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Psychophantasia sexualis (II) – le parafilie nella spettacolarità dell'immaginario

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11 novembre 2008

"Voluptates commendat rarior usus" Giovenale

La nostra mente contiene una gran quantità di pensieri, idee, desideri, timori, che a volte condividiamo con altri, ma, per la maggior parte, non sono in comune con nessuno, tanto da poterci risultare perfino estranei e, quel che più conta, spesso si tratta di cose che non si riesce a comprendere appieno. L'attività mentale più costante è proprio quella dedicata alla creazione di fantasie, in caso contrario, ci sarebbe da sospettare un depauperamento funzionale sintomatico di grave malattia degenerativa.
Flaubert, nel suo "Madame Bovary", le definì: "segrete fantasmagorie". Per qualcuno costituiscono degli equivalenti di veri sogni ad occhi aperti riconoscibili quali normali costituenti psichici di ciascuno. Freud sosteneva che le fantasie derivano da frustrazioni per l'incapacità di raggiungere una piena soddisfazione sessuale. Desideri rimasti inappagati tendono a trovare altrimenti una loro gratificazione, con modalità a volte palesi, altre volte inconsce ed incomprensibili.

Una prima "Psychopathia Sexualis" venne pubblicata nel 1844 da Heinrich van Kaan. 42 anni dopo, con lo stesso titolo, apparve lo studio clinico forense di Richard von Krafft-Ebing, il quale definiva il soffermarsi sulle fantasie: "onanismo psichico". Nell'edizione del 1903 le considerò prerogativa dei masochisti, evidenziando come gli omosessuali facessero ricorso alle fantasie a loro più consone per eccitarsi con l'altro sesso.
Nei "Tre saggi sulla teoria sessuale" (1905), il padre della psicoanalisi riconduceva le perversioni "orali" (succhiare, leccare, mordere) alle esperienze infantili di allattamento, sottolineando come la maggior parte della gente non limiti l'attività sessuale al rapporto genitale a scopo meramente riproduttivo; riconosceva così ai preliminari erotici un'innegabile importanza sino ad allora, ipocritamente, del tutto misconosciuta. Forse per la prima volta in occidente la "penetrazione vaginale" non veniva indicata quale unica pratica erotica normale.
Le fantasie realizzano desideri primitivi altrimenti insopportabili ed inesprimibili. A causa di un mancato adempimento sessuale, il desiderio inappagato trova soddisfazione nell'immaginazione, la quale svolge un ruolo difensivo, perché in grado di proteggere la mente da un'ideazione sgradevole. La fantasia, da Freud era vista come il prodotto del normale pensiero umano, utile a svolgere una funzione essenziale. La teoria freudiana divenne poi che le fantasie ci assistono nella realizzazione dei desideri. Dopo la perdita di una persona cara, la metabolizzazione del lutto induce persino dispercezioni. E l'allucinazione procurata dal dolore morale è quindi uno dei sistemi con i quali si tende a gestire un peso altrimenti insopportabile.
Esperienze reali dei primi anni di vita si sviluppano in contenuti fantasmagorici. All'inizio dell'età evolutiva si determina la scelta di "oggetto", derivandola dalle figure addette alle cure parentali. Lo sviluppo delle fantasie apporta variazioni sul tema, rendendolo a volte irriconoscibile. Il frammento mnesico di esperienza infantile si trasforma, fino ad imbastire una "trama" sulla quale verrà adattata, di volta in volta, quella sceneggiatura teatralmente più eccitante. In questi termini la fantasia si formerebbe in una specie di sistema epitimico di elaborazione isterica.
"Mi sto abituando all'idea di considerare ogni singolo atto sessuale come un processo che coinvolge quattro persone". Quando un uomo ed una donna fanno l'amore la mente di ciascuno dei due presuppone altre due componenti, rispettivamente femminile e maschile. Ma con chi andiamo a letto nella nostra testa e cosa ci passa per la mente durante l'attività sessuale?
"A stimolare le fantasie sono desideri inappagati ed ogni singola fantasia è la realizzazione di un desiderio, la correzione di una realtà insoddisfacente". Nel saggio su "Scrittori creativi e sogni ad occhi aperti"(1908), l'illustre viennese approfondiva l'ipotesi psicopatologica dei sintomi di un disordine affettivo coinvolgente l'emotività, con conseguenti sentimenti di colpa e di vergogna.

