Sigmund Freud: i rapporti
con il mondo accademico
22 maggio 2001
Il cammino di Sigmund
Freud verso i riconoscimenti del mondo accademico fu un viatico
difficile, irto di difficoltà e resistenze. Se si escludono
gli ultimi anni della sua esistenza, il Maestro dovette lottare
strenuamente per tutto larco della sua vita per ottenere
il consenso dovuto alle sue Opere. In quellepoca a Vienna
vigeva un rigido conformismo e la clientela migliore si rivolgeva
quasi esclusivamente ai medici che potevano fregiarsi del titolo
di professore: essendo Freud un medico generico, per anni gli
onori scientifici e quelli mondani gli vennero negati. Nonostante
egli fosse stato Privatdozent per un periodo di dieci anni,
nel 1897 si verificò la rottura definitiva dei suoi rapporti
con lUniversità. Latteggiamento antisemita
presente negli ambienti ufficiali e le argomentazioni di Freud
sulla sessualità non solo non gli procurarono il consenso
tanto sperato, ma contribuirono ad un aumento progressivo dellaggressività
del corpo sociale nei confronti di Freud e della psicoanalisi,
tanto che vennero praticamente ignorati i suoi lavori di neurologia
e la fama di cui già godeva in Europa come neurologo.
Quindi, sia nel 1897 che nel 1898 e 1899, vennero ignorate le
sue richieste di rinnovo della nomina di professore, cosa che
coinvolse anche tutti i suoi colleghi, ma mentre nel 1900 a
tutti gli altri venne riconosciuto il titolo di Privatdozent,
a Freud venne nuovamente negato. Dopo quattro anni di silenzio
Freud decise di rivolgersi al suo vecchio maestro Exner, il
quale gli riferì che avrebbe dovuto trovare un buon appoggio
perché il ministro competente era sotto linfluenza
di qualcuno che non approvava la sua riuscita. Tentò,
allora, di procurarsi una buona mediazione attraverso una ex
paziente, Elisa Gompez, moglie di colui per il quale Freud,
venti anni prima, aveva tradotto i Saggi di John Stuart Mill
e che era stato professore di filologia insieme a Von Härtel,
lallora ministro della Pubblica Istruzione.
Questo primo tentativo non andò a buon fine e solo in
un secondo tempo, unaltra paziente di Freud, Maria Ferstel,
moglie di un diplomatico, riuscì ad ottenere il consenso
per la nomina del Maestro. Tutta la vicenda sarà riportata
fedelmente in una lettera che Freud scrisse a Fliess l11
marzo 1903 e della quale vi voglio far partecipe, per meglio
comprendere come si arriverà al tanto meritato titolo
accademico:
Caro Wilhelm,
che cosa non può ottenere una Eccellenza! Perfino farmi
raggiungere di nuovo per lettera dalla tua voce amica. Ma, siccome
la notizia ti fa parlare di cose così belle, come il
riconoscimento, l'autorità e via dicendo, io, spinto dal
solito deprecabile impulso alla sincerità, mi sento obbligato
a scriverti come sono andate le cose. Mio il merito infatti.
Tornato da Roma, dentro di me la voglia di vivere e operare
era aumentata, quella del martirio invece un po diminuita.
Trovai che la mia clientela si era liquefatta, ritirai dalle
stampe lultima pubblicazione perché, poco prima,
avevo perduto in te il mio ultimo pubblico. Potevo pensare che
lattesa di un riconoscimento avrebbe occupato ancora una
parte notevole della mia vita, e che nel frattempo il prossimo
non si sarebbe curato di me. E volevo rivedere Roma, curare
i mie malati e conservare ai miei figli la serenità.
Così decisi di farla finita col rigore e di compiere
i passi necessari, come fanno le altre creature umane. Ognuno
di noi si attende la propria salvezza da qualcosa, come salvatore
io scelsi il titolo. Durante quattro anni non avevo speso una
parola per ottenerlo, ora, invece, mi feci annunciare al mio
antico maestro Exner. Fu più scostante che poteva, quasi
grossolano, non volle farmi sapere nulla sui motivi del trattamento
ingiusto usato nei mie riguardi, si immedesimò tutto
nella parte dellalto funzionario. Solo dopo che lo ebbi
fatto inquietare per alcune osservazioni ironiche sullattività
dellonorevole ministro, mi accennò a qualcosa di
oscuro su influenze personali che presso Sua Eccellenza ostacolavano
la mia nomina, e mi consigliò di cercare di opporre ad
esse altre influenze personali. Potei annunciargli che avrei
potuto rivolgermi a una mia vecchia amica ed ex paziente, la
moglie del consigliere Gompez. La cosa sembrò piacere
anche a lui. La signora Elise fu molto amabile e si prese a
cuore la faccenda. Fece visita al ministro e per tutta risposta
si ebbe una faccia meravigliata: Quattro anni? e chi é?
