Le sostanze psicotrope nelle
dinamiche adolescenziali: dati di esperienza clinica*
25 febbraio 2001
* Estratto della
relazione presentata al Convegno "Adolescenza: dal disagio
alla malattia" Atina, 28 aprile 2001.
Si è scritto molto
sulladolescenza e sulla tossicodipendenza; qualcosa anche
è stato fatto. Addirittura si va stabilendo che luna
e laltra siano delle specializzazioni in sè: ad
esempio si parla di adolescentologia.
Quanto alla tossicodipendenza, ormai una ventina di anni fa,
sono state fatte leggi alluopo, e Dipartimenti specifici,
perchè, sia ben chiaro, il tossicodipendente non
è un malato come un altro..
Così che troppo spesso si perde tempo prezioso nella
definizione delle competenze per questo o quel paziente: è
adolescente o ancora bambino? Oppure: è ancora adolescente
o già adulto, tossicodipendente o malato di mente?
O, infine, tossicodipendente o adolescente?
Che è poi la fattispecie di cui ho deciso di parlare
proprio in ragione della grande incidenza del fenomeno e della
mia più generale difficoltà a vedere luomo
malato (ma anche quello sano) come fatto di pezzetti, con competenze
a pezzetti.
Quando si è chiamati nei reparti di Terapia Intensiva
e ci si trova davanti ad un adolescente in gravi condizioni
perchè intossicato o per un atto suicidario, cadono gli
steccati e si passa immediatamente al tentativo di capire.
E una delle evenienze più particolari per lo psichiatra
abituato e formato alluso della parola per fare diagnosi
e anche per curare.
Eppure queste patologie finiscono fin troppo spesso in rianimazione:
occorre tenerlo presente per i tanti casi di tentativi di suicidio,
per i gravi disturbi alimentari, per le intossicazoni da droghe,
per i comportamenti autolesonistici più o meno coscienti.
Quegli incontri in una grande sala comune, con i letti di emergenza
occupati da corpi ignudi collegati a tubi e schermi aderiscono
poco ai modelli di setting.
E non ci si abitua allo sconcerto, anzi al dolore, indotto dai
giovanissimi ridotti in fin di vita per un comportamento incomprensibile,
costretti al silenzio dal respiratore e con lo sguardo disperato.
Mi è capitato di recente di osservare una ragazza appena
pubere che aveva assunto quantità e tipi imprecisati
di farmaci trovati in casa: era stata da poco liberata dal respiratore,
poteva esprimersi, ma non sapeva che dire: si trovava lì
perchè voleva provare. Che cosa? Mistero.
Già in passato aveva pensato di soffocarsi ..per
vedere cosa si prova... Esclusi i luoghi più comuni
(sempre da indagare perchè facili occasioni di rivissuti
profondi di perdita-castrazione), decodificare tali curiosità
sarebbe impossibile senza laiuto di conoscenze esterne
al caso, che nel caso possono trovare conferma.
Come scrive Peluffo in un suo articolo del 1991, il comportamento
incomprensibile è legato alle manifestazioni dellImmagine
filogenetica e quindi esiste A PRIORI dallo sviluppo evolutivo
e si manifesta in qualunque momento della vita della persona.
Venendo poi alladolescente, lAutore considera come
in quel momento...si completa la maturazione psicobiologica
e si riattivano tutte le spinte copulsionali preesistenti.
Ad esempio, quando riflettiamo sulla definizione classica di
Edipo: Insieme organizzato di desideri amorosi e ostili
che il bambino prova nei confronti dei suoi genitori notiamo
che levidenza clinica imporrebbe luso di termini
più precisi: i desideri amorosi stanno per
possesso, quelli ostili stanno per annientamento.
Quanto al concetto di insieme organizzato occorre
dire che lelemento organizzatore è lambivalenza
che spinge le oscillazioni dal polo possesso al
polo annientamento e li coniuga in un altalenante
dinamica che accompagnerà lindividuo nelle sue
relazioni con il mondo per tutta al vita.
Infatti Fanti ha definito lEdipo :
legislazione
filo-ontogenetica
che stabilisce psicobiologicamente
lesigenza aggressivo-sessuale
di possesso-distruzione
Una definizione che non
lascia spazio a mezze misure.
