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Società Internazionale
di Micropsicoanalisi
Istituto Italiano
di Micropsicoanalisi
Direttore: prof.
Nicola Peluffo
Con il Patrocinio di:
Università degli Studi di Messina
Università degli Studi di Palermo
Azienda Unità Sanitaria Locale n.5 Messina
Ordine Provinciale dei Medici di Messina
Ordine degli Psicologi della Sicilia
Società Italiana di Psichiatria
Società Italiana di Psicoterapia Medica
Società Italiana di Psichiatria Scienze Umane e Creatività
Associazione Aion confederata COIRAG
"ALLE ORIGINI DEL TABU'
implicazioni psicopatologiche"
Aula
Magna di Villa Piccolo -Capo d'Orlando
11 e 12 novembre 2005
Evento accreditato dalla
Commissione Nazionale ECM
del Ministero della Salute
Difficoltà relazionali: una manifestazione del tabù del toccare
Estratto della Relazione tenuta dall'Autore al Convegno
19 novembre 2005
L’argomento di queste giornate di studio mi offre lo spunto per presentare alcune riflessioni sui meccanismi psichici che determinano le difficoltà ad instaurare relazioni sessuo/affettive.
Nell’esposizione dei casi ho inteso sottolineare che tale inibizione è la manifestazione sintomatica di un conflitto che ha un aspetto preconscio/conscio ed uno inconscio. L’aspetto preconscio/conscio è espresso, per es. dalla frase: “vorrei tanto avere un fidanzato, ma nessuno mi vuole”.
In altri termini il desiderio conscio di avere una relazione sessuale è ostacolato da un impedimento interno sconosciuto, ricercato per proiezione, in un oggetto esterno con valenze persecutorie. Tale ostacolo, che rappresenta la parte inconscia del conflitto è, secondo me, il TABU’.
Nel secondario il tabù può manifestarsi sotto diverse sembianze, per cui, a seconda delle circostanze, degli ambienti e delle situazioni, i responsabili del mancato congiungimento potranno essere: l’educazione, le usanze, la morale, la cultura, la politica, la società e così via.
Le difficoltà relazionali si presentano con manifestazioni sintomatiche diverse: instabilità sentimentale, insoddisfazione sessuale, impotenza e frigidità, isolamento affettivo e sociale.
Sono associate a molte forme psicopatologiche da quelle più gravi (psicosi) a quelle con prognosi tendenzialmente meno infausta tra cui, solo per citarne alcune, i disturbi di personalità, i disturbi alimentari, i disturbi dell’identità di genere. Sono, inoltre, descritte nelle nevrosi fobico-ossessive.
La tesi che intendo sostenere è che all’origine di queste inibizioni ed in misura direttamente proporzionale alla gravità delle sindromi, si possano riscontrare quote residue di narcisismo primario che ostacolano la conoscenza dell’oggetto. Mi riferisco ad una conoscenza sia in senso affettivo che cognitivo.
Postulo quindi una correlazione tra tabù e narcisismo e tra conoscere e toccare.
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Il supporto teorico di cui mi avvalgo, confortato dall’esperienza clinica, è quello psicoanalitico e micropsicoanalitico integrato con le scoperte di Piaget in psicologia cognitiva. In questo tentativo di integrazione seguo la strada tracciata da N. Peluffo e proseguita da P. Bolmida, D. Marenco, ed altri.
Per Freud “…Il divieto principale ed essenziale della nevrosi, (ossessiva) come anche del tabù, è quello del contatto, délire de toucher. La proibizione si estende non solo al contatto diretto col corpo, ma abbraccia tutto l’ambito racchiuso nell’espressione traslata “entrare in contatto”. Tutto ciò che indirizza i pensieri, verso il proibito, che provoca un contatto mentale, è proibito nella stessa misura in cui è vietato il diretto contatto fisico.” 1
In altri termini, il nevrotico ossessivo si isola per non toccare sia fisicamente che mentalmente. Il rimuginamento mentale altro non è che un vortice centripeto di pensieri in cui viene ripetutamente anticipata un’azione mai compiuta. In questo senso il pensare rimpiazza l’agire fornendo al soggetto il piacere sostitutivo.
