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Omeopatia e psicoanalisi: concordanze epistemologiche

Questo articolo è stato già pubblicato sulla rivista "Omeonet"
diretta dal Dott. Gino Santini

 

     


Il mio interesse di studio per l’omeopatia deriva da un naturale percorso epistemologico che, partendo dagli studi di medicina, verificandone la limitatezza derivante dal loro indirizzo fondamentalmente organicistico, fermo ad una concezione newtoniana dell’uomo come macchina, mi ha condotto alla formazione in micropsicoanalisi che ha comportato uno studio ventennale del dato psichico, conscio preconscio ed inconscio.
Tale esercizio intellettuale ha progressivamente modificato l’impostazione cartesiana che avevo strutturato nelle aule universitarie e mi ha spinto ad occuparmi di vari campi di studio in cui, per utilizzare una terminologia propria della fisica quantistica, l’oggetto cede il passo all’evento.
La volgarizzazione scientifica ci ha talmente abituato all’idea che scienza è uguale a misura che molti ignorano un concetto fondamentale della fisica applicata ai fenomeni che si svolgono nel dominio atomico e nucleare, il principio di indeterminazione di Werner Heisemberg, secondo il quale la misura precisa di una grandezza ingenera incertezza nella misura di altre osservabili.
In ragione di un meccanismo di difesa universale veramente diabolico, definito come “isolamento” 1 , nella mente di uomini, anche notevolmente intelligenti, alcune nozioni ed informazioni, si incistano e non si integrano con il sistema di conoscenze che si utilizza per intereagire con il reale: è per questa ragione per cui molti si oppongono alla psicoanalisi poiché è una scienza sine materia, allo stesso modo con cui si oppongono all’omeopatia. Però allo stesso tempo continuano ad utilizzare computer mossi da software senza peso, per ora inscritti in supporti hardware magnetici ma domani codificati da quanti fotonici con massa = 0 a riposo. Mentre nei computer attuali si sfrutta la fisica classica, codificando i bit per mezzo d'interruttori chiusi o aperti, nei calcolatori quantistici l'informazione verrà immagazzinata usando le due diverse polarizzazioni della luce o due diversi stati elettronici di un atomo. Non stiamo parlando di ipotesi fantasiose ma di esperienze già realizzate in numerosi laboratori: alcuni ricercatori della University of Michigan, solo per fare un esempio, hanno inscritto informazioni semplicemente servendosi di variazioni di stato della materia, senza il bisogno di un supporto aggiuntivo. In altri termini determinate informazioni possono continuare ad essere inscritte su un supporto, anche in assenza del mezzo che le ha inscritte. Tale assunto è stato confermato, per altri versi, dagli esperimenti di Vladimir Poponin e del suo gruppo dell’Istituto di Fisica Biochimica dell’Accademia russa delle Scienze. Poponin, che ha successivamente ripetuto l’esperimento presso l’Heartmath Institute degli Stati Uniti, ha posto un campione di DNA in una camera a temperatura controllata e lo ha sottoposto ad un raggio laser. Ha constatato che il campo elettromagnetico circostante la camera mostra una struttura specifica, pressappoco come atteso. Ma ha constatato che questa struttura persiste a lungo dopo che il DNA in questione è stato rimosso dalla camera irradiata dal laser. L’impronta del DNA nel campo continua ad essere presente quando il DNA non c’è più 2 .
Ciò nonostante, la principale critica che si fa all’omeopatia è che ad alte diluizioni, superando il numero di Avogadro, non vi sarebbe più traccia materiale del rimedio impiegato. Gli omeopati sanno bene, peraltro, che i granuli venuti in contatto con le sostanze di base nel corso delle successive diluizioni e dinamizzazioni, si impregnano di informazioni che attivano nell’organismo risposte ben codificate, anche se, almeno per il momento, non abbiamo una spiegazione soddisfacente del fenomeno.
L’omeopatia, nel suo percorso di edificazione, e nella sua concezione dell’essere umano presenta analogie sorprendenti con la psicoanalisi.
Entrambi i suoi padri fondatori, Hahnemann e Freud, partirono dall’osservazione reiterata, libera da pregiudizi, dei fenomeni per poi giungere alle ipotesi teoriche. Entrambe le discipline si fondano sulla sperimentazione umana e non su modelli biologici diversi da cui dedurre per analogia meccanismi umani.
