"Tutto ciò
che tu sei o vivi si risolve in un essere dalle mille facce e in una
vita dai mille aspetti" 1
(G. Groddeck, La natura guarisce il medico cura)
Sono passati più di settantacinque
anni da questa affermazione dell'iniziatore della medicina psicosomatica
eppure, se dovessimo descrivere l'idea che l'essere umano comunemente
ha di sé, ci avvicineremmo a quella di un immutabile monolito
fermo alla dimensione fisica newtoniana, basata sulla distinzione netta
tra pieno e vuoto, tra materia e spazio, una sorta di macchina biologica
predeterminata, statica, fatta di componenti la cui minima alterazione
viene considerata una anomalia di funzionamento rispetto all'espletamento
di un programma dato, considerato come immutabile.
La fisica moderna che prende le mosse, probabilmente non a caso, nello
stesso anno (1913) in cui Groddeck dava alle stampe il suo Nasamecu,
con la pubblicazione da parte di A. Einstein della teoria della relatività
speciale, abolisce i concetti di spazio e tempo assoluti, arriva a rendere
equivalenti spazio ed energia ed implica il fatto che le particelle
subatomiche devono essere intese come strutture dinamiche, cioè
come eventi piuttosto che come oggetti. La fisica moderna, purtroppo,
non viene insegnata nelle facoltà italiane di medicina ed i futuri
medici strutturano il loro punto di vista sulla fenomenologia dell'esistenza
su concetti premoderni. Mancando alla medicina attuale un punto di vista
che consenta di accettare l'inaccettabile, e cioè che energia
e materia sono solo epifenomeni transitori di una trama continua che
è il vuoto, ci si trova costretti, sotto la spinta dell'osservazione
dei dati empirici, a collegare apparati e fenomeni fino a ieri ritenuti
rigidamente separati (vedi la moderna "Psiconeuroendocrinoimmunologia")
senza però avere un sistema di spiegazione unificante delle interazioni
tra il polo psichico e quello somatico dell'essere umano.
In altri termini la medicina, soprattutto quella occidentale, si ferma
ad un approccio meccanicistico, ad una concezione del corpo come macchina
(insieme di componenti materiali), esattamente come la fisica classica
si fondava sulla concezione newtoniana dell'universo come sistema meccanico.
Per poter parlare della visione micropsicoanalitica della psicosomatica
è indispensabile rifarsi a grandi linee al modello metapsicologico
formulato da Silvio Fanti. Come è noto per Fanti la base di ogni
fenomeno è il continuum infinito del vuoto costellato di energia
elementare. A partire dal Dinamismo neutro del vuoto (Dnv), l'Istinto
di tentativo (Ide), l'attualizzatore, innesca il materiale energetico
sul quale la pulsione di morte-di vita modulerà i fenomeni: lo
psichico e l'organico, la vita e la morte, in accordo con il principio
di costanza del vuoto secondo il quale ogni insieme di tentativi ed
entità tende intrinsecamente a ristabilire la completezza del
vuoto costitutivo. Poiché la discontinuità energetica
è incompatibile con la continuità del vuoto e la sua immutabilità,
il ritorno al vuoto provoca costantemente, una reazione di fuga dal
vuoto che si esprime di nuovo nella spinta all'organizzazione energetica,
dunque nella discontinuità. Ciò implica che un ritorno
al vuoto (avvicinamento) è indispensabile per un rinnovamento
della coordinazione energetica. Fanti parla esplicitamente di incessante
rimaneggiamento delle entità psicomateriali e psicobiologiche.
Per la micropsicoanalisi l'essenza del reale è questa incessante
oscillazione tra continuo e discontinuo. In altri termini il trauma
sembra essere l'attivazione stocastica dei granuli energetici (per sovraccarica
tensionale) e l'Ide è un dispositivo di regolazione della tensione
che dà origine a strutture che tendono a mantenersi per ripetizione.