Una volta sottolineata la pregnanza della situazione edipica
consideriamo che ladolescente, con il completamento del
processo maturativo e il raggiungimento della piena funzionalità
dellapparato riproduttore deve fare i conti con i desideri
preesistenti letà di latenza, con la loro potenziale
realizzazione e con langoscia che tali desideri ambivalenti
determinano.
Solo per fare qualche esempio tratto dallesperienza clinica
ricorderò un sedicenne che, alzandosi in piedi durante
un rimprovero del padre, realizzò di essere più
alto e più forte e che, come nelle sfide comuni nel mondo
animale, lo scontro avrebbe potuto volgere a suo vantaggio.
Il giovane ridusse lo studio, la vita sociale e sportiva: entrò
cioé in una fase depressiva sostenuta dallangoscia
di castrazione.
Correlato da parte genitorale è il caso della madre adottiva
di una ragazzina sudamericana. La signora ha avuto bisogno per
la prima volta dello psichiatra per Disturbo da Attacco di Panico
scatenato da una colluttazione con questa prestante adolescente
di 10 anni (pubere dalletà di 9), vivace e ribelle.
La situazione veniva associata a fatti di cronaca relativi al
matricidio operato da unadolescente, evento che aveva
attivato fantasmi ridondanti in più situazioni cliniche
o sub-cliniche. E in quel caso la possibile concomitanza di
uso di sostanze psicotrope faceva capolino fra i commenti che
riempivano le pagine dei giornali.
Che luso di droghe sia presente in molti dei comportamenti
incomprensibili, autolesionistici o a rischio posti in essere
dagli adolescenti, talvolta a scopo autoterapeutico, è
fenomeno diffuso; ma ciò non deve distoglierci da quanto
affermato poco prima e che, cioé, tali comprtamenti derivino
da ragioni profonde che in sé prescindono dalluso
delle sostanze anche se esse stesse finiscono con il rientrare
nella categoria del comportamento potenzialmente mortifero (si
veda anche larticolo di Daniela Marenco in "Scienza
e Psicoanalisi", "I
comportamenti autodistruttivi in adolescenza ", gen.
2001).
Potrei fare innumerevoli esempi: un giovane si è lanciato
nel vuoto alluscita dal cinema. Aveva visto il film
sullomicida-cannibale hanno scritto i giornali.
Ma era anche positivo ai tests per psicotropi.
Tutti quei morti sulle strade nelle notti dei week-end: escono
dalle discoteche dove alcolici e sostanze attivanti fanno parte
dei rituali.
E vero, come hanno scritto Peluffo e, recentemente, Zangrilli
sulle pagine di "Scienza e Psicoanalisi (Tossicodipendenza
e sofferenza familiare, 1 nov. 2000), che la forma di queste
modalità coatte autodistruttive cambia da una generazione
allaltra e che i giovani che andavano a farsi ammazzare
volontari in qualche guerra sono gli stessi delle discoteche,
degli sport estremi o degli invischiamenti in relazioni amorose
sadomasochistiche: attività svolte in gruppo o individualmente,
ma che rispondono comunque alla logica della coazione a ripetere
. Cioè alla insopprimibile necessità inconscia
di rimettersi in situazioni pericolose e sgradevolissime nel
tentativo di curare unantica ferita.
E un meccanismo inconscio che funziona sul processo, non
sui prodotti, e in questo senso è diabolicamente efficiente.
Certo cè il rischio che tale efficienza venga meno
e che, correndo in macchina, si finisca schiantati o che una
dose di eroina sia fatale, ma il meccanismo è, lo ripeto,
inconscio e i coinvolti difficilmente possono fare valutazioni
sui rischi. Agiscono in spirito di onnipotenza, per stare meglio:
ovvero per abbassare la tensione.
La coazione a ripetere è ben una situazione dolorosa,
ma può avere unanima salvifica nel senso che precostituisce
la situazione stessa della ripetizione: come potrebbe altrimenti
riproporre lodioso carosello di rimettersi nella condizione
assurda e umiliante al nobile fine di evitarla? Infatti non
la evita: a meno che non si sia fatta una strenua analisi fino
a raggiungere le componenti filogenetiche della ripetizione.
