|
Parlando di “Creatività benessere”, in particolare, nella
relazione analitica
(parte seconda)
vai alla prima parte -->
10 febbraio 2010
Osservando la dinamica
sinergica, in particolare nella “seduta lunga” propria del metodo
micropsicoanalitico (cfr. Lysek, 2007, pp.37-83), con cui ho approfondito
l’indagine analitica e che utilizzo nella pratica clinica quando è possibile,
facendone sempre ad ogni buon conto naturale
riferimento nell’attività di ‘ascolto’ e nella rappresentazione, la prima
riflessione che ne ho fatta riguarda appunto l’analista. L’analista, intendo,
diventato consapevole di tale dinamica, talvolta già nell’iter formativo dove potrebbe
aver vissuto la sua personale trasformazione anche creativa, diventandone
cosciente. Allora, quando l’analista
è consapevole dell’interazione tra le spinte
conflittuali e quelle adattative verso il benessere, in osmosi continua, riesce a percepire tale viraggio
sinergico e ad averne subito coscienza nel campo analitico. Come ho accennato
nella prima parte, ciò comporta un naturale attutimento della drammaticità
addebitata al conflitto, tipica dell’analisi classica. Così, a
partire dalla nostra ipotesi sulla ‘creatività in analisi’, ho ripuntualizzato (Memoria SIM, 2008,
in parte prima) la “seduta lunga” come possibile
sorgente inconscia di originalità e campo transferale/controtransferale di ricombinazioni creative preconsce”, spiegandola anche come “una possibilità di coniugare affettività e scienza, prerequisito quindi
di un'interazione analista/analizzato, capace di rigenerare il contatto con
informazioni di benessere latenti, atte a creare nuove forme nella realtà dove
si situa la nascita del proprio originale postanalitico”. Ne ho anche accennato come
apporto di benessere in generale, in occasione di alcune riflessioni (2008), in
merito a un libro di Nicola Peluffo (2008) che racconta la scoperta,
nell’archivio di famiglia, di un affettuoso rapporto epistolare tra due giovani
cugini. E, naturalmente, l’ho considerato anche in analisi, nel doppio movimento
intrapsichico e interpersonale in un gioco di alleanze profonde, riferendomi
all’integrazione rappresentazionale-affettiva degli
aspetti conflittuali e di benessere, ontogenetici e filogenetici - “Non
dovremmo neppure dimenticare gli influssi filogenetici…”(Freud,1938, ed.it.
p.627) - in primis, nell’analista che ne è
consapevole e, da ultimo, nella relazione. E’ da tutto ciò che, alla fine,
potrà vedersi spuntare quell’originale postanalitico,
diventato un nuovo imprinting (Gariglio, 1992/1997, 2009 in parte prima), frutto dell’elaborazione ricombinativa tra sfaccettature
conflittuali traumatiche e di benessere. A ciò aggiungo che ogni ‘originale’,
tessutosi in una relazione, nasce solo quando questa è feconda, nella vita,
come in analisi. Così, mentre leggevo l’idea di Kohut
che l’analisi possa anche essere “un’esperienza emotiva correttiva” (1984, trad.it. p.109) come una sfaccettatura
della guarigione psicoanalitica, pensavo che la nostra seduta lunga può ben essere una possibilità in più di ritrovarvi, ricostruirvi
e riattualizzare sacche di empatia, latenti nello psichismo come tracce di
benessere, oltrepassata la difficoltà di “descrivere stati d’animo e condizioni
emotive e affettive che siano positive e non conflittuali” (khan, op. cit. p.198 in parte prima). Questo rimanda al tema del benessere e alla sua memoria e, di qui, al fatto che
l’Immagine possa anche essere vista come l’espressione “di aspetti non
conflittuali” (Gariglio, Lysek, 2009, IIM, in parte prima). Ne ho appena trovato una rappresentazione scolpita, all’ingresso del
Teatro di Leptis Magna (Libia) dove inserita in una scritta latina, campeggiano
due mani che si congiungono, come simbolo di pace fenicia-romana, ma anche in
Siria avevo trovato delle scritte in tal senso (Gariglio,
2009, pp.36-38), oppure ancora in alcune pitture rupestri, individuate col collega Lysek,
come ipotesi di “memoria inconscia di benessere”(2009), riattivabile nello
psichismo di ciascuno in quanto essenze energetiche, eternamente feconde...
