La Partenogenesi
1 Novembre 2000
Freud ha lungamente cercato
lorigine dei traumi che rendono la vita delle persone
un continuo ripetere eventi dolorosi immodificabili. Inizialmente
li riteneva accaduti durante la prima infanzia, tanto difficili
da elaborare da lasciare delle cicatrici psichiche mai ben rimarginate,
pronte a riaprirsi a ogni sollecitazione successiva. Successivamente
egli si volse alla storia dellumanità per rintracciare
antichi e ripetuti avvenimenti traumatici il cui effetto condizionerebbe
la mente delluomo e la sua cultura dalla preistoria a
oggi.
Lorigine culturale dei contenuti dellinconscio trova
nella descrizione del fantasma psichico, operata da Freud intorno
al 1915, una formulazione che modifica il concetto di trauma.
Il fantasma è considerato una sorta di canovaccio inconscio,
costruito con rappresentazioni ed affetti, nel quale ognuno
organizza le proprie variazioni sul tema. Il dato
reale, non più individuato nella storia del soggetto,
viene dislocato nel passato dellumanità. Per Freud
esistevano alcuni fantasmi originari, come la castrazione, la
madre fallica, il genitore combinato, la scena primaria, trasmessi
in quanto tracce di eventi traumatici, da un passato preistorico
in cui avevano avuto uno statuto di realtà. Nellattualità
della vita, gli scenari fantasmatici agirebbero come un mito
fornendo al bambino una risposta alle grandi inquietudini circa
la nascita, la distinzione tra i sessi, il sorgere della sessualità
e così via: Reputo che queste fantasie primarie
così vorrei chiamarle, senza dubbio insieme ad
alcune altre siano un patrimonio filogenetico. In esse
lindividuo, scavalcando la propria esperienza, attinge
allesperienza della preistoria, là dove la propria
storia è troppo rudimentale. 1
Il fantasma passa di generazione in generazione senza essere
riconosciuto e al suo interno il soggetto elabora in una forma
mascherata il proprio conflitto psichico 2.
Caratteristica di tale scenario è quella di veicolare
solo ciò che non ha potuto essere trasmesso per via simbolica,
non ha potuto essere pensato 3.
Nel cercare il punto di incontro tra realtà storica e
nascita del fantasma, Freud e i pionieri della disciplina, Reik,
Roheim, Rank, hanno spesso paragonato il pensiero dei selvaggi
a quello dei nevrotici seguendo un modello evoluzionistico che
tra laltro prevedeva lutilizzo clinico dei materiali
etnografici. Oggi tale impostazione non rappresenta una buona
forma di collaborazione con lantropologia; al di là
della incredibile fertilità dei loro lavori, il problema
resta sempre di ordine metodologico: i materiali raccolti in
contesti così differenti, come la clinica e letnologia,
non sono mai sovrapponibili, poiché si riferiscono a
realtà umane assai differenti, come linconscio
degli individui e le elaborazioni consce dei gruppi umani.
Tuttavia, se rinunciamo a interpretare i dati della cultura
come se fossero produzioni di una persona in carne e ossa, possiamo
avvicinare certi materiali seguendo lidea freudiana del
fantasma originario, ovvero di una serie associativa stabile
che passa da una generazione allaltra e ripropone gli
enigmi di sempre. Tra questi, quelli relativi alla generazione
hanno avuto una tale importanza da creare una infinita varietà
di miti, leggende, teorie scientifiche, che ancora oggi condizionano
il nostro modo di avvicinarci alle faccende che riguardano la
riproduzione e la nascita, basti pensare alle attuali polemiche
sulla clonazione.
Uno in particolare mi sembra possa esemplificare il concetto
di fantasma originario: lo chiamerò il desiderio di
partenogenesi.
La partenogenesi è una modalità di riproduzione
sessuata, tipica di alcuni invertebrati e di certe piante, in
cui luovo si sviluppa senza fecondazione. Una forma di
riproduzione che non richiede lintervento di due genitori
pur dando origine a esseri maschili o femminili. Lasciamo perdere
laspetto biologico della faccenda e vediamo quante tracce
possiamo rinvenire, sin dal mondo classico, di una inquietudine
relativa al ruolo del maschio e della femmina della generazione.
Il pensiero greco ha prodotto una profonda riflessione sul rapporto
e sul conflitto tra forma e materia. Questo si
riflette anche nella distinzione tra i generi: i presocratici
consideravano maschio e femmina portatori ambedue nella procreazione
di un seme contenente informazione. La femmina, oltre al seme,
produce anche la sostanza che nutre il feto e, come le piante,
è pensata dotata di tutti gli attributi necessari alla
generazione. Una sorta di materna totalità vegetale che
apre le porte del mito a una antica immagine femminile, una
mitica fecondità spontanea, senza aratura e
senza coito, della terra madre. 4
Molti dubbi e incertezze sulle differenze anatomiche rivelano
la presenza di svariate credenze sulla riproduzione di tipo
partenogenetico. Alcuni ritengono che tutti i pesci siano femmine,
altri che lo sperma del maschio venga divorato dalla femmina
e passi così dallo stomaco allutero, e così
via.
