Il
presente lavoro è comparso sul n° 27-28 del Bollettino dellIstituto
Italiano di Micropsicoanalisi
Nel mio libro La vita: involucro
vuoto ho dedicato un vasto capitolo alla trattazione sistematica
della concezione micropsicoanalitica della psicosomatica; rimando colà
il gentile auditorio per un eventuale approfondimento teorico mentre
oggi, data la brevità del tempo a disposizione, vorrei tentare
di individuare il filone teorico-metodologico in cui si situa la visione
micropsicoanalitica della psicosomatica e verificare sul campo, servendomi
anche di materiale clinico, la fondatezza delle teorizzazioni della
nostra scuola.
La psicosomatica nasce verso la fine del IXX secolo in relazione ad
un profondo mutamento di paradigma nella rappresentazione del mondo
che si è venuto a produrre nella coscienza umana: il passaggio
dalla dimensione fisica newtoniana, il mondo degli oggetti, a quella
della relatività speciale, il mondo degli eventi.
Dalla concezione delluomo come macchina biologica predeterminata
costituita da componenti la cui minima alterazione viene considerata
unanomalia di funzionamento rispetto allespletamento di
un programma dato, considerato come immutabile, si è passati
gradualmente ad una visione olistica della realtà, che viene
considerata animata da un dinamismo senza sosta, giacché le particelle
sub-atomiche che costituiscono gli atomi di cui siamo fatti, vengono
oggigiorno considerate come strutture dinamiche, cioè come eventi,
piuttosto che come oggetti.
Il termine stesso di psicosomatica, introdotto nel 1818
dallinternista e psichiatra Heinroth, anche se di uso ormai consolidato,
non è stato una soluzione felice: contiene al suo interno un
dualismo inesistente mentre lipotesi stessa che sta alla base
della medicina psicosomatica è quella dellunità
funzionale e sinergica di soma e psiche.
Gli studiosi che progressivamente ebbero la capacità di liberarsi
del pregiudizio (e probabilmente non è un caso che Silvio Fanti
esponesse il pregiudizio, come sindrome paranoide
universale, proprio nel capitolo dedicato alla psicosomatica della
sua opera fondamentale La micropsicoanalisi)
iniziarono a riconoscere lincontestabile evidenza di una sinergia
evidente e di un rapporto causa-effetto bidirezionale tra psiche e soma.
Tanto per citarne i più eclatanti e storicamente significativi:
1) - il decesso woodoo di individui condannati mediante mezzi magici,
studiato dal fisiologo Walter B. Cannon .
2) - Le osservazioni sullo stress di Wolff.
3) - La più precoce mortalità degli affetti da nevrosi
messi in luce da Hermann.
4) - La diversa risposta immunitaria alla situazione di trapianto dorgano
in relazione ai processi di elaborazione psichica studiata da Castelnuovo
Tedesco e approfondita in senso
micropsicoanalitico da Nicola Peluffo.
5) - Lo studio predittivo sul carcinoma della cervice uterina condotto
da Schmale e Iker sulla sensazione soggettiva di essere privi di difese
e senza speranze che ha dato dei risultati assolutamente impressionanti.
6) - Lesperienza delle situazioni limite:
a) La diversa risposta alle inumane situazioni dei campi di sterminio
di individui con
struttura psichica diversa.
b) le performances psico-fisiche dei grandi recordman che hanno sfidato
i pregiudizi della fisiologia medica. A tale proposito vorrei portarvi
a conoscenza delle dichiarazioni del grande recordman mondiale di apnea
in assetto costante e variabile Umberto Pelizzari:
Spesso mi sono soffermato un po' sul fondo, al termine delle discese
in apnea oltre i cento metri, e mi sono concentrato esclusivamente sul
mio cuore. Ebbene è incredibile, ma avverto una pulsazione cardiaca
ogni 7-8 secondi. I medici della mia equipe sorridono quando riporto
loro queste impressioni e sostengono che è impossibile che in
un uomo la frequenza cardiaca si riduca a nove pulsazioni al minuto.