La vita (intesa come mantenimento per ripetizione di forme e strutture)
e lo stato di salute sono la risultante di un equilibrio dinamico-oscillatorio
tra azione (pulsione di morte - ritorno al vuoto) e reazione (fuga dal
vuoto - pulsione di vita). Esse sono assicurate da una plasticità
dell'Es che, servendosi indifferentemente del polo psichico e di quello
somatico (condizionato in questo dal terreno, inteso come integrale
degli innumerevoli tentativi filogenetici), modula gli assalti dell'energia
ideica e del sistema co-pulsionale.
Se si accetta questo punto di vista ci si renderà conto che le
strutture, per mantenere un certo livello di coesione, devono costantemente
assicurarsi una porta aperta al vuoto da cui trarre l'energia che ne
alimenta il mantenimento e la spinta all'organizzazione energetico-copulsionale.
Per questo il conseguimento di uno stato di benessere inteso come "assenza
di anomalie" che il moderno modello biomedico sembra incessantemente
ricercare, non solo è illusorio, ma non può che essere
casuale, parziale e temporaneo. La medicina orientale, almeno in questo,
sembra essere più saggia. Per la medicina cinese, ad esempio,
il mantenimento e la rottura dell'equilibrio sono intesi come evenienza
costante e naturale che si verifica incessantemente lungo il ciclo dell'esistenza,
come parti di un continuo, aspetti di uno stesso processo di fluttuazione
in cui il singolo organismo si modifica continuamente in relazione ai
cambiamenti dell'ambiente in cui vive.
Una psicosomatica micropsicoanalitica non può che partire da
una relativizzazione del fenomeno malattia. Per esempio è interessante
costatare che spesso notevoli mutamenti nella vita di una persona avvengono
dopo uno stato di malattia più o meno serio, come se il lavoro
della pulsione di morte sincrono alla malattia determinasse la reazione
pulsionale vitale che fornisce l'energia necessaria per la nuova organizzazione
energetica.
Il fenomeno non va inteso come un rapporto di causa-effetto ma come
l'affacciarsi a livello somatico o psichico di un tentativo di aggiustamento
(ricerca di un nuovo, transitorio, equilibrio) che è sempre antecedente
a qualsiasi strutturazione psichica o materiale.
Vorrei soffermare ora la mia attenzione sul fenomeno della fissazione.
La micropsicoanalisi porta ad averne una visione essenzialmente energetica
che la situa in un contesto pre-psichico e pre-somatico. Essa può
essere descritta come una fusione traumatica per eccesso tensionale
di sfaccettature iconiche che rimangono, per così dire, bloccate
a costituire una traccia (attrattore energetico): il prisma iconico
si irrigidisce in corrispondenza di alcune immagini che tendono a ripresentarsi.
Questo stesso metro di spiegazione che solitamente si usa per il piano
psichico si può usare per quello somatico e dare, tra l'altro,
una spiegazione convincente del fenomeno del "luogo di minore resistenza"
o della meiopragia d'organo o di apparato. Il fenomeno, di così
frequente evidenza in medicina, non trova ancora convincenti spiegazioni
biologiche e dubito che ne troverà di genetiche.La ripetizione
di malattie che colpiscono stesse parti, regioni od organi dell'organismo
di vari discendenti è la risultante dell'azione di attrazione
di fissazioni filogenetiche che agendo sul piano somatico fanno di alcuni
punti fonte e meta di un investimento co-pulsionale continuo. Così
come il sintomo psichico è pur sempre una difesa contro l'allagamento
tensionale, così il sintomo somatico può costituire una
valvola di scarico (vincolamento) vicariante o sostitutiva. E' il terreno
dell'individuo che determina la scelta della via psichica o somatica.
Un contributo fondamentale alla costruzione di una psicosomatica micropsicoanalitica
è stato elaborato da Nicola Peluffo e compendiato nei lavori
"Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione" ed "Immagine
e fotografia". L'Autore sostiene che l'agire somatico (dunque anche
gli stati di malattia) è una delle modalità di mantenimento
della relazione con l'immagine dell'oggetto perduto: l'investimento
narcisistico su una zona erogena permette di allucinare una situazione
passata. Scopo del sintomo è quello di mantenere un contatto
con un oggetto di cui si teme-desidera la perdita.