Simili reperti sono davvero ovunque avendo la spinta ad incontrarli. Si tratta
di attività di elaborazione che porta a trasformazione dapprima nello
psichismo, poi nei fatti della vita. In questo senso, nel
lavoro appena accennato (2009,
IIM), abbiamo tentato di discutere come persino la distruttività della
pulsione di morte-di vita, possa trasformarsi in creatività, in un gioco di
alternanza di sfaccettature da quelle più legate alla ripetizione coatta a
quelle più legate alla naturale ripetizione di temi o motivi familiari che si
rimettono in moto nell’attuale, attraverso dei tentativi insoliti per la
persona che possono accorpare anche echi inoffensivi del precedente surplus tensionale
che ha spinto la persona, ad esempio, in analisi. Avevo già scritto (1997, p. 16), che i tentativi creatisi “se individuati, accolti e portati avanti
usufruendo della nuova spinta energetica, possono dare
anzitutto un indirizzo diverso alle abitudini e, in seguito nel gioco
dell’eredità psichica, porsi come nuovi motivi familiari che altri parenti, nel
presente, o altre generazioni, nel futuro, potranno ancora proseguire”. In
merito al “tentativo”, “realtà sperimentale (…) frutto delle sedute lunghe” (Silvio Fanti, 1983, ed. it. pp. 53-60) per cui, “dalla nascita alla morte, ognuno passa
il proprio tempo a tentare qualcosa” (Fanti, 1981, ed.
it. p. 23), vorrei evidenziare ancora che nella casualità relativa
del suo farsi c’è, spesso, anche la possibilità che si portino a termine esperienze
interrotte che chiedono di essere completate. E forse, tanti tentativi che crediamo nuovi, appartengono a
qualcosa ancora energetico, già esperito in altre generazioni, così come viene talvolta dimostrato dalla ricerca genealogica i cui
dati concreti rendono oggettivo il parlarne, senza nulla togliere alla metapsicologia, quale indagine privilegiata sulla vita
psichica. Per quanto riguarda la ricerca genealogica, non si tratta di
aggiungere ‘dati’ in più ma di risintonizzarsi con la
vibrazione affettiva per vincolarne informazioni di varia natura.
Tornando al ‘viraggio sinergico’ che può palesarsi nel campo analitico
dalla disattivazione di conflitti, ciò si manifesta dapprima nel sogno e
precisamente nei materiali delle serie oniriche di diversa qualità e contenuto,
poi nei materiali associativi di rievocazione costruzione/ricostruzione
interpretazione. In Creatività benessere,
ne diamo molti esempi. Infine, questo tendere alla sinergia può anche palesarsi
nella vita di realtà, attraverso qualche manifestazione creativa, talvolta
analizzata in sedute successive alla sedimentazione analitica, per un momento
di approfondimento del lavoro personale o di formazione. Ovviamente, qui siamo
usciti dall’ambito della psicopatologia ed entrati in una situazione
esperienziale/esistenziale che può riguardare tutti: persone comuni, scienziati
ed artisti, analizzati o meno, chiunque sia cioè
portatore, in modo naturale o per il suo lavoro, di una possibilità di creare
nel benessere. E’ proprio questo che ho accuratamente osservato e continuo a
verificare dopo che il lavoro analitico disattiva i principali conflitti, cominciando
a riflettervi anche nell’elaborazione ‘artistica’ del lutto in occasione di un lavoro
comune (Arte e
Psicologia, 2010). Ciò che resta, in sintesi, è la rappresentazione di un cammino creativo
e vitale che vede protagonista una maggiore armonia di mente-corpo-ambiente,
snodandosi dallo scongelamento di materiale rimosso al contatto con la
vibrazione di benessere latente che finalmente può riguadagnare la luce,
emancipandosi dal materiale di sofferenza che l’inibiva
o l’agglutinava con il suo protagonismo di alta vibrazione. Lo esemplifico, appoggiandomi
ad un momento di rielaborazione sintetica ed ‘evoluta’
di una nuova ricostruzione in merito ad una coazione all’obbligo di “faticare,
correre, lavorare sempre”, inspiegabile per molto tempo fino a che, con l’ennesima rievocazione della madre incinta, questa
non viene sentita diversamente dal figlio. “Povera donna! Con già un bimbo di
pochi mesi e il suo lavoro che non ammetteva soste. Ciò che
ho respirato da mia madre in gravidanza, dice la persona, è oggi sostituito da momenti
di serenità, bellezza e rilassamento nel rapporto, come quelli tessutisi qui, con
cui mi sono sia risarcito di ciò che non ho potuto godere nella mia gravidanza,
sia ricongiunto a certi bei ricordi di me e mio nonno che mi raccontava, quietamente,
certe sue cose di gioventù” (memorie di benessere, riattualizzatesi in analisi).
