"Palla
di fuoco" - "Palla rovente" - "Palla infuocata"
: sono alcune delle efficaci descrizioni utilizzate da numerosi analizzati
per indicare un particolare vissuto somato-psichico, fonte di intensa
sofferenza che li perseguita.
Per fare riferimento a tale situazione percettiva utilizzerò
il termine "palla di fuoco" per la semplice ragione che è
questa la descrizione che compare con maggior frequenza.
Il quadro clinico
Ecco le frasi ricorrenti utilizzate
dagli analizzati per descrivere il loro vissuto:
- Stamattina avevo di nuovo questa grossa palla dentro me. Non so cosa
sia, non so identificarla. E' come una palla di fuoco sullo stomaco.
- Dio bono, che magone! Mi sveglio sempre con quella palla rovente sullo
stomaco.
- E' come avessi dentro una palla nella bocca dello stomaco. Gira e
mi punge. Lancia pezzi da tutte le parti, li esplode.
- Ho sempre questa palla di fuoco qua dentro e comincio a pensare che
non si spegnerà mai.
Sono frasi pronunciate da quattro persone diverse, di entrambi i sessi,
di età differenti, originari da varie regioni geografiche, provenienti
da vari contesti socio-culturali. Eppure provano tutti le identiche
sensazioni. C'è una caratteristica che li accomuna nelle evidenti
diversità? Si, è la struttura psichica, il loro terreno
psicobiologico: sono soggetti con una sindrome a chiara impronta proiettiva
che a volte mostra picchi di tale intensità da sfociare in una
sindrome paranoica franca. Sono tutti indifferentemente perseguitati
dalla "palla di fuoco". Questo insieme rappresentazionale
-affettivo ha delle caratteristiche: è irregolarmente sferico,
fattore che sottolinea il racchiudere una porzione di spazio aliena
(gli analizzati sottolineano la sua alterità persecutoria). E'
energeticamente carico, anzi ipercarico, tanto da generare l'immagine
di un fuoco che arde e distrugge. Con intensità diverse i soggetti
sentono che la palla di fuoco condiziona la loro esistenza, guida le
loro azioni, interferisce con i loro sentimenti o proponimenti coscienti
L'interpretazione
micropsicoanalitica
Tutti sentono provenire la palla di
fuoco dal passato, un passato dai limiti indistinti. La palla di fuoco,
pur nella sua alterità, ha comunque un'aria familiare. Per certi
aspetti la potremmo paragonare ad un tumore psichico, un agglomerato
di cellule dello stesso organismo, che, sviluppando un'economia biologica
autarchica, aggredisce l'ospite o, meglio, se ne serve per i suoi devastanti
tentativi di accrescimento e di immortalità. Questa sconcertante
"cosa", in definitiva, abita un organismo, ne è parte,
manifesta un'energetica autonoma, ne influenza il destino. In tutti
i casi osservati la manifestazione sintomatica della palla di fuoco
subiva delle esacerbazioni in sincronia con l'approfondimento dell'indagine
micropsicoanalitica sull' immagine di un familiare con il quale la persona
aveva avuto un legame di tipo simbiotico, venuto a morte più
o meno prematuramente, perdita aggravata da una assenza di elaborazione
del lutto o da una elaborazione patologica di esso. In un caso in particolare,
la palla di fuoco venne ad occupare prepotentemente il proscenio sintomatologico
allorché l'analizzato prese ad occuparsi di uno zio, che portava
il suo stesso nome di battesimo, scomparso prematuramente dopo una dolorosa
malattia, e del quale, nell'immaginario familiare, egli aveva preso
il posto, come riedizione di un tentativo sfortunato. Manifestazioni
simili si osservano di frequente anche nei casi di soggetti nati dopo
un aborto. Nella dinamica psichica della gestante, quel tentativo abortito
di dar corpo ad una esigenza energetica dell'Immagine, come traccia
di un esperienza traumatica (fissazione) rivive nel nuovo tentativo,
spesso fondendosi con esso. E non lascio al di fuori di tale dinamica
il padre, poiché i nascituri sono la cristallizzazione ontogenetica
di immagini virtuali che sono energeticamente attive fin dal momento
della fecondazione e cercano, nel torrente del caso, condizionato dalla
forma dell'esperienza filogenetica, una attualizzazione ed una integrazione
al fine di costituire una costellazione formale sufficientemente stabile
da garantire il legame, dunque la sopravvivenza, degli elementi dell'insieme
(vedi il lavoro di N. Peluffo "Relazioni tra sogno e creatività",
Bollettino n°9, pag. 32).
