LA NUOVA SINGOLARITÀ
PSICOSOMATICA
la pelle. La psoriasi. Un caso
15 settembre 2003
Forse non è
inutile premettere una breve nota a memoria della resistibile
ascesa dellidea psicosomatica. In una cultura fortemente
separativa come quella occidentale in cui viviamo, centrata
cioè sulla separazione cultura-natura e, di conseguenza,
mente-corpo, il discorso psicosomatico, nato intorno alla metà
del secolo scorso, si è affermato con molta difficoltà,
sia nel mondo medico ufficiale che nella coscienza collettiva,
dove peraltro risulta ancora in gran parte sconosciuto. E si
capisce bene questo, perché la medicina psicosomatica
ribaltava lo schema eziologico classico della malattia, che
la voleva inequivocabilmente generata da una specifica lesione
o disfunzione organica, nello schema secondo cui è limpatto
psicologico della quotidiana lotta dellindividuo per lesistenza
la causa prima di quella disfunzione o lesione dorgano
in cui consiste la malattia. Lotta per lesistenza che
assume un carico psicoemotivo tanto più gravoso quanto
più difficile e antico si presenta il quadro delle relazioni,
degli scambi e delle interazioni socio-familiari in cui lindividuo
è inserito; mentre il contenuto libidico di questo carico
riguarda stati affettivi ambivalenti, erotici, aggressivi e
ansiosi allontanati dalla coscienza e, per questo motivo, suscettibili
di somatizzarsi.
La somatizzazione sarebbe perciò una via di scarico e
in qualche modo di liberazione surrettizia di questo fardello,
che trasferisce sul piano corporeo ciò che corporeo non
è. Il carico torna allora a farsi presente sotto mentite
spoglie, obbligando questa volta il soggetto a farsene veramente
carico!
E tutto questo è successo perché
lo stesso non ha potuto elaborare in termini psichici o simbolico-fantastici
quanto stava vivendo.
Posto di fronte a una contraddizione che ha tutta laria
di non volersi risolvere per conto proprio, incarnando evidentemente
un dilemma evolutivo (non solo personale) che per essere risolto
richiede limpegno diretto del suo portatore, si aprono
in genere due possibili vie di sviluppo per essere affrontata
e risolta in una cura: o la problematica resta allinterno
della psiche caratterizzandosi in senso psicopatologico, o si
trasferisce sul soma diventando malattia organica. Questultima
soluzione è una sorta di trascrizione. In musica, significa
adattare un pezzo scritto per un certo strumento allesecuzione
da parte di un altro strumento. In cinematografia si usa dire
adattamento o riduzione cinematografica
di unopera letteraria. Questa è in sostanza la
somatizzazione: una trascrizione, un adattamento o una riduzione,
in questo caso dal piano psichico che gli era proprio a quello
fisico-corporeo.
Questa è però la concezione psicosomatica in senso
stretto, mentre oggi sarebbe auspicabile che si affermasse una
visione più ampia che veda la malattia come lepifenomeno,
con finalità ricostruttiva, di un evento che è
accaduto al Sé dellindividuo, inteso per
usare una metafora informatica come unità nucleare
di scambi e processi di rete a doppia interfaccia: tra mente
e corpo, e tra questi, considerati unitariamente, e lintero
sistema. Ogni punto nucleare o plurinucleare (come ad esempio
la famiglia o una qualsiasi altra organizzazione) è in
rapporto di interdipendenza energetico-funzionale e di corrispondenza
patico-analogica con ciascun altro punto della rete e con la
rete nel suo complesso.
Ciò che accade al Sé si inscrive perciò
contemporaneamente come simbolo-sintomo nei due principali organi-medium
deputati a rappresentarlo al mondo: la psiche e il corpo, laddove
la psiche, in accordo col pensiero esoterico-sapienziale, può
essere considerata come un corpo più sottile, etereo,
e il corpo come una psiche più densa, terrestre e ctonia,
quindi più inconscia che mai. Come è sopra
così è sotto suona la più importante
massima ermetica.
