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Foto Dr. ZangrilliIn un contributo del 1999, già entrato negli annali della scienza psicologica, il premio Nobel per la medicina Eric R. Kandel sottolineava come la psicoanalisi pur "rappresentando ancora la visione della mente più coerente e soddisfacente dal punto di vista intellettuale" non avesse ancora sufficientemente sviluppato metodi oggettivi per dimostrare le eccellenti idee formulate dal suo scopritore Sigmund Freud. Kandel auspicava che la psicoanalisi potesse sviluppare una più stretta relazione con la biologia in generale e con le neuroscienze cognitive in particolare. 1
Questo è modestamente anche il mio auspicio ed è per questa ragione che ho fondato "Scienza e Psicoanalisi", la rivista on line di psicoanalisi in lingua italiana meglio indicizzata nel mondo. 2
Pratico la psicoanalisi freudiana da oltre venticinque anni con una modalità intensiva: sedute lunghe (da minimo due, a più ore consecutive) e possibilmente frequenti (la frequenza settimanale non può mai scendere al di sotto delle tre sedute per settimana). In tale situazione la persona in analisi instaura con il proprio psichismo più profondo un rapporto contemporaneamente più intenso e meno ansiogeno.
L'elaborazione avviene in massima parte durante le sedute lunghe e quindi le reazioni terapeutiche negative sono pressoché impossibili.
I meccanismi di ripetizione, che sotto forme differenti continuano a ripresentarsi attraverso le generazioni, trovano nella risonanza ondulatoria delle sedute lunghe, la possibilità di scomporsi nei loro elementi costitutivi, fino a formare degli agglomerati che toccano tutti gli stadi dello sviluppo della libido e le fissazioni corrispondenti, comprese le difese. Ho dedicato a questo aspetto, cioè all'interazione filo-ontogenetica dello psichismo umano il volume "La vita: involucro vuoto" in adozione dal 1993 presso la Cattedra di psicologia dinamica dell'università di Torino.
Reputo le metapsicologie che hanno tentato di sostiuirsi a quella freudiana inutili scogli di fraintendimento che, anziché contribuire ad uno sviluppo collettivo della scienza di Freud, concorrono ad una parcellizzazione e ghettizzazione sterile delle risorse umane che si dedicano con entusiasmo allo sviluppo ed alla verifica scientifica delle teorie psicoanalitiche.
La psicoanalisi è propriamente, come l’etimologia ci suggerisce, una scomposizione dei contenuti psichici: un po’ come il chimico scompone le sostanze nelle loro componenti di base utilizzando varie metodiche, così lo psicoanalista analizza, cioè scompone, i pensieri e le emozioni dei suoi pazienti. La psicoanalisi intensiva si prefigge lo stesso scopo, proponendosi l’obbiettivo di giungere ad una dimensione d’indagine cosiddetta “microscopica”.
In altre scienze l’utilizzo di strumenti di amplificazione dei dati osservabili ha consentito il sorgere di nuove discipline: il microscopio elettronico ha permesso il passaggio dalla biologia alla microbiologia, gli acceleratori lineari il passaggio dalla fisica alla microfisica. Lo scopo principale di una psicoanalisi condotta in modo intensivo è quello di studiare il dettaglio psichico e psicomateriale nelle sue due componenti, quella energetica (l’affetto) e quella formale (le rappresentazioni mentali).
L’equivalente del microscopio del microbiologo è per lo psicoanalista che pratica la psicoanalisi intensiva l’allungamento del tempo di seduta, che passa dagli usuali 50-60 minuti della psicoanalisi ortodossa al tempo medio di tre ore consecutive, e dall’incremento della frequenza delle sedute stesse, che diventano pressoché quotidiane.
La dilatazione dell’osservazione che così si consegue, permette lo studio di un dato psichico inconscio particolarmente profondo. Ciò è reso possibile dal fatto che le resistenze che si oppongono all’emergenza dei contenuti rimossi, essendo di natura energetica, hanno, come tutti i fenomeni energetici esistenti in natura, un tempo di decadimento: estendendo il tempo di osservazione, sia le resistenze egoiche che quelle inconsce si indeboliscono permettendo l’emergere di rappresentazioni ed affetti, prima relegati nel processo primario dell’inconscio, al piano della coscienza, dove possono essere finalmente neutralizzati ed integrati nell’io.
Lo psicoterapeuta, a qualsiasi scuola appartenga, affronta il disagio della ricerca di dati indiretti. Un disagio che non è certo appannaggio solo della nostra categoria, ma che condividiamo con altri scienziati di discipline spesso ritenute, a torto, più probanti della psicoanalisi: mi riferisco, tanto per fare un solo esempio, ai microfisici.
Gli scienziati che si occupano di microfisica, quando si trovano in presenza di situazioni o meccanismi di cui è impossibile analizzare il dettaglio (ed in microfisica per l’esistenza del principio di indeterminazione di Werner Heisemberg, queste sono la maggior parte), cercano di specificare nel modo più netto possibile le parti del fenomeno che si possono osservare (ad esempio le perturbazioni indirette prodotte nel campo da una collisione di particelle). In altre parole dedicano la loro attenzione alla verifica del dato osservabile.
Lo psicoanalista si comporta in modo simile al microfisico: la persistenza del dato osservabile e la sua verifica per vie diverse, ne garantiscono l’oggettività e rende possibile la costruzione di uno schema di spiegazione semplice nel quale si cerca di neutralizzare le incognite, sostituendole con elementi di verifica che costantemente si ripresentano, espressi attraverso l’uso delle varie modalità tecniche.
Il fatto è che, come tutti coloro che praticano una psicoterapia profonda sanno, cause specifiche, uniche, dei fenomeni non esistono. Ciò che si verifica è il concorso di cause che interagiscono, si potenziano o si indeboliscono a vicenda. Esistono tuttavia dei dati osservabili che persistono, sia dal punto di vista energetico, che formale, retti dalla coazione a ripetere sia nell’ontogenesi, che lungo le linee generazionali.
Studiando il dato storico nelle sue molteplici forme attraverso l’ausilio dei supporti tecnici, l’analizzato e lo psicoanalista pervengono a riconoscere le trasformazioni della ripetizione così come si sono concretizzate e sono state registrate in documenti che possono appartenere a più generazioni. Si studiano così, sia rispetto all’individuo che ad una o diverse linee generazionali, i momenti di rafforzamento o diluizione della ripetizione, e l’inserimento, per opera del caso, di nuovi tentativi. Lo studio reiterato del dato ripetitivo, retto dal trauma e dalla fissazione, ne produrrà un indebolimento progressivo, fino a che sarà possibile che si rafforzino dei tentativi inediti che possano marciare verso una composizione del conflitto.
Uno studio di memorie dunque. D’altra parte Freud edificò la psicoanalisi studiando l’isteria ed affermando che questi malati soffrissero di reminiscenze: frammenti di memorie, strutturatesi in epoche remote, scritte con codici anacronistici, che si riattivano e cercano di assoggettare l’agire della persona.

