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Società Internazionale
di Micropsicoanalisi
Istituto Italiano
di Micropsicoanalisi
Direttore: prof.
Nicola Peluffo
Con il Patrocinio di:
Università degli Studi di Messina
Università degli Studi di Palermo
Azienda Unità Sanitaria Locale n.5 Messina
Ordine Provinciale dei Medici di Messina
Ordine degli Psicologi della Sicilia
Società Italiana di Psichiatria
Società Italiana di Psicoterapia Medica
Società Italiana di Psichiatria Scienze Umane e Creatività
Associazione Aion confederata COIRAG
"ALLE ORIGINI DEL TABU'
implicazioni psicopatologiche"
Aula
Magna di Villa Piccolo -Capo d'Orlando
11 e 12 novembre 2005
Evento accreditato dalla
Commissione Nazionale ECM
del Ministero della Salute
Inibizione al movimento e tabù: riflessioni sulla strutturazione del divieto superegoico
Estratto della Relazione tenuta dall'Autore al Convegno
4 gennaio 2006
In Totem e tabù, Freud definisce il tabù come: Comportamento ambivalente dellindividuo verso un certo oggetto, anzi verso una certa azione che lo riguarda. Lambivalenza è data dallantitesi tra il desiderio irrefrenabile di eseguire lazione e al tempo stesso dal senso di orrore verso lazione stessa. Il risultato del tabù è il blocco dellazione desiderio. La voglia pulsionale per sottrarsi agli sbarramenti a cui è costretta cerca sostituti delloggetto o azioni sostitutive. Il divieto di conseguenza si estende e si sposta su nuovi oggetti e azioni. Linibizione, che le due forze contendenti esercitano luna sullaltra, provoca un bisogno di scarica, bisogno che diventa la causa delle pratiche ossessive. Rispetto al tabù del contatto Freud, in Inibizione, sintomo ed angoscia(1925), rileva come il contatto corporeo, o meglio lazione che porta al contatto corporeo è la meta immediata dellinvestimento sia libidico sia aggressivo.
In Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci (1910), formula alcune ipotesi su alcuni comportamenti singolarmente anafettivi di Leonardo: Freud ipotizza unipereccitazione libidica precoce, stimolata dallo stretto contatto con la madre naturale, seguita da una violenta inibizione degli impulsi, dovuta forse al forzato distacco da essa.
Ciò appare spiegare la pressoché inesistente vita sessuale adulta del grande scienziato pittore, unomosessualità latente per lo più sublimata in amore ideale per gli allievi, ed il disinteresse, sospetto per un grande studioso danatomia, verso lapparato riproduttivo femminile. 1
Il divieto di toccare sembra essersi esteso fino al blocco dellinvestigazione intellettuale.
Finora ho utilizzato i termini divieto, inibizione e tabù in modo che può sembrare interscambiabile, in effetti Freud in Totem e tabù definisce i tabù una proibizione antichissima, inizialmente esterna e successivamente interiorizzata.
Anzieu in Lio pelle ipotizza un divieto del toccare, nello sviluppo del bambino, antecedente alla proibizione edipica. Questo si struttura durante ledipo precoce ed ha il compito di modellare una modalità di toccare controllata sia per quanto riguarda la spinta libidica fusione che quella aggressiva dappropriazione e possesso. Per Azieu il divieto condurrà ad un toccare limitato a modalità operatorie dadattamento al mondo esterno, i piaceri che ne deriveranno saranno conservabili solo se subordinati al principio di realtà. 2
Tale divieto si struttura nella relazione madre-bambino ed è scandito dai vari processi di separazione individuazione tra i quali lo svezzamento.
Visto in questa ottica il tabù sembra avere unorigine esogena. Un introiezione di un divieto esterno.
N. Peluffo nella sua relazione introduce una fondamentale differenza tra tabù e divieto. Il tabù è inconscio, non ha origine esogena, quindi non è determinato culturalmente, esso si manifesta ed opera attraverso i suoi derivati preconsci e consci: i divieti.
Questi ultimi hanno unorigine esterna, possono variare da generazione a generazione e trasformarsi secondo il periodo storico.
Si può pensare che i divieti, le proibizioni vissute ed introiettate nellinfanzia diventino i rappresentanti del tabù, lo incarnino strutturando i desideri azioni e le modalità di blocco dellazione.
In un suo scritto N. Peluffo riporta un esempio illuminante per la sua essenzialità.
Un giovane analizzato era tormentato da un particolare neologismo che appariva improvvisamente nel suo campo di coscienza, quando si trovava in uno stato deccitazione. In particolare in concomitanza ai tentativi davvicinamento a ragazze che lo attraevano. La parola era ARDA. Questa era ripetuta nella sua testa in rapida successione, con violenza ed in tono beffardo.