Staremo a vedere. Sono convinto che, appena sarà realizzata l'impermeabilizzazione
oltre i cento metri di un holter (lo strumento utilizzato per la registrazione
di un normale elettrocardiogramma), anche questo fenomeno potrà
essere verificato."
Per inciso, ritengo probabile che presto a ridere sarà Umberto
Pelizzari: solo negli ultimi anni sono stati tracciati decine di limiti
fisiologici invalicabili, dalla rarefazione di ossigeno alle grandi
altitudini, alle sollecitazioni bariche delle profondità marine,
tutti ovviamente infranti. E che sia un problema di difese psichiche
che si esprimono nel soma ne è ben conscio lo stesso Pelizzari:
Potremmo allora chiederci perchè un giovane intraprenda
una disciplina così difficile e dura; come possa trovare stimoli
e piacere in un'attività che di per sé è una sofferenza.
In realtà, l'apnea è una scoperta graduale del proprio
Io, una ricerca interiore che, se condotta in una certa direzione, cancella
completamente l'aspetto doloroso connaturato al "trattenere il
fiato", lasciando spazio a sensazioni ed emozioni forti e bellissime.
A questo livello si arriva per gradi, col tempo, solo se si impara a
fare apnea con la testa più che con il fisico, con la forza della
mente piuttosto che con quella dei muscoli. (...) Non ci sono infatti
ricette particolari. Ci si deve solo allenare.
E molto. Non solo fisicamente, soprattutto mentalmente."
Tornando al tema odierno è purtroppo in questo campo poco fruttuoso
rivolgersi al Maestro: evidentemente oberato dallimmane compito
di difendere la psicoanalisi dagli attacchi forsennati cui venne sottoposta
fin dal suo esordio, Sigmund Freud probabilmente ritenne di non dare
ulteriore scandalo andando a scuotere ulteriormente le fondamenta dellorganicismo
medico: nel 1923 il Maestro scrisse a Viktor von Weizsäcker dicendosi
pienamente consapevole dellesistenza di fattori psicogeni nelle
malattie aggiungendo però che avrebbe preferito vedere i suoi
allievi limitarsi, a scopo di apprendistato, alla ricerca nel campo
delle nevrosi.
Se si ricerca nellOpera Omnia di Freud gli unici riferimenti a
materiale che oggigiorno definiremmo come inerente alla psicosomatica
li troviamo a proposito dellepilessia e dei disturbi psicogeni
della vista. Scrivendo dellepilessia Freud è già
assolutamente certo di un passaggio diretto psiche-soma e prefigura
tutto lo svolgersi successivo dellelaborazione psicosomatica:
...La reazione epilettica come possiamo definire questo
quadro nel suo insieme, si pone senza dubbio al servizio della nevrosi,
la cui essenza consiste nelleliminare per via somatica masse di
eccitamento che il soggetto non riesce a padroneggiare psichicamente.
Un chiarimento ulteriore viene portato da Otto Fenichel che conia il
termine di nevrosi dorgano che mostra preferire a
quello di disturbo psicosomatico. La nevrosi dorgano
viene definita come un tipo di disturbo funzionale di natura fisica,
che consiste in cambiamenti fisiologici causati dalluso inappropriato,
erotogenetico, della funzione in questione. Quindi per Fenichel, ed ovviamente
anche per Freud che però continua a definirle disturbi
nevrotici, le nevrosi dorgano e le nevrosi di conversione
sono completamente differenti: nelle nevrosi di conversione, il sintomo
ha uno specifico significato inconscio ed è lespressione
di una fantasia attraverso il linguaggio simbolico del corpo; nelle
nevrosi dorgano, il cambiamento della funzione non ha nessun significato
inconscio.
