ARFN
Associazione per la ricerca e formazione nelle scienze neuropsicosociali
Presidente A. Torre
Atti del Congresso :ALLE ORIGINI DEL SOGNO
In collaborazione con:
SIFIP
Dipartimento di Salute Mentale di Frosinone
Istituto Italiano di Micropsicoanalisi
Scienza e Psicoanalisi
Università degli Studi di Cassino
Il sogno: memoria filogenetica del modello cibernetico della mente
Estratto della Relazione tenuta dall'Autore al Convegno "Alle Origine del Sogno" tenutosi a Frosinone nei giorni 10-11 marzo 2005
16 marzo 2005
Introduzione:
Tutti conoscono la teoria della rimozione descritta magistralmente da Freud nei “Cinque saggi sulla Metapsicologia" del 1915, mentre è rimasta in ombra, poiché appena sfiorata dal Maestro nelle sue Opere ufficiali, una teoria della rimembranza che potremmo definire cibernetica.
In una lettera inviata all’amico e collega Wilhelm Fliess, il 6 dicembre 1896, Freud espone in forma compiuta questa sua teoria parlando in sintesi dell’ipotesi che l’apparato psichico si sia formato mediante un processo di stratificazione avvenuto in epoche di sviluppo successive delimitate da fasi di trascrizione dei contenuti psichici.
Per Freud, dunque, l’apparato psichico sarebbe sistematicamente esposto a distorsioni del suo funzionamento dovute ad errori di trascrizione dell’informazione.
Intanto una prima riflessione è necessaria e vi prego di farne tesoro nel prosieguo della trattazione: se i contenuti psichici vengono continuamente ritrascritti e riprogrammati deve esistere necessariamente un meccanismo psichico che si faccia carico di una funzione di incontro-armonizzazione tra filo ed onto-genesi e tra passato e presente. In altre parole una sorta di riprogrammazione genica del sistema.
In questa relazione esporrò le ricerche sul sogno esperite dal grande onirologo Michel Jouvet, che sostiene l’esistenza di una programmazione ricorrente definita "apprendimento filogenetico endogeno" realizzata dal sogno, mettendo in evidenza come questa ipotesi si armonizzi perfettamente con la teoria del sogno micropsicoanalitica.
Trattazione:
Negli ultimi anni ho cercato di approfondire le relazioni e le analogie esistenti tra le leggi che organizzano lo psichismo umano e quelle che regolano le menti degli elaboratori artificiali. Molti esperti in cibernetica usano affermare che “la mente umana è strutturata come un elaboratore”. Mi sembra un modo abbastanza singolare di procedere.
Sarebbe probabilmente più giusto dire che l’uomo ha progettato in modo conscio, preconscio e inconscio gli elaboratori sulla base della struttura della sua mente. Sappiamo quanta parte svolga la proiezione nell’inventiva umana. Chiunque si occupi di psicoterapia, difatti, sa bene come la gran parte del materiale rimosso venga sistematicamente recuperato in seduta per mezzo di esteriorizzazioni proiettive: il “come se” è il ritornello di ogni analisi ed anche l’individuo normo-nevrotico spesso accede ai nuclei più importanti della sua esistenza attribuendo transitoriamente ad altri i vissuti angosciosi che fino a quel momento sono rimasti relegati nell’inconscio.
Il problema principale che affligge le menti cibernetiche è quello del degrado delle informazioni immagazzinate che, venendo incessantemente ritrascritte in loci diversi del supporto elettromagnetico. finiscono per presentare esattamente le stesse problematiche delle menti biologiche.
Per questa ragione i progettisti di sistemi cibernetici hanno pensato di dotare i loro elaboratori di sistemi di memoria difficilmente corruttibile che assicurasse la continuità delle funzioni di base: chi sono, dove sono, dove sono i miei organi, a cosa servono, cosa devo fare “appena sveglio”, etc.
Una sorta di DNA psichico che, anche in caso di danni massivi consentisse, una potenziale ricostruzione della mente dell’elaboratore: sono le informazioni contenute nella ROM (Read Only Memory: memoria di sola lettura) e nel BIOS (acronimo di basic input/output system).
