Il presente lavoro è
comparso sul n° 2 del Bollettino dellIstituto Italiano di
Micropsicoanalisi, Primo semestre 1986.
E mio intendimento
esporre in questa sede la verifica empirica della dinamica psicosomatica
dei fantasmi stimolo-risposta che si verifica al momento della gestazione
allinterno della unità materno-fetale e della sua ripercussione
sul destino psichico del nascituro. In una delle ipotesi centrali
di Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione 1
Peluffo sostiene che vengono ripresentati/rappresentati a livello
psichico i momenti di maggiore tensione della dinamica dei processi
somatopsichici: il surplus energetico viene impiegato per dar vita
alla più elementare forma di rappresentazione, lallucinazione
primaria, che, perdurando lo stato di tensione, si struttura in fantasma
primario.
A livello di elaborazione psichica lo stato di disequilibrio somatopsichico
costituito dalla gestazione indurrebbe nella madre la comparsa di
un vissuto onirico e fantasmatico di invasione batterica che non è
altro se non la rappresentazione psichica di un processo somatico:
la reazione immunitaria. Inoltre, ed è questa lipotesi
che qui viene seguita e verificata, si può affermare che i
vissuti psichici della madre, non solo vengono registrati dal feto,
ma attivano nella psiche di questultimo, linsorgenza di
fantasmi-risposta, presenti nella loro potenzialità ereditaria.
Il materiale di cui mi servirò è tratto dal lavoro di
micropsicoanalisi di un giovane di 20 anni giunto alla mia osservazione
in preda ad un delirio di onnipotenza:"Sono uno dei primi tre
musicisti del mondo! Ho intenzione di farmi crescere gli arti e diventare
molto più alto: è sufficiente che io mi concentri per
ottenerlo. Posso fermare la mia circolazione sanguigna; uno di questi
giorni cambierò il colore dei miei occhi, etc.. Il materiale
delirante raccolto nel corso delle sedute è gravido di implicazioni
e rimanda sempre a dei nuclei conflittuali importanti. In una fase
precoce del trattamento ho invitato la madre del paziente a svolgere
alcune sedute lunghe: in micropsicoanalisi, soprattutto in casi così
gravi, tale procedimento è non solo possibile, ma auspicabile.
In effetti posso tranquillamente affermare che il materiale prodotto
dalla madre del giovane ha illuminato in modo risolutivo litinerario
terapeutico del paziente e difficilmente, in altro modo, questi sarebbe
approdato ad un esito favorevole.
La madre inizialmente utilizza le prime sedute per parlare delle difficoltà
incontrate dalla propria genitrice nel corso delle gravidanze sostenute
e degli episodi di violenza fisica e sessuale che il padre avrebbe
consumato nei riguardi della consorte ed a cui lei aveva avuto modo
varie volte di assistere direttamente nel corso dellinfanzia
(è ovvio che la veridicità di tali racconti, o il grado
di drammaticità con cui vengono descritti, non hanno la benché
minima importanza ai fini del lavoro analitico: la realtà è
sempre quella del vissuto psichico e in ogni essere umano, dietro
il ricordo di una scena di coito, può riverberare lo scenario
della Scena Primaria a sua volta tinteggiato dalle reminiscenze ancestrali
degli accoppiamenti delle orde primitive).
Spontaneamente, dopo alcune
sedute, la signora arriva a parlare della gravidanza relativa al figlio ora
in analisi: "Come rimango incinta di sto figlio è
cominciata la mia tragedia. Avevo una incompatibilità tra il
feto ed il mio sistema neurovegetativo (sic!)...Prendevo tranquillanti,
nonostante sapessi che potevano essere pericolosi per mio figlio.
Mangiavo solo pesche e bevevo acqua. Ero deperita; ad un certo punto
i medici mi dissero che era meglio che abortissi! Inoltre in quel
periodo cera lo scandalo del talidomide per cui nascevano in
continuazione bimbi senza arti...la pancia mi era arrivata in mezzo
alle mammelle: era enorme sto figlio! aveva mani e piedi molto
più lunghi del normale. La prima cosa che ho chiesto allostetrico
quando è nato è stata: E normale? Voglio
dire: ha mani e piedi? Non importa se è bello, se maschio o
femmina: ha mani e piedi mio figlio?.
