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La semeiotica dell'incubo *
8 novembre 2010
Della necessità di esplorare la dimensione incubica
Nelle rare occasioni in cui la confusione di Babele si acquieta, il
linguaggio umano riacquista la propria originaria uniformità riuscendo a
descrivere con un’unica vibrazione livelli di verità sempre più profondi e
complessi: non sussiste più la necessità di ricorrere a interpreti ed ogni Sapiente,
tramite gli specifici oggetti di studio e i propri strumenti di osservazione e
verifica, giunge a considerare molteplici aspetti della Realtà che convergono
in un’unica spiegazione epistemologica. Così, nella semplice, lineare e
inconfutabile affermazione che l’evoluzione umana inizia e si fonda sulla costruzione di un linguaggio,composto
di simboli, allegorie e
metafore, si riuniscono e si amalgamano i saperi e le
esperienze di differenti discipline scientifiche. A tal punto che risulta impossibile individuare all’interno di questa
affermazione espressa all’unisono, la “voce” del singolo esperto, se si tratti
cioè dello Psicoanalista che definisce la Coscienza nei termini di «Un’estesa ed articolata rete associativa di
rappresentazioni verbali» (Freud, 1815), del Semiologo che dimostra come « Per l’uomo parlare vuol dire anzitutto
dar senso al proprio agire » (Fabbri, 2000) , dell’Etno -
paleontologo che scopre come «Nelle
popolazioni di Cacciatori Arcaici, l’uso del linguaggio e della comunicazione è
un elemento portante degli equilibri del Clan» (Anati, 2010) oppure
dell’anatomo-fisiologo che verifica «Come l’evoluzione della neo-corteccia
abbia messo sotto controllo deliri e allucinazioni tramite il linguaggio» (Di
Rosa, 2009). In altre parole, è
ormai chiaro in tutti come l’espressività sensorio
– motoria originaria, basata sull’istinto e sull’insieme di reazioni
elettro-biochimiche ereditate dalla filogenesi animale, si mantiene globalmente
negli strati più profondi dell’inconscio e soltanto quando viene organizzata
nel sistema cognitivo, assumendo una forma rappresentativa linguistica,
riconoscibile e trasmissibile, si trasforma in pensiero. In
quest’ottica, tutta l’evoluzione della Specie si può riassumere in un’unica
traiettoria che congiunge e trasforma il movimento in parola.
Lo
studio delle pittografie rupestri ha dimostrato ormai da anni come, in effetti,
si possano suddividere i messaggi memorizzati nelle pietre istoriate in vari
ordini e livelli d’informazioni, ognuno dei quali si distribuisce e si
specifica in rapporto a determinati aspetti della vita quotidiana. Da una parte,
infatti, le incisioni rupestri costituiscono un primordiale codice legislativo
che prescrive le norme comportamentali da adottare ai fini della conquista di
sesso, cibo e territorio (Anati). Ormai pare definitivamente
accertato che le funzioni cognitive si siano costituite attraverso la graduale
rinuncia all’eredità pulsionale (o istintuale) e sul
progressivo riconoscimento di obbligazioni reciproche, di vincoli individuali e
doveri collettivi che vengono formalizzati in prescrizioni figurative condivise
e trasmissibili. A questo
livello di funzionamento, la struttura del Clan si configura come un sistema
adattato di elementi efficienti, congrui e coerenti con le attività razionali superiori, in quanto forma ordinata di memorie, esperienze e strategie
orientate nello spazio e nel tempo e come insieme organizzato di schemi
operativi, funzioni finalizzate all’adattamento e connessioni logiche e
stabilizzate, volte alla salvaguardia dell’individuo e della collettività. Il
Clan determina, tramite l’adesione al Totem, i vari comportamenti che
riguardano la distribuzione e la limitazione dei beni commestibili, i
rispettivi ruoli ricoperti all’interno della comunità, le norme per
l’accoppiamento e le regole di gestione e di sfruttamento delle risorse e del
territorio. Il Clan funziona pertanto come un grande sistema comune d’informazioni
apprese e condivise che, mediante la sacralità, preordina un linguaggio sempre
più complesso e articolato, presiede a ogni attività e stabilisce similitudini
e diseguaglianze con l’entità totemica prediletta: incoraggia quindi a compiere
determinate sequenze di azioni, che vengono pertanto
ammesse all’interno dei costumi ed usanze del gruppo, oppure ad inibire altre
serie di condotte, che in tal modo sono respinte, precluse, a seconda del loro
grado di compatibilità, affinità e empatia con l’identità comune.
Parallelamente
a questo livello d’informazioni, vengono gradualmente a organizzarsi serie di
rappresentazioni verbali e visive che travalicano i confini del mondo reale e
della percezione oggettiva degli elementi presenti nell’ambiente naturale.
