La situazione
7 giugno 2001
Un articolo simile a questo,
lho pubblicato nel Bollettino dellIstituto Italiano
di micropsicoanalisi (n° 5 1987). Oggi quei Bollettini sono
pressoché introvabili e quindi ho deciso di riprenderne
la prima parte e di ripresentarla ai lettori di "Scienza
e Psicoanalisi", sia pur con qualche modifica. La seconda
parte (quella che conteneva lesemplificazione) lho
sostituita con una completamente nuova e aggiornata.
Quando medito sul significato
di una situazione, oppure sulle risposte agli stimoli provocati
da una situazione, o in generale a ciò che viene descritto
dalla parola «situazione», associativamente penso
alla topologia. Cioè allo studio delle deformazioni continue
in geometria. Penso, ad una definizione di situazione, non statica
bensì dinamica. Alla descrizione della forma di un luogo
in cui si agglomerano insieme di tentativi che tendono ad acquisire
una struttura stabile, che, tuttavia, non si mantiene tale a
meno che, per caso, non si produca un fenomeno di accumulo di
energia che stabilisca legami forti tra gli elementi della forma
che diventa ripetibile, in senso probabilistico.
Parlare di forma ripetibile, significa, nel mio intendimento,
che l'accumulo di energia, qualora si ripresentino tentativi
simili a quelli considerati, si concretizza in una struttura
materiale che cattura i tentativi e per accumulo, metaforicamente
come per le cellule prima che avvenga la scissione, si riproduca,
identica o quasi.
Affinché l energia si accumuli è necessario
che la sua quantità in ingresso sia superiore a quella
in uscita. Mi sembra che questo succeda in occasione di traumi,
anche microscopici, ma ripetuti.
E inutile che richiami linformazione che dove cè
trauma esiste coazione a ripetere. Il tentativo è quello
di rendere reversibile laccadimento.
In tal modo la forma della ripetizione si propaga dal passato
filo-ontogenetico al presente, servendosi della retroazione
(feed-back). L'energia del trauma dà origine a forme
psicomateriali che tendono a conservarsi in situazioni anche
cronologicamente lontane. Tali forme diventano palesi quando
un numero sufficiente di elementi forniscono la materia per
la quale esse diventano percepibili nella loro elaborazione
secondaria, anche a livello della coscienza.
Rispetto a questo fenomeno, una delle verifiche più importanti
che ha luogo in micropsicoanalisi, si ottiene utilizzando i
supporti tecnici (studio delle fotografie, studio delle piantine
delle case, approfondimento del dato storico e genealogico)
e specialmente lavorando sul materiale tratto dall'applicazione
di quella modalità tecnica che viene indicata con il
nome di «visita dei luoghi».
Sovente, l'analizzato, durante le sedute successive a tale studio
e alla visita dei luoghi dove ha passato la sua infanzia, l'adolescenza
e anche la vita adulta, oppure durante la visita dei luoghi
della sua filogenesi (gli insediamenti dove abitavano i suoi
antenati) riporta in seduta fatti che se si usassero categorie
usuali di spiegazione, potrebbero essere interpretati solo facendo
ricorso ad un concetto ben opinabile: la telepatia.
Le associazioni di seduta, nel periodo che segue la visita,
vertono sullo stupore che qualche parente completamente all'oscuro
di tali procedure (la madre per esempio) abbia spontaneamente
iniziato a parlare di fatti avvenuti in quella o quelle case,
che i giorni precedenti, erano state l'oggetto della visita.
La cosa ancora più interessante è che in quei
giorni o in quella, o quelle settimane, si facciano sentire
o vedere, in modo diretto o indiretto, (visite, telefono o altri
mezzi di comunicazione) persone che in epoche diverse della
vita del soggetto, erano state depositarie di traslazioni (transfert)
che ripetevano rapporti con elementi (persone, fatti, etc.)
accaduti durante il periodo in cui il soggetto viveva in quella
determinante casa visitata.
