La Micropsicoanalisi continua.
La focale e la micropsicoterapia:
nozioni pratiche. *
( Parte prima)
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seconda
25 gennaio 2003
I principali metodi di psicoterapia
furono per secoli la suggestione e lipnosi.
A S. Freud sembrò ben presto evidente che la maggior
parte dei suoi pazienti non si lasciassero ipnotizzare. Questa
scoperta unita ai rapporti terapeutici che aveva con Berta Pappenheim
e alla sperimentazione, sia con lei che con altri, della tecnica
della libera associazione, lo portò alla scoperta fondamentale
delle tecniche analitiche e terapeutiche della psiche cioè
alluso sistematico della libera associazione al posto
dellipnosi e della suggestione.
Il paziente doveva limitarsi a lasciare affluire, senza né
trattenere né criticare, ne reprimere, tutto ciò
che gli passava per la mente. Questa parola, o frase o successione
di frasi che vengono alla mente, quasi cadono nella mente (einfall)
senza ostacoli o scelte, cioé allo stato immediato, spontaneo,
grezzo, resta ancora oggi la fonte più feconda in materia
di psicoanalisi, di micropsicoanalisi e anche di psicoterapia
analitica. E in funzione di questo metodo che i sogni,
diurni o notturni, sono interpretati e che la via principale
verso i segreti dellinconscio nel suo dupplice aspetto
di inconscio propriamente detto e di preconscio, viene percorsa.
Le capacità di vincolamento dellassociazione
e la sua richezza creativa sono contemporaneamente un test di
normalità e di intelligenza.
W. Stekel, nel suo Technik der analytischen psychoterapie"
1
scrive che era strettamente proibito al medico di proporre durante
lanalisi temi di discussione o di fare delle domande.
Una delle formule che allora faceva legge era: E
il paziente che dirige. Freud aveva la ferma convinzione
che questo metodo fosse il solo mezzo daccesso ai complessi
rimossi. Più tardi, arricchirà la sua tecnica
con la nozione di transfert, e di resistenza del paziente; resistenza
che si trattava di sormontare.
Poco più tardi verranno scoperti il controtransfert e
le controresistenze.
Come si diceva allora: era chiaro, in effetti, che la scoperta
del segreto nascosto, rimosso nellinconscio, doveva mobilitare
tutti i demoni della resistenza interna.
Freud stabiliva dunque questo principio (valido anche oggi)
: Prima di tutto attacchiamo la resistenza e lanalisi
andrà avanti senza difficoltà.
Stekel (op. cit.) si poneva un problema che noi abbiamo risolto
ma che da un punto di vista storico e scientifico possiamo ancora
studiare usando gli scritti di Freud e di altri classici.
Sfortunatamente, scriveva riferendosi a Freud,
non ha precisato come egli facesse ad attaccare la resistenza.
2
Noi per fortuna possiamo rispondere a questa domanda 3
.
Lo scopo di questo breve scritto, tuttavia, non è
quello di fare una rassegna storica delle relazioni tra psicoanalisi,
micropsicoanalisi e psicoterapia.
Anche Ch. Baudouin (Nancy 1893-Ginevra 1963) pur essendo uno
dei fondatori ed animatori della psicoanalisi francofona nel
periodo che intercorre tra le due guerre mondiali, psicoanalista
di chiara fama, e autore di opere importanti e di moltissimi
articoli non era stato accolto nella Società psicoanalitica
di Parigi, perchè, proveniendo dalla Scuola di Nancy,
era stato uno specialista della suggestione e aveva scritto,
su questo tema, alcune opere fondamentali. 4
Tornando alla micropsicoanalisi, certamente il fuori seduta
può dare addito a procedure di imitazione dellanalizzato
rispetto ai comportamenti del micropsicoanalista durante certe
fasi della regressione analitica, così come i bambini
e gli adolescenti imitano i genitori e le figure di riferimento
(maestri, professori, amici, campioni dello sport, cantanti,
etc.), ma, a prescindere che tali imitazioni diventano identificazioni
permanenti solo quando il terreno psicobiologico di base non
ne produce la reazione di rigetto, lapplicazione della
tecnica dellanalisi del materiale delle 24 ore permette
di disfare sul nascere gli elementi suggestivi. 5
Largomento è però troppo importante dal
punto di vista storico e tecnico per non dedicare ad esso qualche
parola.