Un dato anche importante che mi preme evidenziare è il ‘mantenimento’
di questo nuovo modo di vivere: ”dormo molto e accetto di fermarmi dal lavoro. Questa
sensazione di rallentamento è oggi chiara e stabile anche nei rapporti con le
persone, nei contatti telefonici… fino a permettere alle emozioni ed ai sentimenti di farsi sentire.”
Freud, che mi viene ora
naturale rileggere alla luce di quanto sopra, riferendosi al materiale rimosso
scrive, nel 1937 in “Costruzione nell’analisi”: “L’intento del lavoro analitico
è notoriamente quello di far sì che il paziente rinunci alle rimozioni - nel più ampio senso intese - che risalgono al suo antico
sviluppo e le sostituisca con reazioni tali da (ed. it. p.541) poter corrispondere a uno stato di maturità psichica. A tal fine egli
deve ripristinare il ricordo di determinati episodi, nonché
dei moti affettivi da essi suscitati, che al momento risultino in lui
dimenticati.”. Amplificando quello “stato di maturità psichica”, com’era
prevedibile, mi sono trovata a pensare anche alla “memoria del benessere”. E’
avvenuto spontaneamente. “Ciò che ci interessa,
continua Freud, nell’esposizione del suo pensiero sulla rimozione, è un quadro,
attendibile e completo in tutti i suoi elementi essenziali, degli anni
dimenticati della vita del paziente” (1937, ed. it. p.542). (…) L’analista deve scoprire,
o per essere più esatti, costruire il materiale dimenticato a partire dalle tracce
che di esso sono rimaste” (p.543). A rigor di logica se,
come prima dicevo, ci si allarga dalla psicopatologia all’espressione creativa
in generale, questo lavoro di “costruzione o, se si preferisce di ricostruzione” (p.543) potrebbe
riguardare sia il materiale rimosso conflittuale e traumatico, come
classicamente si intende, sia quello di benessere di più bassa vibrazione,
materiale che tuttavia, nella nostra modellistica, abbiamo chiamato,
volutamente, solo “latente”, definendolo meglio come “potenzialità creatrice”.
‘Latente’, quindi, non rimosso. E questo, sia per la diversa carica tensionale sia per non immettere, nell’accezione comune
della rimozione, questa
nuova categoria di tracce psicobiologiche (rimando gli eventuali interessati a Creatività
benessere, pp.70-76). E Freud stesso, ovviamente sempre riferendosi al rimosso, anticipa:“Se
riusciremo o meno a portare compiutamente alla luce il materiale nascosto, è
soltanto un problema di tecnica analitica” (1937, ed. it. p.544). A me sembra che le nuove possibilità dateci dall’uso della seduta lunga in psicoanalisi secondo
l’evidenziazione che ne ha fatto in particolare la
micropsicoanalisi classica, ulteriori approfondimenti ad opera degli Istituti
SIM, la “psicoanalisi intensiva” esplicitata da Quirino Zangrilli, o
amplificazioni di aspetti meno indagati, come questo in corso con l’attenzione
anche alla memoria del benessere nel
campo analitico, possano andare in questo senso. Quest’ultimo, ancora pionieristico
è tuttavia già interessante
nei suoi risultati. Varrebbe la pena osservarlo su più vasta scala in tanti
altri campi transferali/controtransferali
in cui vi sia l’attenzione a tali dinamiche trasformative, vitali e creative.
