Spermatozoo
23 marzo 2002
Nella rivista La
Recherche di marzo 2002 (n° 351), nella rubrica Idée
è pubblicato un breve articolo di Jorge Wagensberg, professore
di fisica e direttore del Museo della Scienza della fondazione
«la Caixa» a Barcellona. Larticolo è
intitolato Frontierès de clones. E scritto in forma
di dialogo tra due interlocutori e lo scopo è quello
di determinare letica degli studi sugli embrioni. In particolare
se e quando, sia possibile interrompere il processo di formazione
dellembrione. Per riassumere, il soggetto A. apre il dialogo
con la frase seguente mi spiace, vecchio mio, ma utilizzare
degli embrioni clonati a fini terapeutici, è abusare
di una vita umana per curarne unaltra. B. risponde
che le cellule di un embrione clonato di fresco sono indifferenziate,
quindi il clone è un organismo vivente ma non è
un essere umano. A. ribatte che lo è in potenza,
poiché impiantato in un utero si svilupperebbe sino a
diventare un bambino. B. allora ribatte ... Ma in tal
caso uno spermatozoo è anchesso una vita umana
in potenza perché impiantato in un ovulo potrebbe progredire
fino a dar luogo a una vita umana. E un grado di meno
nella scala delle potenzialità. Ma nessun uomo si sente
colpevole di genocidio a causa di una polluzione notturna!.
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Il discorso va avanti
per un poco e la conclusione è che sia la scienza che
letica sono entrambe legate rispetto al loro funzionamento
a una questione di frontiere, cioè di limiti entro i
quali operare. Questa conclusione a me interessa relativamente
( poiché la scienza va avanti da sola come tutti i movimenti
che abbiano una forma che si automantiene in equilibrio relativamente
stabile), ciò che invece propongo alla riflessione dei
lettori è la frase nessun uomo si sente colpevole
di genocidio a causa di una polluzione notturna.
Questa frase, apre vari problemi:
1° Corrisponde al vero?
2° Vale anche nel caso dellautoerotismo, cioè
nel caso della masturbazione con eiaculazione?
3° Vale anche nel caso di coito con eiaculazione protetta
(preservativo o comunque non in vagina)?
Che un individuo si senta coscientemente in colpa a causa di
una polluzione notturna non mi sento di affermarlo. Certamente
non di genocidio; in effetti lo spermatozoo effettivamente ucciso
, anche nel caso fortunato di un coito fecondante sarebbe uno
poiché gli altri milioni morirebbero comunque. Tuttavia
lesistenza di unangoscia post masturbatoria è
riconosciuta più o meno da tutti e nelle sedute è
un argomento che ritorna continuamente, prima di essere neutralizzato.
Le interpretazioni più semplicistiche la attribuiscono
agli effetti nefasti delleducazione religiosa. Può
anche essere che leducazione abbia un effetto di rinforzo
ma secondo me, la vera origine di questo tipo di angoscia è
unaltra.
Tale angoscia non è attribuita alla masturbazione prepuberale,
quella cioè in cui il glande è già zona
erogena ma non esiste leiaculazione , eppure è
questo il momento in cui cè il fatidico intervento
parentale non toccarti in quei posti. Langoscia
vera inizia con le tanto attese prime gocce di sperma (lequivalente
del menarca) ed aumenta specialmente nei soggetti nevrotici
in cui sovente la masturbazione è coatta.
Allinizio è un senso di inquietudine indefinito
sino a che laffetto non trova le sue rappresentazioni
sotto forma di fantasie di deterioramento (fisico e morale),
di disfacimento, di svuotamento, di castrazione e morte.
In definitiva si dovrebbe parlare di derivati della pulsione
di morte in cui il vissuto disgregativo porta alla spinta fusionale
e quindi alla sessualità che si manifesta appunto nella
masturbazione. Un modo come un altro di eliminare i vissuti
di solitudine con un tentativo autoriproduttivo giustificato
dalle modalità indipendenti della riproduzione cellulare
(il corpo è fatto di cellule che si riproducono per scissione).
In questo senso langoscia è derivata dal lutto
del fallimento del tentativo di riproduzione ed è lequivalente
del lutto mestruale.
Potrei continuare su questa strada ma ciò che mi sta
a cuore di proporre al lettore è la domanda seguente:
I vissuti angosciosi derivati dalla morte degli spermatozoi
sono inseriti nella memoria genetica dello spermatozoo, che
si manifesta nel suo derivato cioè luomo, oppure
sono una fantasia di castrazione e basta?