La suggestione.
H. Bernheim (1840-1919) professore
di clinica medica alluniversità di Nancy si interessa
al problema della suggestione e dellipnotismo e espone
le sue idee in unampia serie di opere tra cui quella che
prendo in considerazione intitolata De la suggestion
pubblicata a Parigi nel 1916 (ed. Albin Michel) ristampata da
Retz nel 1975 (Retz-C.E.P.L.).
A pagina 26 dellopera citata egli ci fornisce una definizione
di suggestionabilità che penso valga la pena di riferire.
Per semplicità la presento in una mia traduzione in italiano
:
La suggestionabilità, è lattitudine
del cervello a ricevere o evocare idee e la sua tendenza a realizzarle,
a trasformarle in atti.
Per Bernheim ogni percezione e sensazione esterna e interna
trasferita al centro psichico (con questo termine egli indica
la psiche) diventa unidea e in quanto tale produce suggestione.
Ogni fenomeno di coscienza è una suggestione. Lautosuggestione
non è, come sovente si crede, una suggestione che si
impone volontariamente a se stessi, ma è piuttosto qualcosa
che è spontaneamente nato in se stessi al di fuori di
ogni influenza esterna rilevante. ... La maggior parte
delle congetture ipocondriache sono autosuggestioni che si innestano
su sensazioni reali...
La traduzione libera delle frasi che seguono ci indica come
per Bernheim il confine tra suggestioni e associazioni sia labile,
infatti egli scrive (op. cit., pg. 27): Ogni cervello
interpreta le impressioni alla propria maniera, perché
la suggestione non è un semplice fatto passivo, una semplice
immagine psichica deposta nel cervello... in ogni circostanza,
il cervello psichico (la psiche n.d.s.) interviene attivamente,
ognuno seguendo la sua individualità, per trasformare
limpressione in idea ed elaborare questultima: ogni
idea suggerisce altre idee e queste idee si trasformano esse
stesse in sensazioni, emozioni, immagini diverse: questa associazione
di idee, di sensazioni, di immagini sfocia in una sintesi suggestiva
che ogni individualità realizza alla propria maniera.
Come appare palese queste parole di Bernheim esprimono un pensiero
in cui suggestioni e associazioni si intersecano e si alimentano
reciprocamente, specialmente se seguiamo la sua ipotesi successiva,
cioè quella degli ideodinamismi .
Egli sostiene che ogni idea suggerita tende a diventare atto.
Per Bernheim questa è la legge dellideodinamismo.
Per me questo è un punto molto importante poiché
ci indica la continuità del processo: la suggestione
si trasforma in associazione, lassociazione in idea e
lidea in atto e così via. Qualora latto non
esaurisca lenergia il processo gira su se stesso, si sposta,
si condensa finche non trova un suo sbocco compromissorio che
può essere il sintomo nevrotico. Non è che queste
spiegazioni siano molto diverse da quelle psicoanalitiche.
Noi psicoanalisti sappiamo bene che linterazione suggestiva
non avviene solo al livello della coscienza bensì anche
al livello dell inconscio e del preconscio. Questo equivale
a dire che sovente la suggestione è involontaria.
Inoltre sappiamo bene che anche lidea onirica può
trasformarsi in atto diurno (i resti notturni che si realizzano)
e a questo punto le preoccupazioni che si hanno per perseguire
il mantenimento del setting mi sembrano
un po di maniera.
Come dice Bernheim,quando noi vediamo un gruppo eterogeneo di
persone che sentendo la musica dei tamburi si mettono a seguire
la banda al passo di questo ritmo, abbiamo un esempio di traduzione
dellimmagine psichica in atto motorio. Questo atto motorio
potrebbe anche essere tradotto in parole ed è quello
che sovente succede in seduta quando lanalizzato si mette
ad associare sulla base dei ritmi respiratori dellanalista,
dei suoi borborigmi ed insomma dei rumori vari che provengono
dal settore poltrona, e naturalmente dal resto del
mondo.
