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Libido e caducità. 4
novembre 2001 Dal 28 giugno al 4
agosto del 1914, lEuropa si infiamma, impazzisce. E linizio
della prima guerra mondiale, la grande guerra. Nel 1913 il Maestro aveva passato
una parte delle vacanze estive a San Martino di Castrozza, che faceva ancora parte
dei territori più o meno di lingua italiana , compresi nellimpero
austro-ungarico. Nel 1915, un anno di guerra ha già fatto cadere le
illusioni sulla perennità delle conquiste umane in qualsiasi campo, dallarte,
alla scienza, alla morale. Persino le meraviglie della natura sono relativizzate
e tutto ciò che succede, anche gli accadimenti allinterno del movimento
psicoanalitico internazionale, contribuisce a confermare la caducità delle
forme naturali e culturali umane. E proprio con un breve articolo sulla
Caducità (Vergänglichkeit) che Freud offre il suo contributo per il
volume miscellaneo celebrativo Das Land Goethes pubblicato per iniziativa
di unassociazione goethiana di Berlino. In questo breve scritto del
1915 Egli prende lo spunto da un episodio, appunto, accadutogli nellagosto
del 1913 a San Martino di Castrozza, in cui in una conversazione durante una passeggiata
con due amici, aveva trattato il tema della caducità dei fenomeni, anche
di quelli che in apparenza sono solidamente universali.
1 Il tema era stato introdotto
dallamico che Egli definisce il poeta che insisteva sulla caducità
e inutilità del bello e in senso generale sulla transitorietà
dei fenomeni. Freud sosteneva che questo fatto era innegabile ma che non sminuiva
il valore della bellezza e diceva: il valore di tutta questa bellezza e
perfezione è determinato soltanto dal suo significato per la nostra sensibilità
viva, non ha bisogno di sopravviverle e per questo è indipendente dalla
durata temporale assoluta. Questi commenti lasciarono indifferenti
i due amici e Freud ne concluse che loperazione di svalorizzazione era dovuta
ad una elaborazione anticipata del lutto, per esempio per la perdita inevitabile
della bellezza della gioventù. Lessere umano cerca di attenuare
il godimento della bellezza per evitare il dolore che gli darà la sua perdita.
Così facendo passa nella vita senza accorgersene. Il pensiero della caducità
è perturbante. E a questo punto che inserisce una definizione
di libido molto semplice ma esemplare. Ecco le sue parole: Noi reputiamo
di possedere una certa quantità di capacità damare, che chiamiamo
libido, la quale agli inizi dello sviluppo è rivolta al nostro stesso Io.
In seguito, ma in realtà molto presto, la libido si distoglie dallIo
per dirigersi sugli oggetti, che noi in tal modo accogliamo per così dire
nel nostro Io. Se gli oggetti sono distrutti o vanno perduti per noi, la nostra
capacità di amare (la libido) torna ad essere libera. Può prendersi
altri oggetti come sostituti o tornare provvisoriamente nellIo. Ma perché
questo distacco della libido dai suoi oggetti debba essere un processo così
doloroso resta per noi un mistero...(omissis)...Noi vediamo unicamente che la
libido si aggrappa ai suoi oggetti e non vuole rinunciare a quelli perduti neppure
quando il loro sostituto è già pronto. Questo dunque è il
lutto. Non dobbiamo dimenticare che questa nota sulla caducità
fu scritta nel 1915 dopo un anno di guerra. Un anno dopo la guerra scoppiò
e depredò il mondo delle sue bellezze.
Dopo alcune considerazioni sul lutto e sul rinforzo dellinvestimento sugli
oggetti rimasti il Maestro scrive: Noi sappiamo che il lutto per doloroso
che sia, si estingue spontaneamente. Se ha rinunciato a tutto ciò che è
perduto, ciò significa che esso stesso si è consunto, e allora la
nostra libido è di nuovo libera (nella misura in cui siamo ancora giovani
e vitali) di rimpiazzare gli oggetti perduti con nuovi oggetti, se è possibile
altrettanto e più preziosi ancora. Riferendosi alle contingenze
della guerra esprime un augurio: Cè da sperare che le cose
non vadano diversamente per le perdite provocate da questa guerra. Una volta superato
il lutto si scoprirà che la nostra alta considerazione dei beni della civiltà
non ha sofferto per lesperienza della loro precarietà. Torneremo
a ricostruire tutto ciò che la guerra ha distrutto, forse su un fondamento
più solido e duraturo di prima. Siamo nel 1915 e il Maestro non
ha ancora scoperto la coazione a ripetere e formulato la pulsione di morte, quindi
da questo punto di vista ha ancora un atteggiamento consolatorio.
Nel 1938, suo malgrado , sarà costretto a prendere atto che le perdite
non hanno mai fine e che anche la Bergasse entra nel novero delle entità
transeunti che possono (e debbono) essere sostituite per continuare a vivere.