Nelle incisioni rupestri si manifesta così l’intero universo dei sogni, degli
spiriti, delle ombre, dei defunti e degli Antenati: tramite le immagini istoriate,
oggi noi sappiamo che gli esseri umani sono stati
interessati al sogno sin dalla preistoria. Anzi possiamo affermare che una
delle esigenze fondamentali che ha spinto i nostri progenitori arcaici a
costruire sistemi sempre più complessi di linguaggio,figurativo
e parlato, sia proprio stata quella di trovare il sistema per “raccontare” a se stessi e ai membri del
Clan i residui mnestici della propria produzione onirica. In questo senso, molto
schematicamente, possiamo dire: «che il
mondo psichico è sorto in tre tempi: 1°) L’acquisizione dell’Omeotermia, ha
permesso a certi animali, e quindi anche all’uomo, di sognare (gli eterotermi
non sognano - vedi ricerche di M. Jouvet);2°) è arrivato un momento in cui
l’essere umano ha scoperto di sognare, cioè i nostri antenati hanno iniziato a
parlare delle loro avventure notturne mescolate a quelle diurne; 3°) sono riusciti a fare una distinzione tra le avventure
della notte e quelle del giorno» (Peluffo, 2010a.) Infatti, mentre per il Pre-Sapiens sacro
e profano risultano essere ancora fortemente
commisti nella quotidianità, per il
Sapiens, mano a mano che egli progredisce, il bisogno di organizzare lo spazio
tra il mondo laico e quello spirituale si fa sempre più impellente e la stessa
transizione tra le due realtà viene segnalata fisicamente da passaggi nascosti,
angusti, inaccessibili. Simmetricamente viene a crearsi la figura e il ruolo del
“mediatore” o “sciamano”. Dopo questa innovazione, le realtà ultraterrene
potranno pertanto essere contattate soltanto tramite l’intercessione dell’Intermediario
autorizzato e dai rituali di iniziazione che coerentemente si instaurano. É chiaro che la conseguenza è stata di ipotizzare
l’esistenza di un mondo notturno di forme senza materia solida, un mondo di
ombre che tuttavia continuano ad esistere dopo il risveglio. Per esempio, già da tempo gli uomini preistorici sognavano i morti che seguitavano
ad agire come da vivi, creando una notevole confusione. Quest’ultima operazione
d’individuazione di due mondi paralleli e coesistenti ha contemplato uno sforzo
psichico d’immane grandezza che ha richiesto millenni per essere completata: in sintesi, si può sostenere che assistiamo a uno
sforzo attivo, che implica l'impiego di tempo, energie, tecnologie e materiali,
compiuto dal comune Antenato preistorico al fine di operare un’incessante
distinzione tra le raffigurazioni che riguardano la vita quotidiana e quelle
che riguardano la vita onirica. E’ stato questo il tempo in
cui sono iniziate le sepolture. Il Pre-Sapiens (da 50.000 a 100.000 a.C.) ha
iniziato a seppellire (o mangiare) i suoi morti e da tali abitudini rituali,
per opera del Sapiens, si sono sviluppate le
molteplici usanze di sepoltura e le teorie del viaggio dopo la morte, la
sopravvivenza delle anime e tutta quella filosofia mistico-religiosa che ancora
oggi la maggior parte della popolazione mondiale pratica. Da questo fenomeno se
n’è sviluppato un altro. La curiosità scientifica che è insita in noi ha
cominciato a far sorgere domande che esigevano risposte. Per esempio, qual è il
significato di questo mondo immaginifico in cui noi passiamo molte delle nostre
ore notturne, a volte in circostanze molto piacevoli e altre volte impegnati in
operazioni impegnative ma quasi sempre in situazioni assurde
e o poco comprensibili. Il pensiero che attraverso il sogno si potesse
prevedere le vicende della nostra vita futura fu uno
dei primi tentativi che richiese il lavoro degli specialisti: indovini,
oracoli, sciamani, etc. Tutte persone capaci attraverso i sogni loro o di altri
di entrare in contatto con quel mondo di ombre, di parvenze di persone defunte
o sconosciute, che potevano avere accesso alle correnti senza tempo del mondo
dei Sogni e degli Spiriti, e quindi fornire informazioni su fatti non
percepibili e non ancora accaduti. Si costruiva in tal modo in tal modo
l’ipotesi di un‘Destino’ individuale e collettivo che poteva essere esplorato e in qualche modo
preannunciato (cfr: il“Churringa” descritto
da Anati 2010). Il progressivo affinarsi delle spiegazioni scientifiche in epoca
moderna spinse coloro che si occupavano del problema a
non accontentarsi più di spiegazioni esoteriche e a studiare il sogno in una
prospettiva diversa. Lo si confrontò con altri
fenomeni psicobiologici come per esempio il delirio e l’allucinazione e iniziò
a farsi strada l’idea che il sogno si costruisse su un fondo di desideri
inespressi e in gran parte sconosciuti. La grande scoperta di Freud,
confermata e completata dalla micropsicoanalisi, è che il sogno è un tentativo
di realizzazione mascherata di desideri inconsci, ancorati nel rimosso e di
origine infantile, a prefigurazione uterina e filogenetica.
Si è dimostrato come durante lo
sviluppo della sessualità e dell’aggressività, che si svolge in stadi
successivi, insiemi di esperienze traumatiche specifiche contribuiscano a
creare particolari nuclei di fissazione, che producono desideri che rimangono bloccati
(rimossi) nell’inconscio e diventano elementi di tensione. Il sogno cerca
continuamente di abbassare il livello di tale tensione, utilizzando elementi
della vita quotidiana per trovare un via di sfogo che eluda gli ostacoli costituiti
da tali blocchi. In altri termini,
l’inconscio memorizza vissuti aggressivi e sessuali di origine utero-infantile
e filogenetica, li elabora e ne trasmette frammenti nel preconscio sotto forma
di resti notturni. Questa informazione onirica viene quindi
trattata nel preconscio secondo i processi che contaddistinguono il Sistema secondario
che li trasforma in pensieri,
sentimenti, emozioni e comportamenti per esprimere, in modo più o meno recondito
e camuffato, una particella di memoria smarrita e la dinamica del desiderio che
essa include (complesso). É proprio in questo senso che la
psicoanalisi considera il sogno come il prodotto di un intenso lavoro psichico
inconscio il cui scopo è riattivare e realizzare in forma allucinatoria desideri
aggressivi e sessuali rimossi, al fine di ricondurre il livello di eccitazione
a uno stato di quiete.