E anche evidente che lidea diventa emozione per
mezzo delle catene associative, basta vedere il viso degli spettatori
alla televisione o al cinema a seconda delle vicende più
o meno drammatiche che si svolgono sullo schermo. Lidea,
tramite le catene associative, anche organiche, diventa atto
organico. Si potrebbero portare molteplici esempi ma quello
più eclatante è la verifica della forza degli
effetti placebo rispetto alle funzioni corporali e a certe patologie.
6
Così come si può ottenere la costituzione di un
nuovo atto, o il cambiamento funzionale derivato dalleffetto
placebo, se ne può anche inibire uno abituale. Bernheim
scrive (op. cit., pg. 30): Lidea può anche
neutralizzare un atto, inibire un movimento, una sensazione,
unimmagine, unemozione, una funzione.
In questo senso lautosuggestione può portare una
debolezza degli arti inferiori fino alla paralisi completa o
un semplice raffreddore ad unafonia totale.
E chiaro che Freud conosceva perfettamente questo fenomeno.
In un primo tempo cercò di eliminare le inibizioni tramite
lipnosi accompagnata da unattività associativa
che neutralizzava energeticamente lidea inibita e inibente
(il rimosso), in un secondo tempo abbandonò lipnosi
e si limitò a cercare di inserirsi tra il rimosso e il
sintomo seguendo la via dellassociazione.
Fu appunto questa sua decisione di abbandonare la tecnica ipnotica
e le attività suggestive eteroindotte (cioè, ciò
che egli cercava di suggerire al paziente) e a sfruttare al
massimo il ponte associativo tra il sintomo e il rimosso che
ne è la causa inconscia, che diede origine al fenomeno
suggestivo susseguente che si riassunse nel tentativo ostinato
di tutti gli psicoanalisti di cercare di evitare in tutti i
modi possibili la suggestione.
In realtà la semplice regola fondamentale ha al suo interno
la suggestione.
Si potrebbe persino dire che tanto più il soggetto è
suggestionabile rispetto ad essa, tanto più il trattamento
analitico avrà delle possibilità di successo.
Quando si dice allanalizzato di dire tutto ciò
che gli passa per la mente senza omettere ne modificare nulla
gli si da un suggerimento, gli si fa una suggestione di sincerità
che non è certamente abituale nella vita quotidiana durante
la quale nessuno può essere totalmente sincero.
La condizione di sincerità è quindi una suggestione
necessaria e tanto più tale idea fruttifica nella psiche
dellanalizzato tanto più egli potrà adeguarsi
alla regola fondamentale e approfondire così il suo cammino
psicoanalitico.
Vorrei ancora insistere su questo argomento dei rapporti tra
suggestionabilità e psicoanalisi utilizzando le parole
del Maestro così come egli le ha scritte in Il
problema dellanalisi condotta da non medici. Conversazione
con un interlocutore imparziale, 1926 (Freud, Opere, vol.10,
Boringhieri, Torino).
Suggestione e psicoanalisi.
Freud, nella sua finzione letteraria,
cerca di spiegare allimmaginario interlocutore imparziale
ciò che egli farebbe per preparare il soggetto al trattamento
analitico. Ecco le parole di Freud:
Certo si deve prepararlo a ciò, e vi è un
mezzo assai semplice. Lo si invita ad essere del tutto sincero
col suo analista, a non dissimulare intenzionalmente assolutamente
nulla, di quanto gli passa per la mente, e poi ancora a trascurare
tutti quei ritegni che tenderebbero a escludere qualche pensiero
o ricordo dalle sue comunicazioni. Ognuno sa di aver dentro
di sé cose che preferisce, o che è senzaltro
deciso a non far sapere ad altri.
Sono le sue intimità. E ha pure un
vago sentore - e questo è già un gran progresso
nella conoscenza di sé stessi, che nascondiamo a noi
stessi, e su cui tagliamo corto cacciandole via, quando malgrado
tutto ci si affacciano alla mente. E forse si rende anche
conto dello strano problema psicologico che è implicito
in questa situazione di un proprio pensiero che vien mantenuto
segreto anche per il proprio io. Effettivamente è
come se il nostro io non fosse più quella unità
che si è sempre pensata, come se vi fosse in noi qualche
cosa daltro che si contrapponte allio. In forma
oscura può così essere avvertita una contrapposizione
fra lio e una vita psichcia in senso più ampio.