Negli anni '50, Alfred Charles Kinsey, da entomologo, si occupò esclusivamente di comportamenti sessuali "esteriori" e concreti, quasi fossero quelli delle vespe delle galle, rispondendo sostanzialmente ai quesiti: quali atti, quanto spesso, con chi?
Nancy Friday, ne "Il mio giardino segreto" (1973), documentava l'attività sessuale creativa di casalinghe oppresse dai sensi di colpa.
Il termine di "paradosso masturbatorio", coniato da Brett Kahr, autore di "Indovina chi viene a letto? Il mondo segreto delle fantasie sessuali", rende bene questa ambiguità dell'immaginario, che, nel mentre procura piacere a livello corporeo, diviene causa di inquietudine ed angoscia a livello psichico.
La difficoltà maggiore presentata da uno studio approfondito sulle fantasie sessuali deriva in gran parte dal contenuto delle rappresentazioni stesse, e non solo perché alimenta per lo più attività autoerotiche, ma soprattutto perché tende a violare la coscienza di sé. L'analisi delle fantasie potrebbe svelare quel laido Mister Hyde che si cela in ogni rispettabile dr. Jekyll. Tanto sono frequenti le fantasie di abuso, nei termini punitivi, nel senso di contatti carnali inappropriati, coercitivi oppure indesiderati, e ancor più se si pensa che le fantasie solitamente riguardano reali conoscenti, i cosiddetti "vicini della porta accanto".
Il sesso è il barometro più sensibile di una relazione tra due persone. In mancanza di questo qualsiasi altro rapporto risulterebbe monco, quasi peggio dell'insinuazione di elementi di crudeltà, infedeltà, disinteresse. Basta poco per incrementare un contatto ed ancor meno per interromperlo. Eppure il nocciolo della questione sta tutto nella concretezza anatomica e nell'efficienza funzionale e va affrontato senza esitazioni di sorta. Esistono cose che verbalmente si possono condividere in un determinato contesto, anche in compagnia, altre che riteniamo così ignobili ed inconfessabili da farci perdere la stima di noi stessi.
Brett Kahr si domanda con chi andiamo a letto nella nostra testa. Probabilmente il nostro partner non lo saprà mai, e non è detto che sia del tutto chiaro neanche a noi.
Theodor Reik era convinto che lo psicoanalista deve ascoltare con un "terzo orecchio", concentrandosi anche su quello che il paziente non dice, e decifrando i significati nascosti di ciò che rimane "incomunicato", e di cui non si è consapevoli. Il campo delle fantasie sessuali è forse il più adatto a sperimentare una tale indagine interpretativa.

