Il
presente lavoro è comparso sul n° 10 del Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi
Primo semestre 1991
Il
lettore attento che segue la produzione scientifica apparsa sul presente
Bollettino avrà sicuramente notato il ripetuto tentativo di
ridefinizione in termini micropsicoanalitici del concetto di Sogno
portato avanti da vari Autori della Società Internazionale
di Micropsicoanalisi (Fanti, Peluffo Bolmida, Zangrilli) ed avrà
compreso che il processo onirico è considerato in modo sostanzialmente
diverso rispetto alla letteratura psicoanalitica tradizionale.
Se si presta particolare attenzione alla tecnica di analisi del sogno
che solitamente viene utilizzata in micropsicoanalisi si comprende
che ciò che si tenta di ottenere è lallentamento
e la rottura dei legami esistenti tra gli elementi onirici per far
si che emergano rappresentazioni mentali ed affetti ingabbiati dal
reticolo del soggetto onirico 1.
Esiste una notevole differenza tra soggetti diversi nellottemperare
a tale studio analitico e a volte possiamo trovarci di fronte a soggetti
che esprimono una grande resistenza ad adeguarsi alle indicazioni
del micropsicoanalista.
Questo riscontro ci può consentire di evincere una indicazione
diagnostica e prognostica in tempi precoci che integri lidea
che già ci eravamo fatti del caso. Tale resistenza infatti,
è una spia importante dellintensità del tabù
(attrazione-repulsione) che il soggetto manifesta nei confronti del
Vuoto costitutivo e di conseguenza della rigidità della sua
armatura caratteriale. Ecco le associazioni di una giovane analizzata:
Il sogno è una cosa che tiene unite le cose; allontanarmi
dal sogno, questo vagare senza essere attaccata a niente, ho sempre
tentato di evitarlo. Resterebbero delle zone vuote che tento con tutta
me stessa di non vedere. Tale resistenza può assumere
varie forme: ci sono persone che la manifestano con una ipermenesia
onirica portando, raggianti, un sogno a seduta, ovviamente innamorate
della loro ultima creatura notturna: lo scopo inconscio è quello
di non approfondire mai lo studio di un solo sogno per preservarlo
sostanzialmente integro.
Tali difese a volte sono talmente potenti che fanno pensare che non
siano totalmente acquisite, ma insite nello stesso meccanismo onirico,
e finalizzate ad impedire leffettiva disorganizzazione del sogno.
Ovviamente viene da chiedersi il perché e la risposta non può
che essere che il sogno mantiene la nostra forma.
Probabilmente, essendo il sogno il luogo di manifestazione privilegiato
dellImmagine, il terreno di incontro tra le informazioni filogenetiche
e il veicolo ontogenetico, è nel processo onirico che viene
incessantemente rinnovata la coordinazione energetica dellessere
umano, cioè la sua forma, così come si è venuta
determinando nel succedersi di infiniti tentativi ripetutisi nel corso
delle generazioni. Ed è in sogno che più facilmente
rispetto alle altre due attività cardinali, la sessualità
e laggressività, si può più efficacemente
soddisfare il principio di costanza del vuoto.
La differenziazione energetica (discontinuità) cui dobbiamo
la nostra esistenza è in incessante conflitto con la continuità
del vuoto da cui proveniamo ed esiste una spinta costante al ritorno
al vuoto, che, allinterno del processo onirico, in micropsicoanalisi
è definito desiderio ideico. Un desiderio è una tensione
che cerca di risolversi in base alle reminiscenze filo e ontogenetiche
di oggetto scopo, iscritte nellEs.
In altri termini lImmagine è la longa manus, la modalità
di espressione, il codice di funzionamento,del desiderio ideico. Il
desiderio ideico ha ununica finalità: ritornare allonnipresente
vuoto creatore per scaricarvi la sua tensione.
In altri termini, forse un po più inquietanti, lImmagine
è linsieme delle rappresentazioni e degli affetti esperite
nel corso delle generazioni che ci hanno preceduto; essa ci pone delle
richieste di soddisfacimento, che nella drammatizzazione onirica,
che ha una funzione puramente difensiva, possono assumere qualsiasi
forma, ma nella sua essenza è un richiamo, una richiesta di
ritorno là donde siamo venuti: il vuoto. Sono le anime dei
morti che ci chiamano, direbbe Virgilio. Per nostra fortuna il Ritorno
può assumere la veste meno definitiva della Continuità:
lImmagine ci chiede di conformarci a dei modelli di organizzazione
energetica che nel corso della filogenesi si sono dimostrati più
idonei al conseguimento della sopravvivenza del tentativo transgenerazionale
cioè al mantenimento del principio di costanza del Vuoto.
