LEDIPO E I NONNI.
Considerazioni psicodinamiche sulla terza età
30 settembre 2003
Linteresse
della psicodinamica nella terza età è in fase
di crescita: le spiegazioni più comuni riguardano laumento
delletà media, il miglioramento delle condizioni
psicofisiche degli anziani, la presenza più attiva e
prolungata nel tessuto sociale e, spesso, anche lavorativo.
Tuttavia mentre la geriatria diventava una della principali
specialità mediche, anche interessando direttamente psichiatria
e psicologia, la psicoanalisi si occupava del problema in maniera
non specifica.
Ciò non vuol dire che non si trovino in letteratura dati
riguardanti lanalisi di anziani: fin dagli anni venti
Abraham, Jelliffe, Kirschner riferiscono di risultati incoraggianti,
ma occorre rilevare che, con il termine di anziani,
sintendevano soggetti che avevano oltrepassato la 4°
decade, e che tale parametro è oggi ampiamente superato.
Nel dopoguerra (Fenichel, 1945; Gitelson, 1948; Segal, 1959)
riferirono di esperienze cliniche con soggetti più avanti
negli anni. Si tratta, tutto sommato, di lavori isolati e la
psicoanalisi continua ad addentrarsi solo con prudenza nelle
problematiche della terza età.
Nel 1983 Fanti pubblica La Micropsicoanalisi e dedica
un capitolo alla gerontologia affrontando il tema della sessualità
senile e della fantasmatica ad essa correlata. In base alla
sua esperienza clinica lautore scrive che: ...i
vecchi tendono ad esteriorizzare un materiale rappresentazionale,
fantasmatico e affettivo molto simile a quello dei bambini..."
Uscendo, poi, dalla comune bagarre terminologica, che si riferisce
indistintamente ai sessantenni come ai novantenni, stabilisce
il termine di presenescente per i soggetti che vanno
dalla menopausa-andropausa (dopo i 55 anni), e di senescente
per i soggetti oltre i settanta anni.
Naturalmente questa distinzione riguarda persone la cui salute,
fisica e psichica, è poco compromessa.
Con la menopausa-andropausa il soggetto va incontro ad un rivolgimento
psicobiologico che equivale a quello della pubertà, ma
di verso opposto. Fra i 9 e i 15 anni il bambino-ragazzo completa
la maturazione psicobiologica e si trova a confronto con le
problematiche edipiche che aveva messo in relativa pausa nelletà
della latenza: la spinta copulsionale e la maturazione dellapparato
riproduttore alimentano il conflitto fra desideri incestuosi
potenzialmente realizzabili e angoscia di castrazione.
Lo stesso rivolgimento si verifica nella menopausa-andropausa:
i vissuti edipici sono riproposti attraverso il mutamento ormonale
e, se nella donna levento si presenta in maniera più
critica che nelluomo, con la scomparsa (non sempre improvvisa
e definitiva) delle ovulazioni, in entrambi i sessi il problema
è, comunque, il vissuto di castrazione e la sofferenza
è legata alla necessità di liquidarne langoscia
sulla base del terreno individuale e con gli strumenti affinati
nel corso della vita.
Linteresse per le espressioni dellEdipo fra I°
e III° generazione (nipoti-nonni) segue quello sullEdipo
di tipo II°, trattato in un precedente
articolo su questa rivista (2001). In quel lavoro ponevo
lattenzione sul desiderio dincesto ed illustravo
alcune situazioni in cui tale desiderio aveva determinato dei
veri agiti in termini di abusi sessuali su minori, riconducibili
a dinamiche edipiche inelaborate.
La comprensione dei legami libidici, in particolare edipici,
che uniscono nipoti e nonni sottolinea limportanza di
questi ultimi nello sviluppo psicosessuale del bambino ed evidenzia,
talvolta, la loro preponderanza rispetto ai genitori che possono
rappresentare sovente gli schermi reali o fantasmatici dei nonni
(Fanti).
Il materiale clinico che segue illustrerà queste affermazioni.
I° Caso: Selvaggia
Scuote
i capelli allindietro, bella e altera,
disperata nei suoi sentimenti impossibili.
Gli occhi scuri hanno guizzi di fuoco
e profondità di lacrime.
E sua nonna.
E attraversata dallamore di sua nonna
Propongo questo
caso partendo dalle strette relazioni fra le vicende della paziente
Selvaggia e quelle della nonna di cui porta il nome.
S. appartiene ad una famiglia di estrazione e cultura contadine
in cui la terza generazione, grazie al duro lavoro delle due
generazioni precedenti, gode di discreto benessere.
