breve, e subito si prefigura come la risultante di un’infinità di informazioni ad elevatissima concentrazione: «Stanotte ho sognato che mangiavo un grande cesto di lumachine di mare. Il cesto mi veniva servito con grazia e sensualità da Francesca, che era bellissima». Riporto qui un riassunto dello sviluppo associativo derivato dal menzionato veicolo onirico, che si distribuisce all’interno di più sedute:
«Sono appena rientrato a casa, dopo aver partecipato a un’importante Fiera Campionaria. Ho preso il posto del Dottor L., l’Amministratore Delegato e Fondatore dell’azienda, che non si sentiva bene e mi ha chiesto di sostituirlo in questo prestigioso impegno. L’ho fatto volentieri e con molta determinazione. Mi viene in mente che una volta il Dott. L. mi aveva raccontato di come era morto suo padre: aveva mangiato un cesto di lumache di mare, era andato a coricarsi e non si era più risvegliato. Quello della “buona morte” è un mio pensiero ricorrente, anzi costante. Dopo l’ospedale, penso sempre a come potrei morire velocemente e senza troppe sofferenze. Mi piacerebbe sparire in modo discreto e indolore, proprio come il padre del Dott. L. Ma nel sogno c’era anche Francesca, una mia ex fidanzata; ieri, per recarmi in Fiera, son passato davanti a casa sua e mi è venuto l’impulso di suonarle il citofono, ma ora Francesca è una signora sposata con figli e ho scacciato la tentazione. Quindi il desiderio di fare una “buona morte” coinciderebbe con quello di farmi una bella scopata! Questo pensiero mi solleva molto. Adesso che ci penso, il pensiero della morte mi ha accompagnato da sempre, molto prima del mio ricovero in ospedale, fin da piccolo pensavo a come morire. Ma non di una morte qualsiasi, bensì di una morte “gloriosa”, con un gesto grandioso che mi avrebbe fatto rimpiangere da tutti, specialmente da mia madre che avrebbe pianto per giorni e giorni, far piangere la mamma dopo morto è il più genuino e antico dei miei desideri. Anche adesso sono ossessionato dal pensiero di progettare un nuovo prodotto, quello finale, scrivere una formula magnifica e poi morire. Lasciare una traccia che mi renda immortale, che mi renda altrettanto importante del Dott. L. il Fondatore, e che tutti dicano: “G. era di pari livello di L.!”. (lungo silenzio) Però, con un po’ di fortuna, potrei vivere ancora un poco e sopravvivergli, L. è vecchio e io potrei veramente prendere il suo posto e diventare il numero Uno! Povero Dott. L., con tutto quello che ha fatto per noi e per la ditta, bisognerebbe fargli un monumento…»
Sollecito il Lettore a considerare con molta attenzione l’ultima sequenza associativa, costituita da due immagini che coesistono una accanto all’altra ma separate da un lungo silenzio: la prima è relativa al costituirsi della religione moderna, la Religione del Figlio, in cui il desiderio di incesto originale, che riguarda il far piangere la mamma, e quello spostato simbolicamente nel possedere-fecondare l’azienda, immediatamente sono seguiti dall’auto-eliminazione, dalla resurrezione e dall’assurgere a fianco del Padre-fecondatore-fondatore della Stirpe. È un’immagine in rilievo, chiara, come scolpita nella memoria. Accanto, coesiste la Religione delle Origini, la Religione Primordiale basata sull’eliminazione fisica del Padre, desiderio orribile, subito cancellato dal senso di colpa che edifica il Monumento del Totem: i due gesti, l’auto-eliminazione del Figlio e l’uccisione del Padre sono entrambi presenti nello stesso spazio, ma separati da una sinapsi vuota, che nella Filogenesi dura qualche decina di millenni e nell’Ontogenesi un lunghissimo momento.
Vediamo ora cosa succede se si sostituisce il visore oculare del microscopio psicoanalitico con quello più potente della scansione elettronica, che caratterizza l’osservazione micropsicoanalitica. Lasciamo che le sedute continuino e le associazioni si srotolino progressivamente, addentrandosi in territori inespugnabili dalla tecnica freudiana. Sintetizzo:
« Il dolore è sempre stato presente, ho passato un’infanzia di malattie, di febbri altissime, di reumi. Mamma mi stava sempre accanto, mi accarezzava la mano e mi diceva: “Passa, vedrai che poi passa, devi solo avere pazienza” Ed io pazienza ne avevo, ma aspettavo solo di potermi addormentare per non svegliarmi più. Dolore, tanto dolore, dolore alla pancia, un male forte alla pancia. Potevo stare ore e ore piegato in due dal mal di pancia ma non volevo andare al gabinetto. Mamma poteva stare più di una settimana senza andare di corpo, diventava livida e fredda, poi, di colpo correva e si svuotava. Anch’io facevo così, ma lei era molto più resistente di me e poi esplodeva. Mi ha partorito come una pallottola di merda, sparata fuori in un cesso (In effetti il Signor G. è il risultato prematuro di un parto ipercinetico) Era come se dovessi star male per obbedire alla mamma, per adeguarmi alla sua volontà. Quante volte mi ha detto: ”la vita è sofferenza!” Un’equazione indelebile, se penso a mia mamma la vedo attraverso un velo di lacrime, la madonna e le suore hanno il velo di stoffa, mia mamma il velo di lacrime! È come se mia madre mi obbligasse a soffrire, m insegnasse a soffrire, mi crescesse per soffrire: se volevo vivere dovevo allinearmi a questa volontà e accogliere la sofferenza, imparare non solo ad accettarla, ma ad amarla, condividerla, diventarne un tutt’uno. Dolore e merda, l’unico mio pensiero è quello di scomparire in questo mare di merda che mi ha originato, lasciarmi andare lentamente, ma prima di immergermi del tutto, imprimere una traccia indelebile, due ditate di sangue su un muro bianco, a perenne ricordo della mia esistenza, una V di sangue che mi sopravviva. La V mi ricorda Churchill, che prometteva lacrime e sangue ai suoi, mia madre ebbe il suo primo aborto nel 1944, tempo di guerra, poi un fratellino morto di mal di pancia, lo stesso mio male, poi un figlio sub-normale, un’altra sorellina abortita e poi io, una lunga catena di morte, di stronzi mal cacati. Un momento! L’immagine di Churchill è solo un riferimento temporale, la sua V non è di vittoria, ma di Vita: Soffri ma vivi, ecco quello che voleva dire mia madre, voleva che i suoi figli vivessero, che io vivessi, sia pur malato, sia pur storto come un chiodo».
Per completezza, riferisco che la Signora B, mamma del Signor G. apparteneva a una minoranza di oppressi, atavicamente perseguitati e massacrati dalla Storia. Ma questa è veramente un’altra storia, che forse racconterò in un tempo successivo.