 


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Lors de sa contribution en 1999, déjà entré dans les annales de la science psychologique, le Prix Nobel pour la médecine, Eric R. Kandel soulignait à quel point la psychanalyse, bien que « représentant encore la vision de l’esprit plus cohérente et satisfaisante d’un point de vue intellectuel » n’avait pas encore développé suffisamment de méthodes objectives dans le but de démontrer les excellentes idées formulées par celui qui l’a découverte Sigmund Freud.  Kandel souhaitait que la psychanalyse puisse développer une relation plus étroite avec la biologie en général et les neurosciences cognitives en particulier 1/.
C’est également mon humble désir et c’est pour cette raison que j’ai fondé « Science et Psychanalyse » la revue « on line » des psychanalystes de langue italienne et ajouterai-je la mieux indexée au monde 2/.
Je pratique la psychanalyse freudienne depuis plus de 25 ans d’une manière intensive ; longues séances (au minimum deux, de plusieurs heures consécutives) et fréquentes dans la mesure du possible (la fréquence hebdomadaire ne descend jamais au-dessous de trois séances hebdomadaires).  De ce fait, la personne en analyse instaure avec son propre psychisme un rapport à la fois plus profond et plus intense et moins angoissant.
L’élaboration advient  dans la plus grande partie durant les longues séances et donc les réactions thérapeutiques négatives sont pratiquement impossibles.
Les mécanismes de répétition, qui sous différentes formes continuent à se représenter à travers les générations trouvent dans la résonance ondulatoire des longues séances, la possibilité de s’altérer dans leur éléments constitutifs jusqu’à former des agglomérés qui touchent tous les stades du développement de la libido et les fixations correspondantes y compris les défenses.  J’ai dédié à cet aspect, c’est-à-dire à l’interaction phylo-ontogénétique du psychisme humain le volume « La vie : enveloppe vide » adopté en 1993 par la Chaire de Psychologie dynamique de l’Université de Turin.
Je considère les métapsychologies qui ont tenté de se substituer à celle freudienne inutiles écueils de malentendus qui au contraire contribuent à un développement collectif de la science de Freud,  concourent à une parcellisation et ghettoïsation stérile des ressources humaines qui se consacrent avec enthousiasme au développement et à la vérification scientifique des théories psychanalytiques.
La psychanalyse est justement, comme l’étymologie le suggère, une décomposition des contenus psychiques : un peu comme le chimiste décompose les substances dans leur compositions de base, utilisant diverses méthodes, le psychanalyste analyse, c’est-à-dire décompose les pensées et les émotions de ses patients.  La psychanalyse intensive se fixe le même but, tout en se proposant de l’atteindre selon une dimension d’enquête qui porte le nom de « microscopique ».
Dans d’autres sciences, l’utilisation d’instruments d’amplification des données observées a favorisé l’apparition de nouvelles disciplines : le microscope électronique a permis le passage de la biologie à la microbiologie, les accélérateurs linéaires le passage de la physique à la microphysique.  Le but principal d’une psychanalyse conduite de manière intensive est celui d’étudier le détail psychique et psychomatériel dans ses deux formes, celle énergétique (l’affect) et celle formelle (les représentations mentales).
La dilatation de l’observation qui s’effectue avec l’allongement du temps de séance, qui passe de ce fait des 50/60 minutes de la psychanalyse orthodoxe, au temps moyen de trois heures consécutives, et de l’augmentation de la fréquence des séances elles-mêmes qui deviennent de ce fait quasi quotidiennes, permet l’étude d’une donnée psychique inconsciente particulièrement profonde.  C’est-à-dire elle est possible du fait que les résistances qui s’opposent à la libération des contenus refoulés, qui étant de nature énergétique ont, comme tous les phénomènes énergétiques existants en nature, un temps de déchéance ; allongeant le temps d’observation, que ce soit les résistances égoïques que celles inconscientes s’affaiblissent favorisant l’apparition de représentations et d’affects qui étaient auparavant relégués dans le processus primaire de l’inconscient, au niveau de la conscience, où ils peuvent être finalement neutralisés et intégrés au Moi.