Finestra
clinica
Come ho già detto, nei
momenti di “elaborazione ricombinativa” (Gariglio, Lysek, 2007, pp.48-52, in parte prima), con analista consapevole del percorso
dell’atto creatore, abituato cioè a considerare la doppia azione delle tracce onto-filogenetiche, rimosse e latenti, vale a dire
conflittuali/traumatiche e di benessere, la caratteristica dell’ascolto
analitico e degli interventi interpretativi e ricostruttivi sono consequenziali
perché tengono conto sia della psicopatologia sia dei movimenti esperenziali della persona e del suo terreno, movimenti che
dal campo analitico si generalizzano poi alla realtà. In ultima analisi, ciò significa, passando dalle
dinamiche di transfert/controtransfert, l’avviarsi della possibilità di dialogo
tra le due categorie di tracce che
si sono rese più omogenee come vibrazione. Come esemplificazione del possibile
percorso dell’atto creatore anche nella situazione clinica, si possono
considerare tutti quei materiali di seduta che evidenziano un continuum conflittuale-adattativo alla ricerca della distensione come
raggiungimento, appunto, di un benessere che contiene già la spinta naturale a
sperimentare la propria creatività nella vita, diminuendone poco alla volta i
tempi di stasi. Lo focalizzerò, inserendomi in quell’area specifica della
micropsicoanalisi che ha già dedicato una particolare attenzione alla
situazione di gravidanza (Silvio Fanti e coll. 1983, Nicola Peluffo, 1976 in parte prima e altri micropsicoanalisti). Allo
scopo, ho raggruppato diverse analisi accomunate da una traccia iniziatica, ‘pesantemente’ conflittuale/traumatica: lutti della
gestante, con varie risposte (vomito, depressione, acuirsi della normale dinamica trattenere-espellere…), incidenti
e violenze, subite dalla gestante stessa o da qualche familiare, con risposte
di svenimenti, rischio d’aborto… Queste gravidanze hanno avuto in comune anche
una difficoltà di nascita, in coerenza con i dati evidenziati da Relier (1993, trad.it.
1994), primario
di neonatologia, che mette “in relazione la difficoltà di parto
e le gravidanze con uno stress d’intensità molto forte” (p.117).
Si può ancora dire, in merito a queste sacche energetiche incistate di
sofferenza che tali disturbi si assommano a quelli normali della “guerra
uterina” (Fanti, p.151), testimoniabili in ogni
analisi (per tutti, cfr. Quirino Zangrilli 2007, Bruna
Marzi, 2008…). Com’è noto, ciò che ha fatto molto male si fissa e tende malignamente a
“riprodursi” (Freud, 1912, ed.it. p.531) in riattualizzazioni di
vita e, finalmente, di seduta dove possono risolversi. E’ stata a sufficienza
dimostrata la possibilità di disattivazione di rivissuti quali il disagio, la persecuzione,
l’invasione, l’incapacità, l’invisibilità, la mancata comprensione, l’ansia/paura/fobia
di completare un percorso iniziato e quant’altro. Poi, con il raggiungimento della capacità di
relativizzare persino l’inevitabilità del ritorno
del rimosso o di certi suoi “echi/residui” (in
modellistica Gariglio, Lysek, 2007), sapendone ora riconoscere almeno il fenomeno e di
qui, talvolta, fermarlo, finisce anche l’analisi e con essa iniziano dei nuovi
tentativi di vita, come si legge in diverse relazioni cliniche. E’ qui, come
dicevo, che è cominciata tanto tempo fa questa osservazione
sul fenomeno della creatività, dapprima postanalitica,
in seguito analitica.