Levento patogenetico costituisce pertanto una singolarità
sincronica (nel senso junghiano, rivisitato, di sincronicità)
che scaturisce da una particolare interazione/intersezione dei
due fondamentali assi energetico-funzionali (e iconico-trasportatori)
che regolano ogni sistema vivente, luomo in particolare:
quello verticale del sopra-sotto con quello orizzontale
del dentro-fuori. Il misterioso salto dalla mente
al corpo esiste anche in questa nuova accezione,
nel senso che ciò che allora salta, più che il
male in sé, è la sua visibilità,
che si trasferisce tutta sul soma, sullesteriorità
dellessere, perdendo in sostanza la possibilità
di riconoscersi, per lo meno in prima istanza, nella sua più
intima essenza, quella simbolico-relazionale.
Secondo questa visione, tutte le malattie sono allora da considerarsi
psicosomatiche nel senso più ampio del termine, come
singolarità sincroniche, ma laccettazione di questo
principio, nonostante i progressi fatti, è ancora ben
lungi dallessere accettato dalla scienza medica ufficiale
e, in corrispondenza analogico-funzionale, dallopinione
comune.
IN PRINCIPIO ERA LA PELLE.
Ma veniamo alla pelle, che ci interessa più da vicino,
cercando di individuarne il linguaggio simbolico, la sua peculiare
intelligenza, attraverso le interconnessioni anatomo-funzionali
che la caratterizzano.
La cute rappresenta lorgano più esteso del corpo
umano, con una superficie nelladulto di circa 6 m2. Manto
straordinario! Ma la meraviglia continua, perché un centimetro
quadrato di questo manto contiene: 100 ghiandole sudoripare,
15 ghiandole sebacee, da 100 a 500 corpuscoli sensitivi, 1 metro
di canali vascolari, 4 metri di cavi nervosi e 3 milioni di
cellule. La sua origine si perde nella notte dei tempi, poiché
si trova già tutto in potenza contenuto nellectoderma,
che è il primo dei tre foglietti embrionali. Insieme,
attenzione! a un suo, altrettanto potenziale, gemello.
A metà della terza settimana dello sviluppo dellembrione
umano, infatti, lectoderma, dà origine agli abbozzi
di due diversi sistemi: quello nervoso e quello cutaneo superiore
(lepidermide). La comune origine embriologica ne giustifica
quindi lanalogia funzionale, continuando a promuovere
una più o meno occulta interazione.
Il concetto di Io (Io sono questo e non questaltro)
si sviluppa proprio a partire dalla nostra pelle, che dagli
albori della nostra vita ci invia continui messaggi sensoriali
che ci permettono di discriminare puntualmente il mondo esterno
da quello esterno. Allinizio siamo ciò che tocchiamo,
ma in seguito impariamo a distinguere sempre più nettamente
il soggetto dellesperienza dalloggetto esperito.
La pelle è il confine della nostra sfera individuale,
che ci separa inesorabilmente dal mondo esterno, ma è
anche quel medium altamente sensibile che ci permette di entrarvi
in con-tatto per realizzare quelli scambi indispensabili a ogni
processo vitale. Allo stesso modo possiamo dire che lIo
è la pelle del nostro mentale. Nei pazienti schizofrenici
assistiamo alla rottura di questa pelle psichica,
con la conseguente perdita della propria delimitazione ed emorragia
dei contenuti psichici profondi. Senza pelle è
infatti lindicativo titolo di un interessante film di
Alessandro DAlatri del 1994, che narra le peripezie erotico-sentimentali
di un giovane psicolabile.
Nel corso del suo sviluppo, la psicoanalisi si è andata
sempre più avvicinando allo studio di quelle aree precoci
dello sviluppo umano che connotano lesperienza psichico-aurorale.
Di questa feconda e affascinate ricerca mi limito qui a ricordare,
per restare aderente al tema della pelle, solo il contributo
originale di Didier Anzieu col concetto di Io-Pelle,
di un contenitore cioè della vita psichica, l'Io appunto,
che ha radici profonde nella pelle del bambino e della pelle
biologica conserva alcune funzioni fondamentali. 1
In chiave psicosomatica, dunque, lanalogia
Io-pelle rende noto della spiegazione di certi disturbi cutanei,
in quanto rappresentazioni analogico-simboliche di situazioni
che non possono essere adeguatamente espresse dallIo.
