Trauma, memoria e struttura
cibernetica della mente
(Estratto della Relazione tenuta
al Convegno di Capo d'Orlando "Memoria ed Oblio")
12 giugno 2002
ll progresso informatico
è un fenomeno affascinante che meriterebbe di essere
studiato da angolazioni diverse da quelle usuali. Intanto una
constatazione che può sembrare banale: con linformatica
luomo è divenuto il Creatore di menti standardizzate.
Agli albori della cibernetica le funzioni che un computer poteva
svolgere erano alquanto semplici. Oggigiorno i computers svolgono
funzioni altamente sofisticate in moltissimi campi applicativi:
diremo che dal protomentale la mente degli elaboratori è
passato ad uno stato psichico progredito in cui riescono ad
eseguire, in modo estremamente veloce, compiti ripetitivi ed
applicare alcune variabili predefinite dal Creatore.
Chiunque utilizzi in modo intensivo un computer nella sua professione
conosce i problemi causati dallaggiornamento progressivo
del sistema operativo e dei software applicativi, cioè
le menti, che fanno funzionare gli elaboratori. Ad ogni rilascio
della nuova versione del software si scopre che i documenti
scritti con la vecchia mente non sono utilizzabili, salvo lutilizzo
di un traduttore, che opera in background, di cui non ci accorgiamo,
che traduce le vecchie informazioni in quelle nuove.
Ecco ad esempio come potrebbe apparire un documento (deposito
di memorie), visto con la nuova mente, sempre che questa riesca
mai a rintracciarlo e visualizzarlo, se questa non utilizzasse
il traduttore di cui dispone:
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Più si studia
Freud e più ci si rende conto di quanto vasto fosse il
campo di azione della sua mente. Non credevo, però, che
il Maestro fosse anche un cibernetico ante litteram fino a quando
non mi sono addentrato in uno studio attento del concetto di
rimozione in Freud ed ho scoperto che, in un primo tempo, Freud
si avvicinò al concetto di rimozione attraverso ledificazione
di una teoria della dimenticanza che potremmo definire cibernetica.
In una lettera inviata allamico e collega Wilhelm Fliess
il 6 dicembre 1896 espone in forma compiuta questa sua teoria
parlando in sintesi dellipotesi che lapparato psichico
si sia formato mediante un processo di stratificazione avvenuto
in epoche di sviluppo successive delimitate da fasi di trascrizione
dei contenuti psichici.
Nel corso della vita esistono fasi di sviluppo psicobiologico
in cui ci si esprime con un certo tipo di linguaggio; per esempio
già il lattante possiede codici espressivi attraverso
i quali esprime le sue tensioni, le sue emozioni, richieste
e desideri. Questi codici saranno sostituiti nelle fasi successive
da altri più adeguati e strutturati che si sovrapporranno
ai precedenti facendone perdere i riferimenti. Potranno però
rimanere delle isolette della fase precedente, scritte
nel vecchio linguaggio, per cui saranno attive ma irriconoscibili,
poiché scritte in un linguaggio di cui si sono perduti
i codici: è esattamente quello che accade nel processo
di sviluppo del codice informatico per cui un elaboratore che
utilizza un sistema operativo moderno, non sarà più
in grado di riconoscere, leggere ed utilizzare informazioni
memorizzate con codici obsoleti a meno che non venga dotato
dei traduttori opportuni.
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Il Maestro scrive: Vorrei sottolineare il fatto che le
successive trascrizioni rappresentano la realizzazione psichica
di successive epoche della vita. La traduzione del materiale
psichico deve avvenire al confine tra due di tali epoche. Mi
spiego le caratteristiche specifiche delle psiconevrosi, supponendo
che questa traduzione di una parte del materiale non sia avvenuta,
il che implicherebbe determinate conseguenze...Ogni ulteriore
trascrizione inibisce la precedente e deriva da essa il processo
eccitativo. Dove manca la nuova trascrizione leccitamento
si verificherà secondo le leggi psicobiologiche valide
per il precedente periodo psichico, e lungo le vie allora disponibili.