Ora si dà il caso che certe risposte psichiche, somatiche o
comportamentali con il passare dei secoli possono non essere più
necessarie o risultare addirittura controproducenti per il veicolo
ontogenetico. Nondimeno lImmagine persevera nella sua richiesta
di continuità ed è il Sogno che, reclutando nel suo
archivio esperenziale di rappresentazioni ed affetti, si fa carico
di soddisfarne le richieste, soprattutto quando i relativi tentativi
di soddisfacimento nel corso della vita della persona non trovano
successo, perché ostacolati dalla situazione. Queste premesse
sono necessarie per introdurre una ipotesi di interpretazione del
fenomeno incubo e una sua differenziazione etiologica dal sogno di
angoscia. Uno sguardo alla tabella elaborata da Kramer 2
ci permette di ricavare alcune interessanti osservazioni.
Innanzitutto il periodo di comparsa: mentre lincubo si verifica
nel periodo N-REM ( stati II e IV ) il sogno di angoscia si manifesta
nella fase REM, in cui si verifica il paradosso per il quale, mentre
i motoneuroni e le vie motrici piramidali ed extrapiramidali sono
in stato di eccitazione i motoneuroni spinali sono inibiti e dunque
le scariche periferiche sono bloccate. Per quanto riguarda la reazione
del soggetto solitamente nel caso dellincubo si ha risveglio
immediato, spontaneo, con sensazione di paura sudorazione, tachicardia,
tachipnea.
Lamnesia del contenuto rappresentazionale-affettivo del processo
onirico è nellincubo spesso presente mentre nel sogno
dangoscia solitamente assente. A tali dati si aggiungano le
seguenti considerazioni: abbiamo osservato che il periodo di insorgenza
dellincubo si associa alla fase N-REM o fase di sonno lento,
in cui si verifica una intensa attività anabolica, cioè
sintesi di macromolecole come lRNA e proteine. Esso è
incrementato dopo affaticamento fisico. Al contrario, il sonno REM
è incrementato dopo affaticamento psichico: nuove esperienze,
nuovi dati da memorizzare, necessità di aggiustamento a stimoli
situazionali nuovi. Da questo punto di vista il sonno N-REM sembrerebbe
avere una funzione conservativa (continuità), quello REM una
funzione innovativa (discontinuità).
Consideriamo inoltre il concetto micropsicoanalitico di continuum
onirico secondo il quale lessere umano è contraddistinto
da unattività onirica cellulare incessante a prescindere
dello stato psichico ( veglia, sonno, sogno ) in cui si trovi. Essere
umano sottoposto incessantemente alle richieste dellImmagine
tese alla salvaguardia del principio di costanza del vuoto , riattualizzate
dal sogno e seguite dai tentativi di ab-onirizzazione che si servono
dellaggressività e della sessualità nella vita
di veglia per realizzarsi 3.
Le fasi REM sono inoltre contraddistinte da una intensa attività
della corteccia cerebrale e potrebbero corrispondere ad un lavoro
di assemblaggio e riorganizzazione del materiale bruto rappresentazionale-affettivo
scaturito dallattività dellIstinto di Tentativo
riflessa nellES nel corso delle fasi N-REM.
Si consideri che questo punto di vista è parziale: in senso
micropsicoanalitico si dovrebbe dire che sullo sfondo dellincessante
attività propria del continuum onirico, durante le fasi di
sonno ci sono periodi contraddistinti da una inibizione della motilità
noti dal punto di vista neurologico come N-REM, che periodicamente
sfociano in fasi contraddistinte da intensa attività corticale
denominate REM.
La riattivazione casuale di rappresentazioni ed affetti creerebbe
delle richieste di soddisfacimento allindividuo con un accumulo
tensionale crescente. Laumento tensionale tenderebbe alla messa
in atto degli schemi comportamentali che si sono rivelati più
idonei nel corso dellevoluzione filogenetica al mantenimento
del Principio di Costanza del Vuoto.
Nello stato di veglia lessere umano si servirebbe della motricità
per realizzare con modalità sessuale o aggressiva tali desideri.
Nello stato di sonno è probabilmente allora che si autoinnesterebbe
la fase REM con la atonia muscolare che la contraddistingue: si eviterebbe
così il dreaming-out 4
e la risposta al desiderio verrebbe data per via allucinatoria.
Con lattivazione delle funzioni corticali viene intessuta la
trama del sogno e la vicenda onirica viene data in pasto allImmagine
che in tal modo può soddisfare le sue esigenze di continuità.