Tale dinamica è particolarmente evidente durante le sedute lunghe perchè la dilatazione del tempo rende più difficoltoso depistare il ritorno del rimosso (il pensiero dell’azione proibita) . E’ più difficile programmare mentalmente tutto ciò che si dirà in tre ore. Si rende così necessario escogitare una via d’uscita dall’empasse. Capita che le persone scelgano un tema prediletto, assolutamente ripetitivo, e che spesso riguarda l’inefficacia del trattamento. A nulla valgono i tentativi di riportare la persona sulla corrente associativa principale, magari interpretando la resistenza.
Evidentemente, per richiedere così tanto lavoro mentale e così tanta fatica, l’azione da evitare deve contenere elementi di vitale importanza.
L’oggetto, meta della spinta pulsionale (colui che si afferma consciamente di desiderare) è, per spostamento, investito di desideri incestuosi rimossi (quindi inconsci) che lo rendono al contempo sacro ed impuro, attraente e pericoloso. L’ oggetto tabù, o meglio la situazione tabuica, attiva potenti desideri di possesso/distruzione che costringono il soggetto, per formazione reattiva, ad isolarsi, tenersi a distanza, non toccare.
In un precedente lavoro presentato al Convegno “Alle origini del sogno” ho sostenuto l’idea che l’incesto (cioè la violazione del tabù) sia il passaggio all’atto di un desiderio di tipo aggressivo/sessuale, agito sul parente più prossimo e psicosomaticamente più simile a se stessi.2
Esso provoca, in chi lo subisce, la fissazione all’oggetto incestuoso, con scarse possibilità di spostamento dell’investimento. La struttura di personalità è marcatamente narcisistica e la sessualità rimane tendenzialmente autoerotica, sostenuta da fantasie di ripetizione degli eventi traumatici. Il desiderio inconscio, di avere un figlio dal proprio padre/madre, fratello/sorella, che continua a presentarsi nelle fantasie dell’adulto, corrisponde alla forma di riproduzione sessuata che maggiormente si avvicina all’autoriproduzione.
In altri termini sostengo che il desiderio d’incesto è sorretto da una spinta all’autoriproduzione ed il tabù, al contrario è la difesa da questa espressione del narcisismo primario.
Avvalendomi di alcuni esempi tratti dall’esperienza clinica, cercherò di dimostrare quanto appena detto.
Una signora si recò nel mio studio lamentando uno stato depressivo che durava da alcuni mesi, senza riuscire a darne una spiegazione razionale.
Ciò che la disturbava era l’improvviso insorgere dell’idea che suo marito avesse un’amante. Non aveva elementi concreti che le lasciassero dubitare della fedeltà del marito, anzi da lui riceveva constanti conferme del suo amore. Sebbene mantenesse un buon contatto con la realtà e riuscisse a criticare il pensiero ossessivo, non poteva però togliersi dalla testa quella donna.
Diceva: “Ho l’idea fissa di questa donna, non che mio marito pensi a lei, io ho la fissa su di lei. Non riesco ad eliminarla dalla mia testa…sembra me, la mia copia, un maschio con i capelli lunghi…”.
La coppia non era riuscita a soddisfare il desiderio procreativo a causa di una cosiddetta “sterilità psichica”. Dopo diversi tentativi di inseminazione artificiale, avevano desistito. I rapporti sessuali non erano mai stati frequenti, la signora ammetteva di non averli mai desiderati troppo neppure da ragazza, sebbene avesse tanti spasimanti.
Esprimeva, sul piano conscio il desiderio di toccare il marito; temeva le separazioni, non riusciva a dormire da sola. L’analisi rivelò che la vicinanza dell’oggetto le serviva a placare il suo senso di colpa; toccare in questo caso era una sorta di rituale scaramantico che scongiurava il suo inconscio desiderio di eliminazione dell’altro. “Ho il pensiero ricorrente che mio marito muoia” diceva, e il non vederlo alimentava tali fantasie distruttive.
Potremmo dire che, in questi casi, l’assenza dell’oggetto dal campo percettivo facilita il prevalere dell’allucinazione, come se il soggetto non avesse acquisito l’intelligenza astratta e la ricostruzione dell’oggetto non potesse prescindere dalla sua presenza.