A
questo punto si sono evidenziati due distinti ordini e livelli di Realtà che
operano all’interno dell’attività psichica del comune antenato preistorico; il
primo, relativo al mondo naturale e ambientale, strettamente connesso con la
percezione, l’osservazione, la memoria, la logica e la coscienza, è saldamente
ancorato allo spazio/tempo in cui si svolgono le azioni considerate; il secondo
invece, è più intimamente connesso con le esperienze fantastiche e sovrannaturali
che si compiono durante gli itinerari e le avventure oniriche, che si depositano
all’interno dello spazio/tempo discontinuo ed indefinibile
del mondo dei Sogni, degli Antenati e degli Spiriti. In molte incisioni
rupestri tali messaggi sono contraddistinti da speciali psicogrammi che ne
segnalano ed evidenziano la natura “ultraterrena”specificandone
l’intangibilità diretta, quindi la sacralità delle informazioni in essi
contenuti. Per ognuno di questi due ordini e livelli di Realtà, l’evoluzione
viene a costruire una dualità di forme di linguaggio tipiche e peculiari.
Parole e immagini ben strutturate con significati
univoci ed inconfondibili per segnalare gli elementi della natura, gli animali,
se stessi nella duplicità della configurazione sessuale, le abitazioni, le
varie azioni di guerra e di caccia, gli strumenti atti ad operare tali azioni,
ecc. per apprendere, esprimere e comunicare il
Tangibile. Significanti indeterminati, semiliquidi,
reversibili, talora misteriosi e prodigiosi, sovraccarichi di eccitazione
superstiziosa, sensazioni mistiche ed emozioni contrastanti per rappresentare
l’Immaginario, trascendente e sovraumano, connesso al sogno. Si costituisce in
tal modo una duplice Semiotica, ognuna con le proprie regole grammaticali,
strutture semantiche, fondamenti di sintassi per coniare rappresentazioni
figurali e verbali atte a fissare e trasmettere il
significato delle fluttuazioni che avvengono all’interno dei vari stati
psicobiologici che contraddistinguono la Coscienza.
Tuttavia, come ognuno ha
sperimentato almeno una volta durante l’infanzia, non esistono soltanto i bei
sogni o i sogni d’angoscia: l’attività onirica è disseminata,
con intensità e frequenza variabili, da produzioni d’immagini terrorizzanti,
che provocano l’interruzione del sonno-sogno costringendo la fuga nel
risveglio, spesso caratterizzato da sensazioni dolorose di natura somatica. In
questo senso, il brusco destarsi dal”Pavor
nocturnus” costituisce l’esatto movimento antagonista dello svenimento
durante la vita di veglia: in entrambi i casi si aprono vie di evasione, che favoriscono l’improvviso transito da uno stato di coscienza
all’altro, a scopo difensivo. Per costruire una Scienza generale della Comunicazione
è pertanto necessario inserire un terzo ordine di funzionamento intrapsichico,
quello relativo all’Incubo, che interagisce costantemente
con gli altri livelli appena descritti e ne modifica la coerenza, immettendo
informazioni discordanti e dissonanti e creando nessi illogici e paradossali
tra significanti e significati. Nelle pittografie rupestri, oltre alle indicazioni
attinenti ai tre grandi parametri Sesso- Cibo-Territorio, e ai messaggi provenienti
dal fantastico sognato, sono memorizzati anche altri tipi d’informazioni, in
particolar modo relative agli episodi traumatici che
hanno colpito il Clan ed i suoi
appartenenti. «Nel
pittogramma si fissano, si concentrano e si conservano le caratteristiche
raffigurative degli eventi che hanno perturbato l’equilibrio affettivo profondo
del gruppo». (Peluffo, 2010a). Le rappresentazioni visive di tali vicende,
per lo più altamente drammatiche, vengono incise
collateralmente, sia nella memoria profonda della specie, sia sul supporto
litico dell’Arte Rupestre, creando in tal modo i parametri di un linguaggio
parallelo non evidentemente esplicitato, che pervade come un “disturbo di segnale” l’intera comunicazione.
Si evidenzia in tal modo come l’essere umano abbia dapprima costruito il linguaggio
dell’Animale, durato per decine di millenni, poi abbia imparato a formulare
discorsi sempre più complessi su se stesso, i propri sogni, le proprie fantasie
e desideri, e in parallelo abbia coniato le
immagini dell’orrore e le parole paradossali per illustrare l’Incubo, che ripropone il Trauma
che ha lesionato l’organizzazione biopsichica del Clan. In quest’ottica,
diventa indispensabile e irrinunciabile inserire la nozione e il concetto di “angoscia”
all’interno del vocabolario umano.