Esistono meccanismi di difesa, di primo acchito impensabili, per alleviare il dolore delle rimembranze di sofferenza, come lo humour ad esempio, e ciò perché i traumi non possono sostare a lungo nella memoria cosciente e devono necessariamente trovare delle vie di sfogo. In quanto depositarie di un contenuto inconscio, anche le fantasie tendono ad esternarsi sfuggendo alla comprensione razionale.
L'erotizzazione di un desiderio di rivalsa potrebbe indurre ad esternare l'aggressività in senso punitivo, oppure più semplicemente estromettendo l'oggetto. Nel sondare la segreta natura dell'immaginario sessuale, soltanto se si analizzano i dettagli, anche quelli apparentemente insignificanti, perché proprio minimi, diviene più facile disegnare la mappa psichica di ciascuno.
Per molti rifugiarsi nelle fantasie rappresenta un notevole sollievo dalla noia, una forma di avventura senza rischi e con svago assicurato. Le fantasie, specificamente quelle sessuali, sono poi un'ottima profilassi antidepressiva, ed in più permettono di esplorare territori emotivi incontaminati ed attività di difficile attuazione pratica, quasi a sottolineare quella netta differenza tra la vita ordinaria e la "spettacolarità dell'immaginario". Le fantasie sessuali possono essere infatti di tale ampiezza da inglobare simultaneamente molteplici preferenze e tendenze (filie, o parafilie), che, se poste in atto, rappresenterebbero delle vere e proprie perversioni sociopatiche.
Se la nostra vita sessuale è stata determinata da una predisposizione genetica come dal livello di ormoni presenti nel grembo materno, ciò non vuol dire che l'ipotesi proto-biologica dell'orientamento sessuale ingloberebbe pure le fantasie erotiche, visto che il contenuto dell'immaginario sessuale proverrebbe prevalentemente dall'esperienza. Sarebbero appunto esperienze conflittuali, traumatiche, post-uterine a fungere da matrice per le fantasie puberali ed adulte.
Le nostre basilari doti anatomiche costituiscono le fondamenta del successivo sviluppo sessuale, con le sue caratteristiche evidenti. I genitali maschili sono immediatamente visibili, quelli femminili, poiché nascosti, divengono più facilmente oggetto di curiosità. Se ne potrebbe dedurre pertanto che la curiosità sessuale si addice maggiormente agli uomini. Perfino le modalità di minzione potrebbero esercitare una loro influenza sulla maniera di fantasticare. In quanto l'abitudine di toccare direttamente i genitali incide inequivocabilmente sull'eventuale attività masturbatoria. Questa superiore disponibilità del membro maschile rende anche conto del maggior sviluppo di interesse sessuale negli uomini, che dimostrando un minor senso di pudore, più facilmente familiarizzano con i propri organi genitali.

Si dice che le fantasie, nel corso della vita, abbiano un andamento a clessidra: andrebbero diminuendo con l'intensificarsi delle relazioni per poi riprendere a ricevere incremento finché l'età lo consente.
Con l'avanzare dell'età ed il rinsaldamento dei rapporti, tenendo conto della tendenza ad introdurre maggior varietà e ricercatezza nell'immaginario, le fantasie avrebbero sempre meno per soggetto il proprio partner. Vi rientrano parenti, colleghi di lavoro, personaggi famosi, personaggi storici, persone defunte, persone inesistenti (vampiri, alieni…), perfino animali. Le fantasie si compongono della presentazione a sorpresa di situazioni insolite, ad effetto, quale potrebbe essere l'asfissia autoerotica, in cui lo strangolamento diventa fonte di eccitazione e di godimento, o l'esercitare attività sessuale in pubblico, o in stato d'allarme perché in luoghi pericolosi, dove si potrebbe essere scoperti ed attaccati, oppure avere rapporti interrazziali o intergenerazionali.
L'"infantile" desiderio di riconquistare parte della propria giovinezza, attraverso il corpo di partner, realmente o simbolicamente, più giovani è documentabile negli interessi pedofili. Chi nutre fantasie sessuali di questo tipo non necessariamente le porterà a compimento. Ma sembra che tutti coloro i quali si sono macchiati di tale illecito, in precedenza, abbiano presentato delle fantasie di questo genere. La capacità di discriminare tra i due interessi, quello di fantasticare e quello di commettere abusi, potrebbe sottilmente dipendere da una più attenta e approfondita analisi psicologica. Appare infatti più probabile che gli adulti con fantasie erotiche su bambini impuberi denotino una devianza maggiore rispetto a coloro che dimostrano più interesse per gli adolescenti. Sembra poi che i pedofili siano stati, a loro volta, vittime di abusi, per cui il loro comportamento perverso costituirebbe un contrappeso al trauma subìto.
Robert Stoller ha ipotizzato che sia proprio l'aggressività a provocare eccitazione sessuale e ad alimentare le fantasie. Importante è riconoscere dove si deve porre il limite tra preferenze scenografiche per irruenza ed impeto e la vera e propria violenza. In quale momento si può intuire il pericolo di un'eventuale perdita di controllo? Il discrimine anamnestico si impone per quei potenziali responsabili di aggressioni, qualora siano stati a loro volta delle vittime accertate. La distorsione mnemonica erotizza l'abuso subìto e lo traduce in atteggiamento di perfidia nel soddisfare i propri impellenti bisogni.
L'abuso sessuale può occupare uno spettro molto ampio, che, a partire dagli sguardi, dalle allusioni ed ammiccamenti, si porta sino alle estreme conseguenze. Quale che sia il contenuto della fantasia o la sostanza dell'agito, il risultato sarà quello di un vissuto di compromissione del proprio senso di integrità e di percezione della propria anatomia.
L'incesto potrà essere dislocato per interposta persona su rappresentanti dell'autorità (insegnanti, medici, capi ufficio, ecc.), i quali agirebbero "in loco parentis". Tutte quelle figure che prendendosi cura della persona fanno le veci dei genitori rientrano a pieno titolo in queste fantasie. Una infatuazione di questo genere rappresenta lo strascico di un sentimento incestuoso sublimato da una primitiva situazione edipica, alla quale si unisce certamente il fascino del proibito e quello per la divisa ed il ruolo.

