Alcuni scelgono di perdere
la memoria
18 aprile 2001
Un nuovo esperimento
condotto da due psicologi dell' Università
dell'Oregon sembrerebbe avvalorare lipotesi, sostenuta
un secolo fa da Freud, che la mente è capace di reprimere
consciamente alcuni ricordi spiacevoli.
La rivista Nature pubblica la ricerca di Michael Anderson e
Collin Green
1
in cui viene descritto il metodo utilizzato per esplorare il
meccanismo di repressione dei ricordi. Gli scienziati hanno
chiesto ad un gruppo di volontari (studenti del college) di
imparare coppie di parole non in relazione tra loro. Un gruppo
aveva il compito di guardare le parole e pronunciare la seconda
ad alta voce; laltro gruppo doveva semplicemente guardare
le parole senza compiere sforzo alcuno per ricordare.
Successivamente, ai due gruppi di soggetti, venivano mostrate
le prime parole delle coppie con il compito di cercare di ricordare
le seconde. Il risultato emerso è che il gruppo il cui
compito era stato quello di pronunciare le parole a voce alta,
tendeva a ricordare meglio del gruppo cui era stato chiesto
di non pensarci, anche se a questi ultimi veniva offerto del
denaro per azzeccare le risposte. Risultati sostanzialmente
simili sono emersi anche in seguito, in esperimenti che utilizzavano
coppie di parole in relazione tra loro.
Le persone possono spingere i ricordi fuori dalla coscienza
e causare la loro dimenticanza, dice Anderson. Secondo
il ricercatore, è possibile che bambini vittime di abusi
sessuali usino una strategia simile per convivere con i loro
ricordi scioccanti. Quando un bambino subisce un abuso da parte
di qualcuno che conosce, ci sono maggiori probabilità
che riferisca di averlo dimenticato rispetto ad altri casi di
bambini con abusi ricevuti da persone sconosciute. Anderson
sostiene che ciò accade perché il bambino deve
reprimere, ed eventualmente dimenticare, i ricordi difficili
ogni volta che incontra laggressore.
Le nuove ricerche potrebbero alimentare il dibattito, ancora
molto acceso, che riguarda i ricordi recuperati di episodi traumatici
connessi ad abusi sessuali, la cui vericidità è
contestata da genitori messi sotto accusa.
Nessuno sa se questi ricordi siano o meno reali - afferma
Chris Brewin dellUniversity College of London - ma questo
lavoro avvalora la tesi di ricordi che potrebbero essere reali
ma repressi. La nuova tecnica è anche un potente
mezzo per intraprendere un intervento sui cosiddetti disturbi
da stress post-traumatico (PTSD), in cui le persone rivivono
costantemente ricordi terribili. Forse le persone con
PTSD provano a sopprimere il ricordo degli eventi, ma non riescono.
- afferma Brewin - Potrebbe esserci qualcosa che interferisce
con i processi inibitori.
Anderson suggerisce che: la repressione potrebbe essere
effettiva se qualcuno deve continuamente fronteggiare il ricordo
del trauma per esempio se i veterani del Vietnam dovessero
continuare a vivere in Vietnam. Se essi evitano
gli spunti per ricordare, potrebbero pagarla con ricordi penosi.
Qualche chiarimento potrebbe venire da Freud sulla denominazione
di alcuni meccanismi di inibizione della memoria.
Con il termine repressione
2
Freud intendeva: unoperazione psichica tendente a far
scomparire dalla coscienza un contenuto spiacevole o inopportuno.
Sottolineando il carattere conscio delloperazione,
per il fatto che il contenuto represso diventa preconscio e
non inconscio, Freud colloca la repressione a livello della
«seconda censura» tra il conscio e il preconscio;
si tratta quindi di una esclusione dal campo della coscienza
attuale e non del passaggio da un sistema (preconscio-conscio)
a un altro (inconscio).
Un concetto ben diverso è la rimozione
3
nella quale listanza rimovente (lIo), loperazione
e il suo risultato sono inconsci. Nelle traduzioni inglesi di
Freud viene adoperato generalmente il termine repression
per indicare, invece, il termine tedesco Verdrängung (in
italiano:rimozione).
© Alessandro Mura
NOTE:
1
Anderson, M. C. & Green, C. Suppressing unwanted memories
by executive control. Nature
410, 366369 (2001). back
2
Il termine tedesco Unterdrückung (in italiano: repressione)
viene generalmente tradotto in inglese con suppression.
J. Laplanche e J.B. Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi,
Laterza, 1973. back
3
J. Laplanche e J.B. Pontalis, op cit. Cfr. anche Quirino Zangrilli
e Alessandro Fornari, La rimozione, Atlante di Scienza e psicoanalisi,
dicembre 2000, http://www.psicoanalisi.it/psicoanalisi/atlante/voci/rimozione_atla.htm .
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