E allora, se il paziente accetta la regola dellanalisi
consistente nel dir tutto, potrà anche familiarizzarsi
collidea che rapporti personali e scambi di idee, dominati
da condizioni tanto inabituali, possano anche condurre a reazioni
del tutto particolari.
Capisco, - dice il nostro uditore imparziale. - Lei parte
dal presupposto che ogni nevrotico abbia qualche cosa che lopprime,
un segreto dunque. Impegnandolo a esporlo, Lei lo libera da
un peso e gli fa del bene. Si tratta del principio della confessione,
di cui la chiesa cattolica si è da gran tempo servita
per assicurarsi il suo dominio sulle anime.
Sì e no, dobbiamo rispondere. La confessione centra
nellanalisi, in certo modo come una preparazione. Ma essa
è ben lungi dallidentificarsi con lessenza
dellanalisi o dal fornirci una spiegazione della efficacia
di questa. Nella confessione il peccatore dice quello che sa;
nellanalisi il nevrotico deve dire molto di più.
Né ci consta che la confessione abbia la capacità
di eliminare veri e propri sintomi nevrotici.
Allora non riesco ancora a capire, - ci risponde linterlocutore.
- Che cosa può significare: dire di più di quanto
si sa? Posso tuttavia immaginarmi che Lei come analista ottenga
sopra il suo paziente una influenza più forte di quella
del confessore sul proprio penitente, dato che Lei si occupa
di lui per più tempo e in modo più intenso e anche
individuale; e che Lei usi questa accresciuta influenza per
distoglierlo dalle sue idee morbose, per eliminare le sue apprensioni
eccetera. Sarebbe veramente straordinario se si riuscisse per
tale via a dominare anche manifestazioni schiettamente organiche,
come vomiti, diarree e contrazioni: so bene tuttavia che è
possibile influenzare in questo modo un essere umano quando
lo si colloca in ipnosi. Probabilmente con i Suoi sforzi Lei
ottiene nel paziente una qualche relazione ipnotica, un attaccamento
suggestivo alla Sua persona, anche se ciò non è
nelle Sue intenzioni, e i miracoli della Sua terapia si riducono
a effetti della suggestione ipnotica. Per quanto ne so, la terapia
ipnotica lavora però molto più rapidamente della
Sua terapia che, come Lei dice, dura mesi e anni.
Il nostro uditore imparziale non è per nulla tanto ignorante
e incerto come lo avevamo giudicato in principio. E incontestabile
che egli si sforza di comprendere la psicoanalisi con laiuto
delle sue cognizioni anteriori, collegandola a qualche cosa
daltro che egli già conosce. Ci spetta ora il difficile
compito di persuaderlo che questo non è possibile, che
lanalisi è un procedimento sui generis, qualche
cosa di nuovo e di specifico, che si può comprendere
solo con laiuto di nuovi concetti, o se si vuole di nuove
ipotesi. Ma gli dobbiamo ancora una risposta allultima
delle sue osservazioni.
Ciò che Lei ha detto circa la particolare influenza dellanalista
è certo molto interessante. Una tale influenza vi è
senzaltro, e ha nellanalisi una notevole funzione.
Ma non è la stessa dellipnotismo. Vorrei dimostrarLe
che le due situazioni sono del tutto diverse. Qui però
basti osservare che noi non utilizziamo questa influenza personale
- il momento suggestivo - per reprimere i sintomi morbosi, come
accade nella suggestione ipnotica. Inoltre sarebbe errato credere
che questo momento costituisca assolutamente il sostegno e il
fattore propulsivo del trattamento. In principio può
anche essere così; ma in seguito esso si oppone alle
mire dellanalisi e richiede anzi energiche contromisure.
Vorrei pure mostrarLe con un esempio come la tecnica analitica
si differenzi radicalmente da quelle che mirano a distogliere
da dati pensieri e a tranquillizzare date apprensioni. Quando
il nostro paziente prova un sentimento di colpa come se avesse
commesso un grave delitto, noi non gli consigliamo di superare
i suoi scrupoli di coscienza assicurandolo della sua indubbia
innocenza: egli ha già tentato di farlo da sé
senza alcun risultato. Gli diciamo invece che un sentimento
così forte e tenace deve pur avere un fondamento in qualche
cosa di reale, e che questo qualche cosa si può forse
rintracciare.
