| | |
|
Psicoanalisi e ricerca sperimentale: linterazione
tra madre e feto.
Brevi riflessioni
3 giugno 2003
Da circa trentanni,
grazie anche allo sviluppo di tecnologie quali lecografia,
si è progressivamente ampliata la frontiera della ricerca
rispetto alle prime interazioni ed alla loro influenza sulla
vita successiva: dal neonato al feto. Ne sono esempio gli studi
di Mancia sul sonno fetale come medium di integrazione ed elaborazione
tra le informazioni genetiche e lambiente ( la madre),
gli studi di Piontelli sui movimenti fetali come risposta a
stati di tensione, movimenti ripetuti e con caratteristiche
individuali, ritrovabili nelle prime modalità comportamentali
relazionali del neonato.
È ormai un dato di fatto che linterazione tra madre
e feto sia varia ed articolata, e utilizzi vari canali sensoriali,
spesso in interazione reciproca: si sa che il feto può
essere infastidito da rumori intensi, lansia materna si
traduce nel feto in comportamenti motori anomali, il feto è
capace di discriminare una soluzione zuccherina ingerita dalla
madre da sostanze di altro sapore.
Molte di queste ricerche ( Piontelli, Mancia, Imbasciati), sono
state ideate da studiosi ad orientamento psicoanalitico.
Ultimamente mi sono imbattuta in una interessante ricerca sperimentale
ideata da Imbasciati, Manfredi e Ghilardi, pubblicata in più
articoli sulla rivista Imago dal 1997 al 2002. Si tratta di
uno studio sullesposizione auditiva fetale. Lipotesi
di fondo, verificata sperimentalmente, è che lesposizione
auditiva fetale incida positivamente sullo sviluppo delle capacità
comunicative e linguistiche del futuro bambino. In particolare
lesposizione alla voce materna. Da tempo ricerche sperimentali
avevano dimostrato come il neonato, a poche ore di vita, abbia
risposte differenziali rispetto alla voce materna e la discrimini
da altre fonti sonore.
Attualmente si sa che il feto tra le 24 e le 28 settimane di
gestazione è in grado di udire suoni e questa capacità
percettiva matura gradualmente nel tempo; ampliandosi lo spettro
del campo sonoro matura la capacità di discriminazione
fra i suoni. Vi è anche il fenomeno di abituazione ai
suoni, vale a dire la contrazione fino allinibizione della
risposta in seguito alla ripetuta ripresentazione dello stesso
stimolo sonoro.
Gli autori della ricerca sottolineano come la maturazione fetale
si compie in modo tale che i primi suoni udibili dal feto sono
proprio quelli che, per le loro caratteristiche frequenze, corrispondono
alla voce umana (128 Hz per la voce maschile, 225 Hz per la
voce femminile).
Imbasciati e coll. hanno approntato un piano pluriennale di
ricerca basato su questionari, osservazioni standardizzate,
misurazioni attraverso test a partire dal sesto mese di gravidanza
fino al diciottesimo mese di vita del bambino.
Il questionario, distribuito al campione di madri ( 7° -
8° mese di gestazione) era strutturato in modo tale da distinguere
tra esposizione acustica fetale generale (rumorosità
degli ambienti frequentati dalla madre, lascolto di musica,
televisione), lesposizione musicale (musica e canto ascoltato
o prodotto dalla madre) ed infine la comunicazione intenzionale
ossia la comunicazione verbale prodotta dalla madre espressamente
rivolta al proprio nascituro.
Il follow-up con i bambini sono stati attuati a 10 mesi e a
18 mesi.
I risultati dimostrano come la variabile esposizione auditiva
ambientale non abbia alcun effetto significativo sullo
sviluppo della comunicazione, del linguaggio e su altre competenze.
1
La variabile comunicazione intenzionale risulta
invece correlata con la somma di parole che il bambino ha acquisito
a 10 mesi: il gruppo a cui le madri avevano maggiormente parlato
in epoca fetale ha acquisito in media più di quattro
parole rispetto agli altri la cui media è di due vocaboli.