La vecchia volpe faceva finta di non conoscermi. Disse che,
in ogni caso, era necessario rinnovare la proposta. Allora scrissi
a Nothnagel e a Krafft-Ebing, che stava per ritirarsi, e li
pregai di rinnovare la vecchia proposta. Si comportarono ambedue
in modo incantevole. Nothnagel dopo qualche giorno mi scrisse:
Ho parlato con Krafft-Ebing, e questi di nuovo dopo qualche
giorno; Abbiamo presentato la proposta. Il ministro
però evitava ostinatamente Gompez e la cosa sembrò
di nuovo essersi arenata. A questo punto una nuova forza entrò
in azione, una delle mie pazienti, Marie Ferstel (che tra qualche
settimana si trasferirà a Berlino con il marito, nominato
console generale austriaco), aveva saputo della faccenda, e
cominciò a lavorare il terreno di propria iniziativa.
Non ebbe pace finché non riuscì a conoscere il
ministro in società, riuscì a richiamare su di
sé la sua attenzione, e gli fece promettere, attraverso
una comune amica,che avrebbe nominato professore il medico che
laveva risanata. Più che convinta che una prima
promessa del ministro equivaleva a nulla, gli si presentò
personalmente, e credo che se un certo Böcklin fosse appartenuto
a lei invece che a sua zia Ernestine Thorsch sarei stato nominato
tre mesi prima. Perciò Sua Eccellenza dovrà contentarsi
di un quadro moderno per la galleria che egli, non per sé
stesso naturalmente, intende fondare. Finalmente, dunque, un
giorno che era a pranzo dalla mia paziente, il ministro si degnò
di comunicarle che il decreto si trova dallImperatore
e che lei sarebbe stata la prima ad essere informata del perfezionamento
della nomina. Così un giorno la mia paziente venne tutta
raggiante allappuntamento, agitando una lettera del ministro
giunta per posta pneumatica. Era fatta, La Wiener Zeitung
non ha ancora pubblicato la nomina, ma la notizia che
essa è imminente si è diffusa rapidamente dagli
ambienti ufficiali. La partecipazione della popolazione è
immensa. Hanno già cominciato a piovere felicitazioni
e omaggi floreali, come se il ruolo della sessualità
fosse stato improvvisamente e ufficialmente riconosciuto da
Sua Maestà, il significato del sogno confermato dal Consiglio
dei ministri, e la necessità di una terapia psicoanalitica
dellisteria approvata al Parlamento con due terzi di maggioranza.
Evidentemente sono di nuovo diventato una persona perbene, che
per la strada gli ammiratori, diventati timidi, salutano da
lontano. Quanto a me, scambierei ancor sempre volentieri cinque
congratulazioni per un caso ragionevole cui occorra un trattamento
prolungato. Ho imparato che questo vecchio mondo è retto
dallautorità, come il nuovo dal dollaro. Ho fatto
il mio primo inchino allautorità, dunque mi è
lecito sperare di essere ricompensato. In tutta la storia cè
una persona dalle orecchie lunghissime, che nella tua lettera
non è stata sufficientemente apprezzata, e quella sono
io. Se avessi fatto questi pochi passi tre anni fa, sarei stato
nominato allora e mi sarei risparmiato diverse amarezze. Altri
sono ugualmente furbi senza bisogno di andare prima a Roma.
Questo dunque è il glorioso evento, che, fra laltro,
devo anche la tua amichevole lettera. Ti prego di tenere per
te il contenuto di questa epistola.
Ti ringrazio e ti saluto cordialmente
tuo Sigm.1
I risultati, naturalmente,
furono quelli attesi, cioè la professione privata di
Freud si consolidò e acquisì un vasto consenso,
ma la sua posizione accademica non mutò sostanzialmente
con il nuovo titolo. Come Privatdozent, Freud era autorizzato
a tenere conferenze allUniversità, senza esservi
obbligato, perché solo il professore ordinario aveva
questa incombenza. Freud ricevette questo titolo nel 1920, ma
poiché esercitava la professione privata, non fu eletto
membro della Facoltà né gli venne affidato alcun
reparto, per cui non fu mai un insegnante accademico vero e
proprio. Egli si valse del diritto di tenere dei corsi di lezioni
e continuò a farlo fino alla prima guerra mondiale. Le
lezione erano bisettimanali: il giovedì e il sabato.
Ernest Jones ebbe il privilegio di ascoltarle e ricorda come
il Maestro non usasse mai degli appunti: in una occasione, mentre
lo accompagnava ad una conferenza, gli chiese lumi sullargomento
che avrebbe trattato, e Freud gli rispose: Magari lo sapessi!
Devo lasciarlo decidere al mio inconscio.2
© Rossana Ceccarelli
Voyez la version française...
NOTE:
1
Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Edizione
Boringhieri, Torino, 1986
2
Ernest Jones, Vita e opere di Freud, il Saggiatore,
Milano, 1962