A pagina 391 Freud (op. cit.) si occupa delle resistenze e dice
che per quanto si sia cercato di abbreviare il trattamento è
proprio la resistenza che ne regola la durata. Linterlocutore
chiede allora a Freud come egli agisca contro la resistenza
e se si serve della sua particolare influenza personale. Freud
risponde:
La sua domanda viene molto a proposito. Questa influenza
personale è la nostra arma dinamicamente più forte,
il fattore nuovo che introduciamo nella situazione e il vero
motore della cura... Il nevrotico prende parte al lavoro perché
ha fiducia nellanalista; e ha questa fiducia in forza
di una particolare impostazione emotiva che egli acquista verso
la persona dellanalista.
Anche il bambino crede solo nelle persone alle quali è
legato. Le ho già detto (v. pp. 357-sg.) in che senso
utilizziamo questa potente influenza suggestiva.
Non per la repressione dei sintomi - e in ciò la terapia
analitica si distingue da altre forme di psicoterapia - ma come
forza motrice per consentire allio dellammalato
di superare le sue resistenze.
Freud poi paragona il transfert analitico allinnamoramento
e in quanto interlocutore si dice quando si ama si è
docili, e per amore si è disposti a fare qualunque cosa.
Non credo che ci sia ancora molto da dire se non che un innamorato
è facilmente suggestionabile anche a fin di bene; lanalista
è certamente in grado di operare onestamente nel campo
della conoscienza; se ha dubbi sulle richieste del suo proprio
inconscio che non riesce ad analizzare si rivolga ad un collega
di sua fiducia e faccia qualche seduta .
Preliminari del trattamento
Lappuntamento
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Il N°
Zero del Bollettino
dell' Istituto Italiano di Micropsicoanalisi |
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Il tipo di contatto che il nuovo
cliente instaura con il suo probabile micropsicoanalista è
importante. In passato sovente le persone usavano la posta come
mezzo di communicazione, per cui accadeva di ricevere lettere
con le quali veniva inoltrata la richiesta di un incontro preliminare;
a volte lo scrivente faceva cenno ai problemi per i quali si
rivolgeva allanalista. Ora tale mezzo è poco usato;
nel caso ciò avvenga lanalista può rispondere
fissando un appuntamento preciso (mese, giorno, ora) servendosi
di biglietti prestampati in cui oltre al nome ed al proprio
indirizzo completo compaia una formula del tipo:
Ho ricevuto la sua lettera del.... Posso fissarle un appuntamento
per il giorno (p. e.) martedì 10 aprile 1999 alle ore
17. Nel caso lorario non le convenga mi telefoni al numero
011 548089. In caso non potessi rispondere mi lasci un messaggio
sulla segreteria telefonica. Cordiali saluti. firma.
E sempre interessante ascoltare i messaggi sulla segreteria
telefonica e studiarne la forma e le variabili parafoniche.
7
Al giorno doggi, tuttavia, è raro che le persone
inviino lettere, per lo più telefonano e quindi lanalista
risponde, oppure ascolta messaggi sulla segreteria telefonica.
Nel caso lanalista risponda io suggerirei di ascoltare
dicendo il minimo indispensabile, e qualora lo si ritenga opportuno
fissare lappuntamento con precisione pur cercando di favorire
il richiedente per ciò che riguarda lorario. E
utile farsi lasciare il nome ed il numero di telefono, pur specificando
che non si telefonerà a meno che non sia strettamente
necessario. Le notizie riguardanti il contratto analitico saranno
fornite durante lincontro nello studio. Se il primo messaggio
è sulla segreteria, e il nuovo cliente lascia il suo
numero per essere richiamato, è più opportuno
aspettare che sia lui a fare una nuova telefonata. Oggi esiste
anche la posta elettronica; per il momento non ho unesperienza
diretta. Immagino che, a prescindere dalla diversità
del mezzo, valgano le stesse regole della posta normale.
Il primo incontro, si svolgerà nello studio dellanalista
secondo una prassi oramai ben descritta nei manuali di tecnica
psicoanalitica.