Dunque, l’analizzato alla mercè delle sue stesse resistenze, in
quanto riattualizzatore di quel feto traumatizzato
e decurtato di quel certo appagamento che si distribuisce qui e là nella dinamica
del trattenere-espellere, ad un certo punto, ricerca il benessere in seduta. Quando
lo fa è già ‘sano’ perché sta tentando di auto
risarcirsi. In effetti, come analista che gestisce una futura nascita psichica,
mi sono sentita sincronizzata con Relier
che, battendosi per i “diritti del feto”(p.152) e presentandoci persino
“l’aptonomia, una tecnica molto evoluta che consiste
nell’entrare in contatto con il proprio feto attraverso il tatto, praticabile
da entrambi i genitori”(p.88) suggerisce anche la
“prevenzione” alle gestanti: “tempo e attenzione, scrive, sono i segni di un
amore generoso”(op.cit. p.158). Ho riconosciuto tale
atteggiamento nella seduta lunga, senza nulla togliere,
ovviamente, alle possibilità insite nel metodo classico. Ciò che conta è che,
“nello spazio transizionale, inventato da Freud, si verifichino degli ‘incontri’ (…), permettendo di tanto in
tanto la condivisione dei propri Sé nascosti” (M.Masud R. Khan,1983, trad. it. p.11, in parte prima). Così, secondo la mia
esperienza, solo quando nel campo analitico viene
tessuto questo desiderio inconscio di benessere che poco alla volta, quindi, si
soddisfa, può costruirsene quella rappresentazione che nei nostri casi era
deficitaria ontogeneticamente ma certamente agente filogeneticamente. Qui prende corpo il desiderio di parlare
e di comprendere, più evoluto della difesa motoria. A tal proposito, è proprio
possibile evidenziare la difficoltà di ‘consapevolizzare’ tale pulsione verso
la ricerca della distensione quindi del benessere, per la fissazione al codice
senso-motorio in cui prevale il movimento come difesa dal disturbo. Va da sé
che recuperare un linguaggio idoneo a comunicare ciò che si sente, indipendentemente
dalla risposta, in questi casi, è complesso per l’arcaicità del punto di
fissazione. Ho riscontrato molta sofferenza dentro l’attesa passiva del ‘miracolo’ di essere capiti comunque, con la proiezione di aggressività
nei sogni e in lunghi momenti di vuoto associativo e letargia, come opposizione/resistenza
a qualche intervento dell’analista. Ma intanto il
movimento ha già aperto alla creatività per la messa in moto della “pulsione viatorica” (Peluffo, 2009) verso la ricerca di
distensione, verificabile dalle variazioni di postura nel divano di analisi,
così come prima quel feto si spostava qui e là nel ventre materno per trovarvi,
di volta in volta, la postura soddisfacente. E’ risaputo, il movimento è il
preludio della creatività anzi vi è in essa implicito, come testimoniano
già “i processi evolutivi dell’uomo primitivo” (Ambrogio
Zaia, 2007).Quindi, paradossalmente, si possono vedere gli adattamenti
senso-motori ai disturbi in gravidanza come preziosi imprinting di creatività. Ma anche l’analisi è, al contempo, un uso
creativo della pulsione viatorica, ancora “un viaggio: un
viaggio a ritroso nel tempo verso le origini e la loro ricostruzione, verso ciò
che è stato dimenticato (…) o un viaggio verso l’ignoto…”(Luca Trabucco, 2009). Un viaggio, per restare nei nostri esempi, anche verso la
consapevolezza dei desideri sottostanti il codice espressivo limitato, ‘parlando’ allora per spiegarsi e spiegare ciò che sta
risuccedendo. Arriva così il momento in cui le tracce che riguardano il rimosso
sono considerate
‘solo’ un inciampo di percorso. Un intermezzo spiacevole tra rievocazioni
iniziali e finali di gravidanze che “sono andate comunque nel senso della
vita”. Alcune, perché desiderate a priori ma, comunque, tutte giunte a termine
per le capacità adattative insite nella stessa situazione conflittuale. Una
rivoluzione copernicana: un ribaltamento di vedute sui protagonismi! Così, nelle
mie osservazioni, quando nel campo analitico è maturato l’interesse per ciò che
