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I Neuroni Specchio
parte prima
11 febbraio 2008
Per quale
ragione ci sentiamo così tanto coinvolti mentre assistiamo ad un evento
sportivo, durante la proiezione di un film, quando siamo impegnati in un
videogame oppure durante l’ascolto di un brano musicale? La risposta a questi
affascinanti interrogativi proviene dalla scoperta dei “neuroni specchio”, una
popolazione di neuroni visuo-motori individuati nei primati, in alcuni uccelli
e nell’uomo. L’attivazione di questi neuroni avviene sia durante l’esecuzione
di azioni sia durante l’osservazione delle stesse azioni compiute da altri.
Nell’osservatore
quindi si assiste ad un fenomeno di “rispecchiamento neuronale” del
comportamento dell’osservato, come se, in altre parole, il primo stesse
compiendo le azioni effettuate dal secondo. Nell'uomo inoltre, a differenza di
altre specie, oltre alle aree motorie e premotorie, i neuroni specchio occupano
anche l'area di Broca e la corteccia parietale inferiore. La scoperta dei
neuroni specchio viene considerata da molti ricercatori come una delle più
importanti avvenuta negli ultimi anni nel campo delle neuroscienze, tanto da
spingere scienziati come V. S. Ramachandran – secondo cui i neuroni
specchio sono coinvolti sia nei processi imitativi che in quelli linguistici 1 – ad affermare che: “I neuroni specchio saranno per la psicologia quello
che il DNA è stato per la biologia.”
I primi
esperimenti, condotti sui macachi, hanno permesso di localizzare i neuroni
specchio nella corteccia premotoria ventrale (area F5) e nel lobo parietale
inferiore. La loro particolarità consiste nel fatto che essi vengono attivati
quando le scimmie eseguono alcune azioni, ma l’attivazione si ottiene anche
quando le scimmie osservano le stesse azioni specifiche compiute da altri
soggetti. Alcune ricerche, mediante l’uso di metodiche di visualizzazione
dell’attività cerebrale - risonanza magnetica funzionale per immagini (fMRI),
stimolazione magnetica transcranica (TMS) ed elettroencefalogramma (EEG)
– hanno permesso di dimostrare la presenza di un sistema specchio anche
nell’uomo.
Ci sono
diverse ipotesi che ruotano attorno alla funzione del sistema specchio. Una
teoria riguarda il processo di apprendimento mediante imitazione, in cui la
comprensione delle azioni compiute da altre persone è di importanza
fondamentale. Un’altra linea teorica, nel sostenere che le azioni osservate
possano essere riprodotte da un meccanismo di simulazione come il sistema
specchio, mette in relazione i processi linguistici con la teoria della mente. 2
Inoltre, la parziale localizzazione di alcune attività complesse quali la
comunicazione e il linguaggio in una porzione dell’area di Broca, ha suggerito
l’ipotesi che i neuroni specchio possano costituirne la base biologica 3 .
Infine sono state avanzate ipotesi sul ruolo svolto dal sistema specchio nei
meccanismi patogenetici di alcuni disturbi psichici, in particolare l’autismo
infantile 4 , in cui una delle caratteristiche principali è
costituita dall’incapacità di cogliere gli stati affettivi altrui. 5
Le prime ricerche
Agli inizi
degli anni ’80, alcune ricerche sulla corteccia premotoria della scimmia
rivelarono l’esistenza di neuroni attivati durante l’esecuzione di azioni (non
di singoli movimenti, ma di atti motori finalizzati). Il gruppo di ricercatori
dell’Istituto di Fisiologia dell’Università di Parma, diretto da Giacomo
Rizzolatti, era composto da Luciano Fadiga, Leonardo Fogassi, Vittorio Gallese
e Giuseppe di Pellegrino. L’esperimento, vòlto allo studio dei neuroni deputati
al controllo dei movimenti della mano (es. raccogliere o maneggiare oggetti), coinvolgeva
la corteccia premotoria ventrale (area F5) di un macaco. La registrazione
dell’attività corticale a livello del singolo neurone avveniva mentre l’animale
poteva accedere a porzioni di cibo, permettendo così il monitoraggio di
movimenti specifici. 6
Con molta sorpresa da parte degli
sperimentatori, venne registrata l’attività di alcuni motoneuroni del macaco, che,
immobile, osservava uno dei ricercatori nell’intento di prendere una banana dal
cesto della frutta. In altre parole, la scimmia non si era mossa, ma i suoi motoneuroni
avevano reagito alla vista dell’azione condotta dallo sperimentatore. Le
successive misurazioni sperimentali, inizialmente ritenute erronee,
confermarono quanto inizialmente osservato, in un certo senso quasi per caso.