Ci troviamo così di fronte ad un anacronismo: in una
particolare provincia...siamo in presenza di sopravvivenze del
passato. Un insuccesso della traduzione è ciò
che si chiama rimozione.
1
Freud aveva osservato degli stretti collegamenti tra l'attuale
sintomatico e il passato dimenticato ed attraverso questa teoria
della non traduzione dei codici aveva cercato una spiegazione
del fenomeno. Ma ben presto non si accontenta più di
una spiegazione linguistica e va alla ricerca di una spiegazione
strutturale.
Solo nel 1915, con la pubblicazione dellarticolo La
rimozione (Die Verdrängung) giunge a formulare il
concetto di rimozione che sarà poi ancora elaborato per
circa un decennio (Inibizione, sintomo e angoscia, 1926) fino
a giungere alla concezione finale: vi sarebbe una prima parte
del processo denominata rimozione originaria, che
non riguarda la pulsione in quanto tale, ma i suoi rappresentanti
ideativi, che non possono accedere alla coscienza e che
legherebbero a se la pulsione stessa.
Facciamo un esempio: in un lattante esiste il bisogno innato
della nutrizione, il riflesso di suzione, il riflesso di prensione:
tutto fa pensare che esistano delle attività istintuali
che per così dire spingono in modo indifferenziato
il bambino verso lattività del prendere e mangiare.
Il bambino afferra qualcosa (per es. il seno materno), lo porta
alla bocca, se ne nutre, il bisogno si placa, la tensione allinterno
dellapparato mentale si azzera.
Ma a livello psichico, rimane la spinta-informazione a prendere:
è gradevole prendere. Anche quando il senso di sazietà
è subentrato il bambino esercita lattività
del prendere-succhiare poiché, con tutta evidenza, tale
attività è retta dal principio di piacere.
Può accadere che lattività del prendere-mangiare
incorra in degli interdetti e si accenda il semaforo rosso dellincompatibilità:
NO! Questo non puoi mangiarlo!
Il desiderio di prendere-mangiare viene bloccato sul posto:
è la rimozione.
Il rappresentante ideativo dellazione inibita rimane bloccato
sul posto ma continua ancora ad essere alimentato dallenergia
pulsionale: viene così creato un primo nucleo inconscio
che funziona come nucleo agglutinante sugli elementi simili
da rimuovere.
Se lazione del prendere-mangiare non si può fare,
non solo non la si fa, ma subentra l'inibizione stessa a pensare
di farla. Ma quel desiderio oramai è stato attivato,
non può essere cancellato, rimane nell'inconscio e diventa
esso stesso fonte pulsionale, poiché la carica pulsionale
vi è rimasta legata. Non è giunto alla coscienza
e non è stato trasformato in atto poiché si è
generata una controcarica inibitoria che l'ha bloccato sul posto.
Ma l'attività energetica del processo primario lo carica
in continuazione, è diventato fonte pulsionale: è
sempre in attesa di soddisfazione.
Se la sua carica è sufficientemente forte, deformerà
le difese dellio riuscendo a manifestarsi in un modo o
nellaltro: ecco il sintomo, un compromesso tra realizzazione
della spinta pulsionale originaria e i meccanismi di difesa.
Per rimanere allesempio utilizzato, ladulto, erede
di quel bambino, non si darà al cannibalismo, ma magari
divorerà le sue stesse unghie in modo coatto, utilizzando
il meccanismo difensivo dellintroiezione dellaggressività.
Negli ultimi anni Nicola Peluffo ha progressivamente costruito,
armonizzando lepistemologia genetica di Piaget con la
psicologia della rimozione di Freud, quella che potremmo definire
una visione epistemologica del conflitto somato-psichico.