Un giorno, durante un soggiorno nella casa di campagna dove aveva trascorso la sua infanzia, davanti ad uno specchio ha un violento ritorno del rimosso sotto forma di momentanea esperienza di depersonalizzazione e compare alla coscienza la parola per intero VARDA, che nel suo dialetto significa GUARDA. Questo termine era usato regolarmente dalla balia per bloccare le sue azioni, quando non erano giudicate adeguate.
Peluffo commenta: Quando insorgeva il desiderio di compiere lazione, che secondo il riflesso degli automatismi arcaici del Super-io, non doveva essere fatta, il giovane mimava, attraverso la parola ARDA la situazione prototipo di compiere tale azione, lazione di non compierla, la rabbia di non seguire il proprio impulso. 3
S. Fanti definisce il tabù con la coppa antitetica daggettivi attraente e pericoloso, vi è quindi una considerevole spinta verso lazione ed una contemporanea controcarica che porta ad una situazione di blocco.
Nei bambini piccoli ciò si può manifestare attraverso il comportamento motorio. Vorrei brevemente analizzare unosservazione madre - bambino attuata su un bimbo i 3 anni e mezzo.
Bambino intelligente, con un linguaggio ricco per letà, capacità ed abilità motorie notevoli, Gianni affatica la madre con la sua esuberanza. Possessivo nei suoi confronti chiede insistentemente la sua attenzione esclusiva, la madre non tollerando questi comportamenti si ritrae e si nega stimolando nel bambino atteggiamenti di richiesta sempre più pressanti.
In una seduta Gianni appare molto eccitato. Diversamente dalle altre volte è accompagnato oltre che dalla madre anche dal padre, Gianni vorrebbe far entrare anche lui nella stanza di osservazione ma accetta di buon grado di lasciarlo in sala dattesa. Alla luce dei successivi eventi si può pensare che questa richiesta sia stata dettata dal bisogno di un supporto dato da un Super-io esterno. Come le volte precedenti inizia giocando a fare il caffé per me e la madre, improvvisamente prende un minuscolo coltellino di plastica (una posata per le bambole) e lo punta verso laddome della madre giocando a tagliarla e a mangiarla. Subito dopo si tocca linguine dicendo che gli scappa la pipì. È chiaramente eccitato. Quando ritorna dal bagno prende una pallina di gomma e la fa rimbalzare su un mobiletto di metallo producendo un rumore che lo attrae ma lo inquieta contemporaneamente. Il mobiletto chiuso era stato fonte di curiosità e bramosia nelle sedute precedenti, colpirlo da un lato soddisfa desideri aggressivi di appropriazione, dallaltra il forte rimbombo lo inquieta e Gianni aspetta il rumore con uno sguardo di allerta.
Poco dopo smette, si tranquillizza ed inizia un gioco di scambio della palla tra lui, me e la madre. Un gioco di relazione in cui vengono rispettati i turni ed i tempi degli altri.
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Significativo che Gianni, un bambino precoce nel linguaggio e con buone competenze lessicali, dal momento in cui inizia il gioco eccitatorio e fino a quasi la fine dellosservazione, cominci a balbettare.
Il desiderio di possedere, penetrare la madre, desiderio edipico ancora potentemente permeato da desideri sadico orali cerca soddisfacimento attraverso il gioco simbolico, il blocco prende la forma di uninibizione momentanea motoria che riguarda unattività orale: il parlare.
Detto per inciso, a questa età la conoscenza e la presa di possesso delloggetto passa anche attraverso il possesso (tra virgolette) del nome delloggetto. In questa fase evolutiva il nome è una proprietà delloggetto, non un segno convenzionale che varia da lingua a lingua, ma un attributo essenziale, parte integrante della natura delloggetto. Sapere il nome e nominare un oggetto è un modo di possederlo, il parlare ha anche questa connotazione di appropriazione.
Per concludere ritornerei allesempio riportato da Peluffo: il giovane uomo tormentato dalla parola ARDA.
Peluffo osserva come in questo neologismo ossessivo si condensi sia limpulso allazione sia il veto allazione stessa.
Il tipo di proibizione, una sola parola indissolubilmente legata ad una particolare intonazione vocale, mi fa pensare che questo divieto sia stato utilizzato in età molto precoce. In effetti i divieti espressi con un solo termine accompagnati da unespressione mimica accentuata e con un timbro vocale molto sottolineato vengono spontaneamente usati con bambini molto piccoli, in età preverbale od agli albori di essa. Per usare una terminologia piagettiana verso la fine del periodo senso- motorio e allinizio del periodo del pensiero simbolico.
Vorrei soffermarmi su un divieto riguardante un comportamento abbastanza comune in questa età: il toccare aggressivo portando come esempio un bambino di 15-16 mesi.
Il piccolo verso questa età aveva preso labitudine di dare piccole sberle agli adulti sia come forma di rifiuto dellazione dellaltro sia nella foga del gioco. La madre volendo far cessare tale abitudine in queste occasione dava un piccolo buffetto sulla mano del bimbo e, dicendo CARA 4 , faceva accarezzare al bambino la parte percossa.
