ESCLUSIONI ED INCONTRI:
il ruolo delle ripetizioni filogenetiche
9 Maggio 2003
Il cospicuo materiale clinico
derivato dal lavoro di seduta, posto a confronto con i dati
raccolti dalla ricerca biomedica grazie alle nuove conoscenze
sulla vita prenatale, ha evidenziato relazioni tra esperienze
e vissuti di gestazione e travaglio e condizioni di sofferenza
esistenziale quali, ad esempio, i vissuti di esclusione. Il
rinforzo nei primi anni di vita è rappresentato da vissuti
correlati alla relazione edipica con i genitori o loro sostituti:
la partecipazione diretta o indiretta al coito parentale, il
coinvolgimento in episodi di seduzione, ecc.
Non sempre lanalisi di tale materiale (ontogenetico),
il ritorno del rimosso e labreazione affettiva nei rivissuti
transferali sono sufficienti a liquidare la sofferenza e, spesso
il vissuto di esclusione si ripresenta assieme al ripetersi
di situazioni esistenziali che legittimano il vissuto
stesso e continuano a generare sentimenti di nullità,
fallimento e angoscia.
Accanto ad essi il più delle volte si presenta un senso
di colpa attanagliante con caratteristiche a-specifiche, nel
senso che la persona, oltre un certo limite, può non
essere neppure in grado di individuare un oggetto o una situazione
nei confronti dei quali prova tale sentimento.
Il ricorso al lavoro sulla genealogia, formalizzato dalla micropsicoanalisi
in qualità di supporto al lavoro associativo di seduta,
consente talvolta la risoluzione di situazioni conflittuali
sine materia. Mi riferisco, con questa espressione, a
situazioni che non trovano un vincolamento nellattuale,
in qualcosa di riconoscibile, di cui si può parlare e
di cui si può piangere.
Per chiarire quanto sopra esposto mi avvalgo di alcuni esempi
tratti dallesperienza clinica.
I.
Una donna adulta, madre di una bambina in età di latenza,
si è presentata alla mia osservazione con la richiesta
di aiuto per affrontare la sofferenza ingenerata dalla relazione
con il suo attuale marito. Si tratta di un uomo che, dalla descrizione
e dai dati raccolti dalla donna, che riferisce anche i pareri
dei sanitari pubblici, potrebbe presentare un disturbo paranoide
di personalità.
Assieme al dolore la donna esprime un forte senso di colpa nei
confronti della figlia, nata da un precedente matrimonio e anchessa
coinvolta nel rapporto patologico che la esponeva alle angherie
di questo secondo partner della madre.
La signora è persona colta, che con grosso impegno e
sacrifici, ha completato un corso di laurea con specializazione.
Prima dincontrare il signore in questione, aveva un lavoro
di sua soddisfazione che le consentiva di mantenere decorosamente
se stessa e la figlia.
In preda alla disperazione la signora si pone gli stessi quesiti
di tante persone che non riescono a dare una spiegazione razionale
del loro comportamento determinato dalla coazione a ripetere:
rimettersi in una situazione invariabilmente dolorosa e umiliante
a prezzo di angoscia intollerabile. Le frasi sono: Come
è potuta succedermi una cosa del genere? Come ho fatto
a mettermi in una situazione così mortificante?
Lincontro con lattuale partner, infatti, aveva determinato
in lei la decisione di seguirlo abbandonando lavoro e famiglia
dorigine, nellillusione di poter offrire a se stessa
e a sua figlia unesistenza migliore: pensava che avrebbe
dato un padre alla bambina e che lei non avrebbe mai più
sofferto di solitudine, ma soprattutto pensava di aver incontrato
un uomo retto che non lavrebbe abbandonata per unirsi
con altre donne.
Quello del tradimento e dellabbandono è, infatti
un tema ricorrente nellontogenesi come nella filogenesi
materna e paterna della donna: il primo marito, padre di sua
figlia, aveva avuto relazioni e figli con altre donne prima
e durante il matrimonio; il padre della signora aveva avuto
11 figli con diverse donne; altrettanto dicasi del nonno paterno
che ne aveva avuti 23. Sul fronte dellascendenza materna
le cose non erano andate diversamente; lunico a differenziarsi
era stato uno zio (fratello di sua madre) che aveva avuto una
sola moglie ed una figlia femmina che aveva seguito la stessa
professione della paziente. Questo zio materno e marito attuale
portano lo stesso nome.
Il lavoro di seduta conduce la signora al riconoscimento del
desiderio edipico soggiacente allattuale scelta matrimoniale
(sposare un uomo sostituto dello zio/sostituto paterno), ma
soltanto il recupero del materiale filogenetico consente di
mettere a fuoco che la manifestazione attuale della coazione
alla ripetizione rappresenta il tentativo di elaborare eventi
traumatici comuni a più generazioni. Sembrerebbe, cioè,
che nellagire della signora si esprima il desiderio di
riparare alla perdita delluomo/padre di cui è stata
privata lei stessa (nellinfanzia) e prima di lei le donne
della ascendenza materna e paterna e poter, in questo modo,
eliminare il mortificante vissuto di esclusione/perdita, in
definitiva riconducibile alledipo-castrazione. Tale riparazione
avrebbe avuto anche la funzione di fornire uno status di legittimità
a se stessa e alla figlia nella quale si identifica.
