Incesto
e nevrosi ossessiva
15
febbraio 2001
Spesso
capita di leggere sui giornali storie di incesti e abusi sessuali
sui bambini. Molto meno si sente parlare delle conseguenze che
queste situazioni ingenerano nelle vittime divenute adulte.
Cercherò di mettere in luce la relazione tra incesto/abuso
sessuale e nevrosi ossessiva nella mia esperienza di psicoterapeuta.1
Da un punto di vista sociale, quando si parla di incesto
ci si riferisce al rapporto eterosessuale fra persone consanguinee.
L'incesto diventa reato quando ne deriva pubblico scandalo.
Inoltrandosi tuttavia nello studio antropologico, sociologico
e giuridico di questo comportamento ci si rende conto che tale
definizione è restrittiva. Lo dimostra per esempio la
ricerca di Françoise Héritier esposta nel libro
Les deux soeurs et leur mère, anthropologie de l'inceste
2
. L'antropologa francese osserva e teorizza oltre un incesto
di primo tipo, che corrisponde a quanto detto sopra, anche un
incesto di secondo tipo.
Mentre l'incesto di primo tipo si riferisce ai rapporti sessuali
tra genitori e figli o tra fratelli e sorelle, ma anche tra
due sorelle, o due fratelli, quello di secondo tipo non avviene
nel contatto fisico tra le due persone consanguinee ma tramite
una terza persona con la quale queste due persone hanno una
relazione sessuale: come succede quando due sorelle o una madre
e una figlia hanno rapporti con lo stesso uomo, oppure quando
due fratelli o un padre e un figlio hanno rapporti con la stessa
donna. Questo tipo di incesto, che si potrebbe definire per
procura, è considerato ancora più grave del primo
poiché è fondato sull'identità di genere
in seno alla consanguineità: madre/figlia, padre/figlio,
sorella/sorella, fratello/fratello, zia/nipote femmina etc.
E' l'accumulazione di elementi identici che, ancora oggi in
alcuni popoli, viene considerata come portatrice di effetti
nefasti dai quali bisogna difendersi.
Nello studio della Héritier ci si rende conto di quanto
il tabù dell'incesto sia tuttora importante sul piano
sociale, ma aggiungerei che lo è ancora di più
sul piano psichico. Non sorprende che la trasgressione del tabù
dell'incesto, di primo e di secondo tipo, provochi delle gravi
conseguenze psicopatologiche.
Parlando di incesto è inevitabile considerare il complesso
di Edipo nei suoi vari significati, da quello più usuale
in cui il bambino prova sentimenti di amore e/o odio nei confronti
dei genitori e/o sostituti, fino a giungere a un altro aspetto
dell'Edipo, il desiderio dei genitori nei confronti del figlio,
il cosiddetto Edipo II che Silvio Fanti definisce nella maniera
seguente: «nella riattivazione di Edipo utero-infantile,
la madre e/o il padre desidera possedere fino all'incesto e
distruggere fino alla morte il bambino e/o la bambina».
3
E' questo un desiderio molto più difficile da ammettere
se non quando emerge nell'agire. 4
II
La
nevrosi, così come è stata formulata da Freud,
è l'espressione sintomatica di un conflitto fra un desiderio
inconscio fomentato e mantenuto dalla sessualità infantile
rimossa e le difese messe in atto dall'Io. 5
Ora il desiderio d'incesto derivato dall'Edipo, verrà
massicciamente rimosso al momento dell'entrata nel periodo di
latenza, continuando nondimeno ad essere presente e a manifestarsi
in modo diverso a secondo delle fissazioni che si sono create
nei vari stadi dello sviluppo psicobiologico di un individuo.
Il sintomo, per esempio un pensiero o un'idea ossessiva, avrà
la funzione di soddisfare simbolicamente il desiderio rimosso,
abbassando la tensione che si è creata; allo stesso tempo
il sintomo diventa la punizione per aver tentato, anche solo
simbolicamente, di soddisfare il desiderio proibito. Nel caso
in cui si verifica una trasgressione del tabù dell'incesto,
realizzando un desiderio insieme attraente e pericoloso, compare
un senso di colpa particolarmente forte che attiva la necessità
di espiare, espiazione attuata grazie alla sofferenza ingenerata
dal sintomo.