Prima di continuare propongo al lettore alcune caratteristiche
dello spermatozoo che, in parte, ricavo dal libro La Micropsicoanalisi
di S.Fanti (Borla, Roma, 1983). Lo spermatozoo ha una lunghezza
di 60 µ, la sua struttura è quella di un razzo
a tre stadi in miniatura. Il materiale genetico è contenuto
nella testa, la zona intermedia è il serbatoio energetico,
la coda serve da propulsore. Ad ogni eiaculazione 300 milioni
di spermatozoi iniziano il loro viaggio e la quasi totalità
di essi muore per strada. La speranza di vita è di tre
giorni e la velocità di due millimetri al minuto (molto
elevata per un essere di 60 micron).
Dato fondamentale, sono sprovvisti di testa cercante, di traiettoria
definita e di obiettivo proprio, per cui si perdono facilmente
nei dedali della mucosa genitale; non essendo diretti da nessun
sex-appeal chemiotattico dellovulo essi possono passargli
accanto senza percepirlo e anche cadere nella cavità
addominale. Altro che la favola di Pollicino.
E dunque, da vero superstite, e alla fin fine per caso,
che lo spermatozoo fecondante arriva a urtare nel baluardo cellulare
della corona radiata. Si scatenano vari tipi di reazione che
tuttavia non riescono a contenerne limpetuosità
che determina la penetrazione ovulare. Egli penetra interamente
nellovulo che, sempre biochimicamente diventa territorio
inviolabile per gli altri spermatozoi. Di li comincia lavventura
che porterà il prodotto del concepimento alla formazione
dellembrione: al quinto giorno le 150 cellule embrionale
formeranno il blastocisti.
In quanto cellula germinale, che si perpetua di generazione
in generazione, lo spermatozoo, pur avendo una speranza di vita
di soli tre giorni, è convenzionalmente immortale poiché
può ingenerare un numero illimitato di cellule figlie;
tuttavia per crearsi il suo laboratorio è costretto (in
natura) a fondersi con unaltra cellula di origine germinale.
Questa osservazione, come al solito, laveva già
anticipata Freud scrivendo che le persone non erano altro che
il veicolo di cui si servivano le cellule germinali per incontrarsi.
Da un punto di vista strettamente micropsicoanalitico, cioè
collegato allesistenza di stadi di sviluppo psicobiologico
intrauterino, possiamo chiederci se queste avventure dello spermatozoo
possano rimanere come tracce nella materia psicobiologica che
compone lembrione e riapparire sotto forma di fantasie
o comunque di sensi di colpa nella vita di un bambino e poi
in quella di una persona adulta.
1
Un ampia trattazione teorica e pratica di questo argomento
la propone Quirino Zangrilli nel suo volume La
vita: involucro vuoto (Borla, Roma, 1993). Nel capitolo
Trasformazioni difficili : il narcisismo (pgg. 131-142),
una ricca esemplificazione permette al lettore di seguire i
rivissuti e le fantasie delle persone in analisi.
Ma torniamo allargomento iniziale dello spargimento del
seme. 2
Messa in parole povere l'eiaculazione a perdere
(lonanismo) fa da induttore associativo che innesta un
processo in cui si ripercorre una vicenda in cui è accaduta
una vera e propria ecatombe.
Secondo me è questa la base della fantasia angosciosa
che sovente appare nei maschi (durante le fasi più profonde
della micropsicoanalisi) rispetto ai rapporti con la femmina.
Questa fantasia possiamo definirla la vulva che fagocita.
Essa si manifesta in vari modi per esempio, nella fantasia di
essere aspirato tramite il pene in unenorme vulva, di
essere mangiato dalla femmina (v. il lapsus di un mio giovane
analizzato che al posto di mantide religiosa parlava di amantide
religiosa).
In questa fantasia (sbrigativamente trattata come tentativo
di ritorno allutero), potrebbe esserci la trasformazione
della nozione del destino degli spermatozoi che,
come ho scritto prima, tutti meno uno, muoiono nella cavità
vaginale ( quando il concepimento ha luogo).
Anche quello che arriva allovulo e ivi penetra (usando
un enzima digestivo per bucarne la parete) vienedigerito
dallovulo stesso, in altre parole il destino degli spermatozoi
è mortale salvo per il patrimonio genetico di uno che
si salva nel nuovo essere.
Quindi la fantasia di essere mangiato dalla femmina è
il tentativo di elaborazione apparentemente a priori di uninformazione
contenuta nella struttura della riproduzione sessuata. Nellepistemologia
degli stadi di sviluppo si forma un nucleo di fissazione allo
stato di spermatozoo che probabilmente si rinnova allo stato
blastocistico e così via.