Le parole per raccontare l’angoscia
La
diagnostica differenziale tra distinti fenomeni psichici, quali la paura,
l’ansia e l’angoscia è abbastanza recente, risale, infatti, alla fine del IXX
secolo, e a tutt’oggi crea ancora una notevole confusione nella popolazione non
specializzata in materia. In forma molto schematica, possiamo osservare come i
primi due termini si riferiscano a comportamenti di provenienza specificamente
animale, il primo, relativo alla paura, si basa su movimenti organizzati di
fuga, difesa e attacco in presenza di un pericolo
esterno reale, movimenti istintuali che sono riconducibili sotto il diretto controllo
del Sistema Nervoso Centrale. La seconda manifestazione, l’ansia, è
contraddistinta da intense e massicce scariche d’ordine neurovegetativo
(tremori, pallori, abbassamento della vista, aumento del ritmo
cardiaco, sudorazione e salivazione alterate, modifiche della densità e
composizione ematica, ecc.) che possono giungere fino allo svenimento, e in
alcuni casi alla morte per infarto, attivate dall’incombenza di un pericolo
imminente da cui non si può sfuggire né difendersi per svariati motivi: ogni
animale, anche eteroterme, se costretto a subire una minaccia da cui non può
districarsi né proteggersi, perché ferito, accerchiato o fisicamente imprigionato,
cortocircuita il funzionamento cerebrale e sviluppa ansia, cioè sintomi di
reazioni neurovegetative prestabilite dal sistema Parasimpatico (gangli, plessi
e riflessi spinali), come estrema risposta difensiva prima della morte. Questi
due processi ricollegano la Specie alla sua filogenesi animale, mentre il terzo
fenomeno considerato è di natura squisitamente intrapsichica, e quindi intimamente
collegato con il linguaggio. In effetti, il vocabolo “angoscia” delimita un particolare stato d’animo, caratterizzato da
sensazioni di costrizione e oppressione interna che si potenzia in attesa di un avvenimento catastrofico
che non esiste nella realtà attuale, che si teme possa accadere, ma non si
conosce. Si tratta pertanto di una minaccia priva di una qualsiasi
rappresentazione oggettivabile che provoca, mantiene e alimenta uno stato di
eccitazione dolorosa costante e mette a repentaglio l’intera organizzazione
somatopsichica: una sorta di dannosa vibrazione che sottintende il timore di un
pericolo non identificabile ma devastante nei suoi effetti. L’angoscia in
apparenza assume un carattere anticipatorio e preparatorio a una sciagura ma in
verità realizza un fenomeno di ripetizione automatica e involontaria di un
evento sconvolgente, già accaduto ma precluso alla memoria e alla coscienza. Clinicamente,
la strategia difensiva più frequentemente adottata per contrastare e attenuare
gli esiti dell’angoscia (oltre al ricorso a sostanze inebrianti o stupefacenti)
è costituita dal meccanismo di spostamento, all’interno del quale gruppi di rappresentazioni preconscie sono coinvolti
nella costruzione di entità o situazioni più o meno raccapriccianti , il cui
unico scopo è quello di trasformare l’angoscia senza volto in sensazioni di
paura riconoscibile, dalla quale ci si possa difendere tramite l’evitamento, cioè l’attivazione di
condotte giudicate coerenti ed adeguate per eludere il pericolo. Ad esempio, l’eseguire i rituali propiziatori, i sacrifici, le cerimonie
di scongiuro, le pratiche scaramantiche, i sortilegi o le fatture; oppure
tramite il pronunciare sequenze di parole mirate al controllo del maleficio, quali
le formule magiche, le litanie liturgiche o le venerabili suppliche. In questo
senso, implorazioni, geremiadi, lamentazioni, frasi rituali, incantesimi,
esorcismi e pianti compulsivi costituiscono la vera struttura sindromica della semeiotica incubica. In sintesi,
l’apparato psichico crea, principalmente nel corso dell’attività onirica, un
movimento difensivo che sposta, delocalizza e trasferisce il surplus di
tensione dall’interno verso la rappresentabilità esterna dell’eccitazione, che
viene in tal modo vincolata in figure e forme che, per quanto orripilanti,
comunque risultano identificabili
e possono in tal modo essere raccontate, trasmesse e condivise e quindi parzialmente controllate (Bolmida, 2009).
Le entità spaventose così ingenerate di notte, durante le fasi NREM del sonno-sogno
peculiari dell’incubo, sono inserite in relazioni figurative e verbali durante
l’attività diurna, creando in tal modo un vero e proprio linguaggio
dell’angoscia, che tenta di rappresentare i vari traumatismi rimossi che hanno colpito
il Clan e i suoi membri: un linguaggio che compenetra in modo intersecante sia
i messaggi del Reale sia quelli dell’Immaginario spirituale e costituisce un
insieme di sintomi e segni che palesa profonde alterazioni delle facoltà
psico-linguistiche. In questa dimensione, l’universo è veramente tripartito, poiché
costituito dal mondo dei Vivi, dal mondo dei Sogni/Spiriti/Antenati
e dal mondo degli Incubi, popolato da realtà pseudo - allucinatorie e creature terrificanti.
Un universo che riprodurrebbe e comprenderebbe in sé i tre stati principali
dell’oscillazione basale della Coscienza, ossia lo Stato di veglia-vigilanza, lo
Stato crepuscolare onirico fisiologico della fase REM e lo Stato di attivazione
onirica disorganizzata della fase NREM. Il Trauma si trasmuta così in Mostro, sia
nel linguaggio trascritto nella roccia sia in quello memorizzato nell’inconscio
della Specie.
Lo studio dei rapporti tra
descrizioni visive e vissuti traumatici
Esseri acefali, mostri con
orecchie smisurate e umanoidi con una gamba sola, insieme a cinocefali,
ciclopi, arpie, sirene e centauri, teriantropi, teriocefali, quadrumani alati e
le più svariate e stupefacenti combinazioni chimeriche son tutti “pitoti” (pupazzi in dialetto bresciano)
camuni rigorosamente repertoriati da E. Anati e i suoi
collaboratori: ognuno di questi ideogrammi rappresenta una cellula semantica elementare.