Lincontro e lanamnesi
Lincontro avrà un
tono di cordialità contenuta in cui lanalista cercherà
di essere neutro e benevolente ed il più astinente possibile.
E inutile cercare di fare unanamnesi approfondita.
Una richiesta invadente di dati e notizie, al fine di poter
eventualmente costruire un quadro diagnostico del caso, sovente
è gradita al paziente che è così liberato
dallincombenza della ricerca degli argomenti da trattare
ma inevitabilmente va a scontrarsi con qualche contenuto od
oggetto chiave della conflittualità nevrotica della persona
e delle sue ripetizioni, e fa insorgere resistenze difensive
a volte molto difficili da smontare durante buona parte del
trattamento analitico.
Nei casi dubbi si può richiedere un nuovo colloquio in
cui sarà il cliente a ritornare sullelaborazione
dellincontro precedente e fornirà nuove informazioni,
per esempio sulletà, il lavoro che compie (se lavora)
e altri dati di sfondo che a volte lanalista può
anche stimolare con poche domande (non più di tre o quattro
in tutto il colloquio).
Lonorario
Per ciò che riguarda lonorario
per il primo colloquio io, normalmente non ne chiedo anche se
mi sono reso conto che a volte, in certi soggetti, vi è
una profonda esigenza di pagare una somma di denaro per eliminare
in parte i sensi di colpa derivati dal beneficio che essi ricavano
dal colloquio stesso e per considerarelo una cosa seria. Certamente
il pagamento di un onorario può chiudere il
rapporto, cosa che sovente non avviene quando non vi è
pagamento. Per cui se si pensa di accettare il cliente non si
chieda lonorario; se però i colloqui saranno più
di uno esso dovrà essere regolarmente versato, possibilmente
assieme al pagamento della prima serie di sedute. La prassi
è che il versamento avvenga in contanti con passaggio
di denaro di mano in mano, alla fine dellultima seduta
del mese; il pagamento per assegni o bonifico bancario potrà
essere accettato solo quando lanalizzato avrà ben
sperimentato gli effetti di quello in contanti e lavrà
privato delle sue componenti aggressivo-sessuali originarie
e di quelle simboliche.
Per quando riguarda la prassi del pagamento anticipato, cioè
il micropsicoanalista chiede al cliente di versare una somma
corrispondente ad un certo numero di ore (25-30 ;50-70;100-120,
ore) riguardanti un periodo di analisi, essa è consigliabile
quando il lavoro analitico si svolga con persone che non dispongano
direttamente delle somme necessarie e quindi sono esposte al
ricatto dei finanziatori (genitori, coniugi, conviventi, soci
in affari, parenti in generale). Dato che lo squilibrio psicobiologico
del paziente è economico rispetto allomeostasi
inconscia della struttura esistenziale (famiglia, coppia, azienda
etc.) di cui egli fa parte, sovente appena si registrano spostamenti
rappresentazionali ed affettivi importanti della conflittualità
nel transfert ed è possibile iniziare un lavoro analitico
che è più intimamente collegato ai nuclei intimi
del paziente e meno alle sue esteriorizzazioni rievocative preconscie
dellinfanzia, adolescenza, etc., cioè appena la
vera analisi dei contenuti rimossi inizia, sovente, ripeto,
i finananziatori chiudono il credito ed il trattamento deve
essere interrotto. Il pagamento anticipato è utile anche
per le persone che usano le condotte di evitamento come difesa
principale; esse avranno la tendenza ad evitare le sedute appena
il rimosso ritorna e lanalista diventa un pericoloso persecutore.
Dato che la nevrosi di fallimento è un tipo particolare
di nevrosi ossessiva e dato che lossessività è
ben collegata ai nuclei iniziatico-anali e quindi al (denaro)
= (escrementi- sangue- placenta -utero) = (vita), anche in questi
casi un pagamento anticipato può essere utile al successo
del lavoro.
Lanalista deciderà poi caso per caso; in generale
si può dire che è sconsigliabile il versamento
dellonorario alla fine di ogni seduta, per le ragioni
di chiusura del rapporto di cui ho detto poc'anzi (lanalista
prostituta) e che la periodicità non dovrebbe essere
inferiore a quella quindicinale.