Peluffo ricorda, partendo da Freud, che nel corso della vita
esistono fasi di sviluppo psicobiologico in cui le informazioni,
le reazioni, le memorizzazioni, si servono di codici di espressione
e di modalità operative che poi verranno abbandonate
pena la strutturazione di gravi sindromi psicopatologiche.
La tesi di Peluffo è che nell'adulto, vicino ad un sistema
di spiegazione di tipo cartesiano ne coesistano altri in conflitto
con esso che appaiono, ad esempio, nei sogni. Gli insiemi di
codeste vestigia fissate costituiscono lessenza dei così
detti complessi e sono in conflitto con lio. Le basi di
tali complessi sono inconsce e quindi esistono fuori dallo spazio-tempo
e continuano incessantemente a manifestarsi. Sono il cosiddetto
rimosso filogenetico e continuano ad alimentare il rimosso individuale:
ecco perché nelladulto normale continua a sussistere
il primitivo della preistoria filogenetica e linfante
della preistoria individuale.
Faccio un esempio tratto da un caso di osservazione infantile.
Una vispa bambina di tre-quattro anni, che chiameremo Sofia,
passeggia al fianco della madre in un giardino pubblico, il
padre segue le due signore della famiglia a poca distanza. Trottorellando,
ad un certo punto Sofia inciampa in un sasso e cade a terra
sbucciandosi le manine. Si rialza furente gridando come unossessa:
Brutto papà, brutto papà! A nulla
servono le spiegazioni logiche dei due genitori per scagionare
il padre innocente. La bambina si calma solo dopo lespulsione
fisiologica dellaggressività evocata dal trauma.
Sofia, grazie allincontro doloroso delle frustrazioni
della vita, ha da poco rinunciato allo stato di onnipotenza
infantile, è uscita dalla simbiosi feto-materna e permesso
lingresso di una nuova entità nel suo universo
rappresentazionale: il Padre Onnipotente, il Deus ex machina,
il Demiurgo, Colui che tutto può e tutto decide, unimago
su cui ha proiettato tutta lonnipotenza a cui aveva dovuto
rinunciare.
Se questa isola di codice dovesse rimanere intatta, e non fosse
rielaborata con lintegrazione delle successive informazioni
che diranno a Sofia che anche suo padre è un fuscello
nelluniverso, questo minuscolo pezzetto di software arcaico
potrebbe ipertrofizzarsi fino alla strutturazione di un delirio
di persecuzione: la mia vita è nelle mani di Satana,
o di Dio, (che in fondo, da un punto di vista psicodinamico sono la stessa cosa, corrispondendo alle Imago onnipotenti antropomorfizzate della percezione endogena della base pulsionale primaria dell'essere umano: Eros e Thanatos), io sono la pedina dellEterno,
e così via...
Un altro esempio, socialmente doloroso e molto diffuso, è
quello delle sterilità psicogene: donne biologicamente
sane, senza alcuna patologia che si frapponga allespletamento
della funzione riproduttiva, che ricevono sperma sano dai loro
donatori naturali, per anni non riescono a coronare il loro
desiderio di gravidanza. Molto spesso lanalisi mostra
che è rimasto inalterato nellinconscio il desiderio
edipico incestuoso di essere ingravidati dal padre di quella
che fu la bambina: se il desiderio di essere ingravidata si
realizzasse la piccola bambina verrebbe dilaniata dallalien
che le si ingigantisce dentro. La rappresentazione di se e del
proprio apparato riproduttivo è rimasta ferma a quelle
memorizzazioni infantili di tipo cloacale proprie della prima
infanzia: sono donne che ignorano lesistenza della vagina,
pur facendosi magari visitare dal ginecologo periodicamente!
Ma torniamo ai nostri parallelismi tra funzionamento mentale
umano e strutture cibernetiche. Molti esperti in cibernetica
usano affermare che la mente umana è strutturata
come un elaboratore. Mi sembra un modo abbastanza singolare
di procedere. Sarebbe probabilmente più giusto dire che
luomo ha progettato in modo conscio, preconscio e inconscio
gli elaboratori sulla base della struttura della sua mente.