Il tentativo della donna sinscriverebbe così, in
quello più generale dei matrimoni e delle unioni sessuali
che, oltre alla risoluzione dellEdipo, cercherebbero di
elaborare circostanze traumatiche iscritte nella filogenesi.
Questo concetto viene ulteriormente esplicitato attraverso il
caso seguente.
II.
Una giovane trascorse molte ore della sua analisi a parlare
della sofferenza che le aveva procurato la mancata celebrazione
della prima Comunione: giunta alletà in cui il
rito viene comunemente celebrato, infatti, a differenza dei
suoi fratelli maggiori, la bambina non aveva ricevuto lEucarestia
con i relativi festeggiamenti, a causa di sopravvenuti cambiamenti
in ambito familiare che avevano distolto linteresse degli
adulti dalle pratiche religiose. La circostanza aveva la portata
di un evento traumatico in quanto fungeva da rinforzo di altre
esperienze utero-infantili della stessa qualità ed alimentava
un vissuto di esclusione che faceva sentire la ragazza estranea
al suo nucleo familiare. Infatti, in questo modo, essa non aveva
avuto accesso a quel rito che nel mondo cristiano rappresenta
il sostituto simbolico del pasto totemico con il quale i popoli
primitivi celebrarono luccisione del padre e la sua resurrezione
attraverso lincorporazione/identificazione. 1
La ragazza non si sentiva figlia della famiglia; per tutta la
vita aveva intrapreso cammini completamente diversi da quelli
percorsi dai suoi parenti, sia in ambito lavorativo che sentimentale,
manifestando una spiccata tendenza allindipendenza e allautonomia.
I successi non erano mancati, ma rimaneva un senso di frustrazione
dato dallaffannosa rincorsa di un riconoscimento che non
le veniva mai: non faceva mai abbastanza , oppure quello che
faceva non era condiviso.
Il lavoro analitico sullontogenesi del soggetto permise
luscita di molto materiale riguardante ledipo/castrazione,
ma non bastò ad eliminare il vissuto di illegittimità
né tanto meno la coazione a ripetere che continuava a
manifestarsi attraverso incontri con uomini che non consentivano
lo spostamento e quindi una possibile realizzazione del desiderio
edipico.
Quindi il lavoro sulla genealogia permise allanalizzata
di mettere in relazione alcune importanti scoperte
relative alle rispettive ascendenze materna e paterna: la nonna
paterna che, sebbene avesse realizzato notevoli successi, era
stata perennemente esclusa dalla famiglia e ne aveva trasferito
il vissuto allunico figlio nato prima che contraesse matrimonio.
Costui, il padre dellanalizzata, era venuto a conoscenza
del fatto solo in età adulta e aveva poi sposato una
donna, madre dellanalizzata, nella cui famiglia persistevano
alcune consuetudini feudali che traevano origine da una legislazione,
in campo di disposizioni testamentarie, detta fedecommesso,
2
già contemplata nel diritto romano giustinianeo.
Solo colui che si fosse affermato socialmente e avesse svolto
il ruolo di pater familias, aveva il diritto di contrarre matrimonio
e tramandare il nome.
Pertanto il ramo materno dellanalizzata abbondava di figli
illegittimi. La madre della ragazza non era tra questi e, a
parte una generica attitudine rivendicativa, potrebbe essere
considerata una portatrice sana del vissuto.
Lelaborazione del suddetto materiale, consentì
allanalizzata di vincolare il vissuto di illegittimità/esclusione
alla scoperta della sua insistenza nelle ascendenze materna
e paterna e allosservazione che gli incontri delle coppie
possono essere guidati da attrattori inconsci,
sulla base di tracce di esperienze co-pulsionali qualitativamente
simili. Lo scopo, anchesso inconscio, è quello
di abbassare la tensione e, in definitiva, la sofferenza.
Tuttavia si deve constatare, come illustrano i casi esposti,
che non sempre tale operazione elimina la coazione a ripetere.
A tale proposito, N. Peluffo in uno scritto di alcuni anni or
sono sosteneva che
la coazione a ripetere si organizza
per brevi periodi
.; che costituirebbero
il
limite di durata della spinta... 3
Più recentemente, (ottobre 2002) 4
ha affermato che le possibilità di cambiamento e quindi,
in ultima analisi di eliminazione della coazione a ripetere,
risiedono nellintervento di nuovi eventi traumatici che
inscrivendosi nel substrato energetico (es) costituiscono una
variabile di destino.
© Bruna Marzi
Note:
1
S. Freud: Luomo Mosè , Opere Vol 11 pagg. 406,409,448.
- Q. Zangrilli: I
sette peccati capitali, www.psicoanalisi.it
2
J.Heers, Il clan familiare nel medioevo, Liguori, Napoli 1976.
3
N. Peluffo, Il ruolo dellimmagine filo-ontogenetica nella
relazione transfert-controtransfert, Borla, Roma 1990.
4
N. Peluffo Lesodo: aspetti psicoanalitici e micropsicoanalitici.
Relazione presentata al Convegno di Fiuggi Esodo: traumi
e memorie, ottobre 2002. Atti in corso di pubblicazione.