Il processo canceroso, così "estremista" nelle sue
manifestazioni, a parer mio, ne fornisce l'esempio più manifesto.
Ciò che particolarmente colpisce nel comportamento delle cellule
neoplastiche è la spiccata autarchia che manifestano. Sul piano
biologico la cellula neoplastica, per molti versi perfettamente normale,
soffre di un guasto dei meccanismi che regolano la proliferazione. In
genere l'innesto della crescita è regolato molto accuratamente
da meccanismi di retro-inibizione che sono in grado di interrompere
il flusso di segnali dalla membrana, sulla quale operano i fattori di
crescita (segnali peptidici o micromolecolari extracellulari), al nucleo.
La cellula tumorale si comporta come un interruttore bloccato sulla
posizione di accensione e si svincola dalla strategia globale dell'organismo.
La cellula si autostimola in continuazione (alcune arrivano a prodursi
autonomamente i fattori di crescita che solitamente sono esogeni) e
prolifera indipendentemente dal controllo extracellulare. In altri termini
la cellula tumorale è una cellula che non si rassegna a morire:
il cancro è un tentativo di immortalità cellulare. Luciano
Zardi evidenzia come ci siano delle basi comuni tra rimarginazione delle
ferite e cancerogenesi 2.
Effettivamente vi è una spiccata similarità tra la composizione
del tessuto di granulazione di una ferita durante la rimarginazione
e lo stroma dei tumori. Dvorak, addirittura, definisce i tumori delle
"ferite che non rimarginano" 3.
Il processo tumorale può essere considerato alla stregua di un
tentativo a polarità somatica di ricostruire un'immagine di completezza
pretraumatica in una situazione psicosomatica globale dell'individuo,
che impedisce il distacco da un oggetto e l'elaborazione della perdita.
La tipizzazione psichica dei soggetti con affezioni neoplastiche e la
spiccata familiarità delle forme che non dipendono da induzioni
esterne (radiazioni, agenti chimici, etc.) effettivamente mostra soggetti
con relazioni affettive di tipo simbiotico che prima dello sviluppo
della malattia, o il suo appalesarsi clinico, abbiano esperito una situazione
importante di perdita (psichica o somatica) importante. Il soggetto
canceroso è dotato di una attività particolarmente potente
della pulsione di morte, che rimane essenzialmente una modalità
di ritorno alla continuità del vuoto costitutivo. Probabilmente,
nel processo di strutturazione dell'organizzazione energetica e psicomateriale
che si svolge nel crogiuolo dell'Es, il reticolo co-pulsionale di questi
individui si struttura, per condizionamento filogenetico, in modo imperfetto,
non riuscendo ad assicurare né un contatto efficace con la realtà
(reperimento di oggetti co-pulsionali esterni) né un'appagante
scarica dei livelli tensionali.
Sono persone che vivono in un continuo stato di sovratensione pulsionale
cui non rimane che mettere in atto, in situazioni traumatiche, il reperimento
di un oggetto co-pulsionale somatico su cui vincolare la propria sessuo-aggressività.
In "Immagine e fotografia" N. Peluffo spinge ancor più
in profondità le sue teorizzazioni psicosomatiche scandagliando
le reazioni psichiche e le fluttuazioni omeostatiche che si verificano
nel ricevente in occasione di un trapianto d'organo. Come è noto
il modello biomedico riduce il fenomeno al solo livello di tolleranza
immunitaria. Peluffo, al contrario sottolinea che "così
come per la donna incinta per ciò che riguarda l'embrione, anche
per chi riceve un trapianto è necessario un investimento narcisistico
sull'immagine dell'organo trapiantato e questo diventa più facile
se l'immagine del donatore non procura angoscia" 4.
In altri termini l'Autore suggerisce che accanto alla tolleranza immunitaria
debba stabilirsi una tolleranza psichica che integri l'immagine dell'organo
donato (per come questa viene vissuta dal trapiantato) nell'organizzazione
immaginaria dell'io. Un recente caso clinico pubblicato il 13 giugno
1990 sul n° 118 de "Il Medico d'Italia" conferma tale
ipotesi.