può subentrare dalla ‘disattivazione del conflitto, uscendo quindi dall’ottica
solo psicopatologica, ciò che viene “riprodotto” e in seguito anche consapevolizzato è la sequenza completa: disturbo-risposta
difensiva, adattativo-creativa. Ciò che, in altre parole, nei casi cui mi sto
riferendo, ha permesso a quei feti di nascere diventando persone e, per
estensione, al tal analizzato, ex feto molto disturbato, di nascere psichicamente, arricchendo la sua
vita con l’espressione del benessere come trasformazione naturale. E, come
abbiamo appena visto, ciò inizia con la riproduzione,
anche nella dinamica di seduta, dei primi tentativi di adattamento come
risposta difensiva, inizialmente, ancora senso-motoria, quindi non
consapevolizzata anche cognitivamente. Con la disattivazione di tale
fissazione, le capacità vitali e creative ritrovate nella rievocazione della
situazione di gravidanza e rimesse in circolo nelle dinamiche di transfert/controtransfert,
vengono parallelamente anche evidenziate nella “ricerca transgenerazionale” (Cfr. Anne Ancelin Schutznberger,
1993, trad. it. 2004, Haydée Faimberg,
trad. it. 2006, Daniela Marenco, 2006 e altri scritti di micropsicoanalisti sulla
ricerca genealogica, cfr. Editoria IIM) di cui ora vengono presi in esame, appunto, tali
nuovi aspetti. Ciò significa che, della tal gravidanza così “sconquassante” ora interessano di più gli schemi e sistemi difensivi
adattativi, predisposti nella specificità psicobiologica
che “in utero si confronta con la trasmissione transgenerazionale” (Manuela Tartari, 2006). Così, la riscoperta in
analisi della capacità di resilienza, viene ritrovata
anche nella vita, osservandone le manifestazioni nel terreno, attraverso le
tracce lasciate da qualche familiare recente o personaggio di generazioni
precedenti che, dopo vicissitudini, ha saputo reinventarsi.
Un esempio, per tutti:
in un’analizzata, un nuovo contatto con le due nonne negli aspetti vitali e creativi
prima non considerati nella ricerca genealogica, la portano
a sentirsi, citando le sue stesse parole,“una foemina colta e al contempo ricca
di affetto ed accogliente”. Ciò la facilita ad uscire
da vissuti di inferiorità e insicurezza, dovuti all’identificazione con certi
disagi esperiti da uomini della sua famiglia. E qui, riferendomi alla
possibilità di certe sincronicità contemporanee agenti come desideri inconsci
nel campo analitico (di cui ho un po’ parlato), evidenzio una riflessione controtransferale, personale e analitica in quel contesto, ma sempre per me in corso, a proposito della
‘peculiarità femminile’. Da un punto di vista sinergico, ritengo la donna ‘avvantaggiata’
rispetto all’uomo, per la dimestichezza che il corpo femminile ha con l’esperienza
del continuum che va dalla perdita (es. ciclo
mestruale, gravidanza, post partum, allattamento e
menopausa) al vuoto, alla riconversione energetica e quindi alla ricostruzione
creativa. La sua psiche ne è ovviamente correlata come è
stato ben evidenziato in un intervento psichiatrico e psicologico (Giorgio Maccaferri, 2009) sulla donna, in occasione di una giornata di
psicosomatica per ginecologi ed ostetrici, fornendo un’occasione di proficua collaborazione
tra i sessi. In questo senso e sempre a proposito della sinergia, ho
evidenziato in un lavoro specifico (Antigone, 2010) la qualità intrapsichica
ed interpersonale dell’incontro armonioso del maschile col femminile, quando nell’uomo e nella
donna se ne siano elaborati entrambi gli aspetti. E mentre mi chiedo se, nel
campo analitico, possa essere proprio (o anche) questo desiderio contemporaneo di incontri sinergici inconsci in cui il maschile e il
femminile possono relazionarsi alla pari, a contenere la spinta che darà
energia alle future tessiture di benessere, rilevo, intanto, la coerenza con
cui avevo raccolto certe parole di Gandhi (1947): “Fate battere i vostri
cuori all’unisono con le mie parole”. Punti comuni da cui partire.