La prima cosa che è
possibile dire di fronte a questo materiale è che il testimone
della coazione a ripetere viene passato di generazione in generazione.
La necessità di evitare o quantomeno dilazionare le possibili
gravidanze esisteva già per la stessa madre della persona che
aveva posticipato il momento del primo concepimento a ragione di una
cura di bonifica antibiotica prescritta. Anche la madre del mio paziente,
per un certo periodo di tempo era stata costretta ad evitare gravidanze,
e, quando finalmente resterà incinta, vivrà nel profondo
del suo inconscio, la gestazione come lassalto di un essere
che le si ingigantisce dentro a lacerare un bacino (ritenuto) scoliotico,
una vagina (ritenuta) infantile, spostare e ledere organi.
E
evidente che langoscioso desiderio-timore di avere allinterno
del proprio corpo un feto-feticcio rimaneggiato o malformato, cioè
mancante degli arti e quindi efficacemente più piccolo di un
feto normale, meno invasivo, meno dirompente, va nella direzione di
attenuare il vissuto di invasione che la domina. Fin qui la madre.
Ma quali possono essere state le ripercussioni psichiche di questa
attivazione di immagini nellinvolucro gestazionale, sulla psiche
del nascituro?
La prima considerazione che è possibile fare
è che il nucleo centrale del delirio del giovane rappresenta
un tentativo onnipotente e magico di autoristrutturazione somatica,
di rimodellamento corporeo. In particolare lattenzione delirante
si sofferma proprio sulle parti corporee maggiormente investite dalle
fantasie materne: gli arti e la statura (il giovane è alto
185 cm.). In altri termini il paziente elabora in modo delirante il
desiderio inconscio di poter controllare e mutare retroattivamente
il proprio sviluppo fetale, evento traumatico che egli tenta di modificare
attraverso lillusione magica della coazione a ripetere. In una
seduta successiva, il giovane riprende largomento dellarresto
della circolazione sanguigna esplicitando che si tratta di una esigenza
difensiva: "Dovrò fare una sfida sacra contro un Maestro
di Kung-fu: la mia salvezza sarà raccogliere tutto il mio sangue
sotto unascella per proteggerlo ed essere così invulnerabile.
Il giovane intende difendersi dallaggressore mantenendolo lontano
dal proprio sangue: come non considerare che il maggiore scambio biologico
e genetico tra madre e figlio avviene attraverso le camere intervillari
placentari per mezzo del sangue? Parlavo, precedentemente, del testimone
della coazione a ripetere trasmesso di generazione in generazione.
In termini più corretti potremmo dire che esistono, inseriti
nellEs generazionale, dei patterns traumatici cioè
degli eventi di grave disequilibrio energetico, spesso sostenuti da
una base somatica costituzionale, che si ripresentano di generazione
in generazione, e di gestazione in gestazione, influenzando lontogenesi
individuale e la strutturazione dello psichismo.
Parimenti possiamo
ipotizzare lesistenza di un sistema di difesa e di regolazione
che scorre lungo le linee generazionali e che potremmo definire Io
generazionale o genealogico. E dallincontro e dallintereazione
di questo Io rudimentale prenatale e del terreno psichico ereditato
con i patterns traumatici filogenetici che scaturirà
una elaborazione somatopsichica del conflitto più o meno patogena.
Le vicende ontogenetiche hanno la possibilità di fissare, rafforzare
e disinnescare (quando possibile) le strutturazioni di un conflitto
che, ricordiamolo, scorre sui binari genetici. Infine, traumi importanti
della vita intrauterina, incontrando un terreno psichico filogenetico
ipersensibile, provocano uno sviluppo patologico dello psichismo,
in modo tale che la realtà interna si confonde inestricabilmente
con quella esterna, ed i resti notturni della attività onirica,
che pure è il più efficace meccanismo di cui dispone
luomo per neutralizzare la propria tensione somato-psichica,
non vengono, usando la terminologia di Silvio Fanti2 ,
sufficientemente ab-onirizzati.
Voyez la version française...
Condividi su Facebook
NOTE:
1 - Nicola Peluffo Micropsicoanalisi
dei processi di trasformazione Book Store, Torino, 1976.
2 - Silvio Fanti L'uomo
in micropsicoanalisi Borla, Roma 1984.