Anche se sembra assolutamente irreale, il fenomeno ci porta
a pensare che la raccolta dei dati rappresentazionali-affettivi
che avviene durante la visita metta in moto processi energetici
che tendono a far entrare nella forma ripetitiva, anche altri
oggetti in quanto rapporti transferali esistenziali, che sono
costretti (le motivazioni sociali sono spesso inconsistenti)
ad interagire inconsciamente con la situazione creatasi durante
la visita dei luoghi. 1
Per dirla in modo più chiaro, esiste una situazione omeostatica
del sistema inconscio-preconscio-conscio che regola i rapporti
tra gli elementi della forma, servendosi della continuità
del vuoto. La visita dei luoghi che fa da resto diurno alle
attività dell'inconscio, mette in moto processi che si
specificano nel secondario e, per esempio, il signor o la signora
tal dei tali, che in epoche successive sono entrati nella storia
transferale del soggetto, come in una «piece» teatrale
sono inconsciamente «scritturati» per partecipare
alla vicenda esistenziale del soggetto stesso. E un fenomeno
molto simile a quello per il quale un personaggio conosciuto
o sconosciuto entra a fare parte della nostra vita onirica.
Certamente tutto questo discorso diventa follia se non si tiene
conto della teorizzazione micropsicoanalitica, specialmente
per ciò che concerne l'esprimibilità del binomio
es-inconscio nella continuità del vuoto. In tal senso
tra la vita di veglia e quella onirica, dal punto di vista delle
modalità costitutive della «fabula» esistenziale,
vi è la stessa differenza (tanto per fare una metafora)
di quella che esiste tra il vapore acqueo, lacqua e il
ghiaccio. Così come certe stimolazioni esterne contribuiscono
necessariamente a produrre una forma specifica di sogno (espressioni
tipiche il sogno d'angoscia e l'incubo) che si serve di rappresentazioni
di volta in volta molto simili, allo stesso modo la stimolazione
situazionale dà luogo alla costruzione di forme esistenziali
in cui i personaggi reali della vita quotidiana entrano come
insiemi di affetti-rappresentazioni in carne ed ossa. In questa
prospettiva la vita è un sogno in cui i personaggi entrano
a caso in rapporti che si costituiscono in forme le quali, quando
l'evento traumatico sia oggettivamente o soggettivamente catastrofico,
tendono a riprodursi. Cellule psicomateriali alle quali poi
ho dato il nome di immagini. Ecco quindi che accanto a corpi
supporto, anzi dentro a corpi supporto, si costituiscono corpi
psichici-immagine il corpo fisico dei quali diventa il mezzo
di manifestazione materiale. Come dice una collega: «meno
male che c'è il corpo», intendendo con questo il
fatto che se non ci fosse il corpo l'essere umano non avrebbe
la possibilità di verificare sensorialmente e percettivamente
l'accumulo di energia che rende possibile la costituzione di
forme che si riproducono. In altre parole non avremmo (forse)
la possibilità di accedere alla sperimentazione dell'affetto
nelle sue componenti attive. Non esisterebbe la possibilità
di un'azione percepibile e verificabile in senso materiale,
e non si potrebbe sapere di che cosa l'accadimento materiale
quotidiano possa essere la stimolazione, cosiddetta diurna.
L'Immagine ha bisogno di un corpo per manifestarsi e nello stesso
tempo è l'agire delle immagini che produce il destino
del soggetto psicobiologico.
II
E qui si apre un grandissimo
problema formulabile in due quesiti:
1) vogliamo continuare a servirci dei concetti fantiani che
costituiscono lessenza della micropsicoanalisi oppure
conserviamo solamente quelli esprimibili in modo freudiano o
comunque psicoanalitico?
2) Della psicoanalisi consideriamo solo laspetto freudiano,
oppure includiamo nel nostro ragionamento, qualora ci siano
necessari, anche concetti tratti da altre scuole psicoanalitiche
o psicologiche e antropologiche ?
Io sarei tentato, dopo aver assimilato (per quanto possibile)
S. Freud (particolarmente i suoi scritti su Mosè e la
religione monoteistica), di rispondere positivamente ai due
quesiti: usiamo i concetti più avanzati della micropsicoanalisi
e, sempre nel rispetto della tradizione freudiana, includiamo
quando sia necessario per una formulazione corretta nel contesto
del discorso, concetti tratti da altre scuole o discipline.
