|
Suggestione positiva e negativa in medicina
1 novembre 2001
Chi di noi non ha trascorso
nellinfanzia o nelladolescenza quella tipica serata,
sovente estiva, in cui, magari attorno ad un labile fuoco, si
ascoltano le descrizioni terrifiche di storie di fantasmi o vampiri
o di zombies? Pian piano lo stato emotivo dei presenti muta, dallo
scherzo si passa ad unatmosfera tetra, le ombre si animano,
e gli astanti vengono invasi da sensazioni perturbanti che li
riempiono di paura.
E questo uno degli esempi più frequenti e banali
di suggestione.
Nicola Peluffo, in un magistrale studio che definisce in profondità
gli aspetti più diversi della tecnica psicoanalitica e
micropsicoanalitica (N. Peluffo, considerazioni pratiche sulla
tecnica micropsicoanalitica, Bollettino dellIstituto Italiano
di Micropsicoanalisi, n° 26, Tirrenia Stampatori, Torino,
1999) richiama la definizione di suggestionabilità che
H. Bernheim, professore di clinica medica alluniversità
di Nancy, diede nel libro De la suggestion, pubblicato a Parigi
nel 1916.
La suggestionabilità, è lattitudine
del cervello a ricevere o evocare idee e la sua tendenza a realizzarle,
a trasformarle in atti.
1
Bernheim ritiene che ogni idea suggerita tenda a diventare un
atto seguendo la legge dellideodinamismo.
Peluffo precisa che ...la suggestione si trasforma in associazione,
lassociazione in idea e lidea in atto e così
via. Qualora latto non esaurisca lenergia il processo
gira su se stesso, si sposta, si condensa finché non trova
uno sbocco compromissorio che può essere il sintomo nevrotico
(...) E anche evidente che lidea diventa emozione
per mezzo delle catene associative. Basta vedere il viso degli
spettatori di fronte alle vicende più o meno drammatiche
che si svolgono sullo schermo. Lidea, tramite le catene
associative, anche organiche, diventa atto organico. 2
E noto a tutti come il rapporto medico-paziente sia il luogo
privilegiato di profondi fenomeni transferali (proiezione sullo
schermo costituito dalla persona del medico dei vissuti personali
inconsci e preconsci) e come tale relazione sia profondamente
influenzata da fenomeni suggestivi.
Lesistenza del fenomeno placebo ne é uno dei fenomeni
più eclatanti.
Alcuni studi, tra cui uno dell'US Office of Technology Assessment,
ipotizzano che solo il 20 per cento circa dei moderni rimedi medici
di uso comune abbia un'efficacia scientificamente dimostrata;
negli altri casi è probabile che il beneficio venga dall'effetto
placebo: il solo fatto di essere sotto trattamento aiuta il paziente
a guarire.
Alla fine degli anni cinquanta, alcuni ricercatori guidati da
Eddmunds G. Dimond del Medical Center dell'Università del
Kansas stavano conducendo studi sull'efficacia di un intervento
chirurgico allora abituale nel trattamento dell'angina pectoris.
I medici eseguirono la procedura chirurgica (consistente nella
legatura di alcune arterie) su un insieme di 13 pazienti, mentre
su un secondo gruppo di cinque pazienti fecero solo un'incisione
cutanea al petto senza effettuare realmente lintervento
chirurgico. Il 76 per cento dei pazienti su cui era stata realmente
effettuata l'operazione chirurgica mostrarono segni di miglioramento.
Ma i ricercatori furono sbalorditi nel verificare che il miglioramento
riscontrato nei pazienti del gruppo placebo fu del 100 per cento!
3
Potenza della suggestione, dunque.
Una potenza che fino ad un ventennio fa, quando ancora esisteva
un rapporto empatico tra malato e medico di fiducia, veniva volontariamente
o meno, dispiegata. Oggigiorno la moderna trasformazione della
medicina da arte medica in medicina tecnologica ha ridotto ad
un tenue filo il rapporto conscio tra medico e paziente (quello
preconscio ed inconscio sussistono e faranno comunque sentire
gli effetti del loro dinamismo). I pazienti sono visti sempre
più alla stregua di una sorta di macchina biologica predeterminata,
statica, fatta di componenti la cui minima alterazione viene considerata
una anomalia di funzionamento rispetto allespletamento di
un programma dato, considerato come immutabile.