Una convenzione sociale impone che la scelta del partner venga effettuata tra coetanei e che un'eventuale differenza d'età non si riveli di determinante sperequazione. Succede così che con l'avanzare dell'età l'interesse per le persone celebri contemporanee vada diminuendo, sostanzialmente per la marcata influenza dei giovani nel determinare il successo di qualcuno. Più si va avanti negli anni, più si rimane "fedeli" ai propri personaggi. La scelta in ogni caso non sembra seguire una regola precisa. Ci sono celebrità che involontariamente attraggono una certa cerchia di fan, come gli omosessuali. Altri che, pur essendo altrettanto attraenti , non esercitano alcun fascino, quasi a dimostrare l'inspiegabile complessità dell'erotismo.
La stragrande maggioranza delle fantasie non viene posta in atto, ciononostante i cosiddetti VIP sembrano ugualmente essere presi di mira dal morboso interesse nei loro confronti (o almeno questo dichiarano) e fatti oggetto di molestie da parte di importuni, a volte minacciosi. Il richiamo ch'essi, attori o cantanti, esercitano scaturisce dall'attrazione fisica emanata in maniera particolarmente accentuata, la qualcosa suscita desideri di identificazione, come pure invidia, fino all'impulso al danneggiamento in cui convogliare ogni aggressività. L'ascendente sull'immaginario collettivo, a parte rare eccezioni, avrebbe comunque una durata piuttosto modesta. Così come facilmente si incendiano gli animi dei fan, altrettanto facilmente si spengono.
Sono soggetti alle mode pure altri feticci, come reggicalze o autoreggenti, bustini o guépière, una particolare maniera di bere o di fumare, e così via di seguito, che in qualche modo rientrano nei preliminari erotici.