Come scrive l’Autore (E.Anati, 2007): «L’arte preistorica e tribale, nel corso
di millenni, rivela una massa immensa di opere che possono essere definite in
termini di “costruzione
intellettuale senza rapporti con il mondo reale”, ossia che rispondono alla
definizione di delirio. Sovente tali esseri immaginari sono associati in scene
o composizioni, che descrivono eventi, episodi, miracoli, realtà che nella
limitazione delle nostre facoltà definiamo inesistenti. L’homo sapiens ha avuto l’esigenza di produrre e di vivere tali stati d’animo». Sono
intimamente convinto che quest’ultima frase rappresenti un’ulteriore tappa verso l’unificazione dei
vernacoli scientifici e la costituzione di una Teoria Epistemologica Universale
capace di superare le dissonanze di Babele. Il tentativo di spiegare il motivo
per cui il Sapiens abbia avuto, continui a tutt’oggi ad avere, e sarà
sicuramente costretto a mantenere in avvenire, l’esigenza di riprodurre entità pseudo
– allucinatorie terrifiche e mostruose che lo costringono a rivivere in
continuazione stati d’animo riconducibili all’angoscia, al panico, all’ansia e
allo spavento, richiede infatti la convergenza concordante
di tutte le Discipline che compongono lo scibile umano.
Il primo stadio di comprensione della relazione tra i bestiari di pietra ed esperienze traumatiche deriva dalle attuali
conoscenze in materia di Ostetricia e si situa al livello della diretta osservazione
della realtà ambiente, umana ma anche animale, rientra quindi nel patrimonio di
conoscenze proprie del Clan. Per motivi di brevità limiterò la mia trattazione
a un semplice, banale e frequentissimo fenomeno, tuttora ben presente anche nelle
aree più civilizzate del mondo, anche se in via di netta diminuzione: la neurotmesi, che è una
lesione di fibre nervose che provoca la paralisi e malformazione di almeno un arto,
causata da un’erronea manovra di estrazione del nascituro durante il parto. La moltitudine di zoppi, storpi e sciancati che da sempre ha
affollato il Pianeta, giungendo ad abitare anche i vari olimpi in svariate e
lontane Regioni e in tempi molto diversi (basti pensare a immortali mutilati
quali Prometeo, Osiride, Attis, Efesto, Edipo e molti altri ancora),
costituisce un preciso e concreto campionario di traumi da parto che da sempre
hanno caratterizzato la razza umana, in cui il tasso di abortività è, ancora
oggi, uno dei più elevati tra tutte le Specie viventi che hanno popolato e
popolano il Pianeta. A questo elementare esempio di amputazioni
ostetriche, si devono aggiungere le conseguenze, statisticamente molto improbabili,
di nati vivi prodigiosamente scampati ad alterazioni cromosomiche, anomalie
genetiche, svariate forme di mosaicismi, aberrazioni causate da carenze alimentari, da una vasta gamma di malattie
infettive, da incidenti meccanici quali cadute, urti o percosse, e dalle
infezioni sessuali. Ognuna di queste citate patologie plasma, nelle fattezze sfigurate
di ogni accidentale sopravvissuto, il proprio specifico carattere di Mostro, in
grado di terrorizzare i membri del Clan ed “impressionare” la lastra litica, che ne
riproduce in tal senso le deformità (pensiamo alle stigmate della sifilide che
animano ancora numerosi film contemporanei). Naturalmente, sciamani e
partorienti preistoriche, che per eoni di tempo furono le “levatrici” di se-stesse, quindi unico tramite tra le mostruosità e il Mistero che le aveva ingenerate (oggi si parlerebbe di
senso di colpa inconscio), non possedevano le odierne nozioni di Ostetricia; pertanto,
per decifrare le cause di questi fenomeni, sembrava loro logico ricorrere a sistemi di spiegazioni magico
- superstiziose alquanto elementari, quali forme di punizioni soprannaturali,
infrazioni al codice totemico commesse da progenitori misconosciuti o premonizioni di sciagure imminenti. In
alcuni casi, la malformazione veniva interpretata al
contrario, in forma consolatoria, cioè come segno di grande benevolenza,
affezione e predilezione da parte degli Spiriti.
Il ricorso all’osservazione diretta della
realtà, umana ed animale, come origine delle
raffigurazioni zooantropormorfiche orripilanti rinchiuse nell’Arte Rupestre non
esaurisce tuttavia la complessità del fenomeno. Per capire il significato
globale delle alterazioni percettive presenti nei blocchi istoriati occorre
avventurarsi in dimensioni microscopiche molto più complesse e sofisticate, che riguardano appunto l’attività onirica e il
mondo dei Sogni. L’identificazione al mostro, indispensabile ai fini della sua raffigurazione
pittografica, presuppone, infatti, che sì instauri l’introiezione di almeno una
delle caratteristiche dell’oggetto che s’inserisce all’interno del proprio
psichismo, ossia si stabilisca una relazione di affinità, somiglianza o identità
tra soggetto che assimila e oggetto che viene incorporato. Ad esempio, nella creazione dello “sciapode”, essere uni giambico dal cranio umano e arti inferiori e
superiori a forma di tronco d’albero (cfr.:illustrazione
di Anati), vengono descritte molteplici e stratificate relazioni elementari, che
si fondano su similitudini di movimenti colti e rappresentati nell’immagine
rupestre: l’acquisizione e il mantenimento della statura eretta, l’affondare
dei piedi nella terra, l’innalzarsi maestoso verso il cielo, la forza di
resistenza alle intemperie ma anche
il vigore dell’erezione peniena e la potenza intimorente dello stormire delle chiome.