Anche Democrito considera possibile una generazione esclusivamente
femminile ma la sua teoria viene definitivamente superata da
Aristotele, il quale, pur ammettendo lesistenza della
partenogenesi, ne dà una diversa interpretazione collocando
la riproduzione asessuata a metà strada tra il vegetale
e lanimale. Egli definisce il maschile come il genere
della forma e il femminile come quello della sostanza. Nella
generazione, luomo con il suo seme dà forma e anima
a una materia femminile informe. E dunque luomo,
secondo tale concezione, a riprodurre la forma umana, quella
specifica di un gruppo familiare, nonché quella propria
di un individuo, ma tale generazione non trasmette perfettamente
lidentità perché si modella su una materia
prodotta dalla donna che inserisce un fattore di cambiamento
nella riproduzione. Nello sforzo di distinguere i generi e separare
forma e materia, Aristotele giunge a considerare il genere maschile
come la accezione più perfetta della vita animale e quello
femminile come il genere prossimo alla vita vegetale, dove la
forma tende a confondersi con la materia. I vegetali sono infatti
meno distinti, ad esempio, sono ermafroditi ed anche certe specie
animali condividono questa confusione: le femmine di alcune
specie di pesci e uccelli possono generare spontaneamente, ma
il loro prodotto è sterile perché le uova sono
formate senza il contributo del maschio. Questa forma di riproduzione
è ritenuta avvenire in alcuni animali quando la femmina
è colta dal desiderio del coito, ad esempio, nel sentire
il canto del maschio, e non potendo soddisfarlo depone comunque
le uova.
Ne emerge una rappresentazione di fecondità spontanea
così potente da distaccarsi dal mondo animale e raggiungere
nuovamente il campo del mito e della speculazione medica.
Per molti secoli dopo Aristotele si discuterà dellesistenza
di specie animali o vegetali nelle quali le femmine partoriscono
senza scambio con il maschio. In tali dibattiti lidea
di una riproduzione siffatta si estende anche al campo umano
tramite diffuse credenze circa la capacità dellimmaginazione
femminile di lasciare unimpronta concreta sul bambino
in formazione. In esse, non si discute della necessita di due
sessi nella fecondazione ma la potenza generatrice è
spostata sulla potenza plasmatrice. In questo modo riprende
lantico dibattito su quale sia il sesso cui spetta lazione
di plasmare lessere in formazione. Si confonde la distinzione
aristotelica tra un maschile identificato alla forma e allattività,
in contrapposizione ad un femminile compreso nella materia e
nella passività. Una vera e propria teoria scientifica
dellimmaginazione spiega i parti mostruosi facendo ricorso
al potere della mente sul corpo: la donna incinta impressiona
il feto con ciò che i suoi sensi le trasmettono. Gli
immaginionisti continuarono a discutere fino al 1800 trasmettendoci
in forma mascherata larcaica rappresentazione di una femminilità
potente e temibile, perennemente intenta a generare esseri mostruosi.
Per il mito, ricordiamo solo quello orfico che assegna a una
dea, la Notte, lorigine del mondo. Fecondata dal vento,
la Notte dalle grandi ali nere depose un immenso uovo dargento
nel grembo delloscurità. Dalluovo dischiuso
emerse Eros, il dio dellamore che portò alla luce
quanto nascosto nelle cavità della dea: il mondo intero.
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Il mito descrive unimmagine di potenza generativa nascosta
nella cavità originaria, alla quale presto altri miti
opporranno altre potenze generative, frutto dellunione
di maschio e femmina. Ma prima di giungere alla bisessualità,
la mitologia sembra voler indugiare nella descrizione di possibilità
fantastiche e delle loro conseguenze. Per esempio, si narra
che Era, la legittima moglie di Zeus, irritata verso lo sposo,
chiede a Flora, dea della vegetazione, un filtro per generare
da sola e mette al mondo una serie di figli partenogenetici.
Di questi, le femmine sono dolci e armoniose, poiché
sono solo una copia della madre, mentre i maschi sono terribili:
Ares, il dio della guerra, Tifone, signore dei venti che devastano,
Efesto, deforme padrone della metallurgia. Il racconto sembra
trasmettere la percezione di un limite invalicabile, oltre il
quale guerra, catastrofi e disgrazie sorgono come figli terribili
di un tentativo impossibile: generare da sé soli una
creatura che non è uguale a chi lha partorita.
Un limite che sposta il conflitto tra i sessi al conflitto per
la generazione e tiene a freno il desiderio di tornare indietro
lungo levoluzione sessuata che distingue il mondo animale
dal vegetale; tornare a una riproduzione autonoma e infinitamente
uguale a se stessa, senza conflitto, senza cambiamento e senza
futuro.
© Manuela Tartari
NOTE:
1
- S. Freud, Introduzione alla psicoanalisi, (1915) Opere complete,
Boringhieri, Torino, 1976, pag. 526
2 - Cfr. S. Freud,
Totem e tabù (1912)
3 - AAVV, Lo psichismo
alla prova delle generazioni. Clinica del fantasma, Borla, Roma,
1997
4 - S. Campese, P.
Manuli, G. Sissa, "Madre materia", Boringhieri, Torino,
1983, pag.164
5 - Cfr. S. Vegetti
Finzi, "Il bambino della notte", Mondadori, Milano,
1990