Unanalizzata: Di notte nessuno mi controllava, mi guardava,
chissà dove andavo a finire...chissà che cose terribili
succedono. Potrei andare nella stanza dei miei e soffocarli.
Lo faccio ogni notte. Durante la notte nessuno mi ferma...posso andare
nella stanza dei miei fratelli e soffocarli! ".
Io credo che, nel corso dellevoluzione lesigenza di riposo
delle strutture nervose sia sfociata nella vantaggiosa situazione
per la quale, con lalternarsi regolare, cronobiologico, delle
varie fasi del sonno, compartimenti cellulari diversi possono abbassare
il loro livello di attività senza che la funzione omeostatica
globale dellintero organismo ne sia compromessa.
Così nel corso del sonno lento profondo ( N-REM ) la trasmissione
di segnali reticolari alla corteccia è assai diminuita o addirittura
assente mentre il sonno REM è definito paradosso anche perché
alcune aree corticali sono ben attivate nonostante lo stato di sonno
(questo tipo di sonno è il risultato di una curiosa miscela
di attivazione di alcune regioni cerebrali con concomitante inibizione
sottocorticale). Nondimeno, lattività dellImmagine
é incessante, come le sue richieste che nutrono i desideri
dellindividuo. E se le richieste dellImmagine sono incessanti,
diversa è la situazione che tali richieste troveranno nellindividuo
a seconda che questi si trovi nello stato di veglia, di sonno N-REM
o di sonno REM. Nello stato di veglia un soggetto con corteccia attivata
e centri sottocorticali ugualmente attivati, cioè un organismo
pronto ad una azione guidata dalla corteccia; nello stato di sonno
REM un soggetto con numerose regioni corticali attivate ma con atonia
muscolare (inibizione sottocorticale), cioè un organismo predisposto
allattività allucinatoria; nello stato di sonno N-REM
un soggetto in riposo periferico con una attività corticale
che riceve scarsi impulsi dal sistema reticolare attivante, dal quale
si è svincolata e si è resa autonoma, cioè un
soggetto inerme, cui è negata lazione motoria e lelaborazione
allucinatoria (a tale proposito vedi le interessanti considerazioni
di N. Peluffo riguardo ai soggetti in cui sia il movimento che unattività
sonno-sogno regolare sia impedita) 5.
Io credo che questa semplice considerazione basti a spiegare il perché
della sistematica insorgenza dellincubo in fase di sonno lento:
lincubo è in relazione ad un brusco contatto con il Vuoto
costitutivo, contatto che viene amplificato e drammatizzato dalla
minor possibilità di integrazione superiore rispetto alla dispersività
disintegrazione della fase N-REM, con messa in atto di un meccanismo
difensivo tipo tutto o niente,attivazione massiva dello
schermo iconico e sua susseguente antropomorfizzazione nella fase
di risveglio. Se mi si concede un paragone un po pittoresco:
in una situazione oceanica di contatto con il Vuoto universale, lImmagine
si erige in tutta la sua forza e chiede soddisfazione, lessere
umano deconnesso e atonico della fase N-REM non è in grado
di reclutare le immagini per imbastire una rappresentazione allucinatoria
che plachi le esigenze dellImmagine, che a sua volta allaga
o risucchia il dormiente. Nella impossibilità di accedere alla
fase REM il risveglio guadagnato con lincubo è un tentativo
di sottrarsi allarbitrio dellImmagine per poter abreagire
prima con le imponenti manifestazioni neuro-vegetative e poi eventualmente
con lazione laccumulo tensionale.
Mi piace sottolineare che già Lopez nel 1980 aveva interpretato
lincubo come un sogno vuoto 6;
un micropsicoanalista non può che fare una piccola precisazione:
lincubo è la manifestazione principe del tabù
( attrazione-repulsione ) del vuoto.
Written by: Quirino
Zangrilli © Copyright
Voyez la version française...
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NOTE:
- Peluffo N. Relazione tra sogno e creatività
Bollettino dellIstituto Italiano di Micropsicoanalisi n°
9, 1991.
- Kramer M. Dream Disturbances
Psychiatr.Ann. 9,50-68,1979.
- Peluffo N. Relazione
tra sogno e creatività Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi n° 9, 1991.
- Fanti S. La Micropsicoanalisi
Borla Editore, 1983.
- Peluffo N. Relazione
tra sogno e creatività Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi n° 9, 1991.
- Lopez D. Dalla relazione
analitica come sogno alla relazione tra persone Gli Argonauti,
4, 1980.