La pelle si presta quindi a funzionare come una pellicola su
cui vengono impressionati i diversi contenuti mentali inconsci
e, contemporaneamente, come lo schermo su cui vengono proiettati
per rendersi visibili a tutti gli interessati. E
interessante notare che la parola film non è
altro che il corrispettivo inglese del nostro pellicina.
Preziosissimo e immaginifico telo! Numerose condizioni emotive
si imprimono ed esprimono dunque su di esso, nei modi, nelle
forme e nei colori più svariati.
IL LINGUAGGIO DELLA MALATTIA: LA PSORIASI.
Visto che la malattia si pone a noi dinanzi come unentità
aliena inquietante e minacciosa che invade la nostra casa (mente-corpo)
assoggettandola, non possiamo in alcun modo cacciarla, come
pretende la nostra farmacopea, senza prima aver sentito cosa
ha da dirci e cosa vuole da noi. Essa reclama imperativamente
la nostra e laltrui attenzione tanto più se è
acuta, terminale o cronica come, in questultimo caso,
è risaputa essere la psoriasi. Ma per ascoltarla è
prima necessario intenderne il linguaggio straniero, che è
straniero solo perché siamo noi che siamo diventati stranieri
alla vita, alla terra, al nostro stesso essere.
Il linguaggio della malattia, intesa come condizione in cui
siamo gettati, è invero il linguaggio più
antico del mondo, di cui la vita in tutte le sue innumerevoli
forme è intessuta. E la lingua madre dei simboli,
che a livello di coscienza è andata persa col processo
dincivilimento, ma che ancora oggi continua a parlarci
in svariati modi e in ogni dove, compreso il dove che noi considerato
più prezioso: il corpo. E guai se si fosse persa del
tutto, perché nel simbolo é inscritto il dialogo
continuo tra individuo e società, archetipo e storia,
ontogenesi e filogenesi, eredità e ambiente, identità
e alterità. Il sintomo, e lorgano scelto come sede
delezione e scranno da cui parlare, porta quindi con sé
questa doppia valenza semantica, di cui occorre tener conto
se vogliamo capire fino in fondo la vita-che-sta-male.
Per quanto attiene al mio campo, della psoriasi accennerò
brevemente solo alle cose di maggior rilevanza simbolica.
Innanzitutto colpisce nella lesione psoriasica una doppia espressività,
che è insieme cromatica e strutturale: il rosso delleritema
e il biancore della desquamazione. Nel linguaggio universale
dei simboli, di cui il sintomo si fa portavoce, ciò significa
che sono in gioco due opposti movimenti psicolibidici, contraddittori
tra loro: il primo, eruttivo ed espansivo, come si trattasse
di un fuoco vulcanico che volesse violentemente scaricare allesterno
quanto si trova dentro compresso; il secondo, invece, contrattivo,
in chiara controtendenza rispetto al primo: indurire ciò
che vuole fluire liberamente, come fosse un tampone emostatico,
sbiancando al contempo un rossore oltremodo imbarazzante
A livello psicologico sembra chiaro in questo secondo movimento
un tentativo di riportare lordine e il controllo minacciato
dal primo movimento.
In questa visione bisogna aggiungere che la pelle nella psoriasi
è caratterizzata da una replicazione molto accelerata,
passando dal normale turnover di circa un mese a solo pochi
giorni. La desquamazione corrisponderebbe in sostanza a un desiderio
di muta dellIo-pelle, che però non
riesce mai a compiersi del tutto, perché si realizza
solo concretisticamente nel soma e solo nei luoghi designati.
A livello terapeutico possiamo dire che una psicoterapia a orientamento
analitico di pazienti psoriasici che pretenda cioè
di addentrarsi negli strati più profondi della personalità
per risalire allantico risulta in genere difficile
e, tutto sommato, sconsigliabile, poiché il paziente
è molto resistente a far rientrare nella psiche quanto
aveva inconsciamente e drammaticamente estromesso (dal suo sguardo)
con la somatizzazione. Il percorso a ritroso, invece, dallestrema
periferia della corporeità, la pelle, al suo centro incorporeo
rappresentato dalla psiche, può essere compiuto con maggior
vantaggio con una psicoterapia psicosomatica ad approccio simbolico,
che consisterebbe nel far parlare il sintomo, affinché
raccontando la sua storia di passione possa riconoscersi
incarnazione di un altro dal sé corporeo,
simbolico-relazionale appunto. Misterioso salto quindi, caduta,
croce, e perché no, resurrezione!