3
La fissazione naturalmente è riproposta come una fantasia
quando esisterà nellindividuo la possibilità
di una formulazione cognitiva, prima è solo una traccia
nella struttura energetico-pusionale, unimpronta indelebile
che la motricità pulsionale lascia di se stessa nellenergia
dellistinto cioè nelle ripetizioni involontarie.
In questo contesto è, probabilmente, proprio la morte
dei 299.999.999 fratelli spermatozoi, che forma la prima traccia
dellesistenza di se stesso come sopravvissuto con conseguenti
sensi di colpa.
Sovente questi sensi di colpa sono vincolati sulla morte di
fratelli o sorelle antecedenti al soggetto (e morti) e sulla
classica fantasia del gemello che, viene interpretata, un poco
frettolosamente, come residuo luttuoso della perdita della placenta.
Proporre unipotesi come quella di cui parlo non è
semplice perché è necessario non operare più
alcuna dicotomia tra psiche e soma e considerarli come un unico
fenomeno.
Questi vissuti di essere aspirati in una grande vulva tramite
il pene hanno anche altri mezzi di rappresentazione. Uno di
essi è la fantasia del vuoto che aspira. Porto ad esempio
una piccola parte del materiale di un uomo di circa trentanni.
Questo soggetto parlava continuamente del vuoto, lideazione
sul vuoto era diventata unenorme resistenza alla psicoanalisi,
finché un giorno qualche cosa cambiò.
Come al solito, iniziò la seduta con una specie di conferenza
sul vuoto , poi cambiò finalmente musica confessando
(è il caso di dirlo) che i suoi viaggi verso il vuoto
erano il modo per non parlare delle conseguenze di un tentativo
di violenza sessuale, subita dal padre. Descrisse poi i contatti
con il padre: quando andavano a dormire assieme; erano nudi,
il padre aveva il pene eretto e lo abbracciava da dietro e gli
puntava la verga sullo sfintere anale; aveva limpressione
che lo volesse mangiare, si sentiva soffocare; era terrorizzato
ed eccitato.
Insistette sul sentirsi soffocare, e rievocò (con molta
partecipazione) alcuni fatti antecedenti in cui una giovane
cameriera se lo metteva tra le gambe e gli spingeva il viso
contro la vulva per farsi leccare. Si sentiva aspirare da questo
gorgo peloso, come uno spermatozoo non sapeva dove poteva
arrivare, e aveva la sensazione di cadere nel vuoto.
La domanda che ci possiamo ancora porre è: per quale
ragione il contatto anale con il pene (eretto) paterno produce
lo stesso vissuto di aspirazione che si forma durante la permanenza
tra le cosce della ragazza? Forse perché tramite un gioco
di proiezione e introiezione si forma lo stesso vissuto descritto
dal soggetto che si sente aspirare, tramite il pene, nella vulva
dellamantide religiosa ?
Che cosè il padre, in questa prospettiva di aspirazione
nel vuoto? Forse lentità che ci dà il movimento,
come lo spermatozoo, che va verso lovulo, lo penetra e
ne viene risucchiato per confondersi con esso e dare inizio
al processo per un nuovo individuo. Lipotesi di sopravvivenza
a cui ho fatto cenno quando ho menzionato la pulsione sessuale
e ì tentativi di autoriproduzione, si realizza nellesperimento
dellovulo che incontra lo spermatozoo. Lesistenza
dello spermatozoo - padre è la differenza
tra la riproduzione sessuata e quella non sessuata oppure partenogenetica
e ogni eiaculazione non fecondante lo uccide. Un Edipo ante
litteram, la fonte dei fantasmi di colpa o ancora una
fantasia ?
© Nicola Peluffo
Note:
1
Sarebbe molto interessante soffermarsi sulle battaglie tra spermatozoi
di eicaculatori diversi (es. il marito, lamante;oppure
durante le invasioni in cui i soldati violentano le donne) che
hanno con la stessa femmina coiti ravvicinati nellarco
dei tre giorni. Essi invadono il territorio e si accapigliano.
Il fecondatore è quasi sempre uno solo. Ma questo, forse,
sarà largomento di un altro lavoro. back
2
A proposito di questo argomento una bella interpretazione ce
la fornisce Iakov Levi in un commento allarticolo di Zangriilli
Il
figliol prodigo. I. Levi ricorda che a suo parere
la parte più interessante della storia è proprio
quella che parla dell'esilio, poiché il mito dice che
Egli (il figliol prodigo) "aveva sperperato la sua parte
del patrimonio con prostitute". Patrimonio libidinale e
di conseguenza, in quanto rappresentante materiale primario,
sperma. back
3
Una traccia nelles che tramite il sonno sismico passa
nel sonno REM e di qui al sogno e poi come residuo notturno
è elaborata come fantasia sino al preconscio-conscio.
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