III
S. Freud non si accontenta
dellereditarietà delle predisposizioni genetiche
o delle disposizioni linguistiche (Luomo Mosè e
la religione monoteistica, Freud, Opere, ed Boringhieri, Torino,
pag. 418 - 419), ma scrivendo sul rapporto tra il bambino nevrotico
e la castrazione enuncia una forma di ereditarietà comprensibile
solo se posta in relazione con le esperienze di generazioni
precedenti.
E chiaro che si apre il problema dellereditarietà
dei caratteri acquisiti che ci riporta a Lamarck e alle critiche
di ascientificità che gli vengono mosse.
Freud sostiene in modo inequivocabile la presenza nellindividuo
di tracce mnestiche filogenetiche . Egli scrive : Se ammettiamo
la permanenza di queste tracce mnestiche nelleredità
arcaica, abbiamo gettato un ponte sullabisso che separa
la psicologia individuale da quella collettiva e possiamo trattare
i popoli come i singoli nevrotici (op. cit., pag. 420).
E poi con uno di quei colpi dala da poeta (o da midrashim)
critica la sua posizione e scrive: Pur concedendo che
per le tracce mnestiche nelleredità arcaica non
abbiamo attualmente alcuna prova più valida di quei fenomeni
residui del lavoro analitico che esigono essere derivati dalla
filogenesi ciò non pertanto questa prova ci sembra abbastanza
valida per postulare uno stato di cose siffatto. Se non è
così non procediamo di un passo sulla via che abbiamo
battuto né nellanalisi né nella psicologia
collettiva. É una temerarietà inevitabile
(op. cit. pag. 420). Che frase magnifica E una
temerarietà inevitabile. La spiegazione
verrà più tardi. Così come aveva anticipato
nel Progetto, il concetto di sinapsi qui sembra anticipare la
scoperta di un DNA psichico. Un DNA psichico in gran parte comune
a tutti gli esseri umani che ci permette di postulare lesistenza
di ununica provenienza dellessere umano, di una
espressività artistica e religiosa comune e di un linguaggio
di base pure comune, ma non esclude la possibilità della
costituzione di prerogative rappresentazionali-affettive specifiche
presenti in gruppi umani piuttosto che in altri.
Messi in termini micropsicoanalitici possiamo parlare di elaborazione
di nuclei di fissazione specifici presenti nellindividuo
e nei popoli. 2
Secondo Fanti, cito,leredità psichica (veicolata
dallImmagine) e leredità somatica (cromosomica
e citoplasmatica), appaiono come diversificazioni rispettivamente
rappresentazionali-affettive e molecolari-enzimatiche delleredità
ideica modulata dalles (S.Fanti, P. Codoni, D. Lysek,
Dizionario di psicoanalisi e micropsicoanalisi, Borla, Roma,
1984, pag. 81). In questa sede non mi è possibile approfondire
i concetti appena esposti e quindi passo decisamente allargomento
che mi interessa , che è poi: 1) il tentare di spiegare
meglio ciò che ho esposto allinizio di questo lavoro.
Cioè il ritorno nellattuale di certi oggetti di
situazioni passate riattivate nellattuale (rievocativo
e transferale ) della seduta ; 2) Indicare che tale fenomeno
può accadere, in una certa misura e in determinate forme,
anche per situazioni arcaiche non solo ontogenetiche.
Per facilitare la lettura dico subito che gli strumenti coinvolti,
oltre alla tecnica micropsicoanalitica, sono: gli induttori
associativi con le conseguenti associazioni e il sogno. Unaltra
indicazione indispensabile è la verifica continua che
i processi associativi non sono solo verbali bensì comportamentali.
Per non lasciare ombra di dubio: i nostri comportamenti esistenziali
seguono le strade del pensiero associativo ai vari livelli inconscio,
preconscio, conscio. Gli induttori associativi stimolano le
risposte e le catene associative si formano sovente in conflitto
tra di loro (ecco spiegato il perché di certe esitazioni
a fare ciò che si desidera ardentemente fare).