In breve, la traduzione simultanea del pittogramma: “sciapode”in parole attuali corrisponderebbe pressapoco a: «io/Clan sono (posizione narcisistica)- io/Clan vorrei
essere (funzione anaclitica)- io/Clan
venero (relazione d’oggetto) lo
spirito albero», ossia l’espressione di movimenti successivi di sviluppo
psicogenetico che durante il Sonno - Sogno trascinano i desideri, condensati nell’engramma
di un’unica rappresentazione, dall’interno verso l’esterno. In altri termini,
si venerano entità spirituali collocate nel mondo sovrannaturale e costruite
attraverso la proiezione di qualità intrapsichiche considerate particolarmente
importanti e vitali. Ecco spiegato il motivo per cui lo “zoppo uni giambico”
può diventare sacro, in quanto materializzazione
magica e tangibile del desiderio di fondersi con lo spirito albero, oltre che realizzazione
mascherata del desiderio inconscio di negare la castrazione. Lo
stesso meccanismo essenziale si ripete nella creazione di figure chimeriche
interspecie uomo-animale, dove la traduzione (ellenica) individua palese ed
evidente l’espressione del desiderio onirico di essere potente e robusto come
un toro (minotauro), efficace e feroce come un lupo (cinocefalo), correre veloce
e possente come un cavallo (centauro), volare torreggiante come un rapace (cherubino),
nuotare spedito come un pesce (tritone), saltare lungo come un canguro, senza
omettere altri animali oggetto di gran devozione e attivazione pulsionale, quali
l’orso, la renna o l’elefante. Proprio a proposito della
rappresentazione di esseri chimerici, E.Anati e la sua
équipe hanno dimostrato come ad Har Karkom si siano fuse le raffigurazioni arcaiche
dell’uomo-luna (leggi: «io/Clan sono-vorrei
essere-venero la luna»), con le riproduzioni dell’ uomo-sole (leggi: «io/Clan sono-vorrei
essere-venero il sole»), nelle celesti fattezze dei due spiriti Sin (spirito
lunare) e Hai (spirito solare) che
si sono congiunti sulla “Montagna dello
zafferano”, nel deserto del Negev. In numerosi casi, gli elementi nucleari,
cioè il soggetto “io/Clan” e l’azione espressa nel desiderio, vengono
omessi o rimangono impliciti e di conseguenza si manifestano fantasie condensate
in “frasi minime” in cui il
mescolamento chimerico si effettua immediato tra parti di animali diversi,
ottenendo in tal modo sintagmi che affrescano esseri “ibridi” dotati di peculiarità eccezionali, particolarmente
appetibili oltre che reversibili, la cui traduzione verbale risulterebbe: « (io/
Clan vorrei che esistessero) leoni docili come capre che forniscono latte e
carne »; «(io/Clan vorrei che esistessero)
cavalli arcionabili che volano come aquile» ; «(io/Clan vorrei che esistessero)
bovidi rapidi e flessuosi come serpenti», ecc. Tutte queste creature
inesistenti sono sovraccaricate da esaltazioni ultraterrene, credenze superstiziose , eccitazioni scoptofiliche, pulsioni parziali e spinte epistemofiliche
ed appaiono prive dei caratteri tipici dell’angoscia. Al contrario, in
molteplici incisioni rupestri la grafica dell’affetto risulta indubbiamente perturbata, in quanto, al posto del sogno ad occhi aperti che
esprime la dinamica del pensiero onirico, si condensa un’innegabile sensazione
di dolorosa inquietudine, espressa mediante i segni diretti e riconoscibili dell’aggressività
primaria, soprattutto a fissazione orale (occhi minacciosi, artigli e zanne
sfoderate e mimiche spaventose) ed iniziano ad apparire figure che oggi
definiremmo in termini di demoni, streghe, arpie, draghi, vampiri o spiriti del
male. Sono queste le raffigurazioni del Trauma che testimoniano come abbozzi germinali
della presenza incubica di Lilith (e delle sue successive trasformazioni
storiche) si presentino in epoche molto remote, qualche tempo dopo che il
Sapiens ebbe imparato a rappresentare se stesso tramite l’impronta della propria
mano sulle pietre istoriate.