In casi particolari, quando per esempio la persona non ha finanziatori
ed è fortemente motivata a fare delle sedute, si può
accettare la prassi di un pagamento rateale (quindicinale o
mensile) che può protrarsi sino ad esaurimento anche
dopo il termine del lavoro analitico . In tal caso è
lanalista che fa da finanziatore e laspetto psicoterapeutico
del trattamento prevale.
Trattamento preliminare
A un nuovo cliente che
viene per chiedere un intervento micropsicoanalitico, sovente
ne propongo uno iniziale di 10 sedute ravvicinate, cioè
due settimane di lavoro. Le sedute dureranno 2-3 ore
consecutive, lanalista si limiterà ad ascoltare,
senza fare interventi interpretativi. Allinizio
della seconda settimana, se lo ritiene opportuno, può
fare un intervento riassuntivo del materiale delle prime cinque
sedute. Lo farà con voce neutra e senza alcuna sottolineatura
vocale. Non farà alcun commento, né interpretazione,
né metterà in evidenza le ripetizioni. Non eserciterà
nessuna frequenza sociale. Alla fine della seconda settimana
si può fare un riassunto di tutto il materiale, sempre
senza interpretazioni, sottolineando vocalmente (intervento
parafonico) nello svolgersi del riassunto (se è necessario)
una delle principali ripetizioni.
Detto lavoro verrà definito trattamento preliminare
e permetterà allanalista di rendersi conto se il
caso è trattabile con i mezzi che egli ha a disposizione.
Cioè, controllare se il caso non richieda unassistenza
farmacologica, che lanalista non può fornire; se
il caso deve essere trattato in ambiente ospedaliero, e specialmente
se esso è trattabile con metodi analitici con ragionevoli
previsioni di un relativo successo .
Qualora il trattamento deva, per le ragioni sovra esposte o
per altre che spiegherò dopo, essere interrotto alla
fine di questo periodo si risparmierà al soggetto,
almeno in parte, limpressione penosa che lascia
sempre il fallimento di un tentativo di cura che si è
prolungato nel tempo per mesi o anni.
Mi si chiederà quale è lutilità di
questa procedura dal momento che in micropsicoanalisi si è
deciso di non interessarci più di diagnostica tenendo
presente la dinamica delle fluttuazioni degli stati psichici.
8
Io penso che in realtà una certa diagnostica implicita,
o almeno una previsione di successo del trattamento debba essere
presa in considerazione sia per i soliti motivi di deontologia
professionale sia per salvaguardare limmagine della micropsicoanalisi
stessa nei suoi aspetti (pur secondari) di metodo di cura psicobiologica
e dare una chiara indicazione al mondo scientifico che i micropsicoanalisti
sanno distinguere tra un intervento compiuto in una dimensione
di rischio che, pur grave, lascia margini di azione terapeutica,
e unavventura in cui ci si trova coinvolti poichè
la propria onnipotenza è stata assorbita nellonnipotenza
del paziente.
A questo punto, però, si potrebbe aprire un grande dibattito
filosofico se è la micropsicoanalisi che entra nei tentativi
del soggetto assieme allanalista che egli va a consultare
oppure se il movimento procede al contrario. E facile
dire che è un incontro; ma quale sarà lulteriore
sviluppo di esso. Sarà il paziente che entrerà
nella corrente dei tentativi micropsicoanalitici riusciti dellanalista,
oppure prevarrà lo sforzo della nevrosi del paziente
di mantenersi riuscita?
LIncontro
La precedente speculazione eccita
la mia fantasia, ma non voglio continuare, desidero solo dire
che:
1°- se lincontro cè stato ci deve
essere qualche corrente di tentativi in comune;
2°-se il paziente si è rivolto spontaneamente allanalista,
e non vi è stato condotto (a meno che non sia un bambino),
è certamente possibile che la vicenda si concluda positivamente
nella prospettiva dellacquisizione di un miglior equilibrio
per entrambi (il cliente e lanalista).
Di fatto nessuno dirige queste vicende, ma una parvenza di regole
bisogna pur darsele e dato che il micropsicoanalista ha acquisito
non solo la dimensione micropsicoanalitica ma anche le nozioni
di teoria e tecnica dovrà cercare, entro i limiti permessi
dallIde (istinto di tentativi), di applicarle.