3
IV
E chiaro che in
tale prospettiva non è difficile capire la ricostituzione
nellattuale delle forme associative che compongono la
struttura della situazione. Si ricompongono per associazione:
devono però esistere gli attrattori. Secondo me sono
i sogni. Quando esistano intensi legami affettivi tra i vari
personaggi della situazione la rievocazione onirica, conseguente
alla fase di vita rievocata in seduta, fa da induttore associativo
a tale o tal altro oggetto ed aumenta la tendenza al re-incontro
esistenziale (cioè nella vita quotidiana). Per quanto
riguarda il re-incontro filogenetico vero e proprio, la situazione
probabilmente si ricostituisce oniricamente e da luogo a quelle
correnti di pensiero che preludono p.e. alle scoperte archeologiche
più o meno misteriose e agli incontri fondamentali
della vita.
Un concetto che può essere estremamente utile a questo
nostro tentativo di comprendere lincomprensibile è
quello formulato da P. Codoni con la definizione di: oggetto
inconscio.
Codoni in lAggressività delle vere pulsioni
ontogenetiche di origine filogenetica (Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi, n° 22, 1997, Torino, Tirrenia
Stampatori, pag. 9-32) scrive: Un oggetto inconscio è
da intendersi come un complesso di rappresentazioni affetti
che si strutturano per proiezione-identificazione-rimozione
attorno ad un nucleo di origine filogenetica riattivato nel
corso dellontogenesi. Gli oggetti inconsci sono dunque
specifici di un momento o di uno stadio dello sviluppo aggressivo-sessuale,
e veicolano, nelle loro rappresentazioni ed affetti costitutivi,
le informazioni di un vissuto aggressivo-sessuale che è
stato interiorizzato. Si può dunque considerare, e la
pratica lo conferma, che esistono degli oggetti inconsci aggressivi
e sessuali specifici di tale o talaltro vissuto utero-infantile.
In Psicofisiologia del sogno (Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi, n° 27-28, 1999-2000, pag.
27.) P. Codoni scrive: Linconscio è
un crocevia energetico, vale a dire un va e vieni di informazioni
che si concentrano in rappresentazioni e in affetti i
quali si organizzano in oggetti inconsci. Gli oggetti
inconsci veicolano la memoria filo-ontogenetica dellinconscio
e sono specifici di esperienze interiorizzate nellintero
arco della vita utero infantile, in particolare di vissuti aggressivi
e sessuali puntuali, ma ripetitivi nel corso degli stadi libidici.
Ho tentato di tracciare una strada, esponendo alcuni concetti
e qualche riflessione. Lascio ai lettori di sviluppare i loro
punti di vista; se vogliono possono esporli nel Forum;
cercherò di rispondere.
© Nicola Peluffo
Voyez la version française...
NOTE:
1
Ho verificato con una certa regolarità che tale fenomeno,
quando la micropsicoanalisi sia abbastanza progredita, accade
anche in assenza della visita dei luoghi. A volte lapprofondimento
dellanalisi con la conseguente riattivazione e rivissuto
degli sviluppi, a varie età,delle formazioni che raccolgono
il materiale dei nuclei di fissazione richiama molecole esistenziali(
persone, situazioni, etc.) che si manifestano nel teatro onirico
e poi , a volte, anche nella vita quotidiana. back
2
Ricordo che la fissazione nel Dizionario di psicoanalisi e micropsicoanalisi
di Fanti, Codoni e Lysek (Borla , Roma , 1984 , pag. 196) è
definita : impressione indelebile che la motricità co-pulsionale
lascia di se stessa nellenergetica ideica . Questo fatto
significa che nel momento in cui lenergetica dellistinto
di tentativo si manifesta le esperienze pregresse motorie collegate
alla pulsione (sia nellazione che nel pensiero) possono
riattivarsi. back
3
Come spiegavo trentanni fa durante le mie lezioni universitarie
di psicologia sociale le esigenze del rimosso si infiltrano
nellelaborazione e modificano la risposta allo stimolo
dellinduttore associativo. back