Attingo ancora una volta dalla clinica elementi che esplicitino
quanto appena esposto.
Dato un giovane in adolescenza piena, ancora non sufficientemente
emancipato da dinamiche conflittuali di Edipo-castrazione. Egli
ha già percorso individualmente e in gruppo il tentativo
di abbassare la tensione attraverso la pratica di sport estremi
diventando esperto scalatore. E andato però incontro
a diversi incidenti che lo hanno costretto a lunghi periodi
di immobilità, nel frattempo ha anche incontrato una
donna molto sofferente che si dichiara uscita da
esperienze di droghe. Da qui la storia ripercorre le centinaia
di altre: il cattivo incontro, le droghe leggere,
luso saltuario di sostanze più incisive, attivanti.
Del resto la vita sessuale del giovane alpinista non era affatto
soddisfacente, invece lalterazione dello stato indotto
dagli psicotropi, in particolare se eccitanti, consentiva laccesso
al piacere.
La vicenda ha avuto in epilogo un ricovero in psichiatria per
un episodio psicotico acuto. Ciò si presenta con sempre
maggiore frequenza proprio per il diffondersi di anfetaminosimili
e cocaina: questultima, in particolare, inibisce il trasportatore
di dopamina e determina pertanto laccumulo di questo neuromediatore
che è implicato nei fenomeni psicotici (i farmaci antipsicotici
riducono la dopamina). La cocaina quindi è in grado di
determinare quadri di psicosi paranoidea virtualmente non distinguibili
dalla schizofrenia propriamente detta. Si tratta di una situazione
legata ad abuso e a sensibilizzazione del sistema dopaminergico
mesolimbico che deve liberare progressivamente sempre più
dopamina fino a che lo stato di abuso cronico non produce una
reale psicosi.
Ho sentito molti tossicodipendenti descrivere le condizioni
di psicotizzazione come espressione di fragilità di chi
ne rimaneva vittima: proprio come prove rituali di resistenza,
versioni rivisitate delle passatelle al superalcolico.
Del resto la traccia filogenetica di queste ritualità
di passaggio si può trovare quale tentativo di contenimento
catartico, nelle religioni come nella mitologia e nelle cerimonie
ancora presenti in popolazioni meno contaminate dalla globalizzazione.
In diverse etnie dAfrica si celebra il passaggio alle
responsabilità adulte (ivi compresa la possibilità
di prendere moglie) con prove di forza e sfide del pericolo:
durante le cerimonie è in uso il taglio dei capelli e
laspersione di parti del corpo con sostanze dense o grasse.
Nella mitologia classica i riti di passaggio che segnavano la
fine della fanciullezza prevedevano il taglio dei capelli o
la loro legatura e lunzione del corpo in preparazione
delle prove di caccia e abilità fisica con le armi. Infatti,
nella lotta corpo a corpo, tenere i capelli legati e le membra
scivolose significava avere più possibilità di
sottrarsi alla presa del nemico giocando sullagilità.
Vediamo anche lesempio della Cresima o Confermazione:
nella religione cattolica è il sacramento che fa del
fanciullo l Unto del Signore (crisma=unzione),
conferma liniziazione cristana data dal Battesimo e sancisce
il passaggio a una professione di fede anche a costo della vita.
In epoca contemporanea i riti di passaggio si inventano, si
sovrappongono e si riciclano in brevissimo tempo; sono condivisi
da piccoli gruppi e spesso sono privi di contenuti simbolici.
Come scriveva Daniela Marenco nellarticolo già
citato a proposito del suicidio, unincompleta simbolizzazione,
che sostituirebbe o ritarderebbe lazione, lascia
il posto a modalità estremamente arcaiche di risoluzione
dei problemi: le modalità preverbali.
Così prepariamoci al nuovo film sui saltatori di Parigi,
gli Yamakasi: sette giovani , ormai cresciuti che cominciarono
10 anni fa, in piena adolescenza, a saltare da un tetto allaltro
e che hanno lanciato una moda e si sono venduti bene sulla piazza
del voyeurismo autodistruttivo.
© Gioia Marzi