Una fobia verso i rapporti eterosessuali, che potrebbe tramutarsi in sperimentazione dell'alternativa omosessuale, può avere la stessa origine dell'attrazione nei confronti di partner violenti oppure dell'evitamento di relazioni durature per una memoria di figure genitoriali violente. L'assenza della figura paterna durante l'infanzia spinge all'ambivalenza desiderio-timore per incapacità di instaurare rapporti.
Pensare di non essere riusciti a compiacere un genitore si potrebbe tradurre in omosessualità latente. Ma svolgere un ruolo diverso dal previsto all'interno di una codificata relazione eterosessuale potrebbe significare rimettere in discussione ogni regola e dotare di una coloritura pittoresca tutto ciò che finirebbe per risultare troppo convenzionale.
Tra omosessualità e travestitismo non v'è necessariamente un rapporto condizionato. In tutte le culture ci sono state donne che per sottrarsi alle regole sociali e conquistare un'indipendenza altrimenti irraggiungibile, hanno assunto abiti maschili. Ce lo ricorda Valeria Palumbo in "Svestite da uomo" (Rizzoli, Milano 2007), confermando che il paradigma del cross-dressing si incontra nella "sindrome di Cherubino". "Non so più cosa son, cosa faccio,/ or di foco, ora sono di ghiaccio./ Ogni donna cangiar di colore, ogni donna mi fa palpitar…". Nelle "Nozze di Figaro" è un mezzosoprano ad interpretare la parte di un personaggio che si traveste da donna. E questo con quegli effetti paradossali in grado di chiudere il cerchio delle corrispondenze nell' inevitabile limitazione all'espressione di sé.
Quando a diventare elemento rituale dell'eccitazione è un oggetto fisico impregnato di potenzialità, l'aspetto scenografico, teatrale, spettacolare, istrionico dell'immagine e dell'azione sessuale si accentua. Fantasie di travestitismo ed omovestitismo fanno trapelare un'ansia di fondo relativa alla propria identità, e non solo a quella di genere.
Il non plus ultra della spettacolarità si ottiene nell'esibizione. Mostrarsi, però, va considerato abbastanza fisiologico, tanto che forse evitare di farlo implicherebbe un eccessivo sentimento di vergogna, probabilmente da difficoltà relazionali o affettività depressa. Mettere in mostra certe parti del corpo, solitamente coperte da quello che viene definito il comune senso del pudore, nella terminologia anglosassone, flashing, dà il senso dell'accensione, dell'approccio, dell'eccitazione, della disponibilità, dell'adescamento, per divenire sintomatico di difesa contro l'ansia di castrazione, nel qual caso l'atto di esibire servirebbe a confortare una dubbia consapevolezza di virilità. L'esibizionismo potrebbe supplire all'espressione narcisistica di chi si sentisse altrimenti invisibile, oppure a quelle manifestazioni sadiche nei confronti dell'altro sesso, in genere delle donne viste quali rappresentanti della figura materna, ma in questo caso, favorendo l'egosintonicità, il mostrare facilita la trasformazione dell'aggressività in eccitazione. L'esibizionismo permette di soddisfare il bisogno di esprimere la propria aggressività senza conseguenze. L'esposizione dei genitali corrisponderebbe ad un trionfo del controllo, della sicurezza, del successo.
L'esibizione femminile del seno, almeno nei tempi moderni, sembra sottoposta ad un vero e proprio codice di comportamento sociale. Jean-Claude Kaufmann, in "Corpi di donna sguardi d'uomo- sociologia del seno nudo" (Raffaello Cortina, Milano, 2007) suggerisce che un tale "dialogo" seno-occhio si esplichi in base alla struttura del corpo, all'età, alla cultura, al contesto. Ciò comporta risposte esibizionistiche femminili adeguate agli sguardi di interessamento scpofilico, in base ad una percezione corporea che sia condivisa dall'osservatore e dall'osservata.