Sappiamo quanta parte svolga la proiezione nellinventiva
umana.
Per poter procedere nellillustrazione dellargomento
dovremo prima dotarci di una definizione operativa di elaboratore.
È possibile dare una definizione matematica adeguata
per il concetto generale di computer, una definizione capace
di catturare tutti gli esempi di computer possibili, che siano
realizzabili oggi e domani con qualunque tipo di tecnologia?
La definizione di macchine di Turing è stata la risposta
a questo quesito: Nel 1936 il matematico inglese Alan Turing
propose l'idea di una macchina immaginaria che fosse capace
di eseguire ogni tipo di calcolo su numeri e simboli.
Le macchine di Turing sono un modello matematico ideale che
vuole catturare tutti gli esempi di computer possibili. Le componenti
di una macchina di Turing sono molto semplici: un supporto di
memorizzazione su cui possano essere inscritti dei dati, un
semplice nastro, potenzialmente infinito; questo nastro è
diviso in caselle ed il calcolo avviene spostandosi su questo
nastro, avendo la possibilità di leggere quello che sta
scritto nelle caselle e di scrivere o cancellare simboli, passando
successivamente in stati di memoria diversi. La macchina analizza
il nastro, una cella alla volta, iniziando dalla cella che contiene
il simbolo vuoto più a sinistra nel nastro.
Nelle illustrazioni che seguono avete un esempio visivo di Macchina
di Turing: nella prima una mia fantastica realizzazione, nellaltra
un simulatore java.
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La testina di
lettura e scrittura è un dispositivo che ad un certo
istante punta una singola cella del nastro ed esegue una data
istruzione del programma. Ha un numero limitato di condizioni.
Può leggere i simboli dal nastro, e basandosi su quel
simbolo e sullo stato attuale, può scrivere un altro
simbolo sopra il simbolo corrente, cambiare lo stato attuale
e spostarsi a sinistra o a destra di una cella sul nastro. Come
vedete una rappresentazione molto prossima alla lettura di Freud
che vi ho prima riportato: è confortante vedere come
menti eccelse funzionino con modalità molto prossime!
La macchina di Turing esegue normalmente le istruzioni nell'
ordine in cui vengono inserite.
Coloro che utilizzano con frequenza i computers nella loro pratica
quotidiana, sanno che essi sono dotati di menti velocissime
ma senza inventiva: attualmente un elaboratore non può
eseguire nulla che non sia già codificato in nuce nel
suo sistema operativo, programmato dagli esseri umani. Ed inoltre
il computer non può imparare dallesperienza (almeno
per il momento).
Si ritiene che le impressionanti differenze di performances
tra mente umana ed elaboratore siano dovute al fatto che i computers
sono inchiodati alla logica deterministica binaria: vero-falso.
Mentre la mente umana tiene conto di concetti sfumati o approssimati
che permettono un numero pressoché infinito di soluzioni.
Quello che rende la mente umana incomparabile è quella
che potremmo definire la sua possibilità di ragionamento
quantistico: la coesistenza di stati deterministicamente in
opposizione, di tempi diversi, la possibilità di non
tener conto del principio di contraddizione, etc. cioè
le modalità di funzionamento proprie del processo primario
così come furono descritte da Freud.
Per cercare di avvicinare le prestazioni degli elaboratori a
quelli della mente umana gli scienziati stanno lavorando da
anni a quelli che sono stati definiti computer quantistici.
Il concetto di computer quantistico è stato introdotto
per la prima volta negli anni Ottanta dal grande fisico americano
Richard Feynman, premio Nobel per la fisica. La caratteristica
fondamentale di questi elaboratori, tuttora in una fase di elaborazione
teorica, risiede nel fatto che essi consentirebbero forme molto
complicate e molto potenti di parallelismo. La possibilità
di procedure di calcolo parallele è fondato su un'idea
centrale della meccanica quantistica, che è l'idea di
sovrapposizione di stati quantistici.