Nella nevrosi ossessiva, che forma nucleo tramite un rimosso
iniziatico-anale,
6
l'elemento fondante è il segreto. Come osserva
Nicola Peluffo, il segreto a volte può essere conscio
e riferirsi nel suo contenuto manifesto ad un fatto più
o meno recente «che per spostamento e condensazione
dà una forma a una catena di segreti, che
portano tutti lo stesso affetto: aver fatto qualche cosa che
non si doveva fare, aver detto qualche cosa che non si doveva
dire, aver visto (o udito) qualche cosa che non si doveva né
vedere, né udire.
Ecco l'origine dell'autoaccusa.
Il soggetto per introiezione si assume la colpa di un evento
traumatizzante subito passivamente; evento catastrofico che
ha scatenato un'ondata di aggressività distruttiva verso
la situazione traumatica ed i suoi personaggi, che rifluiscono
nello psichismo del soggetto con due conseguenze:
a) uno stato perenne di colpa e autoaccusa;
b) una ricerca perenne di ricostruire l'evento traumatizzante,
nel tentativo di diventare attivo rispetto ad una situazione
subita passivamente, e di modificarla». 7
III
Penso
che qualche esempio possa essere utile ad introdurre la materia
che tratto in uno schema di vita quotidiana.
Una giovane donna, Emma, era venuta in consultazione perché
affetta da pensieri ossessivi che non le consentivano di vivere:
desideri di morte verso se stessa e verso gli altri che le provocavano
sensi di colpa insostenibili. Ormai la sofferenza mentale emergeva
oltre le conversioni somatiche che l'avevano fino ad allora
protetta dalla malattia psichica.
Sottolineo che la donna conduceva una vita sociale e lavorativa
in apparenza normale e che era riuscita ad iscriversi all'università,
poi abbandonata. Solo negli ultimi anni si era sviluppato il
dramma, scatenato in seguito ad alcuni episodi accaduti e vissuto
segretamente all'interno delle mura domestiche.
Prima di continuare riassumo i principali traumi emersi ed esteriorizzati
in seduta da Emma, durante la rievocazione della sua vita:
1. Quando la bambina ha un anno,
il padre si ammala di depressione e la madre deve andare a lavorare.
Emma è affidata alla zia A sorella minore della madre.
All'età di circa due anni, quando nasce la sorellina,
Emma malgrado le cure della zia A dà segni di autolesionismo:
batte la testa contro il muro e si ferisce le dita scorticando
la vernice delle finestre. La zia A rimarrà in casa fin
quando Emma compirà tre anni. Si era creato tra di loro
un forte legame che verrà poi ritualizzato. Quando la
zia A (ormai sposata) l'estate torna dai genitori e Emma va
dai nonni paterni, zia e bambina si danno appuntamento ad una
certa ora per cantare una canzone che le mette in contatto.
Emma considera di aver avuto due madri, attribuendo a questa
situazione parte delle sofferenze attuali.
2. Lo zio B, fidanzato della zia
B (altra sorella della madre) abusa sessualmente di Emma che
ha nove anni: evento «catastrofico» che scatenerà
un'ondata di aggressività distruttiva negli anni successivi.
La zia B si accorge dell'accaduto e proibisce alla bambina di
parlarne. La zia B sposa comunque l'uomo. La bambina, malgrado
il divieto, prova a raccontare tutto alla madre che invece non
le dà retta. All'età di dodici anni Emma torna
a parlarne con la madre che negherà di aver mai ricevuto
tale confidenza. Vari indizi mi hanno portata a dedurre che
Emma temesse di aver perso la verginità nel momento dell'abuso
sessuale da parte dello zio B. Il ricordo è sovradeterminato.
E' infatti possibile, visto il contesto familiare (una forte
promiscuità sessuale tra genitori e figli in età
adulta), che altri episodi di abuso si siano verificati in età
più precoce a danno della bambina.