E' buona probabilità che chiunque elabori fantasie per altri ripugnanti, inconsciamente voglia sondare il terreno della propria capacità di amare sino all'estremo e, contemporaneamente, la probabilità di essere amato incondizionatamente. La sensazione di shock avrebbe valenza di abreazione onde provare il medesimo sconvolgimento in relazione a qualche episodio precedente, per lo più, esperito in età prepubere.
Una situazione subalterna in campo sociale tende a favorire posizioni masochistiche. E' così accaduto, a chi possedeva una bassa stima di sé, di convincersi di non avere neanche diritto al piacere. Le proverbiali "donne che amano troppo", soprattutto se non riescono ad uscire dalla spirale autodistruttiva dell'incapacità di rompere un legame sbagliato, finiscono per odiare quel partner, il cui piacere fino a poco prima avevano anteposto al proprio. Su questo tema si è già soffermato Rubin Norwood in "Women who love too much" (1985).
E' frequente che le fantasie masochistiche provengano dall'elaborazione inconscia di maltrattamenti o abusi precoci, secondo il meccanismo di erotizzazione del trauma. Altre volte, le fantasie masochistiche servono da difesa nei confronti di impulsi sadici. Inconsciamente sadici, i masochisti tengono sotto controllo l'aggressività capovolgendola contro se stessi.
Per Erik Erikson, su di un'esposizione fisica si radica il sentimento della vergogna. Una parte del corpo oppure una sua funzione focalizzate, un appellativo, una critica, possono produrre, anche se solo con le parole, un effetto dirompente. Poi, se l'uso delle parole è di tipo viscerale, le conseguenze divengono traumatiche.
E' come se ognuno possedesse un corpo "esterno", corrispondente a quello visto dagli altri, e poi un corpo "interno", invisibile, equivalente ad una rappresentazione mentale, una sottile anatomia interiore costruita dalle esperienze di esposizione e percezioni fisiche precedenti. Il "falso" corpo, di cui parla Susie Orbach, in "Fat is a feminist issue", offre il senso del fenomeno per cui le esperienze pregresse e la percezione di sé distorcono la capacità di abitare la propria anatomia. Ruminare sul proprio corpo potrebbe però proteggere da altre afflizioni, come le perdite di oggetto.
Il meccanismo studiato da Anna Freud dell'identificazione con l'aggressore consente il ribaltamento del dolore in piacere. Il trauma originario, ben radicato in chi lo ha subìto, continua a manifestarsi in una valvola di sfogo che lo trasforma, lo rende sopportabile, lo converte in fantasia eccitante. Esperienze primitive vanno così considerate legittime premesse per lo sviluppo di fantasie adulte.
Fantasmi legati all'umiliazione riappaiono ad ogni tentativo di invasione del corpo, anche qualora fossero terapie fisiche, insulti verbali, minacce simboliche all'integrità fisica, offese relative alla pulizia o alla possanza virile.
L'umiliazione spesso viene riconosciuta come tale da chi non è coinvolto nel parteciparla. Per il protagonista, il vissuto di eccitazione ha il sopravvento sulla vergogna. Gli omosessuali, ad esempio, che sono stai costretti nell'arco della loro storia privata a subire manifestazioni di stigma nei loro confronti sono portati ad erotizzare in maniera più enfatica la fantasia di umiliazione.
Fonti di piacere, o di angoscia distruttiva, a volte di entrambi, svolgono funzioni di cui siamo inconsapevoli e contengono motivazioni altrettanto sconosciute. Le fantasie sessuali sono scampoli di divertimento privato, tentazioni perverse da assaporare, fattori di instabilità emotiva. Le perdite si pagano a caro prezzo, con una "fragilità" caratteriale, con lo sviluppo di una personalità "delicata", esposta alle psicopatologie, oppure, che, per reazione, costruirà difese che si risolveranno in atteggiamenti socialmente indipendenti, attitudine disturbante, indole violenta.
Un'intempestiva intrusione amplifica l'impaccio dell'azione. La reificazione dell'oggetto sessuale si esprime allora con una celata misoginia. Il complesso di Don Giovanni, o meglio quello del califfo dell'harem, con l'esclusione dei rappresentanti del proprio sesso, nasconde un'incapacità a stabilire legami duraturi, una vulnerabilità verso relazioni responsabili. Maschera, insomma, un incolmabile senso di vuoto, che si rispecchia in una frenetica attività erotica inappagante. Una reazione maniacale alla depressione serpeggiante a causa del dettato della perdita di senso.
"Voluptates commendat rarior usus" (Giovenale)
Il risentimento si manifesta nella predazione, per una difficoltà di confrontarsi; le donne diventano intercambiabili, prive di identità, oggetti da collezionare. Se ogni figura femminile è immediatamente rimpiazzabile diviene molto più facile difendersi dalle eventuali perdite. Promiscuità e libertinaggio rappresentano tentativi di elaborazione di un lutto, protezione da prospettive di delusione, separazione, abbandono. Poiché l'ostentazione di autosufficienza è una difesa da una temuta mancanza di aiuto.

