Neuroni-specchio e stimoli uditivi
26 settembre 2006
In un articolo pubblicato su Current Biology del 18 settembre, Valeria Gazzola, Lisa Aziz-Zadeh e Christian Keysers presentano i loro recenti studi circa il funzionamento dei neuroni-specchio in relazione a stimoli uditivi.
È nota la capacità di alcune aree specializzate del cervello di attivarsi in risposta sia alle proprie azioni sia alla ricezione di indizi sensoriali (per esempio visivi) delle stesse azioni effettuate da altri individui. Si ritiene che questa capacità si basi sull’attività dei cosiddetti neuroni-specchio, dei quali si è ipotizzato che contribuiscano all’empatia, al comportamento sociale e all’acquisizione del linguaggio. Questi nuovi studi contribuiscono alla comprensione dell’esistenza nel cervello di un collegamento tra istanze del linguaggio e del comportamento - o del suono e del comportamento - che siano concettualmente correlate.
Nello studio di Aziz-Zadeh, per mezzo di tecniche di brain-imaging si è verificato che l’ascolto di frasi che descrivono un’azione della bocca, della mano o del piede provoca l’attivazione delle stesse zone della corteccia che sono attivate dalla vista delle corrispondenti azioni.
Nello studio di Keysers e Gazzola, la ricerca verteva sul modo in cui i neuroni-specchio possono contribuire alla nostra comprensione degli indizi uditivi. I risultati suggeriscono l’esistenza di un sistema di neuroni-specchio uditivi. In risposta a stimoli uditivi costituiti dalla riproduzione dei suoni di azioni della bocca o della mano, si è verificata l’attivazione di aree del cervello sovrapponibili a quelle attivate dall’esecuzione delle stesse azioni da parte del soggetto stesso. La maggior parte di questo sistema-specchio rispondeva in modo analogo anche allo stimolo costituito dalla vista delle stesse azioni eseguite da altri.
Infine, nei soggetti studiati è stata riscontrata una correlazione positiva tra i risultati di un test per l’empatia e l’intensità dell’attivazione del sistema-specchio: un risultato chiaramente a favore dell’ipotesi che vede questo sistema come base biologica per le capacità empatiche.
© Federico Spanò
Fonte: EurekAlert, Current Biology
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