UN CASO. Lultimo e recente
intervento psicosomatico fatto non è però su una
psoriasi vera e propria, ma su una forma rara di pitiriasi annoverata
fra le parapsoriasi. È una dermatite papulosa e desquamante
a eziologia ignota che si manifesta con eruzioni che si ripetono
in gittate successive che virano per lo più nella forma
cronica. Una giovane di bellaspetto viene da me dopo avermi
trovato in seguito alla lettura di un mio articolo apparso su
una rivista di settore. 2
Il suo bel corpo era orrendamente deturpato da queste pustole
rosse che presto si desquamavano, lasciando il terreno cutaneo
solo per ricomparire alla prossima e imminente invasione. La
portava già da oltre un anno con grande sconforto e patimento
poiché non aveva trovato nessun rimedio farmacologico
adatto a contrastarla, ma ciascun medico ne aveva sempre qualcuno
da proporre in abbinamento ad altri esami e controlli da seguire.
Finché i suoi genitori non la condussero a Stoccolma,
dove risiede il maggior esperto mondiale di questa malattia.
È stato costui il primo e sottolineo il primo
a parlarle della possibilità che un fattore psicologico
potesse trovarsi implicato nella genesi della malattia.
Linfezione dermatologia fa la sua comparsa uno o due mesi
dopo un maldestro e precipitoso tentativo di autonomia e distacco
dalla famiglia per iniziare una convivenza col suo fidanzato,
tentativo che è stato sul punto di fallire già
al primo mese di insediamento nella nuova casa, talmente precaria
e velleitaria era la loro relazione. La cosa
trova allora il suo punto strategico dinserimento
nella pelle della ragazza, anche perché lincerto
confine dellindividualità, che sempre connota le
problematiche di dipendenza, è costellato simbolicamente
da due fattori esterni: lei fa la costumista e lui
fa i tatuaggi.
Il sintomo ha parlato allora in lei del suo imperioso desiderio
di esprimersi ma al fine onnipotente di imprimersi indelebilmente
nellaltro e, di converso, di essere da questi indelebilmente
impressa , dellimpossibilità di realizzarlo
perché laltro non ci sta o ci sta solo finché
si gioca in superficie, della ferita, dellansia e dellinsicurezza
che questo rifiuto le provoca con la conseguente feroce rabbia,
del resto subito rappresa, verso il compagno pauroso e recalcitrante.
Mi hai marchiata fin nellanima, cosa vuoi di più!,
sembrava volergli dire attraverso il furore eritematoso.
Il mio compito terapeutico, anche a fronte di una quanto mai
vaga capacità elaborativa della paziente, si definiva
e delimitava da sé. Primo fra tutti favorire attraverso
la mediazione transferale lo sciogliersi del legame fusionale
tra i due ragazzi, che si realizza infatti nellarco di
quattro mesi, con la presa di coscienza dei significati emotivi
veicolati dalle placche cutanee. La sintomatologia regredisce
sensibilmente ma non sparisce: isolati focolai persistono in
rapporto diretto col quantum libidico non ancora ritirato. La
completa remissione della stessa, confermata a distanza di due
mesi dallultima seduta prima delle vacanze, ha luogo con
laccettazione dellineluttabilità della separazione,
per il bene della sua salute cutaneo-mentale, e col reinvestimento
pressoché immediato in una nuova relazione, che si annunciava
un po più matura e rassicurante della precedente.
Durata totale del trattamento otto mesi. LIo-Pelle è
così tornato a farsi terreno e vaso di nuove
alchimie delleros tra sé e laltro da sé,
tra anima individuale e anima del mondo
© Baldo Lami
Note:
1
D. Anzieu, LIo-pelle, Borla, Roma 1987; (e successivi
sviluppi in) Lepidermide nomade e la pelle psichica,
Cortina, Milano 1992; Il pensare. DallIo-pelle allIo
pensante, Borla, Roma 1996; Gli involucri psichici,
Masson, Milano 1997.
2
Notiziario ASNPV. Tutela del malato di psoriasi
e vitiligine, N.10, Anno sesto, Maggio 2001, Milano.