La Micropsicoanalisi definisce con il
termine di Trauma l’insieme di lesioni improvvise e continuate che pone
l’apparato psichico nella condizione di non poter scaricare l’afflusso di
eccitazioni, esterne ed interne, per cui l’omeostasi
dell’intero sistema psicobiologico risulta problematico da mantenere (Peluffo,
2010b). Il tentativo di eliminare tale accumulo di tensione consiste
nell’elaborare gruppi di fantasie inconsce che cercano di intervenire sulla
causa della sofferenza per trasformarla e ridurre l’eccesso di tensione. In
quest’ottica, come ho tentato di illustrare, il sogno è un’allucinazione che
tende a permanere nello stato di veglia sotto forma di rappresentazioni
grafiche di natura magica e spirituale, presenti nell’arte rupestre. Anche
l’incubo tuttavia, come invasione brutale e massiccia di lacerazioni avvenute
in precedenza, costituisce una forma di sogno, benché patologica, che si
presenta costantemente (oggi come in epoche preistoriche) sotto una duplice sequenza
di rappresentazioni. Tale duplicità implica la capacità da parte dell’unità
somatopsichica di saper distinguere e localizzare sequenze di stimolazioni
dolorose provenienti dall’esterno dell’organismo, da altre che si originano
dall’interno dell'organizzazione stessa, fatto questo già ampiamente
verificato; soprattutto presuppone che tali informazioni differenziate vengano in qualche modo sistemate e catalogate in rudimentali sistemi di
memoria specifici, predisposti ad inviare messaggi ed informazioni codificate,
in grado di connettersi ed interferire con la strutturazione delle varie
memorie principali e capaci di esprimersi mediante immagini soggiacenti non
direttamente riconducibili sotto il controllo del Sistema Percezione-Coscienza
e dell’Esperienza. Processi d’interconnessione che avrebbero luogo nello spazio
intra e inter sinaptico, ancor oggi ampiamente inesplorato. La prima sequenza
d’immagini pertanto, raggruppa insiemi di esseri antropozoomorfi che incombono, giacciono sopra, minacciano e aggrediscono. La seconda
serie di raffigurazioni assume le sembianze di mostri, femminili o bisessuati,
che soffocano o mutilano. Ecco quindi, nella mia personale concettualizzazione
di una semeiotica incubica, delinearsi l’ipotesi che
dovrà essere confermata o inficiata dalla ricerca multidisciplinare: la prima
serie di figure iconiche, relative a demoni, obbrobri, draghi e spiriti
maligni, trarrebbe origine dai tentativi di elaborare vicende traumatiche di
origine catastrofica esterna che hanno lesionato la struttura psicosomatica
dell’organizzazione del Clan (glaciazioni, carestie, siccità, alluvioni,
guerre, lutti, malattie, ecc.) e si sono incisi nella memoria inconscia
individuale e collettiva. Mentre la seconda, che ingenera un’infinita
progressione di streghe, arpie, megere, sfingi, vampiri e donne castratrici,
costituirebbe il tentativo, totalmente inconscio, di riproporre durante l’incubo, che viene poi trascritto in linguaggio pittografico, i
momenti epicritici di massima tensione che hanno caratterizzato la relazione
madre/figlio, a partire dalle prime esperienze gravidiche durante la vita
uterina, fino allo svezzamento. Esprimerebbe pertanto una sintomatologia
traumatica interna, di natura totalmente somatopsichica, esente da
sollecitazioni ambientali esterne dirette. All’interno di questa ipotesi, la
proto-Lilith preistorica, cioè l’antonimia delle veneri adipose, sarebbe l’espressione
grafica dell’insieme di microtraumatismi che hanno caratterizzato la gravidanza
umana fin dagli albori del processo di ominizzazione. In tale ottica, i
precursori preistorici dell’immagine di Lilith costituirebbero il pittogramma
incubico di andamenti gravidici particolarmente perturbati da elevati rischi
abortivi, che alterano la fisiologia del Sonno-Sogno, dapprima proiettati
sull’animale-mostro e quindi re introiettati in un’identificazione pseudo -
umana persecutoria.
Per concludere,
desidero presentare un breve sunto della prima conferma a questa mia ipotesi,
proveniente dagli studi di biologia moderna sugli effetti della poliabortività
patologica, che si attua quando un figlio sopravvive a 2-3 aborti spontanei
della madre o quando è superstite di numerosi fratelli non nati o morti
nell’immediato post natale:
«…Partendo dal concetto di mescolamento di
parti di animali diversi, i biologi hanno chiamato microchimerismo la presenza
di cellule con patrimonio genetico diverso da quelle del resto dell’organismo
che le ospita ed hanno verificato che la gravidanza può dar luogo a questi
passaggi di cellule dall’ospite all’ospitato e viceversa. Alla luce delle
attuali conoscenze, non si può, escludere un microchimerismo da fratelli, per
le gravidanze precedenti; e, perché no, dagli aborti ripetuti specie se di
gravidanze sufficientemente avanzate. Dato che la riproduzione umana ha un alto
tasso di fallimenti, con frequenti aborti spontanei, questa prospettiva apre
all’idea di vite prenatali in cui la relazione madre-figlio potrebbe
comprendere inferenze di moltitudini di parenti. Le nonne per esempio. Infatti, dato che le donne possono ospitare diverse
generazioni, provenienti sia dalla propria madre sia da uno o più dei propri
figli quali possono essere le conseguenze di tali vicende microchimeriche
sull’organizzazione biologica e psichica del nascituro?» (Marzi, 2008).
Presentato in data 06/09/2010 a:
Centro Internazionale di Studi Interculturali di Semiotica e Morfologia Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” Palazzo Passionei Paciotti, Via Valerio 9 - 61029-Urbino (PU)
«I segni originari dell’arte. Riflessione semiotiche a partire dall’opera di E. Anati/ Les signes originaires de l’art. Réflexion sémiotiques à partir de l’oeuvre de E. Anati/ The Originary Signs of Art. Semiotic discussion starting from the work of E. Anati/ Las huellas originales del arte. Reflexiones semióticas de la obra de E. Anati.»
Coordinatori: Emmanuel Anati (Centro Camuno, Capo di Ponte) e Paolo Fabbri (LUISS, Roma)
Centro Internazionale di Studi Interculturali di Semiotica e Morfologia
© Edizioni del Centro, Capo di Ponte, 2010. Su gentile concessione dell’Editore.
© Pier Luigi Bolmida
Bibliografia:
Anati E.
1980 - I Camuni alle radici della civiltà
europea, Milano (Jaca Book), 1980.
1993 - World Rock Art. The Primordial Language,
Capo di Ponte (Edizioni del Centro), 1993.
1995 - Il museo immaginario della
preistoria. L’arte rupestre nel mondo, Milano (Jaca Book), 1995.