Come la psicoanalisi, l’omeopatia tiene conto della funzione difensiva dei sintomi e di conseguenza si evitano trattamenti meramente sintomatici puntando alla riconquista di uno stato di equilibrio pre-traumatico. Non solo: l’omeopatia ha messo ampiamente in luce i pericoli insiti nei trattamenti soppressivi, ad esempio mediante cortisonici, delle eruzioni cutanee, affermando e dimostrando che queste sono solo la spia di un alterato equilibrio interno, spesso un tentativo di espulsione tossinica, determinato da noxae di varia natura, affermando così, come sul versante psichico è stato dimostrato dalla psicoanalisi, che il sintomo attuale è in primo luogo la punta dell’iceberg della malattia sistemica ed un tentativo di riconquistare un equilibrio perturbato dall’insulto traumatico. Con la stessa prudenza dell’omeopata lo psicoanalista ed il micropsicoanalista non toccano mai la manifestazione sintomatica, puntando ad una ricostruzione, per quanto possibile, fisiologica del terreno.
Uno dei caposaldi dell’omeopatia è inoltre quello della variabilità individuale: la stessa noxa patogena genera effetti diversi in individui con costituzioni e terreno diverso, un concetto molto simile a quello di “vissuto” utilizzato in psicoanalisi, per il quale lo stesso avvenimento può indurre conseguenze altamente traumatiche in un soggetto e lasciare assolutamente indenne un altro soggetto.
Il cosiddetto “aggravamento omeopatico”, consistente in una riedizione attuale della malattia che aveva determinato la perturbazione dell’omeostasi del sistema, è del tutto simile al concetto di nevrosi da transfert in psicoanalisi: una riedizione attuale, proiettata nella relazione analista- analizzato della storia patologica dell’individuo. Possiamo interpretare il fenomeno dell’aggravamento omeopatico come una sorta di riedizione attenuata dei processi patologici sedimentati nella memoria biologica dell’organismo; parimenti, durante il trattamento psicoanalitico, vengono ripercorsi a ritroso tutti i momenti traumatici di cui l’inconscio ha raccolto una traccia mnestica fino all’espulsione dell’affetto (energia psichica) incistato.
Spesso in omeopatia i rimedi della zona pelvica-anale sono gli stessi della zona orale: concetto simile alle equivalenze sfinteriche sostenute dalla psicoanalisi, in particolare dalla scuola micropsicoanalitica.
Entrambe le discipline hanno incontrato enormi resistenze per poter essere se non accettate, almeno tollerate dal corpo sociale ed hanno finito per affermarsi solo grazie all’evidente efficacia.
Una delle nozioni che accomuna le due discipline è infine quella di terreno, tanto spesso contestata dai detrattori dell’omeopatia. Sul dizionario di Psicoanalisi e Micropsicoanalisi si legge la seguente definizione di terreno: “insieme dei fattori costituzionali, ereditati o acquisiti, che intervengono nella comparsa e nell’evoluzione di uno stato sintomatico”3 . D’altra parte l’idea che i grandi traumi dell’umanità lasciassero tracce ben evidenti nella filogenesi psichica del genere umano e delle modalità di reazione ben codificate, è sempre stata presente nell’opera di Freud fin dai primi scritti, per arrivare ad essere esplicitata con chiarezza in “Totem e tabù”: “...non può essere sfuggito a nessuno che noi procediamo comunque dall’ipotesi di una psiche collettiva nella quale i processi psichici si compiono come nella vita psichica individuale. In particolare, facciamo sopravvivere per molti millenni il senso di colpa causato da un’azione, e lo facciamo restare operante per generazioni e generazioni che di questa azione non possono aver avuto nozione alcuna...Senza l’ipotesi di una psiche collettiva, di una continuità della vita emotiva degli uomini, che permetta di prescindere dalle interruzioni degli atti psichici dovute alla transitorietà dell’esistenza individule, la psicologia dei popoli in generale non potrebbe sussistere”.4
Ma questo è un lungo discorso che mi riprometto di trattare in un prossimo contributo

NOTE:

1 - Isolamento: meccanismo di difesa, tipico soprattutto della nevrosi ossessiva, che consiste nellĠisolare un pensiero o un comportamento in modo che siano rotte le connessioni con altri pensieri o con il resto dellĠesistenza del soggetto stesso. (Laplanche e Pontalis, Enciclopedia della Psicoanalisi, Laterza, 1968).
2 - Ervin Laszlo, Nuovi concetti di materia, vita e mente, Pluriuniverso, anno I,nĦ 5 dicembre 1996.
3 - Fanti, Codoni, Lysek, Dizionario di psicoanalisi e micropsicoanalisi, Borla, Roma, 1984.
4 - Sigmund Freud, Totem e Tab, 1912-13, Opere, Boringhieri.

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