Nondimeno sarà per noi confortante individuare un filo rosso
che lega le posizioni di Freud al riguardo e la strategica ridefinizione
micropsicoanalitica di es operata da Silvio Fanti. Vorrei sollecitare
lindulgenza delluditorio se riscontrerà uneccessiva
semplificazione di posizioni che meriterebbero ben altro approfondimento
ma il tempo, come si sa, è tiranno.
Ecco un breve riassunto delle principali scuole di pensiero della psicosomatica:
Alexander, French e Pollock limitano il campo della psicosomatica
ad un certo numero di malattie in cui sia evidente lassociazione
a certe tipologie caratteriali o costellazioni emozionali. In parole
povere i pazienti che sviluppano le cosiddette malattie psicosomatiche
propriamente dette avrebbero delle stigmate di personalità ben
definite.
Harold Wolff e collaboratori mettono in dubbio la specificità
del conflitto di personalità asserendo lesistenza di una
risposta funzionale dellindividuo: sarebbero gli avvenimenti dellesistenza
e non già il profilo psicologico ad influire sulle risposte patologiche
dellindividuo, cioè individui che siano stati colpiti da
disgrazie difficilmenti sopportabili corrono maggiori rischi di ammalarsi.
. Credo che basti losservazione delle differenti reazioni al medesimo
stress, studiate nei campi di concentramento, per indebolire sostanzialmente
questo punto di vista e tornare a concentrarsi sulle caratteristiche
individuali.
E veniamo dunque alla scuola parigina di P. Marty che, partendo dallosservazione
della povertà di elaborazione psichica dei malati psicosomatici,
ascrive la comparsa di una malattia psicosomatica ad un fallimento dei
processi di mentalizzazione (elaborazione psichica dellemozione
attraverso il pensiero, sia nel suo aspetto intellettuale cosciente,
sia in quello immaginativo del fantasma).
Per certi aspetti noi siamo vicini a tali teorizzazioni laddove si mette
in risalto la possibile vicariazione dellelaborazione dallo psichico
al somatico, ma con la ridefinizione di es fatta da Silvio Fanti e con
lintroduzione del concetto fondamentale di terreno
ci svincoliamo completamente da una tipizzazione del tipo di malattia
situando sia la scelta del disturbo che le modalità di elaborazione
psichica o somatica nelle caratteristiche di terreno dellindividuo.
Lo stesso Fanti non formula una teoria definita della psicosomatica
ma, affrontando largomento ne La micropsicoanalisi
fornisce, nello spirito pionieristico
del libro, molteplici e fecondi spunti di riflessione.
E soprattutto la scuola italiana che si sofferma sullargomento
e ciò mi permette di dare un quadro dellattuale visione
micropsicoanalitica della psicosomatica citando il contributo dei singoli
ricercatori.
Partiamo, ovviamente dalla ridefinizione del concetto di es fatta da
Silvio Fanti:
es:
cerniera prepsichica e presomatica
tra lenergia ideica
e la motricità pulsionale
che hanno come perno
il principio di costanza del vuoto
Fanti utilizza i termini cerniera
e perno; vediamone in dettaglio il significato:
- cerniera: sistema di collegamento di due organi o strutture...
- perno: organo...che serve a realizzare laccoppiamento rotoidale
E evidente che il fondatore della micropsicoanalisi pensasse ad
un meccanismo di selezione dei tentativi (pensiamo ad esempio ad una
porta rotante che ora permette il passaggio in una direzione, ora nellaltra)
e contemporaneamente ad un sistema di giunzione tra lo psichico ed il
somatico.
Daniel Lysek, ce ne fornisce una preziosa delucidazione: Les
si definisce come la cerniera tra lo strutturale ed il pulsionale o,
più precisamente, come linsieme dei punti in cui una struttura
energetica ingenera una forza pulsionale, che provoca a sua volta un
movimento nellenergia. Esso forma la matrice cellulare nella quale
lo psichismo si organizza progressivamente, per mobilizzazione co-pulsionale
dellenergia, e inoltre interagisce con il somatico.