- Les Racines de la
Culture, (Editions du Centre), 1995
- La religione delle origini, Capo di Ponte (Edizioni del Centro),
1995.
1999 - Lo stile come fattore diagnostico
nell’arte preistorica, (Edizioni
del Centro), 1999.
2002 - La struttura elementare dell'arte, Capo
di Ponte (Edizioni del Centro), 2002.
2003 - Aux Origines de l’art, Paris
(Fayard), 2003.
2006 - Har Karkom, a guide to major sites,,Capo
di Ponte (Edizioni del Centro),2006
2007 - L’odyssée des premiers hommes en
Europe, Paris (Fayard), 2007.
2008 - Studi per la lettura dell’arte rupestre,
Capo di Ponte (Edizioni del Centro), 2008
2009 - Strutture Cognitive primarie, in:
L’universo della mente” 11ema edizione delle giornate siciliane di formazione micropsicoanalitica, Villa
Piccolo, Capo d’Orlando
2010 - Monografia sull’Identità, Bollettino
BCSP, (Edizioni del Centro) Capo di Ponte, 2010
Anati E.,
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2009 - HK/86b. Paleolithic cerimonial site at Har Karkom, holy mountain in the desert of Exodus»
in: Preatti di “Produrre storia
dalla preistoria: il ruolo dell’arte rupestre”, XXIII Valcamonica symposium,
Capo di Ponte, 2009
Bolmida P.L.
2009 - Tracce
traumatiche e bestiari di pietra in: Pre atti di “Produrre storia dalla
preistoria: il ruolo dell’arte rupestre”, XXIII Valcamonica
symposium, Capo di Ponte, 2009
De Rosa A.
2009 “L’universo della mente” 11ema edizione
delle giornate siciliane di formazione micropsicoanalitica, Villa Piccolo, Capo d’Orlando,
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Fabbri P.
2000 - “Elogio di Babele” Meltemi Editore (seconda edizione) Roma 2003.
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1915 - Metapsicologia, . Opere, 8. Torino: Boringhieri, 1976.
Marzi G.
2008 - Effetti del microchimerismo fetale nello
psichismo di soggetti adulti, in:Convegno di Capo d’Orlando 2008
Peluffo N.
2010 - La Grafica dell’Affetto , in:
Convegno di Psicoterapia Medica», Messina, aprile 2010
2010 - La Relazione Psicobiologica
Madre-Feto, Edizioni Borla, Roma,2010
Riassunto
L’A. afferma la
necessità d’introdurre la semeiotica dell’incubo per comprendere appieno la
complessità del linguaggio dell’Arte rupestre. In sintesi, l’apparato psichico crea, nel corso
dell’attività onirica, un movimento difensivo che sposta e trasferisce l’eccesso
di tensione dall’interno verso la rappresentabilità esterna, che viene in tal
modo vincolata in figure e forme che, per quanto orripilanti, comunque risultano identificabili
e possono in tal modo essere raccontate, trasmesse e condivise e quindi parzialmente controllate . Le entità
spaventose così ingenerate di notte, durante le fasi NREM del sonno-sogno
peculiari dell’incubo, sono inserite in relazioni figurative e verbali durante
l’attività diurna, creando un vero e proprio linguaggio dell’angoscia, che
tenta di rappresentare i vari traumatismi rimossi che hanno colpito il Clan e i
suoi membri: un linguaggio che compenetra sia i messaggi del Reale sia quelli
dell’Immaginario spirituale e costituisce un insieme di sintomi e segni che
palesa profonde alterazioni delle facoltà psico-linguistiche. In questa
dimensione, l’universo è veramente tripartito, poiché costituito dal mondo dei
Vivi, dal mondo dei Sogni/Spiriti/Antenati e dal mondo
degli Incubi, popolato da realtà pseudo - allucinatorie e creature terrificanti.
Résumé
L’A.
soutient la necessité d’introduire une séméiotique du cauchemard pour
comprendre pléinement la complexité du langage de l’Art préhistorique et tribal. Au cours de l’acctivité
onirique, il se produit un mouvement défensif qui déplace le surplus de tension
de l’intérieur vers la représentation extérieure qui trasforme l’excitation en images
et figures horripilantes, dont l’horreur peut être
identifié, transmis et partagé, donc, malgré tout, partiellement controlé. Ces
entités épouventables engendrées pendant les phases NREM du sommeil-rêve,
typiques du cauchemard, sont insérées parmi les relations verbales de la vie diurne et vont créer un langage qui pénétre et se
mèle soit avec les messages du Réel soit avec ceux de l’Imaginaire spirituel,
en costituant un ensemble de symptomes qui revèlent des profondes altérations
des facultés psycho-linguistiques. Sous cette optique, l’Univers entier est
réellement triparti, étant constitué par le monde des
Vivants, par le monde des Esprits, des Rêves et des Ancêtres, et par le monde
des Cauchamards, peuplés de réalitées pseudo-hallucinatoires et créatures terrifiantes.
Summary
The
Micropsychoanalysis describe “Trauma” as the injury’s whole unforeseen and
uninterrupted, who prevent the psychic system from discharging the afflux of nervous tension.
Such an excess of excitement is drained during the nightmare. On the typicals phases NREM of the incubus, the Unconscious
originate frighttenings entitys, afterwards traslates into human speech, engraved or spoken. The circulation
of this horrifics entitys shape many mental desorders. In this perspective, the
Universe is truly tripartite, since is composed from the land of the living, from the realm of dreams/spirits/ancestors and from the
nightmare’s kingdom.
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