Le persone dimostrano reazioni difformi di fronte all'idea di una relazione qualsiasi, ma sono più propense a condannare quelle che non rispettano determinati canoni validi, sia all'interno che al di fuori dei legami coniugali. Anche la stessa tipologia relazionale può differire potendosi riconoscere, a seconda del coinvolgimento, delle relazioni emotive disgiunte dal contatto genitale, dei rapporti sessuali fini a se stessi, delle situazioni in cui entrambi gli aspetti rientrano a pieno titolo.
Anette Lawson, in "Adultery: an analysis of love and betrayal" (1988), propende per una distinzione di infedeltà nascosta al coniuge (adulterio tradizionale o infedeltà convenzionale), una infedeltà in cui il coniuge ne è a conoscenza, e che segue una gradualità, per cui l'adulterio viene tollerato o persino ricambiato (adulterio parallelo, ovvero infedeltà reciproca), un'infedeltà ricercata da entrambi (sotto forma di "apertura" della coppia), alla quale addirittura i fedifraghi possono partecipare insieme con modalità di scambio (adulteri consensuali, ovvero infedeltà ricreative). In ogni caso è sempre difficile trovare delle coppie che conducano la propria vita coniugale in maniera perfettamente uguale.
Don-David Listerman, autore di "Infidelity: a survival guide" (1998), propone una classificazione a seconda della durata (a breve o a lungo termine), della segretezza, del coinvolgimento emotivo, con o senza contatto fisico, omo- o etero, intrecciata con una o più persone. Questo elenco si conclude con la tipologia dell'adulterio: esplorativo (quando serve ad assaggiare qualcosa che non sia la solita minestra), d'uscita (una scusa per terminare la relazione precedente), di rappresaglia (occhio per occhio, dente per dente, "corna per corna") ed infine quell'infedeltà che serve da "tripode", in quanto esorcizza la paura di essere soverchiati dal coniuge o di trovarsi in una situazione di eccessiva intimità, o sudditanza.
Vi sono degli eventi significativi della vita che costituiscono fattori di rischio parecchio influenti. I tradimenti svolgono una funzione, a dir poco, creativa che viene assolta per la soddisfazione di bisogni altrimenti frustrati. Una manifestazione di aggressività rivolta contro il partner, o contro se stessi, con lo scopo di minare la stabilità della vita coniugale; una manifestazione di desiderabilità, di affermazione sessuale, o di esercizio interpersonale; imitazione, identificazione con genitori altrettanto infedeli; una protezione contro l'ansia di essere assorbiti per intero dal partner; una difesa maniacale contro la prospettiva depressogena; quanto meno, altresì, una comunicazione di disagio.

La fantasia di contrapporsi a due partner soddisfa ciò che nella realtà è molto difficile da organizzare senza rischio di ferire i sentimenti di chi ci è prossimo. Mentre la gratificazione maggiore sarebbe determinata dall'assaggio di qualcosa che non sia la solita minestra ribollita.
Fantasticare sul lesbismo da parte degli uomini equivale ad arricchire di oggetti la scena maschile e, se, nello specifico caso, non si tratta di pura pornografia, il tutto potrebbe mascherare una buona dose di misoginia. Ethel Spector Person, autrice di "Sexual Century" ipotizza che l'uomo che nutre tali fantasie non riesce a confessare i propri timori sulla capacità di soddisfare un'eventuale partner. La fantasia saffica infatti raddoppia il piacere di osservare le nudità del corpo femminile, sollevando dall'onere di una potenza virile, di cui non si è del tutto certi e tranquilli. L'insicurezza verrebbe ammansita dall'identificazione femminile cosicché la celata competizione maschile non verrebbe emotivamente avvertita. Senza rivali del proprio sesso, l'ansia di castrazione viene sedata senza sforzo alcuno. Nei casi, però, di rilevante e precoce deprivazione materna emerge con forza un desiderio di compensazione.

L'orgia risponde a desideri arcaici di estremizzazione del piacere. Proteggendo dal senso di solitudine, svolge una primitiva funzione di socializzazione arcaica, alla quale partecipano infantili maniacali entusiasmi, ed una più matura consapevolezza culturale di ultima, e definitiva emancipazione. La pornografia si propone come un mezzo "parziale" per ottenere, in certo qual modo, lo stesso scopo. Si tratta di un'opportunità per ricreare immaginari infantili di partecipazione alla "scena primaria" e di collaterali manifestazioni di sentimenti di onnipotenza. Si soddisfa ad un tempo la primitiva curiosità sessuale senza essere esclusi dall'intimità e dall'affetto dei genitori. L'equivalente simbolico del ritorno alla scena primaria si realizza assistendo alle attività carnali di altri.
La promiscuità rinnova le cure parentali da parte di più adulti, oltre la coppia genitoriale. Fantasie orgiastiche consentono una varietà indubbiamente più ampia di attività altrimenti non praticabili. In fondo, può costituire una fuga dalla più profonda e responsabile intimità richiesta dalla relazione a due, oppure una dissimulata esplorazione di eventualità di tipo omosessuale esperite per procura: ad avere il rapporto concreto con l'altro, del resto, è il proprio partner.