E probabilmente lintensità della spinta co-pulsionale
o la sua reiterazione che imprime in modo più o meno indelebile
(alterazione funzionale o alterazione organica) la sua traccia.
Gioia Marzi in un originale studio sulle oscillazioni psiche-soma in
soggetti psicotici nel corso di terapia psicofarmacologica, ricorda
come i soggetti psicotici ben difficilmente presentino patologie somatiche,
mettendo questo dato in relazione ad un irrigidimento della plasticità
di cerniera delles che, per così dire, viene bloccata sul
polo psichico: ...la plasticità di cerniera nello psicotico
è molto ridotta...: come dire che la via somatica è impercorribile
e che tutta la tensione imbocca la strada psichica. Di qui le sortite
psicopatologiche.
Personalmente ho ipotizzato che la sindrome maligna da neurolettici
possa essere ascritta proprio ad un catastrofico riversamento della
tensione nel soma dovuta al blocco esercitato dal neurolettico sulla
cerniera delles: in parole povere, se si toglie al soggetto la
difesa psichica senza aver operato una ricostruzione del suo terreno
psicosomatico è possibile un pericoloso effetto rebound che interessi
il soma con conseguenza anche mortali.
In un approccio più classico (rottura dellomeostasi tra
psiche e soma) Edoardo Maragliano mette anchegli laccento
su un irrigidimento del meccanismo di smistamento ed elaborazione della
tensione proprio delles.
Già nel 1981 Nicola Peluffo aveva chiarito in modo cristallino
la relazione psiche-soma: ...allinterno delles valgono
delle leggi molto semplici ma definitive, che sono le stesse attraverso
le quali il soma ha costruito i suoi mezzi di difesa ed adattamento.
Voglio dire che così come nel soma esistono delle formazioni
che regolano il rapporto dellorganismo con sé stesso e
con lambiente, il binomio rigetto-facilitazione ne è una,
nella psiche ne esistono delle corrispondenti che funzionano allo stesso
modo. In un primo tempo pensavo che le formazioni psichiche fossero
solo un riflesso di quelle somatiche, ora invece mi sono reso conto
che la relazione esiste perché entrambe provengono dalla stessa
spinta e sono due facce diverse dello stesso fenomeno. Ecco perché,
se ci si pone dal punto di vista della spinta, si può arrivare
a dire che con la parola es si definisce lo strumento di regolazione
che decide se i meccanismi di regolazione della materia vivente abbiano
una maggiore o minore convenienza (dal punto di vista economico) a prendere
la via somatica o quella psichica.
Gli studi sulla psicosomatica di Peluffo imperniati sullipotesi
di una funzione vicariante psiche-soma sono già del resto espliciti
nel suo libro del 1976 Micropsicoanalisi dei processi di trasformazione.
In quel testo lAutore cerca di dare una spiegazione allunica
eccezione alla regola di istocompatibilità self-non self esistente
in natura, rappresentata dallo stato di gravidanza, formulando lipotesi,
ormai suffragata da circa un trentennio di verifiche, che la reazione
immunitaria diretta verso il feto portatore di antigeni non-self venga
vicariata da unintensa dinamica psichica che si verifica allinterno
dellunità materno-fetale, spesso contraddistinta dallo
strutturarsi di fantasmi di invasione o di fagocitamento reciproco.
Ho personalmente verificato la concretezza di tale ipotesi riscontrando
nel caso di unanalisi condotta con successo totale in un caso
di schizofrenia ebefrenica lassoluta corrispondenza tra i deliri
del soggetto psicotico e le dinamiche fantasmatiche della madre durante
la gestazione dello stesso.