In Inghilterra un ragazzo di undici anni affetto da leucemia riceve
dal padre un trapianto di midollo che attecchisce malgrado l'insorgenza
di una Gvn (Host versus Graft disease) di grado lieve. Viene dimostrato,
con opportune metodiche, che il sistema emopoietico del figlio viene
interamente ripopolato di cellule paterne. A distanza di 17 anni il
padre sviluppa un linfoma linfocitico a cellule T e si procede al trapianto
di midollo, questa volta prelevato dal figlio. Un trapianto autologo,
come lo stesso articolista evidenzia "essendosi per un processo
di inserimento globale trasferito in toto nel midollo del figlio".
Il dato interessante è che, contrariamente alle aspettative,
anche in questo caso viene a manifestarsi una reazione immunitaria verso
il trapianto; una reazione che, in base alle interpretazioni basate
sui soli dati immunitari sarebbe da ritenersi praticamente impossibile
ma che appare scontata e prevedibile seguendo il modello micropsicoanalitico
di Nicola Peluffo.
A questo punto possiamo evidenziare i punti cardine di una concezione
micropsicoanalitica della psicosomatica:
1 - Il trauma è sempre pre-psichico e pre-somatico e consiste
essenzialmente nella separazione tra la continuità del vuoto
e la discontinuità dell'organizzazione energetica, che, in accordo
con le polarità filogenetiche del terreno, intraprende la soluzione
somatica o psichica del conflitto.
2 - Esiste una certa interscambiabilità tra la modalità
somatica e quella psichica di elaborare la conflittualità di
base. Essa dipende dall'elasticità dell'es dovuta all'entità
dello scontro ideico-co-pulsionale ed alla rigidità dello schermo
iconico nei confronti del vuoto. E' un fattore questo da tenere in massimo
conto quando si seguono i tentativi messi in atto dalle persone di comporre
i conflitti profondi: un esempio drammatico ed eloquente è espresso
dalla "sindrome maligna da neurolettici" che costituisce una
rara (0,5-1,4% dei pazienti) ma temibile complicanza ad alta mortalità
(20-30% dei casi) in soggetti trattati con farmaci antipsicotici.
La sintomatologia clinica è caratterizzata da ipertermia intrattabile,
rigidità muscolare, alterazione dello stato di coscienza, sintomatologia
neurovegetativa imponente. L'interpretazione micropsicoanalitica della
forma morbosa che ritengo giusto formulare è quella di una eliminazione
"selvaggia" delle difese produttive dello psicotico con riversamento,
per traslazione psicosomatica, del conflitto a livello del soma. La
terapia consiste essenzialmente nella sospensione del trattamento antipsicotico,
reidratazione e trattamento disintossicante aspecifico: si permette
cioè al soggetto di tornare ad utilizzare l'unica via di risoluzione
del conflitto che al momento gli è permessa, quella a polarità
psichica. Per alcune persone la psicosi sembra essere l'unica modalità
di esistenza possibile.
3 - Alcune malattie somatiche sono il rappresentante simbolico-organico
di oggetti perduti di cui non sia stato possibile elaborare la perdita.
4 - Malattie croniche ad andamento ciclico possono costituire lo stigma
di appartenenza dell'individuo al gruppo familiare e rappresentano l'essenza
della continuità: spesso compaiono in sincronia con tentativi
di libertà del soggetto che acquisendo una maggiore individualità
psichica ed esistenziale risarcisce il proprio bisogno di continuità
sviluppando una forma patologica familiare.
5 - Alcune malattie somatiche svolgono il ruolo di valvola di scarico
(vincolamento sull'organo fonte-meta di investimento co-pulsionale)
dello stato tensionale determinato dal conflitto energetico di base.
Voyez la version française...
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NOTE:
- G. Groddeck, La natura guarisce il medico cura, Celuc Libri, Milano,
1982.
- L. Zardi, Una crescita che non
si arresta, Doctor, anno VII, nˇ 8.
- H.P. Dvorak, New England J.
Med., 315, 1650, 1986.
- N. Peluffo, Immagine e fotografia,
Borla, Roma, 1984.
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