"Sembra che sia una cosa diversa da me, anzi io appartengo alla
palla di fuoco, sono il suo schiavo, aspetto i suoi ordini. Mi fa paura;
eppure quella palla di fuoco è una barriera, un appiglio. E'
un guscio, un calore continuo che non si spegne. E' come avere una luce
e non avere niente da illuminare" (analizzato portatore di una
depressione grave per perdita precoce dell' oggetto primario, parzialmente
difesa da meccanismi di diniego e costruzione di una sindrome paranoica
con delirio erotomaniaco).
In questa frase così densa possiamo cogliere vari aspetti del
tema. L'intonazione persecutoria del rapporto con l'immagine della palla
di fuoco non esaurisce il problema. Oltre ad essere una delle modalità
di rappresentazione dell' oggetto persecutorio privilegiato del paranoico,
nelle qualità attribuite alla palla di fuoco si ravvedono le
caratteristiche principali dell'Immagine: un'entità che presenta
determinate esigenze, di cui l'involucro ontogenetico è il più
o meno ignaro esecutore; la sua funzione di barriera protettiva nei
confronti dell'attrazione energetica del vuoto e dunque la spinta verso
la disorganizzazione; l' impossibilità di reperire un oggetto
su cui investire-vincolare i moti pulsionali sessuo-aggressivi. Questi
analizzati ardono per impossibilità di investimento esterno,
sono centrali energetiche prive di reali connessioni che marciano inesorabilmente
verso il surriscaldamento (surplus tensionale)
"E' come avere il pene e non avere niente per mettercelo dentro.
E' senti di avere tutto il mondo dentro. Pensare di poter bruciare in
eterno fecondandomi da solo, di morire dentro. E' il fuoco che rincorre
se stesso. Vorrei creare qualcosa, voglio un figlio, e la Palla di Fuoco
serve a quello: lei è quella che comincia".
Questa funzione di imperativo filogenetico alla procreazione svolta
dalla palla di fuoco è anche riscontrabile nel materiale di una
giovane donna, portatrice di una sindrome grave a sfondo paranoide,
in cui la presenza del fenomeno si esacerba ogni qualvolta abbia dei
rapporti sessuali che le riattivano il desiderio-timore di essere ingravidata.
"Tutte le volte che ho un rapporto con penetrazione mi sembra di
avere il fuoco nella vagina. Una palla di fuoco, quel fuoco che mi perseguita.
La penetrazione lascia un segno, la palla rovente è la staticità,
è il rimanere ferma. E scompare solo se penso di fare qualcosa".