In sintesi il giovane aveva sviluppato un delirio di onnipotenza imperniato
sullidea delirante di poter rimodellare il suo corpo, in particolare
poter allungare a piacimento gli arti. La madre del soggetto rivelò
che, durante la gravidanza , tormentata da vissuti di invasione a strutturazione
filogenetica (fu possibile riscontrarli in molte altre donne della famiglia),
era tormentata dallidea che il figlio non avesse né gambe
né braccia.
E assolutamente evidente il rapporto diretto tra fantasmatica
materna nel corso della gestazione ed i contenuti del delirio di rimodellamento
corporeo del giovane espressione del tentativo, retto dalla coazione
a ripetere, di riguadagnare un ruolo attivo per retroazione onnipotente
e magica nellevento traumatico.
Sappiamo che il meccanismo più efficiente di cui dispone luomo
per smaltire i picchi tensionali è rappresentato dal sogno: secondo
Peluffo, in una situazione di surplus tensionale, il sogno funziona
da valvola di scarico al sintomo organico riversando una parte dellenergetica
delles che attiva il sintomo sulla strada dellattività
cardinale onirica: Lattività onirica si accompagna
a quella organica, che è parte del terreno, e quindi nellontogenesi
la seconda e la prima funzionano sinergicamente e si completano. Anzi,
io sono del parere che sovente il sogno diventi la valvola di scarico
delleccesso di tensione cellulare, cioè dorgano e
di funzione. In questo caso il sogno assicura in modo diretto la continuazione
delle funzioni vitali dellentità psicobiologica nella quale
si manifesta.
Anche tale ipotesi è stata ampiamente verificata e suffragata
dallo studio di innumerevoli soggetti in analisi. Avvalendomi di un
potente database da anni informatizzo una serie di dati relativi allo
svolgimento del lavoro analitico. Mettendo in relazione la comparsa
o meno del sogno nel compartimento preconscio - conscio con leventuale
presenza o assenza di impegno somatico si può verificare che
lingresso del sogno nella dinamica vitale dellindividuo
corrisponda ad una attenuazione o scomparsa dei sintomi somatici.
Alla luce di tali dati, tra laltro, dato che non concepiamo più
il sogno nella sola, pur corretta, accezione freudiana di realizzazione
mascherata di un desiderio infantile, bensì come espressione
di un tentativo di costruzione di uninsieme sufficientemente stabile
(servomeccanismo) atto allo smaltimento privilegiato della tensione
psico-biologica, ritengo che il conservarsi o meno del sogno nel compartimento
preconscio-conscio non abbia solo a che vedere con i meccanismi di censura
bensì sia influenzato dal grado di successo nellassolvere
la funzione di scarico tensionale.
Unaltro fondamentale contributo dato da Nicola Peluffo alla costruzione
di una psicosomatica micropsicoanalitica consiste nella formulazione
del concetto di immagine della perdita. LAutore sostiene
che lagire somatico (ivi compreso lo stato di malattia) è
una delle modalità di mantenimento della relazione con limmagine
delloggetto perduto: linvestimento narcisistico su una zona
erogena permette di allucinare una situazione passata.
I riscontri clinici a tale ipotesi sono innumerevoli: oggi mi limiterò
allesposizione di un caso abbastanza eclatante non fosse altro
per la gravità dellimpegno somatico.
Trattasi di una giovane donna di 35 anni che giunge alla mia osservazione
in uno stato di marasma psicosomatico caratterizzato da una condotta
anoressica che lha ridotta ad uno stato precachettico. Non si
tratta di una forma pura di anoressia (rifiuto totale del cibo associato
a scomparsa del ciclo mestruale retta da nuclei di fissazione iniziatico-orali)
ma di quella forma, sempre più frequente ai giorni nostri e mascherata-rafforzata
dai modelli ideologico-culturali dominanti, di rifiuto del cibo animale,
soprattutto se visto nella sua essenza (lorrore per la bistecca).