Verifiche.
Dovrà almeno constatare:
1° - se la nevrosi si è impastata con
lIo fino al punto da essere diventata strutturale
ad esso e non sovrastrutturale;
2° - se lio con cui si ha limpressione
di entrare in contatto è un io permanente (se pur danneggiato)
e non fittizio;
3° - se le rievocazioni espresse dal soggetto si
riferiscono a fatti reali, anche se romanzati, e non
a sogni da sveglio, cioè a deliri;
4° - se la costellazione sintomatica, dallossessività
alla lamentela ipocondriaca, seguita da fasi di violenta eccitazione
motoria che sfocia nella depressione, è sorretta da
un io sfiancato ma esistente e non da un tenue schermo iconico
che maschera una proiezione nel vuoto;
5°-se lapparente coerenza di un delirio strutturato
non mascheri la schizofrenia;
6°- se non si tratti di schizofrenia vera e propria.
Per riassumere, questo intervento esplorativo ha lo scopo
di saggiare la consistenza e la duttilità dellIo
nel confronto con le altre istanze; la sua presenza concreta
(inconscia-preconscia-conscia), in quanto insieme di tentativi,
nella corrente generale dei tentativi (inconsci-preconsci-consci);
la sua permanenza come entità coerente, anche se alterata
quando esiste un funzionamento diffettoso delles
che lo mette a contatto con linvolucro delle schermo iconico
invadendolo dangoscia. Che poi è un estrema difesa
contro il profondo desiderio di dissoluzione nellindifferenziato.
Un io che percepisce langoscia ed è in grado di
rappresentarsela e di mettere in atto validi tentativi difensivi,
tra cui la richiesta di un intervento psicoterapeutico, anche
se ha momenti di parziale disorganizzazione e se è costretto
per mantenere una certa stabilità a sostenersi con le
stampelle dei complessi merita di essere sostenuto nei suoi
tentativi di arrivare ad una stabilità più permanente
e meno diretta dai complessi stessi.
© Nicola Peluffo
Parte seconda
Note:
1
Questo è il titolo originale, io mi riferisco alledizione
francese del 1975,Tecnique de la psychotérapie
analytique ed Payot, Paris.
2
W. Stekel, op. cit. pag. 8.
3
A chi interessa codesto argomento consiglio la lettura del mio
articolo Appunti sulle resistenze pubblicato sul
Notiziario di Micropsicoanalisi, n° 4, ed. Q.
Zangrilli, Fiuggi, 1998.
4
Chi voglia avere più informazioni su questo grande scienziato
della psiche può leggere il mio articolo : Ch. Baudouin
: un maestro. Bollettino dell Ist. It. di Micropsicoanalisi,
n° 7, 1988, ed. Tirrenia-Stampatori,Torino.
5
Il materiale delle 24 ore consiste nella rievocazione e rivissuto
in seduta di ciò che è accaduto fuori seduta.
In altre parole è lanalisi di tutto ciò
che è accaduto, in realtà ed in fantasia, da svegli
o durante il sonno (i sogni) da quando lanalizzato si
è alzato dal divano a quando, il giorno dopo, vi si è
risdraiato. Come è noto la seduta è di almeno
tre ore consecutive.
6
Un articolo recente di Sandra Blakeslee ricavato da Internet
il tredici ottobre 1998 è intitolato Placebos prove
so powerful even expects are surprised porta degli esempi
di successi terapeutici ottenuti con farmaci placebo che sono
persino difficili da credere.
7
La parafonia è una sezione della paralinguistica e si
occupa delle vabili sonore del linguaggio vocale; quelle che
segnalano la vera intonazione affettiva.
8
Stati psichici: luomo oscilla naturalmente e in permanenza
tra: normalità-nevrosi-psicosi. (S.Fanti, P.Codoni, D.
Lysek, Dizionario di psicoanalisi e di micropsicoanalisi, Borla,
Roma, 1984. def. 404).
* Un'estratto
di questo lavoro è stato pubblicato nel n° 26 del
Bollettino dell'Istituto Italiano di Micropsicoanalisi.