L'impostazione rigidamente organicistica degli studi di medicina
concorre a strutturare una visione fenomenologica limitata a quel
mondo, già notevolmente strutturato, che risulta essere
governato dalle leggi della chimica e della fisica. Un mondo organizzato
in unità di misura e parametri ottimali, così piacevolmente
rassicurante per il malato ed il medico! Un mondo così
rigidamente strutturato da permettere la progressiva adozione
dei cosiddetti protocolli diagnostici e terapeutici. Tali
protocolli consistono in un tipo di indagine diagnostica che si
fonda sull'ipotesi di un modello rigido di stato di salute che
funge da riferimento. Conduce ad un tipo di indagine certamente
meticolosa, che si espande a raggiera dal compartimento d'origine
ai vari organi o apparati o funzioni eventualmente coinvolti dall'anomalia
riscontrata.
La nosografia medica, come qualsiasi studio descrittivo, impiega
delle forme o dei modelli riconoscibili. Ma lessere umano,
a dispetto della visione meccanicistica della medicina tecnologica,
attraversa incessantemente innumerevoli metastati di non equilibrio
che lo conducono a stati transitori di equilibrio. Lessere
umano è fondamentalmente una struttura energetica, la cui
forma ha dei margini di plasticità da individuo ad individuo,
alla perenne ricerca di modalità di vincolamento del surplus
tensionale che lo anima. Quando nellindividuo si determini
una situazione di squilibrio energetico per sollecitazioni interne
od esterne, si attiveranno, inizialmente a caso, quelle modalità
di vincolamento dellenergia che egli ha inscritte nel suo
terreno costituzionale. In altre parole la sovraccarica tensionale
innescherà la nascita di tentativi di adattamento che hanno
come scopo l'abbassamento della tensione all'interno dell'unità
psicobiologica.
Poniamo il caso che uno o più di questi tentativi acquisiscano
una forma che, attraverso gli strumenti descrittivi della diagnostica
medica, possa essere definita come dolore addominale, stipsi,
etc. Allinizio la collocazione di tali tentativi di riequilibrio
sarà ancora relativamente instabile. Ma, come si è
soliti procedere negli ultimi anni, qualsiasi minima situazione
di squilibrio riscontrata, innescherà, attraverso lutilizzo
dei protocolli diagnostici, la ricerca minuziosa di altri segni
previsti nel protocollo diagnostico. Ove tali segni venissero
riscontrati, concorrerebbero alla determinazione di uninsieme
corrispondente ad un determinato stato morboso; si comprenderà
come tale modo di procedere, da una parte determini uninvestimento
suppletivo su determinati tentativi di vincolamento del conflitto
e dallaltra produca il reclutamento coatto di ulteriori
tentativi che, assemblati, condurranno alla realizzazione di una
forma sufficientemente stabile per il vincolamento del surplus
energetico, altrimenti indicabile con il termine di malattia.
In altri termini, la ricerca precoce, a fini di profilassi, di
qualsiasi minima situazione di squilibrio, determinerebbe di fatto
un iperinvestimento energetico sullimmagine di malattia
che contribuirebbe alla strutturazione dei vari tentativi in una
forma stabile. Intendo dire che questo tipo dapproccio,
se tranquillizza la coscienza del medico (e sembra, negli Stati
Uniti, anche quella dei suoi legali), al tempo stesso è
un contributo importante per la fissazione di una dinamica originariamente
reversibile. E ovvio che lintero discorso si riferisce
a situazioni che non abbiano le caratteristiche della cronicità.
E che dire della consolidata abitudine di certi medici di descrivere
minuziosamente al paziente le manifestazioni cliniche a cui la
malattia diagnosticata dovrebbe condurlo? Cè da chiedersi
quanta parte abbia tale modalità di suggestione negativa
nella produzione dei sintomi successivi.
Sarebbe auspicabile che accanto alla scomparsa della suggestione
positiva il medico consideri la possibilità di vigilare
sui suoi atti al fine di ridurre al minimo possibile quella negativa.
Written by: Quirino
Zangrilli © Copyright
Go to the english version ...
Voyez la version française...
Condividi su Facebook
NOTE:
1
- H. Bernheim, De la suggestion, Parigi, 1916. back
2
- N. Peluffo, Considerazioni pratiche sulla tecnica micropsicoanalitica,
Bollettino dellIstituto Italiano di Micropsicoanalisi, n°
26, Tirrenia Stampatori, Torino, 1999. back
3
- Walter A. Brown, Leffetto placebo, http://www.yepa.com/ki/iside/placebo.html
back
|
|