Io credo che tale forma endemica diremo non-maligna di condotta alimentare
sia retta da nuclei di fissazione a cavallo tra loralità
e lanalità in uno psichismo cioè non più
fusionale ma in cui si è fatta strada una iniziale relazione
doggetto di tipo particolare: relazione con un oggetto altamente
idealizzato, verso cui vengono concentrate spinte incestuose intense,
che presenta le caratteristiche psichiche dellossessività.
In parole povere spesso una bambina figlia di una madre forte, con habitus
mascolino e di un padre che non si lascia avvicinare-toccare per motivi
di difesa ossessiva al servizio di una speculare spinta incestuosa di
tipo Edipo II.
Effettivamente in questo soggetto si alternano le difese proprie di
una nevrosi ossessiva caratterizzata da un inviolabile tabù del
toccare, a gravi malattie organiche. Linvestimento sul piano somatico
si è concentrato da più di un decennio sulla colonna vertebrale:
lanalizzata ha subito ben tre interventi chirurgici sulla colonna:
il primo per unernia del disco intervertebrale i successivi per
complicanze infettive sulla vertebra operata. Residua una vasta e preoccupante
lacuna di riassorbimento osseo associata a dolori intensissimi soprattutto
al mattino (i medici che la seguono propendono per un nuovo intervento).
Da anni i rapporti sessuali sono praticamente assenti sia per lincontro
(diremo economico) con un partner portatore anchegli di una grave
nevrosi ossessiva (potenza della coazione a ripetere!), sia per i dolori
alla schiena che, nelleseguire il rapporto sessuale si fanno lancinanti.
Tutta lattenzione vitale della giovane è sequestrata da
questo buco che non guarisce, questa ferita che non rimargina.
La dimensione psicodinamica del caso è ovviamente ben più
complessa di quanto sia possibile descrivere: come spesso accade in
casi gravi è ben prefigurata da una lunga storia genealogica
che qui ometteremo.
Vorrei solo riportarvi il materiale della seduta che fa da sugello al
lavoro di scioglimento degli investimenti incestuosi sullimago
paterna.
Premetteremo che il padre dellanalizzata era scomparso prematuramente
dopo una lunga malattia neoplastica invalidante.
La giovane allinizio della seduta parla della scomparsa prematura
di un caro amico di università:
Quando Carlo è morto non me lo aspettavo e non sono stata
capace di andare a fargli visita (la stessa cosa era accaduta per il
padre: si era allontanata da casa proprio in concomitanza con la sua
rapida agonia e vi aveva fatto ritorno solo al suo decesso). Anna (la
compagna del giovane scomparso) si portava dietro lombra di tutti
i morti. Aveva qualcosa nelle dita, come non avesse i polpastrelli:
non riusciva a toccare (ecco la modalità proiettiva di avvicinamento
alla presa di coscienza) Sto come per entrare nel fondo di un imbuto,
in qualcosa che mi prende. Tutto si allontana e si allunga; papà
aveva come un buco che lo mangiava tutto e non si poteva mai chiudere,
non guariva mai. (è questa la faccetta rappresentazionale-affettiva
che per identificazione patologica ha dato i connotati alla sua malattia
ma, per ora, ben celata dalla difesa proiettiva, lanalizzata non
coglie il nesso evidente)
Nella seconda ora di seduta la signora spontaneamente decide di osservare
una foto del padre (come è noto in micropsicoanalisi è
possibile utilizzare, in fasi avanzate del lavoro, il supporto tecnico
dello studio iconografico).
Si sofferma inizialmente ad osservare i capelli del padre prendendo
coscienza di una cosa che aveva sempre diniegato: che presentassero
i segni iniziali ma evidenti di una canizie. A tale riguardo cè
da riferire il particolare interessante che tutti i partners che lanalizzata
aveva avuto erano prevalentemente dei mori che poi a distanza di anni
sviluppavano una canizie marcata assolutamente imprevedibile, come del
resto era accaduto a lei.