Ovviamente le cose nell’essere umano sono ben più complesse e dinamiche.
Così come negli ultimi venti anni si assiste ad un radicale mutamento di paradigma nel campo della genomica, con la demolizione del dogma secondo cui i geni costituiscano l’unico fondamento per l’ereditarietà e l’intero piano di costruzione dell’essere umano, con la scoperta dei cosiddetti meccanismi epigenetici, nel campo psichico potrebbe essere il sogno il meccanismo principe della riprogrammazione dei patterns mentali.
Lo studio ontogenetico del sonno paradossale, condotto anche sperimentalmente su topolini e gatti, ha rilevato l’esistenza di una transizione progressiva fra gli ultimi giorni della neurogenesi e la comparsa del sonno paradossale. Infatti nei primi giorni post-natali lo stato di veglia è interrotto da un altro stato privo di periodicità evidente denominato “sonno sismico”, contrassegnato da una attivazione perpetua dei motoneuroni, con assenza dei tipici segni elettrofisiologici del sonno paradossale. Jouvet afferma:
”E’ molto probabile che il sonno sismico sia espressione di movimenti spontanei che accompagnano la neurogenesi alla fine della vita embrionale”1.
Ed ancora:"… I movimenti del feto sono senza dubbio l'espressione motrice della formazione di sinapsi preformate geneticamente nel corso della maturazione del S.N.C. Noi sappiamo in effetti che l'ambiente può modificare l'organizzazione funzionale e anatomica del cervello… Sembra dunque difficile capire come una programmazione genetica definitiva, stabilita alla fine di una maturazione, possa essere efficace per organizzare dei futuri comportamenti innati a dispetto delle modificazioni plastiche sinaptiche indotte dall'ambiente. …Per questo motivo sembrerebbe più soddisfacente il concetto di una programmazione genetica ricorrente e periodica". 2
Il meccanismo di questa programmazione ricorrente viene definita da Jouvet "apprendimento filogenetico endogeno".
Vediamo di seguire le vicende che ogni notte si attivano nel nostro apparato somatopsichico, avvalendoci delle preziose tesi di M. Jouvet.
1. Il cervello in attività “lavora” in modo anaerobico e si stanca: si attiva quindi il sonno per recuperare energie.
2. Dopo 90’ dei sensori sensibilissimi avvertono il cervello che l’energia (sotto forma di ATP) è ricostituita: arriva il sogno, che consuma energia ed il ciclo ricomincia.
Il sonno servirebbe a poter sognare: quando e solamente quando è stato raggiunto un livello sufficiente di riserve energetiche il sogno può sopraggiungere.
Ma perché gli eterotermi, che pur consumano energia nel loro stato di veglia non sognano? Perché le loro cellule nervose continuano a dividersi indefinitivamente, mentre quelle dell’uomo, dopo i primi tre mesi di vita smettono di moltiplicarsi.
C’è un altro dato di grande interesse: più un mammifero o un uccello è immaturo alla nascita, maggiore sarà la quantità di sonno sismico che si manifesterà (il sonno sismico coincide con la fine della programmazione genetica del cervello, alla fine della neurogenesi)
Allo stesso modo, più un mammifero neonato è immaturo (e la sua termoregolazione è fragile), più aumenta la quantità di sonno paradossale.
E’ nel momento in cui termina la maturazione e la programmazione genetica del Sistema Nervoso che il sogno raggiunge il suo acme.
Mentre nel caso degli eterotermi la neurogenesi continua per tutta la vita (dunque la conservazione dello psichico è sotto il controllo del DNA) essa va scomparendo negli omeotermi.
La mia personale riflessione è che l’animale, affrancandosi dalla schiavitù dell’eterotermia che lo confinava in un territorio necessariamente ristretto abbia avuto bisogno di memorizzare le mappe del ritorno al territorio nativo: secondo Jouvet il sogno fu inventato dagli uccelli, forse contemporaneamente all’omeotermia.