Ha un fratello secondogenito portatore di handicap.
La nonna paterna, una paesana bella e passionale, trovatasi
sola in tempo di guerra, quando gli uomini erano al fronte,
sinnamorò di uno sfollato colto e benestante ed
ebbe un figlio: la notizia fece scalpore, ma il nucleo familiare
si ricompose, lo sfollato sparì e il figlio fu allevato
con lamore di tutti: è lo zio di Selvaggia.
Allinizio la sofferenza della paziente sembrava legata
esclusivamente ad un amore impossibile, un tormento inconciliabile
con la sua vita familiare di giovane madre di un bimbo, ma desiderosa
di concepire un figlio da questo secondo partner.
La cosa fu superata: il lavoro sulla storia della nonna fu un
balsamo che permise lanalisi di unidentificazione
in buona parte positiva. In fondo la nonna aveva vissuto fino
a tarda età, aveva attraversato la guerra, aveva avuto
amori e figli sani e conciliato conflitti accesi.
Dopo qualche anno, però, si manifestarono nuove difficoltà
con la nascita della secondogenita di S. definita irrequieta
e terribile a 2,8 anni. Il rapporto con la figlioletta
era difficile: S. si sforzava di essere paziente, ma spesso
reagiva aspramente e preferiva allontanarsi da casa, preda di
rabbia e sensi di colpa finché si presentò una
sintomatologia depressiva. Il dubbio che la bambina avesse qualche
disturbo del comportamento, la correlazione con la malattia
del fratello (che finalmente uscì dal silenzio nel quale
era stata tenuta) erano la costellazione introduttiva al lavoro
sullidentificazione con limmagine di sua madre.
Tale processo aveva evidentemente incontrato delle difficoltà
che si erano espresse solo quando era nata la secondogenita.
Prima di allora quellaspetto conflittuale della giovane
era rimasto silente e altre identificazioni erano state possibili
come quella con la nonna anticonformista, ma vincente, che aveva
consentito di aggirare il confronto con limmagine materna
più castrante e con langoscia di concepire un figlio
portatore di handicap.
La giovane donna, infatti, vedeva, nelle irrequietezze della
sua piccola, qualche elemento comune con il comportamento del
fratello malato.
Questo caso permette alcune considerazioni su quello che intendo
parlando di Edipo in relazione ai nonni. Come noto nellEdipo
fisiologico (positivo) lidentificazione nel genitore dello
stesso sesso è conditio sine qua non è possibile
la conciliazione dei desideri ambivalenti nutriti nei suoi confronti
.
In questo lavoro identificativo entrano in gioco, ovviamente,
le variabili ontogenetiche, per cui la strutturazione dellEdipo
già non è identica nel gruppo dei fratelli (o
delle sorelle). Ma un ruolo importante è giocato anche
dagli spostamenti su altre figure significative presenti: balie,
zii, fratelli, cugini, governanti, nonni.
Lesperienza di seduta smentisce quanti sostengono che
Il rapporto nonni-nipoti, sia privo delle ambiguità e
dei disagi propri delle relazioni tra adulti (o tra generazioni
contigue), o che sia "un amore senza Edipo".
Tali affermazioni, scotomizzano la questione dellEdipo
di tipo II° (o secondario) ovvero il complesso ambivalente
di desideri di possesso-distruzione che regola il rapporto del
genitore con il figlio.
Se è vero che i nonni si possono presentare ai nipoti
meno rigidamente e con più tolleranza , talora con complicità
libera da incombenze pedagogiche, è pur vero che tutto
questo resta sul piano della coscienza, che in questa sede non
discuterò, ma non possiamo ignorare che piani più
profondi, preconscio-inconsci, sono i veri regolatori delle
relazioni interumane.
Vediamo, a tal proposito, la seguente vicenda.
II° Caso: La nipotina
Una delusione
sentimentale impose a una giovane analizzata una breve ripresa
delle sedute. Langoscia si presentava in forma di cenestopatie
localizzate in prevalenza alla fossa iliaca destra e agli occhi.
Non mi potrò dilungare sui disturbi di inizio analisi
che erano stati anche (ma non prevalentemente) cenestopatici;
basti dire che il soggetto aveva presentato disturbi della condotta
alimentare, dellidentità psicosessuale.
Il lavoro di seduta e lo studio delle fotografie secondo la
tecnica micropsicoanalitica portarono al ritorno di un rimosso:
losservazione del nonno nudo in bagno. Una serie di dettagli
permetteva la ricostruzione dellepisodio e la sua collocazione
temporale in un epoca in cui la bambina era fra la fine della
latenza e la pre-pubertà. Un incredibile intreccio di
sovradeterminazioni attraversava questo materiale ritrovato:
il primo partner, circostanze di seduzioni connotate incestuosamente,
giochi erotici infantili con cugini e cugine e infine la morte
del patriarca per unaffezione urinaria della quale la
ragazza scopriva di essersi sentita responsabile a causa di
quel primo desiderio erotico.