Ascoltiamola:
In tutte le persone che guardo devo sempre riconoscere qualcosa
tra la nuca e il collo. Come il grigio-acciaio della racchetta da tennis
di mio padre. Non vedo proprio nessun altro (fissazione esclusiva alloggetto
incestuoso). (1° ingrandimento): Questi iniziali capelli bianchi
sono andati avanti, come immagino che possa essere ora. E strano
mi sembra una persona senza odore, come il ricordo di unimmagine
più che una persona, di una cosa ferma che non può avere
nessun odore. Cè qualche capello bianco...ecco, ora mi
sembra di ricordare che toccassi il lobo dellorecchio.
(2° ingrandimento): Allattaccatura dei capelli vicino le orecchie
cè come un pezzettino più lucido, come una cicatrice,
un neo bianco. Cè come forfora nei capelli...cazzo! ma
sono quei quadratini bianchi che vedo! (lanalizzata soffriva di
tormentose visioni ossessive, in particolare a volte vedeva come dei
riquadri di dettagli della persona enormemente ingranditi che le davano
un senso di repulsione. Non si sottolineerà mai abbastanza quanto
sia grave la nevrosi ossessiva da situarsi ai confini con il delirio
e dunque la rottura del principio di realtà). Ma la cosa più
importante è che io non lo riconosco: ho unaltra immagine
nella mente. Cè unombra in questa foto, penso sia
lombra di mamma, unombra rotonda. Lui ha come un buco nella
pancia e non se ne è accorto (in effetti anni dopo lo sventurato
genitore avrà una serie di terribili piaghe da decubito tanto
profonde da poter essere definite dei veri e propri buchi).
Ed io...è come avessi unaltra faccia: come mi si sono fatti
i capelli grigi mi si è attaccata unaltra faccia. Mi sembra
di essere unaltra. Mi sono come trasformata in unaltra persona,
non me lo spiego.
E questo il meccanismo di elaborazione patologica del lutto per
identificazione allo scomparso: diniego della perdita, assenza di elaborazione
del distacco, ricostruzione delloggetto quando va bene assumendone
le stigmate comportamentali, spesso, purtroppo ricreandone i sintomi.
A tale riguardo ritengo che in questa luce vada rivisto linteressante
studio condotto da Rees e Lutkins che esaminarono in una piccola località
del Galles ben 903 persone che avevano perduto di recente un parente
confrontate ad un gruppo di controllo di 878 persone che non avevano
subito lutti. Durante lanno successivo al decesso la mortalità
nel gruppo in esame è risultata ben sette volte maggiore di quella
del gruppo di controllo.
Ma seguiamo ancora lelaborazione della nostra giovane signora
che le consentirà la demolizione della sindrome psicosomatica:
Enzo (così chiameremo il suo partner attuale) è
lunica cosa che riconosco che cera prima che ci fossi io:
se muore lui rimango completamente sola. Almeno avessi fatto un bambino
con lui, poteva anche morire! Era lunico che potesse mettermi
qualcosa nella pancia (luomo che era incanutito, cioè il
fantasma del padre). Aspetto che diventi vecchio, vecchio, vecchio...la
barba un po lunga. Lui mi ha visto ed è cambiato qualcosa
dentro di me...il buco. Immaginavo come delle bocche che ti mangiano,
qualcosa che ti cammina dentro. Una cosa che ti mangia dentro è
come una cosa che ti cresce dentro. I capelli grigi mi fanno venire
in mente il funerale di mio padre. Penso che da quando ho questi capelli
bianchi sono diventata unaltra...ma chi?...mio Dio, non è
possibile: mio padre?
Nella seduta successiva al termine della seconda ora le ripropongo il
materiale della seduta precedente relativo ai capelli bianchi: ecco
le associazioni prodotte;
Questa mi sembra una parte che io non volevo toccare: se non tocchi
le cose non muoiono. Se le hai toccate muoiono. Penso che le cose che
io tocco poi muoiono: Carla aveva le dita in quel modo, così
Carlo non moriva...i miei fidanzati che toccano le corde della chitarra...papà
che tocca le corde della racchetta, il segno delle corde sui pollici.