Nulla vieta di affacciare l’ipotesi, aggiungo io, che gli uccelli abbiano iniziato a memorizzare le mappe dei loro itinerari in quella attività neuropsichica a cui si è poi dato il nome di sogno. E’ anche probabile che anche nell’uomo si sia verificato un fenomeno simile, cioè che il sonno-Rem sia stata un’acquisizione delle prime tribù che si siano dedicate al nomadismo.
Si potrebbe dunque ipotizzare che il sonno sismico, sonno caratterizzato da un dinamismo cellulare a bioelettricità diffusa che non dipende da nessun centro preciso, attui l’informatizzazione della psiche, alla stessa stregua di come il DNA attua quella del soma. Una volta che questa sia compiuta il sonno sismico scompare e viene sostituito da quote sempre maggiori di sonno-Rem: Nell’ontogenesi il sonno paradossale prende a poco a poco il posto del sonno sismico man mano che scompare la neurogenesi nello sviluppo post-natale dei mammiferi.
Mentre Jouvet ricorda come il sonno sismico sia espressione di movimenti spontanei che accompagnano la neurogenesi alla fine della vita embrionale, Nicola Peluffo, sottolinea come durante il sonno sismico tracce motorie cellulari di movimenti distensivi, avvenuti in utero, fissate in una protomemoria cellulare, si organizzerebbero strutturandosi in schemi sensorio-motori traducibili, probabilmente dopo la nascita, in espressioni figurali e linguistiche. 3
Lo psichico umano può essere semplificato in una struttura a funzionamento cibernetico: la sua sopravvivenza nel tempo, in assenza di una neurogenesi permanente, deve essere assicurata da un dispositivo o sistema di memoria perenne che gli consenta di ritrovare l’integrità delle sue funzioni dopo l’impatto destrutturante di eventi traumatici esogeni ed endogeni.
Nel corso dello sviluppo psicosomatico intrauterino l’essere umano sperimenta già schemi senso-motori di distensione post-traumatica e li memorizza cellularmente (Peluffo) Alla fine della neurogenesi c’è l’esplosione del sonno sismico, una vera tempesta generalizzata di attività neuro-psichica che servirebbe ad informatizzare l’entità somatopsichica in formazione: tutte le esperienze della nostra specie verrebbero riversate cellularmente (Zangrilli)
In perfetta assonanza con M. Jouvet, concordo con il fatto che sia il sonno-Rem a prendersi carico della riprogrammazione genetica dello psichico, ma vedo il processo in un modo più dinamico.
Il sonno-rem non sarebbe tout-court un recupero di continuità, bensì una consultazione istantanea (inconscia, dunque al di fuori dello spazio-tempo, potremmo definirla quantistica) degli archivi esperenziali genealogici e di specie dei modi di risoluzione-riparazione di esperienze traumatiche.
Nel sonno lento il sogno verrebbe abbozzato sotto forma di pensieri e riflessioni. Solo nella fase di sonno paradossale il Sogno si esprime in tutta la sua ricchezza sensoriale. Il sogno in fase REM è il regno dell’iconico
L’essere umano è continuamente sottoposto a stimolazioni, più o meno traumatiche, endogene ed esogene, che tendono ad alterare la sua omeostasi.
Chi si definisce psicoanalista non avrà nessuna difficoltà ad ammettere che oltre alla spinta deformante dell’ambiente e del sociale ne esista una, incessante e misteriosa, che proviene dal sistema inconscio, cioè da nuclei di memoria, attivi energeticamente, isolati dai sistemi di memoria e di gestione attuali, che chiedono incessantemente soddisfazioni anacronistiche e producono una tensione costante, potenzialmente patogena, all’interno dell’apparato psicosomatico.
Come afferma D. Lysek: “…i contenuti dell’inconscio (vale a dire le rappresentazioni, i fantasmi e la loro carica affettiva) costituiscono un sistema di riferimento, che all’insaputa del soggetto, guida i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue azioni”. 4
Secondo le mie vedute il sogno è una sorta di archivio esperenziale che, su un patrimonio di informazioni filogenetiche, si specifica in base alle esperienze dell’epopea intrauterina e si arricchisce dei patterns di stimolazione-distensione esperiti nell’unità materno-fetale per poi informatizzare cellularmente l’organismo servendosi della tempesta neuronale prodotta dal sonno sismico (Jouvet).