La rappresentazione mitologica del fuoco è contenuta nel mito
di Prometeo. Come è noto, Freud interpretò il problema
dei rapporti tra il fuoco e l'atto della minzione con la formulazione
dell' ipotesi che "La condizione della presa di potere sul fuoco
sia stata la rinuncia al godimento di tono omosessuale dell' estinguerlo
con il getto d' urina" 1 . Io credo che la vera essenza del mito
di Prometeo esprima la scoperta da parte del genere umano dei meccanismi
di procreazione e l'angoscia relativa nel perdere questa strategica
informazione. A parer mio si tratta certo di una rinuncia pulsionale,
ma specificatamente della diretta e agita attività omosessuale in seno all'orda
primitiva che riduceva enormemente le possibilità di eternamento
della specie. Il genere umano, nell'arco di un periodo di tempo estremamente
lungo, in base a ripetute osservazioni, prese atto che la funzione urinaria
non aveva niente a che vedere con la procreazione (erronea percezione
che si ripete nella mente "primitiva" del bambino) e che il
rapporto omosessuale era un rapporto senza esiti al fine della nascita
di nuovi individui. La colpa di Prometeo è quella di aver portato
il fuoco agli esseri umani, sottraendolo agli dei, occultandolo in un
bastone cavo: è il plasma germinale contenuto nelle vie escretrici
spermatiche che il Titano porta a conoscenza degli umani. Prometeo,
benefattore dell'umanità in verità svela agli uomini il
Segreto della conservazione della specie. E come non notare che il mito
di Prometeo ha come corollario quello di Pandora? Quest'ultima fu la
prima donna creata da Zeus perché divenisse il flagello dell'umanità
per vendicarsi di Prometeo. Dunque la prima donna fa la comparsa sulla
terra dopo lo "sgarro" del fuoco, cioè la scoperta
dei meccanismi di conservazione della specie. E' probabilmente allora
che è stato segnato il declino del comportamento omosessuale
nell' orda primitiva e l' affermazione, l' incoraggiamento e la tutela
di quello eterosessuale. Da questo punto di vista la palla di fuoco
è la tormentosa risultante delle richieste dell'Immagine verso
i soggetti fissati ad una posizione omosessuale, più o meno riconosciuta
e agita. In effetti il ridimensionamento del sintomo, in tutti e quattro
i casi seguiti si ebbe dopo un periodo di fecondo lavoro di analisi
delle proprie fissazioni narcisistiche-omosessuali e lo strutturarsi
dei primi tentativi eterosessuali. Lo scioglimento dei nuclei di fissazione
narcisistico-omosessuali consente, sincronicamente, il venir meno dell'
utilizzo coatto e privilegiato della proiezione come meccanismo difensivo
e l' esercizio dei primi validi ritorni introiettivi (senza l' identificazione
e l' introiezione la proiezione diviene un processo di svuotamento):
"Volevo prendere una sua foto. Qualcosa da tenere e poter guardare,
qualcosa che rimane dentro. Fissare una immagine. per poterla portare
dentro, poterla avere, tenere. Era così strano che non l'avessi
ancora fatto! Volevo una foto mentre lei mi apre la porta, qualcosa
che si schiude, che si apre".
Ho parlato di ridimensionamento della sintomatologia della palla di
fuoco, non di risoluzione. Quest' ultima è possibile solo agendo
al di là dell'inconscio e dell' ontogenetico, direttamente nel
cuore dei processi di organizzazione energetica dell'essere umano (Dnv-Ide)
e dei meccanismi di ripetizione filogenetica organizzati dall' Immagine,
eventualmente scandagliabili con la modalità tecnica della ricerca
genealogica. Se arretriamo il discorso sul piano dell'organizzazione
energetica del vuoto, l'ipotesi più convincente che si possa
fare è che questi soggetti non riescano a mantenere un sufficiente
equilibrio omeostatico per quanto riguarda il principio di costanza
del vuoto. Possiamo ipotizzare una discrepanza tra il sistema Dnv e
il dispositivo Ide. Una discrepanza che può riferirsi o ad un
Dnv tanto energeticamente carico da sovrastare l'Ide che non riesce
a regolarne la spinta, o da un Ide povero, un dispositivo di regolazione
inefficace: entrambe le situazioni portano all'impossibilità
di una adeguata scarica energetica, con accumulo progressivo di energie
sessuo-aggressive a costituire un piccolo sole che non ha oggetti da
illuminare. A tale proposito vorrei ribadire come il processo che in
altra sede ho definito di "attualizzazione dello psichismo umano"
2 , riveste una importanza decisiva per la strutturazione del terreno
somato-psichico dell'individuo, terreno inteso nella sua accezione micropsicoanalitica
di "relazione psicobiologica che un individuo intrattiene naturalmente
con il suo es e, attraverso esso, con il suo vuoto costitutivo".3
Nel corso dello stadio iniziatico, le modalità di organizzazione
delle co-pulsioni e delle loro connessioni motorie, così come
si sono andate strutturando in miriadi di tentativi che si sono succeduti
nel corso delle generazioni, dell'uno e dell'altro ramo genealogico
tentano una coesione ed un amalgama. Il gioco delle proiezioni e identificazioni,
se vogliamo attenerci al livello iconico, cioè al tentativo di
stabilire delle reciprocità ideiche di rappresentazioni ed affetti
(proiezione) seguite dallo stabilirsi di un legame energetico che strutturi
una fusione in un conglomerato dinamico (identificazione) comincia in
utero, attivato tumultuosamente dal sonno sismico fetale. Ora, come
in chimica, esistono legami tra elementi che sono possibili e stabili,
altri possibili ed instabili, infine altri assolutamente impossibili
a mantenersi. Lo stesso discorso può essere fatto per il processo
di attualizzazione che avviene nel corso della vita fetale. Se il phylum
materno e quello paterno sono troppo distanti dal punto di vista della
specificità iconica il processo proiettivo sarà portato
avanti all'infinito, alla ricerca di affinità improbabili con
l'esito di mantenere un'attività energetica "a vuoto"
senza possibilità di vincolamento stabile. Si determina una sacca
energetica in cui il Principio di costanza del vuoto non è salvo:
una palla di fuoco. Una situazione di siffatta specie può determinarsi
anche per un irrigidimento degli schermi iconici dell'Immagine che implica
un fenomeno di blocco del prisma iconico, cioè una fissazione
filogenetica. Una fissazione è una traccia indelebile lasciata
da un'esperienza co-pulsionale traumatica nell'energetica ideica: uno
stampo che rappresenta/ripresenta una delle sfaccettature dell'Immagine.