Le psychothérapeute appartenant à quelque école que ce soit, affronte le malaise de la recherche de données indirectes.   Un malaise qui n’est certes pas seulement l’apanage de notre catégorie, mais que nous partageons avec d’autres savants d’autres disciplines souvent retenues à tort, plus probantes de la psychanalyse  je me réfère, ne serait ce que dans le but de fournir un exemple aux microphysiciens.
Les savants qui s’occupent de microphysique, lorsqu’ils se trouvent en présence de situations ou de mécanismes pour lesquels il n’est pas possible d’analyser le détail (et en microphysique en ce qui concerne l’existence du principe d’indétermination de Werner Heisemberg, ces situations représentent la plus grande partie), essaient de fournir de la manière la plus nette possible les parties du phénomène que l’on peut observer (par exemple les perturbations indirectes produites dans le domaine d’une collision de particules).  En d’autres mots, ils portent toute leur attention sur la vérification des données observables.
Le psychanalyste se comporte de manière semblable au microphysique : la persistance de la donnée observable et sa vérification par des voies diverses en garantissent l’objectivité et rend possible la construction d’un schéma d’explication simples dans lequel l’on cherche à neutraliser les énigmes, les substituant avec des éléments de vérification qui constamment se représentent s’exprimant à travers l’utilisation des diverses modalités techniques.
Le fait est que, comme tous ceux qui pratiquent une psychothérapie profonde le savent, des causes spécifiques, des phénomènes, il n’en existe pas.  Ce qui se vérifie est le concours de causes qui interagissent, s’affirment ou s’affaiblissent réciproquement.  Il existe de toutes les manières des données observables qui persistent, que ce soit ou d’un point de vue énergétique ou formel, soutenues par la coaction de répétition que ce soit dans l’ontogénèse ou au long des lignées générationnelles.
Etudiant la donnée historique dans ses multiples formes à travers l’aide des supports techniques, l’analysé et le psychanalyste parviennent à reconnaître les transformations de la répétition, de la manière avec laquelle elles ont été concrétisées et qui ont été enregistrées dans des documents qui peuvent appartenir à plusieurs générations.  Il est possible d’étudier ainsi, eu égard tant à l’individu qu’à une ou diverses lignées générationnelles, les moments de renforcement ou de dilution de la répétition et l’insertion, casuellement, de nouvelles tentatives.  L’étude réitérée de la donnée répétitive soutenue par le trauma et par la fixation, produira un affaiblissement progressif jusqu’à ce qu’il soit possible que des tentatives inédites qui peuvent aller vers une composition du conflit se renforcent.
Une étude de mémoire donc.  D’autre part, Freud édifia la psychanalyse étudiant l’hystérie et affirmant que ces malades souffraient de réminiscences : fragments de mémoire qui se sont structurés dans des époques lointaines écrits avec des codes anachroniques qui se réactivent et cherchent à assujettir la conduite de la personne

 


1  Eric R. Kandel, Biology and the future of psychoanalysis: a new intellectual framework for psychiatry revisited. American Journal of Psychiatry, 1999 Apr.
2  (Fonte: Alexa, Google, Virgilio, Arianna., etc.). "Scienza e Psicoanalisi" conta oltre un milione e ottocentomila contatti mensili e supera le 69.000 visite al mese (fonte: webalizer).

Dott. Quirino Zangrilli

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