Rientrando nella clinica, con
il ritrovamento del piacere di stare bene insieme agli
altri, oltre che con se stessi, viene dissipato poco alla volta l’antico senso
di solitudine con la disattivazione della tendenza all’isolamento. Si comincia
anche a sentire empatia verso se stessi e la propria madre, fino a ieri sentita
come “falsa presenza, castrante ed espulsiva”. L’immagine della madre è ora
ricca di valenze affettive, una madre sufficientemente buona, direbbe Winnicott. Sono momenti di lavoro molto intensi di emozione
sana, costruttiva. Una vera sinergia, dunque, tra tracce
di benessere recuperate grazie alla perdita e al vuoto creatosi e nuovi
tentativi da sperimentare nel benessere di una fluidità psichica che,
generalizzandosi dal campo transferale controtransferale come “luogo/tempo di tessiture originali”,
andrà verso il quotidiano personale, nel senso della vita.
In sintesi, quando
l’elaborazione ricombinativa
si naturalizza, viene ritessuta la tendenza a partire dalla costruzione di
situazioni di benessere che, tuttavia, nel percorso, incontreranno certi periodi
di stasi, che valgono sia come residui degli aspetti aggressivi sia come sana
oasi di “ozio” (Khan, p.204, in parte prima) prolifico e rigenerante. Quando
viene raggiunto quel punto di non ritorno che avevo narrato, per celebrarne l’aspetto
vitale e creativo (2000, in parte prima, pp.66-67, 129-130, 136-137…), i passaggi dentro il
lutto, la perdita e l’orrore del vuoto che se ne crea non fan più paura per la
consapevolezza di potervi, ogni volta, andare oltre fino a ripescare tracce
antiche depositate nell’inconscio come vibrazioni di benessere e possibilità di
relazione. Quindi, quando il percorso dell’atto
creatore si snoda completamente, si assiste all’intera ricostruzione del doppio
movimento conflittuale/traumatico e di benessere, adattamento, relazione,
distensione. Anche questa parte di metabolizzazione analitica continua nella
vita per molto tempo. Nelle verifiche che ne ho fatte, ho scoperto ulteriori capacità individuali di costruire situazioni appaganti,
con la ricerca e la creazione di cose nuove e stimolanti. E, insieme, una sufficiente
neutralità quando residui di aggressività distruttiva si rimettono
in pista come automatismi inconsci che, però, non fagocitano più. Nell’ambito
del processo creatore complessivo, avviene dunque un
sufficiente decremento della parte distruttiva della pulsione di morte-di vita con
l’emergere, di volta in volta, di una creatività appagante, apportatrice di
benessere.
Daniela Gariglio ©
Bibliografia:
Faimberg H. (2006), Ascoltando tre
generazioni. I legami narcisistici e identificazioni alienanti, trad. it.
Franco Angeli, Milano.
Fanti S.
(1981), La micropsicoanalisi, in
collana di micropsicoanalisi, Diretta da Nicola Peluffo, ed. it. a
cura di Peluffo, Daniela Vigna, Borla,1983.
Fanti S. (1983),
con la coll. di Pierre Codoni, Daniel Lysek, Dizionario di psicoanalisi e di micropsicoanalisi, ed. it. a cura di Liliana Zonta, Marcella Dassano,
Borla, 1984.
Freud S. (1912),
“Dinamica della traslazione”, in Freud
Opere vol. 6, ed.it. Boringhieri, Torino,
1974.
Freud S. (1937),
“Costruzioni nell’analisi” in Freud Opere, vol.
11, ed.it. Boringhieri,
Torino, 1979.
Freud S.(1938),
“L’apparato psichico e il mondo
esterno”, parte terza, Il profitto teorico, in Compendio di
psicoanalisi, in Freud Opere, vol. 11, cit.
Gandhi, “Discorso tenuto alla Conferenza delle relazioni
interasiatiche”, New Delhi, 2 aprile 1947. Trad. e
commento di Tara Gandhi.
Gariglio D. (1997), Prefazione a Enzo Demarchi, Un padre racconta, L’Autore libri Firenze.