Nell'applicazione ai computer e ai calcoli, gli elementi di
una sovrapposizione quantistica di stati danno luogo a rami
paralleli di calcolo, per cui ogni ramo rappresenta l'elemento
di una sovrapposizione quantistica. Naturalmente, per ottenere,
poi, un risultato definito tutti questi rami diversi devono
precipitare su un unico risultato, deve avvenire quel processo
che in meccanica quantistica si chiama collasso della
funzione d'onda.
Per la meccanica quantistica, ad ogni particella (quanto) si
può associare un'onda, e ogni onda è una manifestazione
di una particella. Max Born precisò la natura di questa
relazione: l'onda associata a una particella è un'onda
di "probabilità", nel senso che "predice"
quali futuri siano possibili per quella particella. Lo stato
di una particella non è più quello classico (posizione
nello spazio e nel tempo e velocità di moto). Lo stato
di una particella è dato dalla sovrapposizione di tutti
i suoi possibili futuri, ciascuno "pesato" con una
probabilità.
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Soltanto osservando
il sistema possiamo leggere un valore specifico per la quantità
che vogliamo osservare: prima della misurazione non c'è
alcun modo di prevedere il risultato dell'esperimento. è
l'atto di misurazione che "costringe" il sistema ad
assumere un valore specifico fra quelli possibili, a determinare
il cosiddetto collasso della funzione donda
A far collassare la funzione d'onda è, secondo la fisica
quantistica, l'interferenza di un altro sistema. Per esempio,
se cerco di misurare una quantità di un sistema (la sua
velocità, per esempio), faccio collassare la funzione
d'onda del sistema, e pertanto leggo un valore per quella quantità
che prima era semplicemente una delle tante possibilità.
E il mio atto di osservare a causare la "scelta"
di quel particolare valore della velocità fra tutti quelli
possibili.
Una dinamica del tutto simile a quella di collasso della funzione
donda si può osservare in psicoanalisi ed in micropsicoanalisi
nella produzione delle cosiddette idee improvvise,
quelle idee, immagini, parole, talvolta suoni o odori, che improvvisamente
compaiono al livello della coscienza, al di fuori del contesto
associativo.
Per illustrare il concetto ed avviarmi alla conclusione, mi
servirò dellillustrazione schematica di un caso
clinico.
Donna di 40 anni affetta dalletà di 8 anni da epilessia
e per questo trattata da 32 anni. In realtà la Signora
è affetta da isteroepilessia ed il trattamento micropsicoanalitico
ha ridotto ad ombre fugaci le imponenti manifestazioni iniziali:
le assenze, in realtà stati crepuscolari di coscienza
dovuti ad un processo di scissione dellIo, correlativamente
a fenomeni di diniego, sono quasi del tutto scomparse, la signora
ha ripreso con gioia le attività ripetitive che le erano
state vietate, come il cucito o il fare la maglia, che prima
le scatenavano la sintomatologia, lavora per diletto ore al
computer, il cui uso le era stato vietato, etc.
Ha rimemorizzato, con grande dolore, imbarazzo e senso di colpa,
linsorgenza della prima crisi convulsiva prendendo atto
di tutte quelle particolarità di diagnosi differenziale,
che pure avrebbero dovuto offrire la possibilità ai neurologi
che lavevano curata di porre la corretta diagnosi: assenza
dellaura, caduta dolce, senza conseguenze traumatiche,
assenza di stato soporoso post-convulsivo e così via.
Da alcune sedute, spontaneamente, cerca di portare alla coscienza
le motivazioni del conflitto che aveva condotto alla produzione
del corteo sintomatologico isterico ma, come spesso avviene,
per il gioco delle resistenze, largomento viene lambito
più volte senza potersi manifestare nella sua essenza
che ora, molto schematicamente, vi anticipo.