E linizio dellanalisi era stato ritardato da un
improvviso agito somatico: la ragazza aveva subito un intervento
chirurgico per unernia inguinale che, in sede operatoria,
si era rivelata essere la cisti formatasi su un residuo embrionario
del legamento rotondo dellutero. Le cenestopatie a localizzazione
addominale erano associate a quellintervento e alla stomia
addominale che aveva il nonno nelle settimane prima del decesso.
Il bagno, luogo dellepisodio, era diventato luogo delle
contese familiari e di attività autoerotica: ci si soffermava
per ore, discutendo per questo con gli altri di casa.
Lo studio di una foto che vedeva il nonno in abbraccio affettuoso
con unaltra nipote aveva aperto il varco al recupero dellesperienza.
Il contenuto delle associazioni era di tipo erotizzato: la guancia
della bimba, il naso del nonno, la vicinanza corporea fra i
due evocavano immagini di sessualità pre-genitale a connotazione
orale, in cui trovava ulteriore spiegazione il pregresso disturbo
dellalimentazione.
Il ritorno di questo rimosso era legato ad una specifica difficoltà
con lultimo partner dedito alluso di sostanze stupefacenti
da cui discendevano alcuni disturbi della potenza sessuale.
Limmagine che ritorna è sufficientemente illustrativa:
il nonno è in piedi nella vasca (quindi in una posizione
lievemente elevata) e tiene in mano la doccia-telefono; ha il
pube canuto, ma il biancheggiare potrebbe anche essere rinforzato
dalla presenza del sapone.
Nonno ride e se ne frega, dice la ragazza, è
stato un attimo, un secondo: perché mi deve distorcere?
Lui è stato lunico sano che ha fatto figlie femmine
sane...ma è vecchio.
Queste considerazioni illustrano il desiderio di coronamento
del desiderio edipico che è quello di concepire un figlio
con il genitore dellaltro sesso, desiderio in questo caso
esplicitamente spostato sul nonno paterno in ragione della specifica
vicenda di questa giovane, che illustro in breve.
Nella sua ontogenesi insiste una ferita narcisistica a carico
della madre per la nascita di una primogenita handicappata e
iperinvestimento compensativo sulla secondogenita sana, alla
quale si delegava implicitamente il compito di sanare la ferita.
Questaffermazione è quanto mai delicata e necessiterebbe
approfondimenti che, in questa sede, sarebbero prolissi e fuori
contesto.
Ma a ciò si aggiunge che altre bambine di quella generazione
avevano presentato problemi anche gravi e che il soggetto era
cresciuto in un clima di malattia e morte. La questione di concepire
un figlio sano era, dunque, in parte per assunzione della ferita
narcisistica della madre e in parte per il desiderio autoriproduttivo-riparativo
di appagamento della copulsione sessuale.
A questo punto un altro aspetto merita di essere segnalato:
limportanza dellEdipo dei genitori nella strutturazione
di quello dei figli, ovvero della trasduzione dellimmagine
parentale dalla III° (nonni) alla I° generazione (nipoti).
III° Caso: Tre generazioni,
un solo Edipo
Il padre di unanalizzata
porta il nome di un suo zio materno morto in guerra.
La nonna paterna dellanalizzata (ovvero il primo oggetto
edipico del padre dellanalizzata) per diverse ragioni
non aveva mai elaborato il lutto del fratello, che rappresentava
una lateralizzazione positiva dellEdipo.
Quando questo giovane era caduto in guerra, la nonna era incinta
e aveva cercato di far rivivere la memoria del fratello nel
proprio figlio dandogliene il nome: un tentativo molto comune
di elaborazione del lutto.
70 anni dopo la nipote di questa, ovvero la nostra analizzata,
sceglierà un partner che avrà alcuni dettagli
somatici e alcuni particolari della storia personale del tutto
simili a quelli dello zio paterno: luomo, infatti, aveva
anche lui il nome di un suo pro-zio morto nella stessa guerra.
In altri termini si può dire che limmagine dellavo
che è stato loggetto dellinvestimento edipico
della nonna insiste nella strutturazione dellEdipo del
padre dell'analizzata che, a sua volta, programmata da questo
insieme di sovradeterminazioni, sceglierà un partner
sostituto anche del pro-zio e adotterà così il
modello sul quale si era spostato ed era rimasto fissato lEdipo
della nonna: un complesso che passa da nonna a nipote per il
tramite del padre.