L’epilogo

S. Freud chiosa il culmine della sua elaborazione scientifica contenuta in «Al di là del Principio di Piacere» con un’annotazione profetica, che rilancia la ricerca sulla sinergia tra la pulsione di morte e la pulsione di vita, sinergia che verrà qualche decennio dopo la sua scomparsa, studiata e approfondita proprio dalla Micropsicoanalisi. La frase cui mi riferisco è: «Ciò che non si può raggiungere al volo, occorre raggiungerlo zoppicando…La Scrittura dice che zoppicare non è una colpa». Mi scuso, so che la mia è una fantasia proiettiva pura, ma non posso esimirmi dal pensare che proprio al limitare della scoperta dell’esistenza della pulsione di morte, Freud ci volesse comunicare che coesistono vari tipi di Edipo e che, tramite un brutto gioco di parole, si può organizzare un Edipo più zoppo di un altro, che nell’Edipo Originale l’aggressività primaria viene totalmente espulsa ed estroflessa nell’uccisione del Padre, mentre in un momento successivo della Storia dell’Umanità tale processo non è più possibile. A mio avviso, molto probabilmente le cause sono legate a una complessificazione e un aumento dell’incompatibilità immunitaria legata alla reazione antigene-anticorpo, per cui ampie porzioni di pulsione di morte rimangono imprigionate all’interno dell’organizzazione psichica e vi ristagnano, ingenerando un Edipo masochistico, un Edipo zoppo appunto, che alimenta le fantasie della religione del figlio. Fantasie che a loro volta costituiscono una risposta difensiva, un rebound della pulsione di vita, tese a neutralizzare, almeno in parte, le possenti spinte espulsive agenti all’interno di una sinapsi feto-materna caratterizzata da una sovraccarico energetico del polo di Rigetto rispetto a quello di Facilitazione. Il Masochismo si prefigura quindi come un fantasma-risposta di vita che si costituisce come reazione a un fantasma-stimolo di morte liberamente circolante all’interno del binomio madre-feto, ed occorre non dimenticare che è proprio il binomio feto-materno che struttura l'Inconscio e quindi la Religione. Anzi: si può tranquillamente affermare che il monoteismo, con tutti i suoi derivati, si fa e si disfa durante il processo gravidico. Ed è proprio in questo senso che il Problema economico del Masochismo viene risolto dalla Micropsicoanalisi: in termini di calcolo differenziale dell’incremento della pulsione di morte presente ed attiva durante lo Stadio Iniziatico. Questa non è una semplice frase ad effetto. Per esempio, gli studi compiuti da G. Marzi sul Microchimerismo e vita fetale, che tra breve si dischiuderanno su scoperte mirabolanti e su nuove, magnifiche ipotesi, si muovono esattamente in questa direzione.

© Pier Luigi Bolmida

     
 

 
 
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