Il bimbo, di carattere docile ed affettuoso, abbandonò presto questo comportamento. Interessanti sono le fasi intermedie che portarono alla sua cessazione. Dopo un periodo di stupore per il comportamento materno il bimbo comincia ad accompagnare il suo gesto aggressivo con unautopunizione: si picchia la guancia, quindi esegue la carezza sulla sua guancia o sulla guancia dellaltro o su entrambe. Successivamente il gesto aggressivo scompare, rimane limpulso a protendere la mano, per un breve periodo accompagnato dallautopunizione, la fase finale è un gesto delicato a cui si accompagna la verbalizzazione della parola CARA. Il comportamento autopunitivo scompare e da ultima rimane solo più la carezza, accompagnata dalla sua verbalizzazione.
Il bimbo introietta il divieto, lo fa proprio, in un primo momento limpulso non può essere bloccato,
scatta la punizione. Il comportamento del piccolo è un tuttuno motorio: vi è un azione aggressiva, una punizione che diventa autopunizione sotto la forma di una specie di imitazione differita del comportamento materno, imitazione che include la carezza e la verbalizzatone del gesto. Dopo un periodo in cui è semplicemente abbozzata (limpulso parte ma è trattenuto) lazione aggressiva scompare, rimane solo il gesto affettuoso e la sua verbalizzazione. Ma è proprio in questultima che si condensa sia il desiderio che il divieto: vi è una spinta verso lazione aggressivo-libidica, la mamma interiorizzata la blocca, limpulso è trattenuto e tramutato in un gesto accettato e gratificato socialmente. Si potrebbe quasi parlare di gesto sublimato.
Prima ho detto che il bambino introietta il divieto, sarebbe più corretto parlare di incorporazione di uno schema dazione in cui la spinta aggressiva, il blocco (il buffetto materno), la parola CARA, caratterizzata da una particolare intonazione e timbro vocale, il gesto di accarezzare sono un tuttuno.
Più tardi le modalità di funzionamento mentale saranno basate sul pensiero simbolico, nascerà la capacità di comprendere ed usare simboli, segnali e segni e successivamente la capacità di discernere tra il valore denotativo ed il valore connotativo di una parola. Per ora, nel periodo della parola frase, la parola è un tuttuno con lazione che laccompagna, è un tuttuno con il timbro e lintonazione con cui è stata emessa.
Questo imperativo ed il modulo psicomotorio che laccompagna, nel corso della crescita, potrà essere sostituito da altri più adeguati e strutturati, seguendo le fasi dello sviluppo affettivo e cognitivo. Questi ultimi si sostituiranno ad esso facendone perdere i riferimenti, cioè questo modulo rimarrà scollegato dalle catene associative.
Può succedere però che questo imperativo dazione - blocco rimanga attivo benché irriconoscibile. Prendendo a prestito una metafora di Zangrilli 5 , si può dire che esso rimane nella psiche ed agisce ma è scritto in un linguaggio di cui si sono perduti i codici.
È ciò che è successo probabilmente alla parola ARDA ed alla situazione di eccitamento inibizione ad essa connessa: una parola incomprensibile, completamente sconnessa dal pensiero coscio che però irrompe nella coscienza con un valore di imperativo assoluto.
© Daniela Marenco
Note:
1 Analizzando uno schizzo anatomico di Leonardo, Freud commenta: Ora, per quanto volentieri si è disposti a scusare le imperfette conoscenze anatomiche dellartista tenendo conto delle condizioni della sua epoca, è tuttavia sorprendente che Leonardo abbia trattato in modo tanto negligente proprio lorgano genitale femminile. Si riconosce facilmente la vagina ed un abbozzo di portio uteri, ma lutero stesso è tracciato in linee assolutamente confuse. Per contro Leonardo ha raffigurato in modo molto più corretto lorgano genitale maschile. Così, per esempio, non s è accontentato di disegnare il testicolo ma ha colto nello schizzo, in modo assolutamente esatto lepididimo.
S.Freud, Un ricordo di infanzia di Leonardo da Vinci 1910, Appendici nota aggiunta nel 1919, in Freud Opere,
vol. VI, pag. 278, Boringhieri , Torino.
2 D. Anzieu, Lio pelle, 1985, Borla, Roma.
3 N. Peluffo, Considerazioni sullEs come meccanismo di regolazione e sue relazioni con limmagine, in Conflitto madre e figlio, 1981, BOOK STORE, Torino.
4 Infantilizzazione della parola carezza, termine usato comunemente in famiglia con i bimbi piccoli.
5 Q. Zangrilli, Trauma, memoria e struttura cibernetica della mente in Memoria ed oblio, Atti convegno Capo dOrlando 2001 in Bollettino dellIstituto Italiano di Micropsicoalisi n. 33-34-35, Tirrenia Stampatori, 2003 Torino.
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