Quindi una parte del rivissuto edipico sui nonni non è
direttamente connotato dalla relazione effettivamente esperita
fra i due , ma orientato dal complesso delle rappresentazioni
e degli affetti del genitore per lidentificazione in questultimo
A questo proposito sinserisce la constatazione dellimportanza
di nonni mai conosciuti nelle scelte, nelle vicende e, talvolta,
nel destino dei nipoti.
Prendiamo il caso del Nonno X.
IV° Caso: Nonno X
Era, questi,
deceduto diversi anni prima della nascita della giovane X. Di
lui non si parlava in casa. Infatti la madre di X aveva avuto
difficili rapporti con il padre che era stato possessivo, autoritario
e dedito allalcol tanto che si supponeva fosse morto a
causa di questa dipendenza.
Durante il lavoro analitico di X limmagine di questo nonno
andava precisandosi, non senza difficoltà date le reticenze
familiari. Le ricerche genealogiche e lo studio delle fotografie
sono, in questi casi, molto preziosi.
Questi viene descritto uomo poco responsabile, che trascurava
la casa e la nonna, aveva messo al mondo tanti figli, ma non
li seguiva, tranne le figlie femmine inseguite letteralmente,
appena puberi, per unossessiva gelosia nei loro confronti.
Spendeva troppo in abiti, si faceva fotografare come un dandy,
spesso sorridente nelle situazioni sociali, quasi sempre con
lo sguardo spento dallalcol.
Esasperata dal padre, la madre della giovane aveva scelto un
marito serio e devoto ed esprimeva una vera fobia per gli alcolici:
erano tutti, però, marcatamente tabagisti.
La giovane X, pur avendo risolto le difficoltà più
macroscopiche relative alluso di sostanze psicotrope,
sembrava sempre cortocircuitare in queste problematiche continuando
a scegliersi partners tossicodipendenti e alcolisti, tutti disoccupati-sottoccupati.
Quando poi lillusione dellinnamoramento si confrontava
con i dati di realtà lo strumento dellanalisi tornava
ad essere richiesto e si era così giunti al lavoro sul
nonno sconosciuto.
Si può ipotizzare che lEdipo della madre trasmetta
unimpronta alla figlia e faccia agire quella sfaccettatura
che è limmagine del padre. In questo caso la fusionalità
della relazione madre-figlia potrebbe essere la determinante
di questo imprinting edipico (trans-generazionale). Quando la
fusionalità è in risoluzione continua ad agire
in maniera coatta, in forma di relazioni con partners tossicofilici,
che, cioè, intrattengono relazioni fusionali con le sostanze,
e veicolano lattaccamento allimmagine del nonno
alcolista sul quale è forgiato lEdipo materno.
Si configura così unespressione di coazione a ripetere
trans-generazionale.
Conforta questi discorsi lattenta riflessione sul Mito,
affrontata da Zangrilli in una pubblicazione
del 1997, ove si pone molto opportunamente laccento
sugli antefatti della tragedia della casa reale di Tebe: il
trauma originario consiste nel ratto di Europa da parte di Zeus.
Europa era sorella di Cadmo e questi, scomparsa la sorella,
era partito con gli altri due fratelli alla sua ricerca finché
loracolo di Delfi gli aveva detto di desistere vaticinandogli
che avrebbe fondato la città di Tebe. Cadmo e tutti i
suoi discendenti, tra cui Laio, padre di Edipo, subirono una
catena di eventi luttuosi per la tremenda gelosia di Giunone,
moglie di Zeus, offesa dal ratto di Europa.
Dunque , più
generazioni si trovano coinvolte nella necessità di abreagire
linsieme traumatico che si va a cristallizzare nella vicenda
di Edipo.
E quanto Fanti ha inteso nella definizione di Edipo come
legislazione onto-filogenetica, che permette di trovare nellattenzione
ai rapporti nonni-nipoti tracce inconfondibili di ripetizioni
la cui decodificazione può essere di grande sollievo
nella risoluzione di sofferenze attuali nella I° come nella
III° generazione
© Gioia Marzi
Bibliografia:
- Fanti S.: La
Micropsicoanalisi, continuare Freud, Borla, Roma 1983.
- Gecchele M, Danza G.: "Nonni e nipoti: un rapporto educativo",
Rezzara, Vicenza, 1993.
- Zangrilli
Q.: Edipo rappresentazione antropomorfica del conflitto vitale,
Bollettino Istituto italiano di Micropsicoanalisi, n.22 , 1997.