Gariglio D. (1992/1997), “L’elaborazione dell’imprinting in
micropsicoanalisi” , Bollettino IIM , Tirrenia Stampatori, Torino, n° 13, pp. 13-17 e
n°22, pp. 79-83.
Gariglio
D. (2008), Impressioni di lettura:“A proposito
delle ‘informazioni di benessere’: espressione di tracce lasciate da esperienze
di adattamento o di relazioni gratificanti, oggettivamente evidenziabili”, in
merito al libro: Nicola Peluffo, Da Angelo a Giovanni, in rubrica
"Libri", Scienza e Psicoanalisi e “Recensioni”, sito IIM.
Gariglio D.
(2009), “Parole su pietra, incontrate in Siria e diventate cenni di memoria
trasmissibile”, in Anamorphosis,
(a cura di) Wilma Scategni, Stefano Cavalitto n° 7, 2009, Ananke, Torino, pp. 36-38.
Kohut H. (1984), La cura
psicoanalitica, trad.it. Bollati Boringhieri, Torino,1986.
Lysek D. (2007), “Les
longues séances”, in Pierre
Codoni (a cura di), Micropsychanalyse,
L’esprit du temps, Nizza,
pp. 37-83.
Lysek D.& Gariglio D. (2009), « L’attività creativa nella preistoria: un’espressione di tracce di benessere? » XXIII Valcamonica
Symposium, Capo di Ponte 28, Centro Camuno di Studi Preistorici, Unesco. Atti in corso.
Maccaferri G. E.
(2009), “Sensibilisation à la synergie corps-psyché de la
femme”, Journée de Gynecologie
et Obstetrique psycho-somatique et psycho-sociale, Centre Hospitalier Universitaire Vaudois (CHUV), Losanna.
Marenco D. (2006), “L’immagine filogenetica: un’ipotesi
micropsicoanalitica sulla trasmissione transgenerazionale”,
Contributi scientifici, sito IIM.
Marzi B. (2008), “Attualizzatore delle
esperienze primarie nella relazione transfert-controtransfert”, in Psicologia, Scienza e Psicoanalisi.
Peluffo N. (2008), Da Angelo a
Giovanni , M. Sabatelli,
Savona.
Peluffo N. (2009), “Le Steli e i Santuari come palcoscenico delle
manifestazioni dell’Immagine”, Produrre
storia dalla preistoria il ruolo dell’arte rupestre”. Pre Atti, XXIII Valcamonica
Symposium, Capo di Ponte 28 ottobre-2 novembre, Centro Camuno
di Studi Preistorici,
Unesco.
Relier J-P.
(1993), Amarlo prima che nasca. Il legame
madre-figlio prima della nascita, trad.it.Le
lettere, Firenze, 1994.
Schutznberger A. A. (1993), La sindrome degli antenati. Psicoterapia transgenerazionale e i legami nascosti nell’albero
genealogico, trad.it. Di Renzo Editore, 2004.
Tartari M. (2006), “Una definizione di cultura. L’ereditarietà in micropsicoanalisi”, in Etnopsicoanalisi, Scienza
e Psicoanalisi.
Trabucco L.
(2009), Psicoanalisi e Arte, “A proposito di… Graziella Magherini
(2007), Mi sono
innamorato di una statua, Oltre la sindrome di Stendhal Firenze, Nicomp.”, Convegno Internazionale “Musica: creatività e regressione”, Firenze,
Archivio di Stato.
Zaia A. (2007), “La rappresentazione del movimento nei processi
evolutivi dell’uomo primitivo”, XXII Valcamonica Symposium.
Zangrilli
Q. (2005) “Psicoanalisi: breve vademecum”, “Per una
psicoanalisi intensiva…” in Scienza e Psicoanalisi.
Zangrilli
Q. (2007), “The Intrauterine War - The Hypotheses Of Micropsychoanalysis
Are Confirmed By The Evolutionary Biology, Medical News Today, may. “L'epopea intrauterina come attualizzatore dello psichismo umano: vita fetale e destino
psicobiologico”, Convegno Anep,
2008.
|
|