Koukkou e Coll. 5 (1983), dopo un riesame attento di numerosi lavori, utilizzando sia evidenze psicofisiologiche che dati psicologico-clinici, mettono in evidenza come durante il sonno REM, la coerenza interemisferica, desunta da registrazioni elettroencefalografiche, è più alta e ciò significherebbe che può esservi un'accesso a materiale mnesico connesso con esperienze infantili precoci o filogenetico prevalentemente legato all'emisfero destro. Tali esperienze nella fase REM divengono accessibili al lavoro dell'emisfero sinistro, dominante nell'età adulta e maggiormentè connesso con funzioni linguistico-analitiche; così, esperienze infantili precoci, prevalentemente sensorio-motorie, diverrebbero utilizzabili per un'elaborazione linguistica e verbale. L’autore afferma che grazie all'esperienza psicologica denominata sogno, l'individuo possa armonizzare il suo psichismo in termini di continuità storica, emozionale ed anche narrativa.
Una volta che il sonno sismico, alla fine della neurogenesi, abbia “installato il software del sistema operativo” verrà progressivamente rimpiazzato, nell’arco di pochi mesi, dalla ritmica alternanza sonno-NREM e sonno REM e sarà quest’ultimo a sostenere il ruolo di memoria ad altà velocità che avrà il ruolo di chiarificare il quadro, informando le funzioni psichiche superiori di ciò che a livello inconscio chiede di essere soddisfatto, indicando, al tempo stesso, i tentativi più idonei che la storia filogenetica, genealogica ed ontogenetica dell’individuo ha selezionato al fine di abbassare la tensione e ristabilire l’omeostasi.
La visione micropsicoanalitica del Sogno, trova dunque un’armonizzazione estremamente soddisfacente con le opinioni di Michel Jouvet. La differenza sostanziale risiede nel fatto che, mentre il grande onirologo francese fa assolvere al sonno-REM una funzione di riprogrammazione genetica reiterativa dello psichismo, la micropsicoanalisi tiene conto in primo luogo dell’incessante pressione del sistema inconscio che chiede uno smaltimento del surplus tensionale.
Il Sogno è il meccanismo fisiologico di smaltimento della tensione secondo modalità di scarica ottimizzate nella filogenesi.
Quando l’accumulo traumatico è sovrabbondante la fisiologia del sogno non è più sufficiente a realizzare la scarica tensionale ed emerge il sintomo patologico.
In modo creativo i sogni mettono in scena ogni notte il teatro della nostra vita: servendosi di immagini senza tempo assicurano la conservazione e la continuità della nostra storia, le fonti della nostra individualità, la strada che dal passato conduce al futuro.
Con la terribile efficacia del grandissimo Poeta Fernando Pessoa concluderemo dicendo:
Solo i Sogni sono sempre quello che sono.
È il lato di noi in cui nasciamo
e in cui siamo sempre naturali e nostri6
1 M. Jouvet, Il sonno e il sogno, Biblioteca della Fenice, 1993. 2 M. Jouvet, La natura del sogno, Theoria, Roma, 1991. 3 N. Peluffo, Aspetti epistemologici dell’attività associativa ed onirica, Sogno e psicopatologia, Bollettino dell’ Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n° 29-30, Tirrenia Stampatori, 2001. 4 D. Lysek, Relazione tra sogno e psicopatologia dal punto di vista micropsicoanalitico, Sogno e psicopatologia, Bollettino dell’ Istituto Italiano di Micropsicoanalisi, n° 29-30, Tirrenia Stampatori, 2001. 5 KOUKKOU M. and LEHMANN D. (1983), "Dreaming: The Functional State-Shift Hypothesis. A Neuropsychological Model". British Journal of Psychiatry, 142, 221-231. 6 Fernando Pessoa, L’ora del diavolo.