Altri dati sperimentali in tempi successivi confermeranno le scoperte
specificando il coinvolgimento di altre aree corticali, e disegnando quindi la
formazione di un vero e proprio sistema neurale composto da circuiti cortico-corticali
di integrazione sensoriale che interessano sia la corteccia motoria e
premotoria del lobo frontale, sia la corteccia parieto-temporale. 7 , 8
In seguito, il gruppo di Parma dimostra l’esistenza anche nell’uomo di un sistema di neuroni specchio basato sul sistema motorio. I dati provenienti da tali ricerche non dovrebbero sorprendere proprio per la vicinanza genetica esistente all’interno del gruppo dei primati, in cui è ovviamente compreso anche l’uomo. Le regioni della corteccia motoria umana che si attivano durante l’osservazione di azioni e movimenti degli altri sono state descritte mediante alcune prove sperimentali che utilizzano le moderne tecniche di brain imaging (fMRI, TMS, EEG) e di test comportamentali.
I neuroni specchio nella scimmia
Negli anni
’90, i primi studi sono stati effettuati sul macaco, con la scoperta di una
popolazione di neuroni visuo-motori nella corteccia premotoria ventrale (area F5). 9
Successivamente, la presenza dei neuroni specchio viene identificata
anche nella porzione rostrale del lobo parietale inferiore (aree PF e PFG) in
cui sono presenti connessioni con l’area F5. 10
L’insieme delle aree
coinvolte viene chiamato sistema dei neuroni specchio (Mirror Neuron System,
MNR) e forma un circuito integrato dal punto di vista funzionale, svolgendo un
ruolo chiave nei processi di comprensione del comportamento degli altri. La
funzione primaria del sistema è chiamata “matching function”, e consiste
nell’accordare le rappresentazioni visive delle azioni con le corrispondenti
rappresentazioni motorie. Il dato è valido nel 70% dei neuroni specchio, la cui
classificazione avviene in base ai diversi tipi di azione codificata:
manipolare, afferrare, tenere, ecc. Tutti i casi menzionati appartengono alla
categoria delle cosiddette azioni transitive (con la presenza dell’oggetto), al
contrario delle azioni intransitive (in assenza dell’oggetto) in cui non si
verifica alcuna risposta del sistema specchio.
