Metapsicologia dello sviluppo
sessuale
22 aprile 2003
E' l'imprinting iniziatico che,
su una base ereditaria, decide il destino della persona.
Se usiamo assieme i riferimenti freudiani e fantiani, rivisti
in un'ottica lineare come quella espressa da Jean Piaget nella
sua psicologia genetica, avremmo un'ulteriore possibilità
di ragionamento. L'insieme degli sviluppi e delle fissazioni
che costituiscono l'io di ogni persona contengono nuclei che
comunicano fra di loro attraverso le fasi intermedie dello sviluppo,
in modo tale che l'io finale che costituisce la base della personalità
dei soggetti è una struttura oscillante. La conseguenza
di questo fatto è che tutte le situazioni esistenziali
e i tentativi vitali sono da considerare in un'ottica epistemologica
generale che contiene un insieme di epistemologie individuali
differenti in modo tale che vicino a stadi più evoluti
di comportamenti esistenziali se ne troveranno altri infantili
e sempre più arcaici che entreranno in profondo conflitto
con i primi. In termini immaginifici possiamo dire che all'interno
di ogni adulto esiste un bambino, che all'interno di ogni bambino
esiste un feto, che all'interno di ogni feto esiste un embrione
e così via a ritroso fino alle origini della materia
biologica. Possiamo dire inoltre che ognuna di queste entità
ha una sua sessualità intesa come modalità di
diseccitazione e di automantenimento, i cui residuati non saranno
totalmente impastati nella fase finale, ma sovente nutriranno
i fantasmi che procurano i tormenti all'essere umano. E' questo
un criterio metapsicologico con cui si possono spiegare le variazioni
osservabili delle manifestazioni della pulsione sessuale.
Vorrei completare il ragionamento relativo alla filogenesi facendo
ancora una volta ricorso a Freud che nel saggio "Metapsicologia"
(Freud, Opere, 1915) scrive:
"Dovremmo quindi concludere che esse, le pulsioni,
e non gli stimoli esterni, costituiscono le vere forze motrici
del progresso che ha condotto il sistema nervoso - le cui capacità
di prestazione sono illimitate - al suo livello di sviluppo
attuale. Nulla vieta naturalmente di supporre che le stesse
pulsioni siano almeno in parte sedimenti di azioni derivanti
da stimoli esterni, azioni che nel corso della filogenesi possono
aver agito sulla sostanza vivente modificandola".
Seguendo il ragionamento di Freud e considerando l'a-temporalità
del processo primario possiamo intendere le fissazioni orali
e cannibaliche, vestigia fissate nel terreno psicobiologico
che testimoniano i comportamenti della preistoria, allo stesso
modo delle incisioni fissate nella roccia (pittogrammi, ideogrammi,
psicogrammi). In altre parole, dato che il terreno viene ricostruito
in utero, si può pensare che, per esempio, la tendenza
alla fissazione orale e al cannibalismo venga rinforzata in
fase blastocistica e che il cannibalismo del Neandertal (cannibale)
si ripresenti oggi tramite tale fase. Tuttavia non si può
dimenticare che la fase blastocistica precede lo stato adulto
di ogni primate e che quindi il fatto che nell'epoca storica
del Neandertal la carne umana fosse cibo ci serve solo a dire
che è esistita un'epoca in cui un desiderio intrauterino
poteva essere soddisfatto. La progressiva rimozione di questi
desideri, che ha avuto luogo nel corso del processo di adattamento,
appare più palese, per i suoi fallimenti, in quegli individui
che Freud definisce perversi. E' probabilmente in questa epoca
che inizia il processo di rimozione del desiderio di carne umana
e si attua così un tentativo di liberazione dai residuati
della fase intrauterina e orale. Questo tentativo (la rimozione
del desiderio cannibalico) passa nel sapiens sapiens. Se non
avessimo il modello metapsicologico micropsicoanalitico che
introduce il concetto di eredità ideica (S. Fanti, La
Micropsicoanalisi, ed. Borla, Roma), iscritta nel passaggio
in cui l'energia assume la sua materializzazione psicobiologica
(eredità ideica) non potremmo spiegarci tale eredità
se non solo in termini genetici lamarkiani, oppure ricorrendo
ad un concetto in ultima analisi in contraddizione con se stesso,
come quello di processo primario. Infatti si dice che l'inconscio
è a-spaziale e a-temporale, poi si stabiliscono i tempi
della rimozione.