Significative differenze si riscontrano nelluso del gesto
di indicazione del bambino a 18 mesi: se il dialogo è
stato quotidiano o quasi, maggiore è lespressione
di tale gesto da parte del bambino soprattutto in contesti relazionali
pregnanti ( lettura di un libro da parte dei genitori, gioco
del cucù settetè).
Questa ricerca, come molte altre, mette in luce la complessità
interattiva dello scambio madre feto. Scambio che coinvolge
molteplici canali, spesso in interazione, interscambio che produce
tracce mnestiche che influenzano il comportamento futuro. Pensiamo
solo alle implicazioni di questa ricerca: il feto non solo è
in grado di discriminare la voce materna da altre voci ma è
anche in grado di cogliere il carattere connotativo del messaggio
(laffetto veicolato dalla voce): solo così si spiegherebbe
il fatto che lo sviluppo precoce delle capacità linguistiche
si abbia quando la madre si rivolge al nascituro ( non la voce
della madre in sé ma la sua voce rivolta a lui).
Nel primo articolo, gli autori sottolineano come ormai la visione
di una vita intrauterina simile ad un eden perduto in cui ogni
stimolo nocicettivo è risparmiato al nascituro è
stata ampiamente confutata dalle ricerche sperimentali: il feto
reagisce allansia materna, ha esperienze di frustrazione,
disagio.
La micropsicoanalisi già nel 1972, parlando di stadio
iniziatico e di guerra uterina, aveva sottolineato limportanza
dellaggressività nella dinamica relazionale madre-feto.
Peluffo in Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione
aveva sottolineato come la gravidanza rappresenti lunica
eccezione in natura alla regola della istocompatibilità.
Il feto porta in sé il patrimonio genetico paterno, incompatibile
con lorganismo materno, però la donna accetta ed
armonizza al suo interno questo materiale estraneo che in altri
casi (es. trapianto dorgano) darebbe luogo ad una reazione
di rigetto.
Secondo Peluffo lo stato di disequilibrio somatico costituito
dalla gestazione stimola unelaborazione psichica delle
vicende somatiche di rigetto facilitazione interagendo
con esse. I vissuti onirici e fantasmatici di invasione batterica
sarebbero un tentativo di rappresentazione elaborazione della
reazione immunitaria. Così linvestimento narcisistico
sul nascituro (la fantasia inconscia del bambino- pene che nega
langoscia di castrazione) faciliterebbe il processo di
facilitazione.
Sempre secondo Peluffo i fantasmi inconsci materni di invasione
batterica stimolerebbero nel feto fantasmi risposta paralleli.
M. Tartari spiega come alcuni comportamenti e fantasie consce,
accettate e codificate culturalmente, quali le voglie in gravidanza,
le nausee gravidiche e le relative spiegazioni, siano la punta
conscia delliceberg di tutta una serie di fantasmi inconsci
e preconsci che hanno come polo attrattore la dinamica fantasmatica
: figlio invasore somatico da espellere figlio, pene
, investito narcisisticamente da trattenere .
Il rapporto fin dagli inizi è ambivalente.
Tenere conto di questa ambivalenza originaria permette lavanzare
di una possibile ipotesi sul perché la comunicazione
intenzionale della madre al nascituro stimoli maggiormente nel
figlio la capacità di una comunicazione distale (il linguaggio).
Si può pensare che il parlare al bambino sia , da parte
della madre, un modo di abreagire sublimare lambivalenza
di fondo. La punta emersa delliceberg , il comportamento
manifesto sotto il quale si celano tensioni relative a conflitti
ambivalenti libidico aggressivi. Laggressività
viene elaborata ed abreagita tramite una comunicazione, piccole
frasi, a volte, dolci rimproveri tipo: Ancora sveglio,
scalci, ma la mamma deve dormire, sei proprio un
birbone, non vedi lora di uscire, sei comodo
lì dentro, invece la tua mamma!!
Un po come le ninne nanne che la futura madre canterà
al suo neonato: dolci melodie che veicolano spesso un contenuto
aggressivo: Ninna nanna, ninna oh!, questo bimbo a chi
lo do (
), Ninna nanna coscette di pollo ecc.