Quando l’oggetto è percepibile, il soggetto riesce a fare un investimento su di esso e, tutt’ al più potrà esperire una sorta di “dissonanza cognitiva” in cui alternativamente, come per le figure ambigue, prevale ora la percezione del reale ora l’allucinazione; in assenza dell’oggetto si ha un totale ritiro dell’investimento libidico in senso narcisistico. Il risultato è un corto circuito che alimenta il fantasma.
La signora era ossessionata da due pensieri:
1. la presunta rivale
2. la morte del marito.
Mi sembra chiaro che, nel triangolo edipico attuale, se il desiderio di eliminazione del coniuge si fosse realizzato, si sarebbe creata una coppia omosessuale: l’analizzata e la presunta rivale che, altri non è se non il suo alter ego, o meglio un ideale onnipotente, un essere dotato di ambo gli attributi sessuali: “un maschio con i capelli lunghi”, come diceva lei stessa.
Ricapitolando: il desiderio di avere una felice vita coniugale, espresso sul piano conscio attraverso la voglia di “toccare il marito”, era ostacolato dall’idea ossessiva della rivale e da quella altrettanto ossessiva che il marito potesse morire. La conseguenza era un litigio continuo e quindi un crescente allontanamento dei due partners. Il senso di colpa ed il conseguente stato depressivo, derivavano dall’aspetto inconscio della vicenda e cioè dal desiderio che le idee ossessive si realizzassero.
La realizzazione delle idee ossessive rappresenta il tabù: l’eliminazione del marito, sostituto del genitore edipico, che impedisce il permanere in una posizione onnipotente di narcisismo primario in cui non esiste la differenziazione sessuale e la riproduzione avverrebbe per scissione.
I meccanismi difensivi utilizzati nei casi di nevrosi fobico-ossessiva: l’isolamento e la scissione, rendono intoccabili, anche mentalmente, alcuni pensieri o serie associative, che possono riguardare nozioni acquisite e consolidate persino nel corso di lunghe carriere accademiche. Per esempio, quelle riguardanti l’identità di genere. In alcuni soggetti si può verificare che, accanto alla perfetta conoscenza dell’anatomia umana, convivano fantasie infantili sul concepimento, sulla castrazione e il possesso degli attributi sessuali maschili e femminili.
La famigerata invidia del pene di cui ha parlato Freud, può sostenere fantasie di possesso dell’organo genitale maschile, conferendo al soggetto un perenne vissuto di falsità ed insicurezza sulla propria identità. Il diniego della differenza sessuale è funzionale al mancato riconoscimento della complementarietà dei sessi e, quindi della riproduzione sessuata. Mantiene, cioè il soggetto in una posizione narcisistica che alimenta la fantasia dell’autoriproduzione.
Una giovane donna in fase di elaborazione della perdita del pene fantasmatico, aveva portato il seguente sogno: “Ero dotata di ambedue gli attributi maschili e femminili e stavo per penetrarmi. Poi mi dicevo: “non è giusto che sia io a togliermi la verginità”.
Le strutture rigidamente ossessive rendono particolarmente difficile lo sgretolamento di questi blocchi. Può risultare efficace affrontarli con la tecnica micropsicoanalitica dello studio delle fotografie. L’uso degli strumenti di ingrandimento progressivo delle immagini, consente, talvolta una più facile rottura del vecchio schema percettivo e la vera assimilazione di quelle informazioni rimaste “in ombra”, scisse, isolate. Il defluire dell’affetto investirà la rappresentazione che porterà la presa di coscienza dei contenuti inconsci che sostenevano l’allucinazione, cioè l’intoccabile, l’innominabile: il Tabù.
Vorrei concludere la mia esposizione citando un tabù che va ad aggiungersi alla lunga lista presentata dal Prof. Anati: il tabù dei gemelli.
Nei confronti dei parti gemellari si sono da sempre presentati vissuti opposti di attrazione/repulsione. Nelle civiltà primitive la nascita di gemelli determinava il sacrificio di madre e figli, oppure questi venivano dichiarati tabù. Alcune società attribuivano ai gemelli poteri benefici, altre al contrario li hanno ritenuti portatori di catastrofi. Alcune popolazioni come i Dogon del Sudan e gli Ekonda, 3 li citano nei loro miti sulla creazione del mondo, nella funzione di precursori della razza umana. Da questi come da altri miti si comprende che il gemello veniva considerato come un uomo dotato di un doppio corporeo. Per questa ragione egli appariva immortale e svincolato dalla riproduzione sessuale; un ermafrodita, dotato degli attributi maschili e femminili e, quindi capace di autoriprodursi.