Il blocco si può mantenere solo finché la faccetta iconica
(l'esperienza traumatica filogenetica) si mantenga energeticamente attivata.
Ciò è possibile fino a che l'esperienza rimanga ancorata
nel primario e non vi sia dunque possibilità alcuna di neutralizzazione
della carica energetica mediante vincolamento nel secondario. La palla
di fuoco è alimentata da esperienze che travalicano la vita ontogenetica
dell'individuo e si addentrano nella sua storia genealogica
"Quella palla è un involucro da cui cerca disperatamente
di uscire qualcosa. Ma non ce la può fare. Non hai il codice
d'accesso per farlo uscire. E' una catena lunghissima, un lungo soffrire"
(giovane analizzato portatore di una nevrosi ossessiva di carattere
con spunti paranoici).
Il problema rimane quello di accedere a questo "codice" sconosciuto,
cioè di trovare dei supporti verbali, iconici, documentali, che
concorrano a costruire una storia che ancori, in modo irreversibile,
nel secondario l'accadimento traumatico. Fu quello che, per esempio,
fece un giovane che aveva costruito la sua sindrome proiettiva per difendersi
dal trauma filogenetico dell'abbandono che aveva tormentato per diverse
generazioni il ramo materno del gruppo familiare di appartenenza e di
cui la scomparsa precoce della madre era solo l'ultima, dolorosa, ripetizione
(questo caso è esposto in modo completo nel lavoro " Trasmissione
transgenerazionale dell'Immagine con particolare riferimento alla determinante
filogenetica della paranoia, Dalla psicoanalisi alla Micropsicoanalisi,
Borla, 1990). Quando il giovane si sottrasse all'imperio dell'Immagine
che chiedeva vendetta e lo spingeva a rivestire il ruolo di Vendicatore
del phylum materno, riuscì a disinnescare la ripetizione transgenerazionale
e ad attualizzarsi riuscendo ad acquisire una maggiore elasticità
degli schermi iconici che gli consentì di ottimizzare i suoi
tentativi:
"Le cose cambiano, per me, per i miei, anche per mia nonna: è
strano la vedo più serena. Ora non mi sento più guidato
da una forza sovrannaturale, da un peso mortale, di fuoco. Quella palla
è scomparsa. Se volo in sogno, ora non sento più di aver
paura del vuoto, immerso in una energia che va avanti, che è
in me, e fuori di me, ovunque".
Written by: Quirino
Zangrilli © Copyright
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NOTE:
1 - S. Freud L'acquisizione
del fuoco 1931 Freud Opere, Boringhieri, Vol. 11.
2 - Q. Zangrilli Trasmissione
transgenerazionale dell'Immagine con particolare riferimento alla determinante
filogenetica della paranoia Dalla psicoanalisi alla micropsicoanalisi,
Borla, Roma, 1990.
3 - S. Fanti Dizionario di
psicoanalisi e micropsicoanalisi Borla, Roma, 1983, def. n°
164. |