Il momento di disequilibrio tensionale è sedato dalla
voce, la comunicazione abreagisce e d allenta la tensione della
madre; è possibile che il feto associ il suono ed la
sua modulazione a una sensazione di abbassamento tensionale
che forse anche lui avverte; ecco che a 18 mesi, in situazioni
di lieve tensione ( desiderio di un oggetto, desiderio di mantenere
linterazione con i genitori attraverso il gioco del cucù
o la lettura di un libro) prediliga la comunicazione distale:
la parola e il gesto indicativo.
Un possibile appoggio a questa ipotesi è dato dal fatto
che questa maggiore predilezione per il canale comunicativo
verbale avviene nei bambini le cui madri aveva si parlato in
gravidanza, ma non in modo eccessivo (il risultato migliore
si ha con bambini le cui madri parlavano loro una o due volte
al giorno).
Si può pensare che la comunicazione eccessiva al feto
non assolva più alla funzione di abbassamento della tensione
ma sia invece stimolata da forti angosce materne relative al
feto o allo stato di gravidanza in generale: ad esempio fantasie
di morte in utero possono portare la madre ad iperinvestire
sulla motricità fetale, la madre non potrà sopportare
il non sentire il bimbo muoversi, coattivamente cercherà
di stimolarlo, di sentirlo vivo, anche attraverso la parola
(anche se ciò ovviamente non stimola il feto a muoversi).
Ecco che la comunicazione distale non assume più la valenza
di modulatore dellaggressività ma ne diventa il
veicolo. Il suo significato cambia, la comunicazione accresce
lo stato tensionale, è segnale di un momento di disequilibrio
e questo probabilmente viene registrato anche dal feto.
Note:
1
Nellultimo articolo del 2002 Manfredi riporta i risultati
dellindagine sulle competenze indagate quali la costruzione
della relazione spaziale tra oggetti, lo sviluppo della casualità,
la permanenza delloggetto, lintonazione vocale,
ecc. sui bambini di 18 mesi. Per esigenze di spazio tralascio
questa parte.
Bibliografia:
- M. Mancia, Neurofisiologia
e vita mentale, Zanichelli, 1980 Bologna.
- Manfredi, Ghilardi , Imbasciati , Lesposizione auditiva
fetale: uno strumento di indagine sulle origini della vita psichica,
in Imago Vol.IV, n. 2, 1997 Istituto Cortivo.
- Manfredi, Imbasciati, Esperienza auditiva fetale e sviluppo
comunicativo a 10 e a 18 mesi, in "Imago" Vol.
VIII, n.4 ,2001 Istituto Cortivo.
- Manfredi, Effetti dellesposizione auditiva fetale sullo
sviluppo psichico del neonato in Imago, Vol.IX,
n.2 2002 Istituto Cortivo.
- N. Peluffo, Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione,
Books Store 1976 Torino.
- A. Piontelli, From fetus to child Tavistock
Routledge, London 1992.
- M. Tartari , Mangiare di baci. I desideri orali durante la gravidanza
in Brugo, Ferraro, Schiavon, Tartari , Al sangue o ben
cotto, MELTEMI Ed. 1998 Roma.
- M. Tartari, La vita intrauterina in Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi, n.27-28, 2000 Tirrenia
Stampatori.
- Q. Zangrilli, Vita
fetale e destino psicobiologico, in Rivista Multimediale Scienze
e psicoanalisi 2001.
| |
|
|
|
|
|
|
Daniela Marenco |
|
I percorsi dell'immagine in adolescenza, Borla, Roma, 2000 |
|
|
|
|
| | |
|
| |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ATTENZIONE: L'intero contenuto del sito è tutelato da copyright: ne è vietata la riproduzione sotto qualsiasi forma.
Wikipedia può utilizzare l'intero contenuto rispettando le specifiche dell'autorizzazione concessa.
Per eventuali autorizzazioni scrivere al Direttore Editoriale. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|