II Largomento che sto trattando,
poiché mi sembra attuale, è stato esaminato, in un appassionato
articolo, da Marie Bonaparte nel 1955. Fu pubblicato nella Revue française
de psychanalyse (P.U.F., n° 3, juillet-septembre, 1956) con il titolo Deux
penseurs devant labime. Nella prima sezione M. Bonaparte riassume
la nota di Freud Vergänglichkeit, nella seconda fa le sue considerazioni
sullargomento della Caducità che in francese traduce Fugitivité.
Sono trascorsi ben quarantanni da quando furono scritte queste pagine,
ed eccomi a tradurle allindomani di una seconda guerra più feroce
della prima e nel terrore di un terzo conflitto che lera atomica in cui
ci troviamo renderebbe ancora più devastante!.
M. Bonaparte si
dichiara in disaccordo con le parole che Freud aveva detto al poeta durante la
passeggiata e per rinforzare il suo punto di vista negativo dichiara la sua opposizione
a quelle che lo stesso Freud le aveva detto durante una seduta di analisi: Un
giorno, egli mi disse, - tutto muore, il pensiero umano, come luomo.
Il pensiero sopravvive venti o trentanni e poi, a sua volta, muore -.
Io replicai che dopo tremila anni si leggeva ancora Omero! Quindi Omero sparirebbe!
Poi la nostra Cultura, lumanità e la terra?... E Freud imperturbabile:
- Per quale ragione, qualcosa che emana dalluomo dovrebbe durare, quando
tutto nellUniverso perisce? -. Colpita dalla grandezza filosofica delle
frasi di Freud, unaltra volta gli dissi: - ciò che lei dice è
bello ma triste! - E lui replicò: - Perché triste? E
la vita. E proprio il suo eterno scorrere che rende la vita così
bella -." Le considerazioni ulteriori della Bonaparte sono molto interessanti
ma ciò che, secondo me, ella coglie poco, è il vero significato
della necessità della scomparsa degli oggetti. Penso che il Maestro
intenda dire che se gli oggetti non perissero, la libido non sarebbe mai libera,
e al mondo, per il soggetto, non esisterebbe mai nulla di nuovo. La scomparsa
degli oggetti è necessaria affinché la libido, libera , ne investa
(vorrei dire, ne inventi) altri e crei altre musiche (relazioni),
le cui risonanze marginali sfuggano ai gorghi della coazione a ripetere. La perdita
crea ciò che rende bella la vita; apre le sinapsi in cui si coglie lattimo
della creazione. Il resto è statico e aspetta di sparire.
III
Il problema della vischiosità della libido e del suo aggrapparsi agli oggetti
rientra nella natura della psiche, che è un organo di conservazione, e
che è lespressione funzionale e strutturale della pulsione di morte.
E il fallimento dei destini della pulsione di morte che permette lespandersi
dellenergia del movimento nelle forme che costituiscono la materia e che
, come nel caso delluomo, si automantengono per riproduzione sessuata. Questa
energia qualificata, quella che presiede e mantiene le fasi che sfociano nella
riproduzione sessuata, è la libido. La libido non solo investe gli oggetti
ma li crea, così come crea i nuovi esseri umani. La libido si materializza
in un coito, da cui nascono nuovi bambini, ma anche in altre produzioni umane:
larte, la religione, il linguaggio, la scrittura, la scienza e tutte le
altre creazioni. Anche la psicoanalisi. Certamente sono transeunti per loro intrinseca
natura, alcune però durano molto di più perché contengono
in loro stesse una quantità enorme di gradi di libertà che rende
loro possibile un continuo adattamento al mutare delle situazioni finché
una catastrofe immane non le elimini.
In questo caso la sensibilità
viva dellessere umano potrebbe anche non essere più presente
a godere delle nuove forme strutturali ma se seguiamo la teorizzazione micropsicoanalitica,
tali forme, in quanto manifestazioni del dinamismo neutro del vuoto ci sarebbero
lo stesso, sia pur diverse, e così i tentativi. Ciò che potrebbe
mancare sarebbe la sensibilità che li avverte, a meno che, più tardi,
si riformi un apposito organo psicobiologico che ne registri e conservi le tracce.
Per il meccanismo della coazione a ripetere questo fenomeno è molto probabile.
E questa tuttavia una strada metapsicologica e speculativa che, sia pur
affascinante, esula dalla prassi psicoanalitica. A volte il miscelare le indicazioni
di sistemi di spiegazione diversi può produrre metafore utili al progresso
della scienza più sovente, però, da origine a chimere.
© Nicola Peluffo
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Note:
1
v. S. Freud , Opere, vol . VIII, 1915-1917, pag. 169-176, Boringhieri Torino.
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