In questo modo possiamo dire che il perverso attuale (cioè
chi mangia carne umana) sia un individuo nel cui terreno il
tentativo di rimozione è destinato a non riuscire e quindi
rimane cannibale. Uno psicotico perverso per l'epoca storica
attuale.
Il fallimento di tale rimozione può essere parziale in
modo tale che il passaggio all'atto non venga effettuato. Si
costituisce allora un quadro nevrotico, con tutte le sue conflittualità
e i tormenti che comporta. Sembra quindi che la sessualità,
per un'entità psicobiologica che si automantiene con
la riproduzione sessuata, per essere praticata in modo appagante,
debba avvicinarsi a modalità di esercizio il più
possibile adeguate alla canalizzazione dell'incontro tra l'uovo
e lo spermatozoo. In questa prospettiva, il polimorfismo perverso
pantaerotico è un residuato delle fasi preparatorie attraverso
le quali si è costituita la riproduzione sessuata.
II
Le fasi preparatorie, intermedie
per Piaget, sono le più adatte per studiare i passaggi
da uno stadio all'altro. Ciò che appare consolidato nello
stadio più evoluto è semplicemente più
stabile. In questa prospettiva le fasi degne di uno studio approfondito
sono principalmente due: 1) il passaggio dalla fase pre-verbale
a quella verbale; 2) il passaggio dalla sessualità infantile
a quella puberale, in termini freudiani, il periodo di latenza.
Il primo argomento è enorme. Si tratta, né più
né meno, che del passaggio dalla rappresentazione di
cosa (o di stimolazione senso-motoria) a quella di parola, vale
a dire dall'inconscio al preconscio. Dal mondo di affetti senza
rappresentazioni verbali a quello in cui le parole descrivono
e trasmettono.
"Elementi primordiali della cultura già esistevano
presso gli ominidi precedenti all'Homo Sapiens" (E.
Anati , Alla ricerca del cammino totale dell'uomo.), e (cito)
"Essi producevano strumenti in pietra e si presume
che avessero qualche sorta di rudimentale linguaggio".
Sottolineo che si tratta di individui che vivevano uno o due
milioni di anni fa, il cui linguaggio verbale è, forse,
paragonabile, nell'ontogenesi, a quello di un infante di meno
di due anni.
I primi sapiens si sono anch'essi sviluppati in Africa tra duecento
e centomila anni fa ; all'inizio erano solo un clan con caratteristiche
particolari dovute "a un micro cambiamento genetico "
(E. Anati , op . cit.). I pitecantropi erano già adulti
all'età di dieci-undici anni e invece il sapiens raggiungeva
lo stesso stadio di indipendenza a sedici-diciasette anni. Fisicamente
era un essere ritardato e handiccapato, ma la più lunga
dipendenza dall'adulto gli permetteva uno sviluppo cerebrale
più completo e l'acquisizione di quella funzionalità
cognitiva che migliorava enormemente la qualità delle
sue relazioni di comunicazione con gli altri membri del gruppo
e certamente favoriva lo sviluppo del linguaggio.
Le scoperte dei paleoetnologi e degli specialisti di preistoria
confermano sperimentalmente due ipotesi del Maestro.
La prima è l'intuizione che dovevano esistere certi antenati
dell'uomo in cui lo sviluppo sessuale si completava velocemente,
per cui a sette-otto anni erano maturi; la seconda, un derivato
della prima , che il periodo di latenza nei mutanti è
una sinapsi tra lo sviluppo psicosessuale dei sapiens e quello
dei pre sapiens .
Un'altra riflessione che si può fare è che l'espressione
degli affetti che a volte si manifestano in seduta, avulsi dal
significato della verbalizzazione che li esprime (tipico, il
pianto) provengono da territori filogenetici ed ontogenetici
( intrauterini e del primo anno di età) in cui le parole
non esistono ancora.
Questo argomento, sulle matrici filogenetiche del pianto, trattato
da Gioia Marzi, in un
articolo che tutti dovrebbero leggere e meditare, è
pubblicato in questa stessa rivista.
© Nicola Peluffo