L'ossessione ricorrente è quella di «essere stata
danneggiata e di poter danneggiare gli altri», assumendosi
in quest'ultimo caso la colpa di cui è stata vittima.
Infatti, anche se il torto verrà poi riconosciuto dalla
famiglia, quando la sorella minore di Emma si sposa e la famiglia
decide di non invitare lo zio B alla cerimonia, questo riconoscimento
non farà che cristallizzare la situazione traumatica
spostandola nell'attuale in modo ancora più coercitivo,
come si vedrà in seguito.
3. In quinta elementare si affaccia
un periodo di difficoltà di apprendimento 8
ed emerge la pignoleria di Emma per quanto riguarda l'ordine:
i libri di scuola devono essere rigorosamente nuovi. Durante
l'adolescenza Emma rimane confinata in casa occupandosi delle
faccende domestiche e rinunciando alla vita sociale con i coetanei.
Rinvia la possibilità di avere un ragazzo a quando tutto
sarà in ordine nella sua vita, a quando si piacerà
fisicamente, cioè rinuncia a vivere confrontandosi con
un'io ideale illusorio. La sorella invece si gode la gioventù.
A quell'epoca si erano verificati dei contrasti tra le due sorelle,
scomparsi nel momento in cui la sorella minore ha un fidanzato
che diventa il tramite. La sorella si sposa e quando
Emma va a trovare la coppia dorme nel letto insieme a loro.
Si può intravedere qui un incesto di secondo tipo anche
in considerazione dell'intimità che si è instaurata
tra Emma e il cognato: pacche sul sedere e abbracci.
Il peggioramento delle condizioni mentali di Emma si verifica
dopo alcuni episodi significativi avvenuti nell'arco di un breve
periodo:
1. Emma condivide un divano-letto matrimoniale con il fratello,
in seguito al trasloco in una casa più piccola.
2. La sorella annuncia di essere incinta e lo stesso giorno
Emma mette in atto un tentativo di suicidio: i pensieri ossessivi
aumentano.
Quando nasce la bambina tutti la scambiano per la figlia di
Emma, incrementando nella donna il senso di frustrazione non
essendone lei la madre .9
3. Nel corso degli stessi mesi, muore la zia A. In Emma insorgono
sensi di colpa per aver augurato alla zia di morire il prima
possibile vedendola soffrire a causa del tumore. L'annuncio
della morte della zia A arriva di notte, mentre Emma dorme abbracciata
al padre: la madre è al capezzale della sorella. Da quel
momento Emma augura malattie a tutti e in particolare tumori
al cervello ai bambini che incontra, ma più di tutto
desidera la morte per se stessa, unica liberazione possibile
dalla sofferenza. Al momento della morte della zia A, Emma fantastica
di poter avere una relazione con il marito di questa: un tentativo
di identificazione, un incesto per procura, e un modo di raggiungere
la zia morta.
La donna ha un cruccio del quale si lamenta continuamente dicendo
«mi sembra un destino crudele: non ho mai avuto la gioia
di essere abbracciata da qualcuno di diverso dalla famiglia».
D'altra parte più passa il tempo, più l'approccio
con un uomo fuori dalla famiglia si è fatto problematico;
la donna dice di avere problemi sia a dire che è vergine,
sia a dire che non lo è. La verginità, la cui
importanza le era stata inculcata dalla madre, diventa una trappola
che la chiude e la mantiene nel girone familiare.
La sessualità non ha possibilità di manifestarsi
fuori dalla famiglia. D'altronde il rapporto così intimo
di Emma con il padre, fa intravedere un incesto di secondo tipo
anche con la madre. Il desiderio di fusione della madre nei
confronti della figlia è ribadito nel momento in cui
la madre tenta di intromettersi nel lavoro di analisi della
figlia affermando che solo lei è in grado di curarla.
Così facendo la madre tenta di impedire alla figlia ogni
possibilità di distacco e di realizzazione personale:
una manifestazione del desiderio di possesso/ distruzione presente
nell'Edipo II.