Siccome nella
maggioranza dei neuroni specchio dell’area F5 vi è attività anche quando
l’animale non può vedere la conclusione dell’azione (es.: la mano dello
sperimentatore è nascosta al momento del raggiungimento dell’oggetto), si può dedurre
una certa capacità anticipatoria riguardante la finalità delle azioni osservate. 11
Una conseguenza importante è che l’osservatore, essendo in grado
di ricostruire l’azione, è anche capace di giungere ad una comprensione
dell’intenzione benché in modalità implicita. Nelle scimmie, l’attivazione dei
neuroni specchio si attiva sia quando è il soggetto stesso a compiere l’azione
sia quando osserva altri mentre compiono la stessa azione, ma nei soggetti
adulti non si assiste a processi di apprendimento mediante imitazione. Al
contrario, nei cuccioli di macaco esiste un periodo specifico neonatale in cui
c’è la possibilità di imitare i movimenti facciali dell’uomo. 12
Si possono elencare
una serie di differenti tipologie: i neuroni specchio “audiovisivi” dell’area
F5 13 entrano in funzione con il semplice ascolto del suono relativo
ad un’azione; quelli cosiddetti “ingestivi” che riguardano le azioni transitive
della bocca (leccare, mordere, masticare), si attivano quando il soggetto
osserva lo sperimentatore mentre esegue azioni quali lo schiocco o la
protrusione delle labbra o della lingua. Secondo alcuni ricercatori, nelle
scimmie si è verificata un’importante trasformazione di azioni legate alla pulizia
reciproca e alla nutrizione in comportamenti ritualizzati, in cui un ruolo
importante è stato svolto dallo sviluppo dei neuroni specchio “comunicativi”. 14
I neuroni specchio nell'uomo
Mentre nelle
scimmie è stato possibile osservare e studiare sperimentalmente l’attività di
singoli neuroni specchio, nell’uomo esistono dei limiti che sono stati aggirati
solo grazie a metodiche non invasive di visualizzazione dell’attività delle
aree cerebrali (es.: la registrazione delle variazioni nel flusso sanguigno
provocate dall’attivazione neuronale). Tecniche quali la fMRI, la PET e la TMS
hanno consentito di localizzare le aree anatomiche popolate dai neuroni
specchio che si attivano durante l’osservazione delle azioni altrui: la
porzione rostrale anteriore del lobo parietale inferiore (che sembra
corrispondere all’area 40 di Broadman, omologo umano all’area PF nella
scimmia); il settore inferiore del giro precentrale; il settore posteriore del
giro frontale inferiore (che corrisponderebbe all’area 44 di Broadman,
considerata l’omologo umano dell’area F5 della scimmia); in alcuni esperimenti
si osservano attività anche in un'area anteriore del giro frontale inferiore e
nella corteccia premotoria dorsale. 15
Per quanto
concerne il sistema specchio nell’uomo, alcuni esperimenti 16 indicano
un’organizzazione di tipo somatotopico: durante l’osservazione di azioni transitive
(mordere una mela, afferrare una tazzina di caffè, calciare un pallone) eseguite
da altri, si attivano alcune regione del sistema motorio fronto-parietale che
comprende anche l’area di Broca, parti della corteccia premotoria e del lobo
parietale inferiore. Una caratteristica molto importante del sistema specchio
nell’uomo è che esso non si limita solo agli atti motori transitivi o
intransitivi, ma anche agli atti mimati. La maggiore estensione dimensionale e
la crescente complessità del sistema specchio umano rispetto a quello della
scimmia rivela quindi che esso è in grado di selezionare sia un tipo di azione
che la sequenza di movimenti di cui è composta.
(continua)
© Alessandro Mura
Note:
1 Ramachandran
VS. Mirror neurons and imitation learning as the
driving force behind "the great leap forward" in human evolution.
http://www.edge.org/3rd_culture/rama/rama_p1.html, 29/06/2000.
2 Arbib
M. The Mirror System Hypothesis. Linking Language to Theory of Mind. http://www.interdisciplines.org/coevolution/papers/11/ , 14/11/2004.
3 Théoret
H, Pascual-Leone A. Language acquisition: do as you hear. Curr Biol. 2002 Oct 29; 12(21):
R736-7.
4 Oberman
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5 Dapretto
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dysfunction in children with autism spectrum disorders. Nat Neurosci. 2006 Jan;
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6 Rizzolatti
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7 Gallese
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di
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Umiltà MA, Fogassi L, Gallese V, Rizzolatti G. Hearing sounds, understanding
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Fadiga L, Fogassi L, Gallese V, Seitz RJ, Zilles K, Rizzolatti G, Freund HJ. Action
observation activates premotor and parietal areas in a
somatotopic manner: an fMRI study. Eur J Neurosci. 2001 Jan;
13(2):400-4.
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