In questo senso i gemelli hanno costituito un tabù perché rappresentano il desiderio narcisistico e onnipotente della riproduzione per scissione/duplicazione.
Io credo che sia questa l’origine del Tabù: la difesa dalla fantasia onnipotente e narcisistica di essere autosufficienti, di fare a meno della relazione oggettuale e quindi di autoriprodursi.
Un’analizzata al termine della sua micropsicoanalisi disse: “Io non posso fare a meno dell’uomo, vorrei poterlo fare, sarei libera, ma non posso autoriprodurmi…”.
© Bruna Marzi
Note:
1 S. Freud: “Totem e tabù” Opere Vol. 7 pag 36, Bollati Boringhieri, Torino 1980.
S. Freud: “Un caso di nevrosi ossessiva” Opere Vol. 6, B. Boringhieri, Torino 1980.
S. Freud: “Psicologia della vita amorosa” Opere Vol. 6, B. Boringhieri, Torino 1980.
S. Fanti: “ Dizionario di psicoanalisi e Micropsicoanalisi” Borla, Roma 1984.
N. Peluffo: “Conoscere l’oggetto” in Rivista multimediale Scienza e Psicoanalisi, www.psicoanalisi.it
P. Bolmida: “Considerazioni sul tabù del toccare”, in Bollettino dell’Istituto italiano di micropsicoanalisi N. 12, Tirrenia Stampatori s.a.s. Torino 1992.
D. Marenco: “La sindrome emicranica come manifestazione del tabù del toccare”, in Bollettino dell’Istituto italiano dell’Istituto italiano di micropsicoanalisi N. 9, Tirrenia Stampatori, Torino 1990.
2 B. Marzi: “Elaborazione onirica di traumi incestuosi” Convegno Alle Origini del sogno Frosinone, marzo 2005, pubblicato su Rivista multimediale Scienza e Psicoanalisi, www.psicoanalisi.it
3 P. Nestor Van Everbroeck: “Histoire, Croyancedes Ekonda et de leur Batoa”, Tervuren 1974.
Riassunto
Le difficoltà relazionali rappresentano una delle inibizioni più frequenti lamentate dalle persone che fanno richiesta di trattamento psicologico. Si possono presentare sotto diverse forme: instabilità sentimentale con frequente passaggio da un partner all’altro, insoddisfazione sessuale, isolamento affettivo e sociale, fino a giungere, nei casi più gravi, a delle vere e proprie sociopatie. Con il supporto del materiale clinico, ricavato dalle lunghe sedute di micropsicoanalisi, l’autore intende esporre il suo punto di vista secondo cui le suddette manifestazioni si presenterebbero in personalità caratterizzate da un terreno fobico-ossessivo. L’evitamento dell’oggetto/tabù è ottenuto ora attraverso la proiezione su di esso dell’immagine del persecutore, ora attraverso l’isolamento, scissione e formazione reattiva che impedisce qualsivoglia contatto corporeo e mentale. Si tratta, in ogni caso, di quote residue di narcisismo primario.
Summary
Relational problems represent one of the most frequent inhibitions suffered by people who require psychological help. They might appear under different forms: love instability, when people often change partners, sexual dissatisfaction, social and affective isolation, to end up with socio-pathological cases. Thanks to the clinical material, collected during long sessions of micropsychoanalisis, the author has expressed his point of view, according to which such problems are common in people with phobic-obsessional psychic ground. The avoid of tabù/object is obtained either by projection of the persecutor image, or by isolation, splitting and reaction formation, which forbid any body or mental contact. In any case such inhibitions are due to remaining parts of primary narcissism.
Parole chiave
1. tabù del toccare
2. isolamento
3. scissione
4. narcisismo
5. autoriproduzione
Key words
1. touching tabù
2. isolation
3. splitting
4. narcissism
5. self-reproduction
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