Emma è intrappolata nell'incesto sia di primo tipo: dorme
con il padre e con il fratello; che di secondo tipo: dorme con
il cognato raggiungendo la sorella, dorme con il padre raggiungendo
la madre, desidera lo zio A, marito della zia A, per raggiungere
la zia A, ormai morta. Dico raggiungere nel senso di ritrovare
la fusione con la madre, la sorella, la zia A, poiché
torna il tema del desiderio di comunicazione totale con queste
tre donne, che si attua tramite il rapporto con il padre, il
cognato, lo zio A, marito della zia A. Un tentativo di ripetizione
del trauma, rimasto nel ricordo cosciente, avvenuto con lo zio
B in occasione dell'abuso sessuale che l'aveva messa in stretto
contatto con la zia B, consapevole di un evento che doveva rimanere
segreto tra di loro, rinforzando il reciproco legame. Tale simbiosi
defrauda Emma della sua vita.
Nel corso del lavoro compare la fantasia/desiderio di farsi
ricoverare per una sintomatologia somatica, una «scusa»
per poter uscire dalla famiglia. Infatti l'unica soluzione al
dramma edipico è «allontanarsi dai consanguinei
per indirizzare le proprie spinte pulsionali verso l'esterno
del sistema familiare».
10
Non stupisce che Emma augurasse la morte a tutti: un modo sicuro
per allontanarsi dal nucleo edipico. Emma prende inoltre coscienza
che il vincolamento del pensiero ossessivo sulla morte deriva
anche dalla storia familiare cosparsa di lutti precoci dovuti
a incidenti, tumori, suicidi, fin dal momento della sua nascita,
nelle famiglie paterna e materna.
Emma inizia ad accettare il corteggiamento di un giovane fino
ad allora rifiutato, inizia ad uscire dalla famiglia. L'evento
traumatizzante subito passivamente viene metabolizzato e il
senso di colpa che vi era legato scompare. L'aggressività
nei confronti di se stessa e dei familiari torna a dei livelli
di normalità. Emma esce dalla necessità coatta
di ripetere la situazione incestuosa per modificarla.
11
Nuove possibilità si affacciano nella sua vita.
IV
La problematica dell'incesto
rimane importante e meriterebbe una attenzione maggiore in considerazione
delle sue conseguenze, anche in assenza di una vera e propria
violenza sessuale. Esiste un mondo sommerso nella quotidianità
più banale che genera drammi. Perché non ascoltarli
prima che si trasformino in patologie spesso difficilmente risolvibili?
NOTE:
1
Relazione analizzata già da Sigmund Freud in Osservazioni
su un caso di nevrosi ossessiva (Caso clinico dell'uomo dei
topi), [1909] Opere Vol. VI, Boringhieri, Torino, 1989 e
da Wilhelm Stekel, in «La psicologia delle malattie ossessive»
(1936), Bollettino dell'Istituto Italiano di Micropsicoanalisi,
26, Tirrenia Stampatori, Torino, 1/1999.back
2
Françoise Héritier, Les deux soeurs et
leur mère, anthropologie de l'inceste, Editions Odile
Jacob, Paris, 1997.back
3
Silvio Fanti, op.cit., def. 380. back
4
cfr. Prefazione di Nicola Peluffo in Liliana Bal Filoramo,
La relazione incestuosa, Borla, Roma, 1996, p. 6.back
5
cfr. Silvio Fanti, op.cit., pp. 180-188.back
6
Silvio Fanti, op.cit., def. 423.back
7
Nicola Peluffo, «La nevrosi ossessiva», Bollettino
cit., 27-28, 2/1999-1/2000, p. 76.back
8
cfr. Bruna Marzi, «Le difficoltà scolari
del bambino», Scienza e psicoanalisi, novembre
2000, http://www.psicoanalisi.it. (consulta)
back
9
Un bell'esempio di incesto di secondo tipo tra due sorelle
si trova nell'opera teatrale di Paul Claudel, L'annuncio
a Maria (1912).back
10
Quirino Zangrilli, «Edipo rappresentazione antropomorfica
del conflitto vitale», Bollettino cit., 22, 1/1997,
p.56. (consulta)
back
11
cfr. citazione relativa alla nota 7. back
© Chiara Lespérance