La bambina era legata in modo semi-simbiotico alla madre: un
edipo positivo particolarmente virulento, aveva determinato
un impatto traumatico con lovvio rifiuto
paterno alla consumazione dellatto, e strutturato un odio
feroce verso loggetto maschile, generando un rimbalzo
soffocante verso la madre.
La quale ha la sfortuna di contrarre un tumore cutaneo maligno
che ne assorbe rapidamente tutte le energie: la madre può
occuparsi solo della sua malattia, che scalza dal suo animo
la figlia.
Sul piano manifesto la bambina sviluppa una formazione reattiva
da santa verso impulsi inconsci di feroce aggressività
distruttiva diretta verso la coppia parentale che lha
tradita. Non sopporta più la vista della madre malata
ed inizia a nutrire nei suoi confronti quei tipici sentimenti
di distruttività omicida, propri della logica sbrigativa
e risoluta dellinconscio.
Il suo Io si sfalda in una parte che conserva lattaccamento
affettuoso alla madre ed in unaltro in cui è inscritta
la memorizzazione dellodio. In verità, quando parliamo
di scissione dellIo, non ce lo figuriamo certo come un
piano di clivaggio chirurgico che scinde lIo in due parti,
ma nella disgregazione di nuvole di tentativi o moduli di memoria
che perdono le loro connessioni.
Allimprovviso, durante una seduta connotata dalla verbalizzazione
di materiale abbastanza noioso e ripetitivo verbalizza: Non
so perché, ma mi è venuta in mente improvvisamente
una parola che mi rimbomba nella testa: EPISTAFFIO. Non
so nemmeno cosa possa significare
Potete comprendere quanto il passo successivo sia stato breve
come scontato: lenucleazione dalla fusione dei due termini
epistassi ed epitaffio, il primo a descrivere
il sintomo attuale che trova insopportabile nella madre, che
aveva per fortuna superato il cancro pur strutturando uno stato
perenne di malattia polimorfa, il secondo a descrivere la qualità
degli affetti nutriti inconsciamente.
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In micropsicoanalisi
non si parla più di conscio, preconscio e inconscio come
di compartimenti, bensì di livelli strutturali
2
: linconscio è il primo livello di strutturazione
e le rappresentazioni e gli affetti ne sono i moduli elementari,
i quanti, per rimanere alla metafora della presente relazione,
che si connettono in nuvole di tentativi, più o meno
coerenti e strutturati, in perenne ricerca dellenergia
necessaria per attualizzarsi alla coscienza e manifestarsi come
oggetti vincolati nel qui ed ora.
Quanto mai suggestiva di riflessione risulta dunque essere laffermazione
di Pierre Codoni secondo la quale le leggi dei processi
quantistici coincidono con le caratteristiche del processo primario
di Freud
3
.
Incessantemente nellinconscio si formano fluttuazioni
di tentativi in cerca di attualizzazione e di vincolamento,
uninfinità di oggetti microscopici infiltra in
continuazione il preconscio cercando una raprresentabilità
nel conscio. Il contatto con questultimo sistema, legato
a modalità di funzionamento deterministiche proprie del
processo secondario, determina il collasso della funzione donda
della nuvola di probabilità e fa precipitare un dato
osservabile, la rappresentazione conscia, che è, in realtà,
lattrattore di una serie di possibilità di significato
che giacciono nel mondo del tutto è possibile dellinconscio.
Written by: Quirino
Zangrilli © Copyright
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NOTE:
1
Sigmund Freud, Lettere a Wilhelm Fliess 1887-1904, Boringhieri,
1986. back
2
Daniel Lysek, Relazione tra sogno e psicopatologia dal punto
di vista micropsicoanalitico, Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi, n° 29-30, Tirrenia Stampatori,
Torino, 2001. back
3
Pierre Codoni, Psicofisiologia del sogno, Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi, n° 27-28, Tirrenia Stampatori,
Torino, 2001. back