Davide (così chiameremo uno dei precedenti fidanzati) mi ha stretto,
come non riuscisse a controllarsi, una cosa che va per i fatti suoi,
troppo più forte di noi...questo dito con il segno delle corde...i
pollici sono come i piselli degli uomini. Una cosa troppo forte...qualcosa
che mi è arrivata dentro, nella pancia...forse è qualcosa
che mi mette paura dopo che lho fatto: ma quello è mio
padre, non può avermi fatto niente! E che uno se lo immagina.
Ho paura che lui mi faccia qualcosa. Ho paura a non farcela a tenermi
quellaffare dentro che cresce: non ce lho un buco così
grande. Per entrarti dentro una cosa così grande ti mangia e
ti fa un buco...
Non credo che ci sia bisogno di ulteriori commenti. Una TAC che la signora
volle fare al termine della prima tranche di micropsicoanalisi evidenziò
una totale scomparsa della lacuna ossea, la sintomatologia era ridotta
dell80 per cento.
Tutto questo senza il minimo lavoro diretto sui sintomi.
A proposito del tabù del toccare ritengo che la costruzione di
gravi malattie somatiche sia la trasposizione sul soma della stessa
dinamica difensiva dagli impulsi incestuosi: la malattia diventa un
buco nero che succhia la vita della persona, un tormentoso ma rassicurante
sacchetto di celophan che la isola dal mondo. Daniela Marenco studiando
i rapporti tra emicrania e tabù del toccare è ancora più
esplicita: ...lattacco emicranico isola il soggetto bloccando
la sua mobilità e vietandole di ricevere stimoli ed in particolar
modo le impedisce di effettuare movimenti reali o metaforici in obbedienza
al tabù del toccare e quindi al tabù del vuoto. In questo
senso la malattia diventa il rappresentante della sinapsi feto-materna
e dei suoi sostituti ontogenetici successivi (per esempio fissazioni
alle Immagini della famiglia) costruiti sulla base di un terreno psicobiologico
che ne favorisce linsorgere.
Infine la possibilità di vicarianza psiche-soma nello smaltimento
del surplus pulsionale risulta evidente anche nel caso delle cosiddette
voglie in gravidanza. Manuela Tartari ritiene che le voglie
siano un tentativo a prevalenza psichica di contrastare una spinta espulsiva
che si presenta come stimolo ad espellere oralmente il feto. In presenza
di soggetti portatori di importanti nuclei di fissazione orale, la risposta
difensiva, parimenti orale, diviene il desiderio di mangiarlo, continuare
a trattenerlo come cibo. In tale modo, con lo spostamento difensivo
sull'immagine del cibo che la donna può effettivamente mangiare,
il conflitto si attenua e la crisi di rigetto può essere contrastata.
Allo stesso modo, l'investimento sul cibo desiderato può diventare
un rappresentante del desiderio incestuoso e allora il fallimento del
meccanismo, dunque, l'aborto, diventa la conseguenza di un tabù
infranto, l'aver mangiato il frutto proibito. Tartari rileva che
alcune analizzate riferiscono di aver avuto le contrazioni abortive
dopo aver finalmente mangiato ciò che avevano tanto desiderato.
In generale, le voglie fanno leva sulla sensorialità: gusto,
olfatto, vista, sensazioni propriocettive di pienezza e perciò
sono piuttosto vicine alle rappresentazioni del conflitto somatopsichico,
anzi, ne divengono una rappresentazione.
NOTE:
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1974).
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(http://www.softntt.it/pelizzari/index.htm)
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- Alexander F., French T.M., Pollock G.H., Psychosomatic specificity.
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- Wolff H.F., Stress and Disease
(Springfield: Thomas, 1953).
- Silvio Fanti, La Micropsicoanalisi
(Op. cit.)
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