Esercitare la fantasia aiuta la fuga dalla monotonia, dalla noia, dalla depressione, dalla realtà. Può essere un sistema per sperimentare nuove esperienze, ovvero l'unico percorso per arrivare a partner altrimenti inaccessibili. Un carburante che alimenta l'eccitazione, o più semplicemente per rendere il partner reale più attraente, migliorandone la relazione. Prevale comunque il tentativo di evasione, allo scopo di compiere azioni, provare emozioni, accedere a persone inavvicinabili, tutte cose queste alquanto difficili nella vita reale, fatta di odori sgradevoli, di gravidanze indesiderate ed altri inconvenienti assai poco stimolanti.
A cercare compimento nel sogno è ogni brama nascosta, impronunciabile, incomunicabile, di difficile soddisfazione. Eppure il desiderio segreto, non ammesso nello stato di veglia, è collegato all'ovvio, a funzioni fisiologiche; ha a che fare per lo più con aggressività, impeto, penetrazione, violenza ribaltata. Il persistere di un conflitto irrisolto può essere esplorato tanto bene con l'interpretazione onirica, quanto con l'analisi delle fantasie sessuali. Sogni e fantasmi sono dei veicoli, per il cui tramite un trauma infantile può tramutarsi in impressioni emotivamente accettabili. La comprensione dell'elaborazione delle fantasie le rende equipollenti ai sogni che si fanno da svegli. Cosicché l'analisi delle fantasie aiuta ad interpretare i sogni e viceversa, in un reciproco scambio di informazioni.
I significati nascosti di una fantasia possono essere contorti, quanto quelli dei sogni, ma anche altrettanto complicati. La loro poliedricità diventa punto di partenza di speculazioni interpretative e di proposte di ipotesi. Le fantasie descrivono fantasmi e non possono assolutamente essere ritenuti del tutto equivalenti a dei comportamenti concreti. Ma occorre soffermarsi a valutare ogni caso nella sua singolarità. La tentazione speculativa potrebbe essere quella di concettualizzarle come sintomi di conflitti irrisolti in grado di interferire con l'immaginario quotidiano, oppure di ritenerle incapsulamenti nei recessi della psiche senza transito di intrusione nella condotta, anche qualora indiscutibilmente fossero sintomi riconoscibili di conflitti irrisolti, oppure di relegarle nell'ambito della creatività o della sfera ludica, che, a loro volta, mitigano e regolano l'aggressività.
Ogni trauma produce una conseguenza; ogni ferita (trauma, in greco) una cicatrice. La mente fa di tutto per minimizzare l'impatto di un trauma ed interrompere il, sia pur simbolico, sanguinamento della psiche. Procede così, sul tragitto dell'abreazione, quella mnemonica distorsione di un'esperienza traumatica infantile, dalla quale può trarsi piacere.
Risalire da una fantasia ad un particolare disagio, offre l'opportunità di scoprire che, quando si immagina o si verbalizza una scena, il riferimento viene genericamente diretto al vissuto relazionale in toto. Le fantasie ci danno la misura della mescolanza tra debolezze umane e ricchezze di risorse. Sono le esperienze di vita a permeare l'immaginario, eppure non sempre riescono a spiegare per intero ogni aspetto della sessualità.

© Giuseppe M. S. Ierace

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Bibliografia :

Ierace G. M. S.: "Magia Sessuale", Armenia, Milano, 1982
Kahr B. : "Indovina chi viene a letto? Il mondo segreto delle fantasie sessuali", Ponte alle Grazie (Salani), Milano 2007
Kaufmann J.-C.: "Corpi di donna sguardi d'uomo- sociologia del seno nudo", Raffaello Cortina, Milano, 2007
Palumbo V.: "Svestite da uomo", Rizzoli, Milano 2007

 

     
 

 
 
In questa Rubrica vengono pubblicati articoli di Autori appartenenti a scuole teoriche diverse. Il Comitato scientifico di "Scienza e Psicoanalisi" si occupa unicamente di verificare l'attendibilità delle fonti.
 
 

 
     
 
   
 
 

 
     
 

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